Italia, Hub europeo della farmaceutica europea


Tutti si lagnano del destino che è l'unico a non ingannare nessuno
Seneca, Lettere morali a Lucilio


Italia, l’hub europeo della produzione farmaceutica
Intervista a Massimo Scaccabarozzi


I quotidiani internazionali continuano a raccontare con interesse l’aumento del flusso di investimenti esteri in arrivo in Italia. Accanto ai settori più famosi a livello internazionale (la moda, il food e il design) non bisogna dimenticare tuttavia altre eccellenze del made in Italy. Fra queste vi è sicuramente la farmaceutica, comparto in grande crescita grazie all’export e alla presenza di gruppi multinazionali che hanno scelto l’Italia come propria base operativa. A spiegare le ragioni di questo successo – che può avere importanti sviluppi non solo nella produzione, ma anche nella ricerca – è Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria.
Importanti multinazionali hanno deciso di investire nella farmaceutica italiana. Cosa le attrae?
Le imprese del farmaco sono le prime per export, grazie agli investimenti che ne hanno incrementato la capacità produttiva. Oggi, su 30 miliardi di produzione, oltre il 70% è determinato dall’export. I fattori di attrazione sono la qualità delle risorse umane, altamente qualificate e la presenza di un indotto sviluppato, con un elevato know-how. Non bisogna dimenticare, poi, il valore delle strutture cliniche, delle università e delle diverse figure professionali (medici, ricercatori, professori), grazie al quale si è creato il network della ricerca. A ciò si aggiungono anche la qualità della vita e dell’ambiente.
Quali sono i fattori da migliorare per assicurarsi nuovi investimenti esteri?
Per rilanciare la crescita è necessario un cambiamento della governance che deve essere sempre più orientata all’innovazione. Solo così l’Italia sarà più attrattiva, soprattutto ora che molti nuovi farmaci sono in arrivo sul mercato. Negli ultimi due anni il nostro Paese è riuscito in campo farmaceutico, grazie alla stabilità garantita dal Governo, ad aumentare la produzione, l’export e l’occupazione. Ha dimostrato quindi di essere l’hub europeo della produzione e ha tutte le carte in regola per diventare anche l’hub della ricerca. Del resto il settore farmaceutico è in continua trasformazione e da diversi anni è il primo per valore di mergers and acquisitions (MandA). Queste operazioni cambiano il volto di un’impresa: si tratta di un discorso che vale per tutti e in particolare per le aziende del nostro comparto, fortemente internazionalizzato. Ecco perché è necessario operare in un Paese che sappia essere attrattivo per gli investimenti.
Di quali sinergie c’è bisogno?
Con una governance più orientata all’innovazione e allo sviluppo sostenibile, acquisizioni e investimenti potranno, senza dubbio, essere un’opportunità, anche dal punto di vista occupazionale. Non bisogna dimenticare che nella ricerca l’Italia è meglio posizionata che in passato, con risultati concreti per quanto riguarda l’aumento degli investimenti e del numero degli studi clinici. Fattori a cui si affiancano le eccellenze nel biotech, nelle terapie avanzate, nei vaccini, negli emoderivati. Nel nostro Paese, quindi, le sinergie tra i diversi attori, dalle start up ai centri di ricerca, alle università, dimostrano che concentrando gli sforzi verso un obiettivo comune – che resta sempre il paziente – si possono creare circuiti virtuosi.
Farmaceutica, un settore attraente anche per i giovani?
Nell’ultimo anno, anche grazie al Jobs Act, le assunzioni sono state 5.000 di cui la metà ha riguardato under 30. Puntiamo molto sui giovani attraverso iniziative nelle scuole per la diffusione di una cultura scientifica e per avvicinare gli studenti al mondo della ricerca. La dinamicità del nostro settore è dimostrata dal fatto che le opportunità di lavoro sono presenti in tutte le funzioni aziendali. Esistono, infatti, molti ambiti in cui specializzarsi, oltre la ricerca: l’informazione scientifica, la farmacovigilanza, l’area legale, le risorse umane, l’area marketing, l’informatica. Il valore industriale generato dalle imprese farmaceutiche è, senza dubbio, uno stimolo per i giovani. E ora che Industria 4.0 è già una realtà nella farmaceutica, nuove mansioni e professionalità potranno trovare spazio per affrontare le sfide della competizione internazionale.

Editoriale da www.aspeninstitute.it - 11 aprile 2016

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