Articolo precedente
6. Gli indicatori da tenere sotto
controllo per evitare il declino dell'impresa
6.3 L’orgoglio di fare parte dell’impresa. L’identità
L’impresa va considerata come una persona con la propria identità,
cioè l’insieme dei suoi principi e valori. Se le persone si riconoscono
nei valori di cui l’azienda è portatrice, esistono i presupposti perché
si crei un forte senso di appartenenza; e quando sono orgogliose
di far parte di un’impresa significa che c’è convergenza tra la mission
aziendale e il progetto di vita individuale.
L’identità di un’impresa è come l’anima di una persona; creare,
sviluppare, arricchire l’identità dell’impresa significa rafforzare il
proprio vantaggio competitivo attraverso una linfa che fa scaturire
nel personale energie positive, passione, orgoglio d’appartenenza,
spirito di sacrificio.
D’altra parte, è opportuno sottolineare che il rafforzamento del
senso di appartenenza dei collaboratori va costruito sulle solide basi
della responsabilizzazione e valorizzazione delle persone, non solo
con pure espressioni di principio, ma con fatti concreti e con segnali
precisi e coerenti rispetto a tale spirito.
L’identità dell’impresa è quindi vitale, perché è fonte di energia
per il conseguimento di obiettivi anche ambiziosi, perché crea
l’allineamento tra il personale e gli obiettivi aziendali, perché pone
le basi per un impegno comune verso il perseguimento della vision
aziendale.
Un grave segnale per l’imprenditore è rendersi conto che anima
e cuore dei collaboratori non sono più in sintonia con l’identità
dell’impresa.
Forse i valori sui quali era stata fondata l’azienda si sono persi;
cooperazione, rispetto, pari dignità sono diventate parole vuote.
L’imprenditore deve dare una forte svolta all’impresa rivitalizzando
quei valori e, ancora una volta, agendo in modo concreto e inviando
segnali coerenti con la volontà di rilancio.
6.4 L’immagine dell’impresa
Avere una buona od ottima immagine rappresenta un patrimonio
di inestimabile valore per un’impresa. Favorisce i rapporti con
tutti gli stakeholders e quindi genera business; tuttavia deriva anche
dal giudizio degli stakeholders, verso i quali devono quindi indirizzarsi
gli sforzi dell’azienda.
L’immagine di un’impresa è l’insieme di due componenti, una
cognitiva e una emotiva. La prima è costituita dai numeri, dai fatti,
da esperienze dirette o indirette avute con l’azienda, dai comportamenti,
dalle risposte; la seconda è costituita dal coinvolgimento
emotivo, dal ricordo, dalla tradizione, dai valori, dall’orientamento
personale di chi esprime la valutazione.
Comunque, qualunque sia il messaggio che l’impresa invia al
mondo esterno, esso dovrà essere tale da non creare discrasie con
l’immagine che dell’azienda hanno i dipendenti; infatti, tanto più
brillante è l’immagine proiettata all’esterno, tanto maggiore sarà il
riflesso negativo sulle persone che quotidianamente toccano con
mano una realtà aziendale diversa.
L’immagine interna deve essere coerente con quella esterna,
anzi, nel processo di costruzione della propria immagine ci si dovrà
focalizzare innanzitutto sugli aspetti interni, organizzativi e culturali.
La grande impresa costruisce generalmente la propria immagine
mediante la pubblicità, chi puntando sugli aspetti cognitivi (la
globalizzazione delle mode e dei gusti, l’antirazzismo, l’antiomofobia,
l’unione tra i popoli, la famiglia, la natura), chi privilegiando
piuttosto il coinvolgimento emotivo (l’esclusività, il naturalismo, il
messaggio provocatorio, l’anticonformismo, il mito giovane, la bellezza,
il ricordo).
Nel caso di una PMI, la trasmissione dell’immagine raramente
avviene attraverso messaggi pubblicitari; generalmente viene sfruttato
il tessuto delle relazioni che tiene uniti gli stakeholders verso
i quali, giorno per giorno, vengono trasmessi la cultura, i valori, la
vision e la mission aziendali e dai quali vengono recepiti gli stimoli
per un progressivo miglioramento dell’immagine stessa. In questo
caso l’imprenditore sfrutta tutte le potenzialità dell’impresa a rete.
Eugenio Caruso - 14 marzo 2020