Come preparare e leggere il conto economico. Bilancio d'impresa N. 3La verità è più strana della finzione; la finzione deve almeno avere un senso. Seguito di Bilancio d'impresa N. 1 ( i principi generali del bilancio) e di Bilancio d'impresa N. 2 (lo stato patrimoniale). Lo schema scelto dal legislatore nazionale per il conto economico è riportato in sintesi in fig. 1.
La possibilità di analizzare, separatamente, i quattro livelli della gestione dell’impresa consente di avere un'informazione immediata e sintetica del contributo che ciascuna gestione ha apportato alla formazione del risultato dell'esercizio. Fig. 1 Schema di conto economico secondo la IV direttiva dell'UE. Articolo 2425 del c.c.
Rimandando, per il momento, l'esame delle singole voci, è interessante sviluppare, innanzitutto, alcune considerazioni di massima. 1. Il valore della produzione A) rappresenta ciò che l'impresa produce nel corso di un esercizio. Può trattarsi di:
Il risultato che si ottiene è la somma di valori eterogenei, cioè, di ricavi da vendite e da prestazioni e di costi da incrementi delle scorte e da lavori interni sulle immobilizzazioni. 2. Le voci più significative del costo della produzione B) sono gli acquisti, le prestazioni di servizio ricevute, il costo del personale, gli ammortamenti, le svalutazioni, la diminuzione delle scorte, gli accantonamenti. 3. La macro classe C) comprende tutti i proventi e gli oneri di natura finanziaria suddivisi in relazione alle caratteristiche del provento o dell'onere e alla natura del soggetto con il quale si opera. La stessa natura hanno le voci del raggruppamento D). 4. La macro classe E) raccoglie i componenti reddituali di natura straordinaria, come,
In fig. 2 è mostrato uno schema dettagliato di conto economico come dall'articolo 2425 del codice civile, e dai decreti legislativi 127/1991 e 6/2003 Fig. 2 Schema dettagliato di conto economico
A) Valore della produzione Ogni impresa acquista dall'esterno i fattori produttivi che non possiede (materie prime, componenti, materiali di consumo, know-how, brevetti) e li trasforma in beni o in servizi da vendere alla propria clientela. 1. Ricavi delle vendite e delle prestazioni. Rappresentano i ricavi acquisiti a seguito della vendita di prodotti o della fornitura di servizi. I valori vanno espressi al netto di resi, abbuoni, sconti o altro. 2. Variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti. Questa voce è quantificata dalla differenza tra il valore delle rimanenze alla fine dell'esercizio (come risulta dall'attivo dello stato patrimoniale dell'anno cui il bilancio fa riferimento) e il valore delle rimanenze alla fine dell'esercizio precedente. La voce riguarda solo i prodotti in corso di lavorazione, i semilavorati e i prodotti finiti, ossia quegli elementi sui quali l'impresa ha svolto una qualche attività di trasformazione. Essa non riguarda, pertanto, le rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci che sono inserite nelle variazioni dei costi di produzione (punto 11). La voce può risultare positiva, e in tal caso l'impresa ha prodotto più di quanto ha venduto e l'eccedenza è stata riversata nel magazzino, o negativa, e in tal caso il "più" venduto è stato prelevato dal magazzino. 3. Variazioni di lavori in corso, su ordinazione. È una voce analoga alla precedente; le rimanenze riguardano lavori in corso su commessa. 4. Incrementi di immobilizzazioni tramite lavori interni. Si tratta di quegli investimenti ammortizzabili, non acquistati, ma prodotti dalla stessa impresa servendosi di attrezzature, macchinari, manodopera già a disposizione per le normali attività produttive. 5. Altri ricavi e proventi. Si tratta di una voce che raccoglie i proventi che non rientrano nelle precedenti voci (le royalties ad esempio). B) Costi della produzione Raggruppa tutte le risorse consumate nell'esercizio per produrre tutti gli elementi che concorrono alla voce A). 6. Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci. Questa voce rappresenta la somma degli acquisti di materie prime, componenti sussidiari, materiale di consumo e merci effettuati dalla società durante l'esercizio. 7. Costi per servizi. È il valore dei sevizi acquistati dalla società; possono essere di tipo industriale (lavorazioni esterne, manutenzioni, collaudi, certificazioni), commerciale (organizzazione di mostre e fiere, pubblicità, realizzazione di eventi, ricerche di mercato), amministrativi (consulenze fiscali, consulenze finanziarie, ricerca di risorse umane) o concernenti i servizi tecnici interni (per gli impianti idraulici, elettrici e civili, i traslochi, le pulizie, la mensa, la portineria, la vigilanza. 8. Costi per il godimento di beni di terzi. Raggruppa le voci relative all'utilizzo , da parte dell'impresa, di beni non di proprietà: ad esempio, affitto di locali o capannoni, autoparco aziendale, macchine fax e hardware informatico in leasing. 9. Costi del personale. Comprende gli stipendi, gli oneri sociali, gli accantonamenti per il TFR, gli accantonamenti ai fondi di quiescenza e accantonamenti simili. 10. Ammortamenti e svalutazioni. L'ammortamento delle immobilizzazioni è la parte dell'investimento che viene attribuita all'esercizio per la quota consumata nella gestione, ossia nella produzione di beni e servizi da collocare sul mercato. Le svalutazioni corrispondono anch'esse al consumo delle immobilizzazioni, ma si tratta di un fenomeno dipendente da fattori esterni (andamento del mercato, abbandono di produzioni, obsolescenza) e, pertanto, non legato al loro impiego all'interno dell'impresa. 11. Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci. Rappresenta la differenza tra il valore contabile delle succitate rimanenze all'inizio dell'esercizio, come risulta dall'attivo dello stato patrimoniale dell'anno precedente, e il valore contabile delle stesse voci alla fine dell'esercizio, come risulta dall'attivo dello stato patrimoniale dell'anno. Tale differenza può avere segno positivo o negativo; nel primo caso l'impresa ha consumato più materiali di quelli che ha ricomprato (la differenza è stata prelevata dal magazzino), nel secondo caso l'impresa ha comprato più di quanto abbia consumato per la produzione (la differenza è stata riversata nel magazzino). 12. Accantonamento per rischi. Rappresenta la quota accantonata nell'esercizio per rischi futuri e riversata nella relativa voce del passivo dello stato patrimoniale. 13. Altri accantonamenti. Sono altri accantonamenti finalizzati alla creazione di fondi particolari. 14. Oneri diversi di gestione. Raggruppa i costi di gestione ordinaria che non trovano collocazione nelle voci precedenti (compensi ai sindaci, iscrizioni ad associazioni di categoria). C) Proventi e oneri finanziari. Questa macroclasse raggruppa i ricavi connessi con gli investimenti di natura finanziaria (depositi bancari, titoli di stato, partecipazioni) e i costi dei debiti contratti dall'impresa nell'esercizio. 15. Proventi da partecipazioni. Rappresentano i dividendi delle partecipazioni detenute dall'impresa, siano iscritte nelle immobilizzazioni finanziarie o nell'attivo circolante dell'attivo dello stato patrimoniale. 16. Altri proventi finanziari. Raggruppa tutti i ricavi di natura finanziaria diversi dai dividendi da partecipazioni (interessi bancari attivi, interessi di titoli di stato e di obbligazioni). In particolare ricavi di natura finanziaria provenienti da: a) Crediti iscritti nelle immobilizzazioni
b) Titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni c) Titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni d) Proventi diversi dai precedenti
17. Interessi e altri oneri finanziari. La voce raggruppa tutti i costi delle fonti di finanziamento (ad esempio, interessi bancari passivi, interessi sui mutui, interessi passivi su obbligazioni emesse); con separata indicazione di quelle da imprese collegate, controllate e controllanti. 17 bis). Utili o perdite sui cambi. Questa voce può essere positiva o negativa. D) Rettifiche di valore di attività finanziarie Gli investimenti di natura finanziaria, altroché generare rendimenti, possono subire, nel corso dell'esercizio, modifiche di valore. Quando un investimento subisce un incremento di valore il relativo ricavo è chiamato rivalutazione, se, invece, subisce una diminuzione di valore il costo di natura finanziaria è chiamato svalutazione. 1. Rivalutazioni a) Di partecipazioni b) Di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni c) Di titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni 2. Svalutazioni a) Di partecipazioni b) Di immobilizzazioni finanziarie che non costituiscono partecipazioni c) Di titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni.
E) Proventi e oneri straordinari Questa macro classe raggruppa tutti i ricavi e i costi che non hanno a che vedere con la gestione ordinaria; il significato di straordinario non va, quindi, inteso come eccezionale, ma in relazione all'attività tipica dell'impresa. Le voci sono pertanto le plusvalenze e le sopravvenienze attive, per i proventi e le minusvalenze e le sopravvenienze passive, per i costi. A - B ± C ± D ± E Questo risultato non va confuso con il reddito imponibile dell'esercizio, ovvero con il valore su cui andranno calcolate le imposte sul reddito dell'impresa. Questo, infatti, non emerge dal bilancio civilistico, ma dal bilancio fiscale che prevede, rispetto a quello civilistico l'applicazione di alcune norme fiscali che rendono, in alcuni punti, i due bilanci differenti. Le imposte sul reddito (I), calcolate grazie al bilancio fiscale e sottratte al risultato prima delle imposte, portano alla determinazione dell'utile o della perdita dell'esercizio (R). A - B ± C ± D ± E - I = R Il conto economico delle società minoriLe società possono redigere il conto economico in forma abbreviata, quando, nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi non abbiano superato due dei seguenti limiti:
Nel conto economico in forma abbreviata le seguenti voci possono essere raggruppate:
Inoltre nella voce E20 non è richiesta la separata indicazione delle plusvalenze e nella voce E21 non è richiesta la separata indicazione delle minusvalenze e delle imposte relative agli esercizi precedenti. Il conto economico riclassificatoLa riclassificazione del conto economico consente di ottenere informazioni sulla struttura economica dell'impresa, sul contributo alla determinazione del reddito di ogni area gestionale, sulla capacità dell'impresa, nel suo insieme, di generare reddito.
A) Il conto economico riclassificato secondo il criterio del valore della produzione e valore aggiunto. Esso consente di evidenziare:
Questo criterio di riclassificazione parte dal presupposto che il fatturato non consente di stabilire la reale dimensione economica dell'attività svolta dall'impresa, la quale potrebbe produrre per immagazzinare scorte, o realizzare impianti e macchinari per uso interno. È, pertanto, importante, ai fini di una chiara comprensione della struttura economica dell'impresa, fare riferimento al concetto di valore della produzione d'esercizio, che si ottiene aggiungendo o sottraendo al fatturato la variazione del magazzino, aggiungendo le produzioni interne in economia (1), e sottraendo l'acquisto di prodotti finiti destinati alla commercializzazione. Come può vedersi dalla fig. 3, il valore aggiunto può coincidere con la capacità dell'impresa di remunerare tutte le risorse che concorrono alla produzione:
Dal punto di osservazione della fig. 3 si può affermare che l'obiettivo sociale dell'impresa è massimizzare il valore aggiunto, al fine di remunerare le risorse che hanno contribuito alla sua formazione. Fig. 3 Schema macroeconomico del significato di valore aggiunto
Sottraendo dal valore aggiunto il costo del personale e gli altri costi interni, come le spese generali, si ottiene il margine operativo lordo (MOL) o EBITDA (Earnings before interests, taxes, depreciation and amortization), cioè la differenza tra ricavi e costi monetari collegati al ciclo acquisto - trasformazione - vendita (vedi fig. 4). Il MOL può, a esempio mettere in evidenza che l'elevato fatturato di un'impresa non è tanto legato alla sua capacità di vendita, ma ai costi di produzione elevati, legati, ad esempio, all'acquisto di materie prime molto care. Fig. 4 MOL, RO e utile.
B) Il conto economico, riclassificato secondo lo schema a ricavi netti e costi del venduto. Questa riclassificazione è la più utilizzata ai fini delle analisi di bilancio. I costi operativi vengono disaggregati in relazione alle diverse aree funzionali (produzione, vendita, marketing, servizi generali), consentendo, di valutare, pertanto, il contributo alla determinazione del risultato economico di ciascun'area e, quindi, di trarre informazioni sul livello di efficienza delle singole aree. In fig. 5 è mostrato lo schema di riclassificazione a "ricavi netti e costi del venduto". Fig. 5 Schema di riclassificazione a "ricavi netti e costi del venduto".
Per una corretta elaborazione dello schema di fig. 5 è necessaria la disaggregazione dei costi che ivi compaiono.
Fig. 6 Articolazione della voce "costo industriale del venduto".
Fig. 7 Articolazione della voce "costi generali e amministrativi"
Fig. 8 Articolazione dei costi commerciali e distribuitivi
Applicazione dei princìpi contabili internazionaliNei princìpi contabili internazionali lo schema del conto economico è lasciato alla libera scelta dell'impresa ed è richiesto solo un elenco di informazioni minime, che possono essere presentate direttamente nello schema, oppure nelle disclosures, che, nella sostanza, sono le note di bilancio.
Secondo lo IAS 1, il conto economico deve contenere alcune informazioni, o direttamente nel prospetto, o nelle note al conto economico, come, ad esempio, un'analisi dettagliata dei costi sostenuti all'interno dell'impresa, usando una classificazione per natura, oppure per destinazione. In ogni caso, le imprese che classificano per funzione devono, comunque, fornire ulteriori informazioni sulla natura dei costi, quali l'ammortamento, le svalutazioni e i costi del personale. NOTE
Eugenio Caruso Si rimanda anche al Glossario finanziario.
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