La gestione del brand nel B2BLa chiarezza deriva dai pensieri profondi. De Vauvenargues PremessaLe imprese sono sempre più impegnate ad aumentare i propri sforzi diretti a tenere sotto controllo le relazioni di mercato al fine di stabilizzare i propri processi operativi e di impostare programmi a lungo termine che possano garantire sopravvivenza e crescita.
Questi obiettivi valgono non solo per le imprese di produzione e servizi di consumo, ma anche per quelle che operano nei mercati delle commodities e dei beni e servizi impiegati dalle imprese nello svolgimento della propria attività e cioè nei mercati del business to business (B2B). A poche settimane dall’uscita, La gestione del brand nel B2B è già un classico della letteratura d’impresa. Perché in questo testo gli autori non si limitano a evidenziare il fenomeno, analizzandone dettagliatamente i moventi più o meno fondati; soprattutto, definiscono una strategia di risposta. Quella che può condurre un’impresa che opera nel “business to business” ad aumentare il fatturato, ottimizzare gli investimenti in pubblicità, rendere straordinariamente efficaci le strategie di marketing con un’accorta valorizzazione del proprio brand. Tra le imprese di successo nel B2B giova ricordare la strategia dell’Intel. Prima che essa lanciasse il proprio brand la maggior parte degli acquirenti di personal computer non erano interessati al tipo di microprocessore montato; Intel è stata capace, invece, di sensibilizzare il cliente alle caratteristiche di un componente del computer da acquistare. Giova notare che la trattazione può interessare la media e grande impresa e meno la piccola. Un piccolo neo che ho riscontrato nel libro è tipico dei professori, si innamorano troppo dell’argomento che stanno trattando; in questo caso l’innamoramento porta alla forzatura di affermare che il branding nel B2B sia il più importante vantaggio competitivo di un’impresa. In questo articolo illustrerò gli aspetti che ritengo più interessanti del succitato libro, riportando i titoli dei capitoli come dall’originale. Famosi o poco più che sconosciutiIl branding è importante per le imprese che operano nel B2B come lo è nel B2C. Imprese come Microsoft, IBM, General Electric, Intel, HP, Cisco Systems, Dell Oracle, SAP, Siemens, FedEx, Boeing, sono esempi reali del fatto che alcune delle marche più forti e conosciute al mondo sono marche B2B. Queste imprese hanno compreso che utilizzare la forza della marca non significa indurre i clienti a decisioni di acquisto irrazionali, che sul medio tempo si riperquoterebbero negativamente sull’impresa fornitrice, ma, al contrario, significa poter disporre di un mezzo efficace e convincente per comunicare i benefici e il valore che un prodotto o un servizio può offrire. Applicare una strategia di marca equivale a prendere qualche cosa di molto comune e migliorarla in modo da incrementarne il valore e il significato. Le marche affermate fungono da elementi di confronto per orientarsi nel mare di un’offerta sempre più ampia e di informazioni sempre più incalzanti. Marca sì, marca noEsistono differenze sostanziali nelle strategie di branding tra l’ambiente B2B e quello B2C. Il ruolo e il meccanismo della strategia di una marca industriale devono essere molto più mirati di quelli perseguiti e realizzati nei mercati dei prodotti di consumo. La differenza principale tra i mercati B2B e B2C può essere individuata nella natura e nella complessità dei prodotti e dei servizi industriali, nella natura e nella varietà della domanda industriale, nel numero molto più limitato di clienti, nei maggiori volumi per cliente e, ultimo, nei rapporti più stretti tra fornitore e cliente. Sostengono gli autori che occorre un approccio olistico nella strategia di branding nel B2B. Tutto, dalla progettazione allo sviluppo, alla realizzazione dei programmi, dei processi e delle attività di marketing e vendita, deve essere elaborato in modo interconnesso e interdipendente. Le dimensioni del branding nel marketing industrialeSostengono gli autori che non è più possibile sottovalutare il potere della marca nel B2B; infatti, il branding dovrebbe, addirittura, essere il filo conduttore del marketing management.
Occorre, inoltre, costruire un’architettura strategica della marca che sostenga e migliori il tipo e il carattere della propria impresa distinguendo tra branding aziendale, di prodotto e di gamma. La strategia più comune è quella del branding aziendale che può essere combinata con il branding di alcuni prodotti e addirittura di alcuni componenti. I principali strumenti di comunicazione nel B2B sono vendita diretta, marketing diretto, pubbliche relazioni, stampa specializzata, sponsorizzazioni, fiere e mostre specializzate, promozione delle vendite, marketing elettronico e iniziative sociali, culturali o umanitarie. È poi necessario, per ogni marca, mettere a punto adeguati sistemi di monitoraggio per misurare la validità della comunicazione e il successo della marca. Nel processo di comunicazione è cruciale comunicare in modo efficace i valori delle proprie marche a chi lavora nella e per l’impresa, accertarsi che i dipendenti comprendano questi valori e guidarli in modo che essi diventino i migliori ambasciatori dell’impresa e dei suoi prodotti. Accelerare grazie al brandingIl processo di creazione della marca comprende la pianificazione, l’analisi, la strategia, la costruzione, e la verifica. La creazione della marca comincia, peraltro, dalla comprensione degli attributi chiave dei prodotti e dei servizi e dalla conoscenza e anticipazione dei bisogni dei clienti. Casi di successo nel branding B2BI casi di marca nel B2B, segnalati dagli autori, dimostrano che la costruzione della marca nelle sue varie forme sostiene il successo dell’impresa in modo evidente e misurabile. Dopo aver realizzato un’organizzazione perfetta e affidabile di servizio consegna espresso in tutto il mondo, FedEx si è concentrata sullo sviluppo dell’immagine aziendale e della sua reputazione. Il mantenimento di un’immagine di marca di alto livello è stata la maggiore priorità, seconda soltanto all’attuazione di un sistema di marche a supporto del suo vantaggio competitivo. Samsung ha perseguito con successo la strategia monomarca realizzando una proposta di valore globale con un approccio emotivo al miglioramento dell’immagine per i suoi prodotti B2C, per trasferirla poi nell’area di attività B2B. Samsung ha anche perseguito una strategia di investimento anticipatrice allo scopo di soddisfare la richiesta di innovazione dei consumatori e ha adottato efficaci programmi di comunicazione, messi in atto con efficacia. Cemex (cemento) ha introdotto la gestione del branding per insediarsi con successo nel mercato messicano, il suo mercato interno, e si sta ora espandendo nel resto del mondo. La marca garanzia Cemex serve da ombrello che racchiude la prospettiva, il valore, la personalità, la posizione e l’immagine dell’impresa. Grazie al ruolo decisivo svolto per un corretto sviluppo delle sue iniziative B2B, Cemex funge da modello per molte imprese in America Latina e nei paesi a economia emergente. Durante la reinvenzione di IBM da parte di Louis Gerstner, con un autentico giro di boa compiuto nel corso degli anni ’90, il compito di Sam Palmisano divenne quello di rafforzare la sinergia e la tecnologia dell’intera organizzazione a favore dei clienti. La strategia di Palmisano fece riferimento a una nuova proposta di valore: su richiesta (on demand). L’idea di fondo era che i sistemi informatici avrebbero inglobato clienti e fornitori, informazioni e risorse informatiche, disponibili, su richiesta, al bisogno. Tutte le unità operative IBM furono incaricate di realizzare questa proposta di valore. Inoltre, il modello aziendale fu trasformato in quello di un’impresa di servizio in cui l’hardware è soltanto il punto di partenza di un rapporto di affari. Rafforzando il marchio con un notevole aumento di valore dell’offerta, IBM ha rafforzato anche la propria capacità di business. La nuova proposta di valore e la nuova organizzazione aziendale di Siemens, denominata Siemens One, mirata a far leva sull’attività aziendale incrociata, hanno dimostrato che la comunicazione interaziendale funziona al fine del rafforzamento della marca. I nuovi dirigenti, consapevoli e preoccupati della marca, hanno trasformato una delle più vecchie marche industriali, in un vero centro di innovazione per l’intera impresa grazie alle iniziative di vendita incrociata. Tata Steel ha realizzato i suoi obiettivi d’impresa e ha mietuto successi con l’idea di applicare la marca a una materia prima come l’acciaio, in India. Segmentando, concentrando e modernizzando le sue unità operative Tata è diventata il fornitore per eccellenza della regione. Si profilano già all’orizzonte le prossime sfide: estensione globale dell’attività grazie alla marca globale. Le trappole del brandingUno degli equivoci più diffusi nel branding è il fatto che le imprese ritengono di “possedere” la marca. Non importa che cosa l’impresa e i suoi dirigenti vorrebbero fare, la realtà della marca è sempre comunque definita dall’opinione del cliente. Alcune imprese ritengono che la marca non abbia bisogno di “angeli custodi”. Se l’impresa lascia che il patrimonio rappresentato dalla propria marca si deteriori, il rendimento complessivo dell’impresa può essere danneggiato. È consigliabile gestire la marca in modo proattivo, differenziandola o semplicemente rinnovandola. Un’impresa può non avere chiare le proprie priorità se sopravvaluta l’importanza della notorietà della marca invece di concentrasi sul suo valore. Gestire in modo efficace le relazioni e i messaggi e rivolgersi ai clienti e agli stakeholder giusti, può garantire un utilizzo efficiente delle risorse e del tempo dedicato alla gestione. Molte imprese basano, erroneamente, le proprie strategie di branding sull’immagine interna della marca. Questo atteggiamento è illusorio e può far perdere l’obiettività di analisi. Le informazioni acquisite dai clienti, invece, possono permettere di stabilire l’immagine effettiva della marca e anche di scoprire che cosa occorra fare per renderla più importante. Agenzie e consulenti di marketing possono contribuire a sviluppare un approccio di marca olistico, ma è l’impresa che deve stabilire la propria identità di marca. Prospettive futureIn un ambiente e in un mondo dell’impresa caratterizzati da nuove tecnologie, globalizzazione e liberalizzazione del mercato in continuo mutamento, le imprese proattive possono cogliere opportunità interessanti. Le imprese vincenti saranno capaci di rompere con le prassi di un tempo e di avviarne di nuove per sfruttare le nuove tendenze, come:
Eugenio Caruso E. Caruso, Il circolo virtuoso impresa mercato, Tecniche Nuove |
www.impresaoggi.com |