“Search, ads, apps”, questa è la formula che ha permesso a Google (in nota notizie utili sul motore di ricerca) di assicurarsi in un decennio il dominio di Internet e del business che gravita su di esso. La formula è presto spiegata: un motore di ricerca (search), consente di far pervenire sul computer di ogni utente i siti con le parole chiave inserite e di affiancare i risultati della ricerca con inserzioni pubblicitarie (ads) più affini ai suoi interessi; e poi le applicazioni (apps), quei programmi, quei servizi che Google sta sfornando a getto continuo per ampliare l’esperienza sul web dei suoi utenti e per mantenerli all’interno del proprio network pubblicitario. Si va dalle mappe, alle e-mail, dalle news d’agenzia, alla condivisione di video, dalle ricerche correlate, alle previsioni meteo.
Negli Stati Uniti sono stati invalidati alcuni processi perché i giurati, in camera di consiglio, navigavano su Internet per ricavare informazioni sul processo sul quale stavano discutendo; questo è un modesto esempio per mostrare come l’impresa californiana, capitanata da Larry Page e Sergey Brin e i loro venti mila ragazzi intelligenti di Mountain View, stia rivoluzionando molti aspetti importanti della nostra vita sociale e privata. Durante il terremoto in Abruzzo del 6 aprile, il tam tam sulla rete ha permesso, pochi minuti dopo la scossa, di sapere cosa fosse successo. Una parte non ininfluente della crisi economica scoppiata nel 2008 è dovuta alla velocità con la quale le informazioni viaggiano sulla rete.
Con la sua capacità di raccogliere pubblicità on-line, con meccanismi avanzati come quello di selezionare le preferenze degli utenti, Google è l’idrovora che risucchia la maggior parte delle risorse pubblicitarie della Rete. Google sta mettendo in crisi l’informazione sulla carta stampata, ma ne usa i contenuti inserendoli nelle sue pagine di news, divenute anch’esse fonte di introiti pubblicitari. Con YouTube sta tentando di scardinare, anche la logica della televisione con la tecnica del palinsesto fai da te. Ma Google mostra ambizioni ben superiori.
Una mossa di Google, volta ad ampliare il proprio campo di battaglia, è l’ingresso nel settore dei cellulari, fin qui dominato dall’iPhone di Apple; è arrivata infatti la piattaforma Android di Google, più veloce e potente e destinata a sottrarre ai PC la palma di principale canale di accesso a Internet. I maggiori produttori di cellulari hanno già annunciato l’uscita di dispositivi basati sul sistema Google. L’obiettivo di Google è quello di offrire agli inserzionisti la più ampia gamma possibile di piattaforme tecnologiche attraverso cui articolare la loro campagna. Che si tratti di un modello efficace non ci sono dubbi. Google ricava dalla pubblicità il 99% di un fatturato che nel 2008 ha raggiunto 21,8 miliardi di dollari, il 31% in più rispetto al 2007. Giova notare che Google non ha risentito della crisi economica, anzi, per certi versi ne ha tratto benefici. Non a caso Microsoft sta facendo di tutto per impossessarsi di Yahoo, che ha la stessa potenzialità del rivale ma che sta perdendo terreno.
Mentre il Presidente Obama investe soldi per rinnovare la rete elettrica statunitense, Google e General Electric annunciano un accordo per la creazione di “elettrodotti intelligenti”. Decolla il business della “sanità digitale” e Google taglia la strada a Microsoft, associandosi con Ibm e ponendosi come partner tecnologico della nuova amministrazione.
Dietro il mondo dei blog, dei social network, dello shopping on-line c’è sempre Google. Inoltre, Google lancia la sfida a Wikipedia e ad Amazon; quest’ultima è, finalmente, riuscita a far decollare, con Kindle, il mercato dei libri elettronici ed ecco che Google, associandosi con Sony, può mettere in campo la potenza dei milioni di libri che ha già scannerizzato nelle maggiori biblioteche del mondo.
Sergey Brin afferma che il “perfetto motore di ricerca sarà come la mente di Dio” e la gente comune e le organizzazioni dei diritti civili chiedono a gran voce più tutela per la propria privacy. Il motto di Google è “Don’t be evil” e i fondatori promettono di usare l’enorme giacimento di conoscenza che hanno tra le mani solo per cause giuste, ma i buoni propositi non potranno mai sostituire un collaudato sistema di regole.
D’altra parte i tecnologi più entusiasti sostengono che Google tende a trasformare in commodity tutto ciò che tocca e che i vantaggi che derivano e deriveranno da questa rivoluzione sono superiori ai danni.
Demonizzata o esaltata Google resta, incondizionatamente, uno spartiacque del nostro tempo. Il suo peso non deriva dal fatturato o dalla capitalizzazione di borsa ma dalla sua capacità di esplorare gli spazi della mente che nessun’altra società possiede, essa è l’impresa che è in grado di effettuare la perforazione della conoscenza, è la Exxon dell’era dell’informazione.
Classifica dei motori di ricerca in Usa.
Secondo i dati pubblicati il 15 aprile 2009 da comScore, Google ha incrementato ulteriormente la sua leadership tra i motori di ricerca, per quanto riguarda il mercato americano, toccando anche il suo massimo storico. Il 63,7% delle 14,3 miliardi di ricerche Usa, nel mese di marzo, passa proprio da Google, con un incremento dello 0,4% rispetto al mese di febbraio e superiore anche al 63,5% che costituiva fino a questo momento il dato più alto nella storia della compagnia. Yahoo ha visto la sua quota di mercato scendere, nello stesso mese, al 20,5%, in calo dello 0,1% rispetto a febbraio. Giova notare che è allarme rosso per i conti di Yahoo. Nel primo trimestre del 2009 i profitti il motore di ricerca sono crollati quasi dell'80%: di conseguenza la società ha annunciato che si appresta a tagliare il 5% del proprio personale (pari a 675 unità) per ridurre i costi.
Le ricerche Usa complessive hanno avuto un incremento del 9% rispetto a febbraio, stando sempre ai dati comScore. Dati che devono, però, tener conto che febbraio è stato di tre giorni più corto di marzo. La quota di mercato, per quanto riguarda le ricerche Usa, di Microsoft, invece, ha avuto un incremento dello 0,1%, fino a toccare quota 8,3% nel mese di marzo. I motori di ricerca Ask.com della IAC/InterActiveCorp e Aol della Time Warner hanno fatto registrare leggeri cali, a marzo, attestandosi rispettivamente su quote di mercato del 3,8% e 3,7%.
Facebook.
Festeggiati i 200 milioni di utenti, Facebook continua a mietere record nelle classifiche di gradimento dei siti Web. Il proclama lanciato dal suo cofondatore Mark Zuckerberg in occasione del traguardo raggiunto - "non ci fermeremo qui, lavoriamo duro per un servizio che si può usare da qualsiasi parte del mondo per utenti privati o società" – è quindi per il momento più che fondato. Il fenomeno Facebook è infatti tutto nei numeri messi nero su bianco dalle società di ricerca specializzate. Qualche esempio. Compete attribuisce al sito di social network più popolare al mondo la bellezza di 1,2 miliardi di visitatori unici a gennaio 2009, contro gli 810 milioni della rivale MySpace (sussidiaria di News Corp). I dati resi noti (il 16 aprile 2009) da comScore sono ancora più eclatanti e riguardano anche l'Italia, dove sarebbero 10,8 milioni gli utenti che hanno navigato su Facebook e la crescita "monstre" registrata nell'ultimo anno sarebbe del 2.700%. Crescita che ha un suo contraltare anche in Europa, dove le frequentazioni al sito sono aumentate del 314%, i visitatori saliti alla cifra tonda di 100 milioni e il tempo speso on line sul suo dominio è salito al 4,1% (era all'1,1% un anno fa) del totale del traffico Internet. L'escalation della società di cui Microsoft ha una quota importante è significativa nel Vecchio Continente, dicono gli analisti di comScore, perché per la prima volta Facebook ha conquistato in febbraio la vetta della "hit parade" fra i social network praticamente ovunque, ad eccezione di Germania (dove si piazza al quarto posto), Russia (al settimo) e Portogallo (al terzo). La patria d'eccellenza è il Regno Unito, dove gli utenti che hanno un profilo attivo sono 22,7 milioni, ma anche in Francia (13,7 milioni) e per l'appunto in Italia le comunità di coloro che comunicano, postano e chattano on line sono altrettanto popolate. E nonostante i noti problemi di cassa, il giovane Zuckermberg (25 anni) gongola consapevole del fatto che la sua creatura è la sesta "property" della Rete a livello globale.
Risponde Myspace.
Francesco Barbarani, Country Manager di MySpace Italia, la grande rivale di Facebook nell'universo sempre più variegato del Web 2.0, ne è assolutamente convinto: il valore di un sito di social network non si misura (solo) con i dati di traffico in fatto di pagine viste e utenti unici. Il concetto è espresso, testualmente, da una riflessione che non lascia dubbi: "non è solo l'audience a determinare l'appeal pubblicitario di un grande portale di aggregazione on line". Il riferimento alla pubblicità è d'obbligo perché di questo vivono (o piangono) Facebook, MySpace and Co. "Il nostro focus sono i contenuti e i contenuti sono al centro dell'evoluzione del nostro sito quale aggregatore globale di persone. Venderemo i contenuti? No, ci bastano le revenue generate dagli attuali servizi a pagamento, e cioè banner, campagne istituzionali ed eventi sponsorizzati on e off line. Tengo quindi a precisare che il modello di business di MySpace non è solo basato su banner e click-through e il rapporto fra contenuti ed utenti è un elemento decisivo per generare ricavi con le imprese". I numeri della società non sono infatti certo da disprezzare, a cominciare proprio da quelli di fatturato: MySpace ha chiuso il 2008 con circa 900 milioni di dollari di ricavi, tre volte tanto le entrate di Facebook. Anche sotto il profilo della popolarità nell'universo Internet il secondo social network al mondo può alzare la voce: 130 milioni di utenti unici mensili (2,7 milioni quelli italiani, con 600mila pagine viste al giorno) attivi in 30 diversi Paesi, 50 milioni di e-mail gestite quotidianamente a livello mondiale, 60mila nuovi video pubblicati nelle 24 ore e oltre cinque milioni di band musicali (260mila quelle italiane) che hanno un loro spazio. Numeri importanti, quindi, soprattutto se correlati al fatto che la sussidiaria di News Corp. vanta fra i suoi clienti l'80% delle prime 500 aziende della classifica di Fortune. Perché marchi prestigiosi come Nike, tanto per fare un nome, scelgono MySpace per i loro investimenti pubblicitari? La risposta proviamo a derivarla dalle parole di Barbarani. "Non siamo solo un sito che ospita contenuti generati dagli utenti ma anche canali "branded" e professionali. MySpace non è una semplice directory e non vuole fare la gara dell'audience con gli altri social network. Puntiamo sulla qualità dei contenuti e sposiamo il concetto di essere in Rete, "in line" quindi, e non solo di essere on line. In questo senso le aziende su MySpace possono entrare in contatto con gli utenti consumatori e avere a disposizione tutti gli strumenti per compiere un'azione di pre-commerce molto radicata, che nasce on line e prosegue off line". E come la mettiamo con il rischio "invasività" dei messaggi pubblicitari, con la libera fruizione dei contenuti da parte di utenti che in Rete ci vanno sostanzialmente per comunicare e generare nuovi contatti? La certezza di Barbarani è in queste parole: "fra advertiser e utenti c'è un rapporto relazionale e non invasivo perché parlano la stessa lingua e perché i contenuti, i messaggi, sono diffusi in modo virale. Per le imprese che investono, MySpace è infatti una piattaforma di brand generated content e la sua community diventa portavoce spontaneo del marchio, una porta privilegiata di accesso al Web. Anche per questo crediamo che la definizione di social porta, in cui convergono servizi, contenuti, iniziative e partner, sia per noi la più calzante e veritiera".
MySpace in versione Mobile, la nuova frontiera I social network sui telefonini sono già oggi più di una tendenza e il fatto che tutti i "big" dell'universo mobile abbiano portato Facebook a bordo dei rispettivi sistemi operativi (Apple per l'iPhone, Research in Motion per i Blackberry, Microsoft per i terminali Windows Mobile) lo dimostra. Altra prova dell'appeal delle community sociali per gli utenti di smartphone la offre anche MySpace: quando fu raggiunto l'accordo per caricare la versione mobile del sito sui Blackberry furono 500mila i download in una sola settimana. I cellulari sono quindi un asso nella manica fondamentale per il futuro dei social network e la stessa MySpace non fa mistero di annunciare che entro due anni metà del suo traffico verrà sviluppato da smartphone e dispositivi dal piccolo schermo. Dando per scontato che le nuove tecnologie Web assicureranno agli utenti una sempre migliore fruibilità dei contenuti dall'apparecchio mobile, il vero obiettivo per i Facebook and Co. è quello di sviluppare il business sul mobile advertising. Il gradimento dei servizi di mobile Internet è in costante e sensibilissima crescita, il numero di abbonati anche: resta da convincere gli inserzionisti del fatto che la pubblicità sui social network ha un valore.
Oracle e Sun.
Oracle si propone di acquisire Sun, che qualche tempo fa sembrava destinata invece a essere acquisita da Ibm. Evidentemente, è Sun ad avere bisogno di un compratore. Ma è anche chiaro che il compratore deve essere il più possibile compatibile con la sua cultura d'impresa. L'Ibm lo era meno della Oracle. La Oracle ha condiviso con Sun una lunga serie di battaglie negli anni Novanta e ha sostenuto per molto tempo, come Sun, l'avvento di una nuova architettura dell'informatica, meno centrata sul personal computer e più sulla rete. In quel periodo, in effetti, si sono cementate tra Sun e Oracle relazioni di vicinanza intellettuale che potrebbero rivelarsi importanti nel momento in cui le due aziende si dovessero effettivamente unire.
Molti commenti alla vicenda hanno messo in luce le preoccupazioni che nel movimento open source si sono diffusi dopo la notizia Oracle-Sun. In particolare, il timore è che Oracle voglia uccidere MySql, database opensource molto importante. Ne dà conto per esempio Om Malik. Matt è tranquillizzante in materia. E Forbes addirittura certo che MySql non abbia nulla da temere, perché interpreta Oracle e Sun essenzialmente come avversarie di Microsoft e dunque orientate a fare qualunque cosa pur di mettere in difficoltà il competitore di Redmond.
Impossibile arrivare a una conclusione adesso. Le variabili sono molte. Prima di tutto l'acquisizione deve ancora andare a buon fine, anche se pare sia avviata con decisione. Inoltre, la questione di MySql potrebbe essere oggetto di un'indagine antitrust, il team di sviluppo potrebbe andarsene spontaneamente oppure restare, l'integrazione di Sun potrebbe essere più o meno spinta, Schwartz potrebbe restare o andare via. Le intenzioni di Oracle sono poco chiare e per ora si possono solo fare speculazioni. Ma Oracle ha un business complesso e non si vede perché non dovrebbe tentare di affiancare alla sua offerta proprietaria anche un servizio per chi preferisca opensource, anche in considerazione del fatto che all'offerta opensource potrebbe aggiungere pacchetti proprietari specifici. Neppure Sun era un player puro open source, del resto. La compatibilità culturale delle due imprese è data dalla lunga storia di collaborazione di Oracle e Sun, dagli interessi in comune contro Microsoft, dalla vicinanza fisica, dal genere di clienti che hanno coltivato e da una quantità di progetti portati avanti insieme. Il passaggio che attende Sun, in ogni caso, non sarà indolore.
21 aprile 2009
NOTA SU GOOGLE
Con un indice che comprende più di otto miliardi di pagine Web, Google è riconosciuto come il più grande e affidabile tra i motori di ricerca, occupandosi attraverso il suo sito di oltre il 70% di tutte le ricerche effettuate su internet nel mondo.
Fondazione. Larry Page e Sergey Brin, allora studenti dell'Università di Stanford, dopo aver sviluppato la teoria secondo cui un motore di ricerca basato sull'analisi matematica delle relazioni tra siti web avrebbe prodotto risultati migliori rispetto alle tecniche empiriche usate precedentemente, fondarono l'azienda il 27 settembre 1998. Convinti che le pagine citate con un maggior numero di link fossero le più importanti e meritevoli (Teoria delle Reti), decisero di approfondire la loro teoria all'interno dei loro studi e posero le basi per il loro motore di ricerca. L'algoritmo PageRank, che è la base del motore di ricerca, è stato costruito ispirandosi all'algoritmo Hyper Search ideato da Massimo Marchiori, un matematico italiano. Etimologia. La parola "Google" deriva da googol, termine coniato da Milton Sirotta (nipote all'epoca minorenne del matematico statunitense Edward Kasner) nel 1938, per riferirsi al numero rappresentato da 1 seguito da 100 zeri. L'uso della parola fatto da Google riflette la volontà della società di organizzare l'immensa quantità di informazioni disponibili sul Web. Page Rank. Il PageRank è un voto su una scala da 0 a 10 che Google attribuisce a una pagina web in base al suo grado di pertinenza e ai suoi contenuti. Il PageRank è calcolato sulla base di diversi criteri: visite giornaliere, accessibilità ai disabili, collegamenti alla pagina da altre pagine web, l'estensione del dominio, il PageRank dell'homepage, e altro. AdWords è il servizio che Google offre agli inserzionisti per inserire il proprio sito all'interno dei risultati di ricerca, nella tabella "collegamenti sponsorizzati". Il servizio non è gratuito, ha un costo per click, stabilito in precedenza dall'inserzionista, che viene scalato dal budget a disposizione ogni volta che un utente clicca sull'annuncio (pay-per-click). È possibile personalizzare ulteriormente la propria campagna pubblicitaria: si può inserire un limite al budget giornaliero, selezionare le aree geografiche dove far comparire l'annuncio, scegliere le parole chiave per la visualizzazione dell'annuncio. AdSense è il servizio di Google che permette agli affiliati di guadagnare inserendo della pubblicità nel proprio sito. L'utente cede a Google uno spazio nella propria home page (solitamente una striscia orizzontale in basso o verticale). L'algoritmo di AdSense scansiona il contenuto delle pagine web degli utenti affiliati. Poi Google inserisce nella sezione i propri annunci pubblicitari in base alle parole chiave trovate. È fondamentale la correlazione semantica tra contenuti della pagina web e annunci: questi ultimi devono essere pertinenti al sito che li ospita. La remunerazione è basata principalmente sul sistema del pay per click: Google paga qualche centesimo di dollaro ogni volta che un utente clicca sull'annuncio AdSense. I server. Google utilizza un parco macchine con più di 450.000 computer GNU/Linux per rispondere alle ricerche e catalogare il web (dato 2009). Grazie a questa enorme potenza di calcolo, Google è in grado di effettuare una ricerca su milioni di pagine Web in alcuni millisecondi, di indicizzare un elevato numero di contenuti ogni giorno, di fare molti mirror e istanze dello stesso processo informatico su più server. Il fatto che Google sia uno dei siti più visitati del Web, e il numero contemporaneo di richieste che arrivano da più utenti, non rallentano l'efficienza di queste ricerche. Google dispone di molti server sui quali gira un elevato numero di ricerche contemporaneamente. La catalogazione è fatta da un programma (googlebot) che richiede periodicamente nuove copie delle pagine web che conosce. I link in queste pagine vengono esaminati per scoprire nuove pagine e aggiungerle nel database, il cui indice, insieme alla cache, occupa milioni di terabyte. Ottimizzazione. Da quando Google è diventato uno dei motori di ricerca più popolari, molti webmaster hanno cominciato a seguire e cercare di spiegare i cambiamenti nel posizionamento (rank) del loro sito. Una nuova categoria professionale è nata per assistere i webmaster e le imprese nel migliorare la posizione dei loro siti nei risultati delle ricerche su Google, così come su altri motori di ricerca. Questi consulenti si occupano di un'attività chiamata "ottimizzazione per i motori di ricerca" (dall'acronimo statunitense SEO: Search Engine Optimization) che si propone di creare pagine e siti che rispettino le regole (i "gusti") dei motori di ricerca riuscendo a migliorare la propria posizione nei risultati delle ricerche. Una delle sfide più importanti di Google, ora che il motore è diventato popolare tra gli utenti del web, è impedire che soggetti spregiudicati riescano a forzare le debolezze dell'algoritmo per sovvertire i risultati delle ricerche a loro vantaggio. Molti consulenti di ottimizzazione scarsamente professionali hanno utilizzato tecniche artificiose e dannose per influire sul posizionamento dei siti di alcuni loro clienti. Google è riuscito a limitare molti di questi tentativi raffinando il proprio algoritmo per individuare i siti che realizzano abusi e limitarne la rilevanza nei risultati (o addirittura rimuovere questi siti dai suoi archivi). Un corretto posizionamento fra i risultati di Google può portare a ritorni economici elevati, soprattutto per i siti di e-commerce. La scelta di un consulente serio è spesso strategica per la sopravvivenza o il successo di un sito. Per questi motivi, Google ha pubblicato un insieme di linee guida per aiutare i proprietari di siti a capire come individuare i consulenti professionali e come evitare truffe e raggiri da parte di operatori scorretti. Come effettuare le ricerche. Per cercare testi dove compaiono in sequenza (una subito dopo l'altra) due o più parole chiave occorre separarle col segno "+": es. l'istruzione "impresa oggi + comunicazione" fa comparire le pagine in cui compare la parola Impresa Oggi subito seguita da comunicazione. Nelle posizioni più basse (con minore ranking) si trovano le pagine che risultano anche da una ricerca senza l'operatore "+" che non è esattamente l'operatore booleano "AND", in quanto oltre a cercare entrambi i termini nel testo, li cerca uno di seguito all'altro. Per cercare invece solo i risultati che contengono le due parole in sequenza si usano le virgolette ("), si scrive quindi la frase desiderata tra virgolette, e google troverà solo i risultati che contengono l'intera frase. Per esempio "strategia di comunicazione" In maniera complementare, l'operatore "-" esclude i testi che contengono una certa parola chiave, e funziona da filtro.
Il carattere jolly è il simbolo di asterisco. Esempio: glossari * impresa oggi fornirà tutte le pagine che contengono le due parole digitate di seguito e con un ulteriore stringa di caratteri intermedia. Ricerca all'interno di un sito. Per effettuare una ricerca di parole chiave all'interno di un sito occorre digitare l'istruzione: "site:nomesito.com spazio bianco e le parole chiave". Ricerca di una definizione. Per cercare la definizione di un termine o il significato di un acronimo basta digitare nel campo di ricerca di Google "define: termine" dove "termine" indica la parola da cercare. Ad esempio "define: TCP" darà come risultato la definizione della sigla. Ricerca dei link a un sito. Digitando www.impresaoggi.com, si trovano tutti i siti che contengono un link all'indirizzo: www.impresaoggi.com o ai sottodomini.
Impresa Oggi - luglio 2009