Crisi etica in Usa. Fallimento di grandi imprese statunitensi.

Voglio indicarti questa affermazione di Crisippo "Il saggio non manca di nulla, pur avendo bisogno di molto".

Seneca Lettere morali a Lucilio.


I primi scricchiolii della crisi del sistema economico statunitense erano stati avvertiti prima dell'11 settembre 2001, quando, già da tempo, gli investimenti nelle nuove tecnologie erano rallentati vistosamente ridimensionando molti dei protagonisti della net economy e determinando un crollo del Nasdaq, anche se il Dow Jones si manteneva poche centinaia di punti sotto i massimi storici delgli anni novanta.

Dopo l'attentato alle Torri Gemelle l'economia americana subisce una contrazione e il Dow Jones inizia una repentina discesa; l'andamento dei corsi azionari mette però in luce una situazione patologica che stava inquinando tutto il sistema economico americano.
Infatti, nell'eccitazione di una borsa prodiga di soddisfazioni, top manager corrotti, al fine di partecipare al banchetto dei rapidi arricchimenti, truccano i bilanci delle società da loro dirette gonfiando gli utili, con la complicità di revisori dei conti disposti a tutto per i lauti compensi assicurati.
Nel giro di pochi mesi, la scoperta della contabilità "disinvolta" di questi manager distrugge decine di migliaia di posti di lavoro e annulla il risparmio di milioni di investitori.
La prima grande società ad essere scoperta è la Enron, gigante dell'energia, il cui top management aveva occultato perdite per 586 milioni di dollari, trascinando nella propria rovina anche l'auditor Arthur Andersen che aveva cerificato i bilanci truccati.
Poi esplodono i casi di Global Crossing e WorldCom il cui top management aveva intascato centinaia di milioni di dollari grazie a stock option e a prelevamenti illeciti; in questi casi, un ruolo di rilievo aveva avuto un analista di una banca del colosso finanziario City-group, il quale aveva consigliato agli investitori di comprare azioni delle due soicietà di telecomunicazioni alla vigilia del collasso.
L'inasprimento delle sanzioni nei confronti di manager corrotti porta all'arresto del fondatore di ImClone, accusato di aver artificiosamente fatto salire il valore delle azioni della società, diffondendo la falsa notizia che le autorità avevano approvato la vendita di un medicinale per la cura del cancro.
Vengono incriminati il Ceo (1) della Tyco International per evasione fiscale e quello della Tv via cavo, Adelphia Communications, per aver prelevato dalle casse aziendali 3,1 miliardi di dollari.
I Ceo di Ibm, Xerox e General Electric si affrettano a correggere i loro bilanci per sottrarsi al sospetto di manipolazioni contabili.
Una battuta che circola tra gli operatori di Wall Street è «Quando la marea si sarà ritirata si vedranno quelli che sono i manager nudi».
Il boom degli anni novanta aveva diffuso un delirio di onnipotenza tra i dirigenti delle imprese americane e molti non avevano saputo  trattenersi dall'arraffare i soldi investiti nelle società; questi episodi hanno gettato un'ombra di discredito su manager e imprenditori e hanno confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il capitalismo può sopravvivere alle nostalgie dello statalismo solo se vengono rispettati i principi etici di base (2).

Forse ha ragione Giovanni Paolo II quando afferma che il capitalismo dovrebbe rigenerarsi con «codici genetici più severi».

Questo articolo è stato scritto nel 2002, ma lo si riporta in questa sezione perchè riteniamo importante ricordare cosa successe solo quattro anni fa. 

 

30/10/2006


(1) Chief executive officer

(2) L'ondata moralizzatrice si è rovesciata anche in Europa dove, nei primi mesi del 2002, sono stati fatti fuori i responsabili del gruppo svizzero-svedese Abb, della Deutsche Telekom, del gruppo francese Vivendi, della tedesca Bertelsmann.



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