Il saggio né rifiuta il vivere né teme il non vivere, perchè né è contrario alla vita, né ritiene che vi sia qualcosa di male nella non vita.
Epicuro, Lettera a Meneceo
In Italia, frane e inondazioni
sono fenomeni diffusi, ricorrenti
e pericolosi. Informazioni su
eventi storici di frana e d’inondazione
datano all’epoca romana. La più antica
inondazione di cui abbiamo notizia
avvenne lungo il Tevere nel 414 aC,
e Plinio il Vecchio raccontò di frane
indotte da un terremoto durante la
battaglia del Trasimeno, nella seconda
guerra punica del 264 aC.
Venendo a tempi a noi più vicini, negli
ultimi 100 anni, fra il 1915 e il 2014,
in Italia si sono verificati almeno 1319
eventi di frana che hanno prodotto
7424 vittime (4820 morti e dispersi,
2604 feriti) in 803 comuni (10% del
totale). Nello stesso periodo
si sono verificati almeno 972 eventi
d’inondazione che hanno prodotto 4521
vittime (2560 morti e dispersi, 1961
feriti) in 663 comuni (8% del totale).
Se a questi dati aggiungiamo gli eventi
per i quali le persone hanno perso la
loro casa o sono stati temporaneamente
evacuati, i comuni interessati nel periodo
sono stati 1718 (21% del totale) per
le frane e 1396 (17% del totale) per le
inondazioni.
Fra il 2009 e il 2013, si sono registrati
95 eventi di frana che hanno causato
82 morti, 6 dispersi, almeno 307 feriti
e oltre 14000 evacuati e senzatetto in
425 località di 331 comuni (4,1%).
Nello stesso periodo si sono verificate
58 inondazioni che hanno causato 80
morti, un disperso, almeno 24 feriti e
oltre 31,000 evacuati e senzatetto in 226
località di 182 comuni (2,2%).
Nel loro complesso, le province colpite
da frane o da inondazioni che hanno
prodotto danni alla popolazione nel
periodo 2009-2013 sono state 91 (su 110,
82,7%).
Nel 2014, un anno particolarmente
gravoso, abbiamo contato 33 morti (13
per frana, 20 per inondazione), 46 feriti
(25 per frana, 21 per inondazione), e oltre
10.000 evacuati e senza tetto a causa
di eventi in 285 località di 220 comuni
(2,7%). Le province colpite sono state 70,
in 19 regioni.
Nei primi 4 mesi del 2015 abbiamo
registrato 3 morti e 5 feriti in otto località
di altrettanti comuni.
In Italia sono anche molto elevati i costi
economici delle calamità geo-idrologiche.
Stime economiche prodotte dall’Agenzia
nazionale dei costruttori edili (Ance) e
dal Centro ricerche economiche sociali
di mercato per l’edilizia e il territorio
(Cresme) indicano come fra il 1944 e il
2012 il danno prodotto dalle calamità
idrogeologiche assommi a 61,5 miliardi
di euro (2011), con una media di 0,9
miliardi di euro l’anno. L’analisi di
Ance e Cresme ha evidenziato come i
finanziamenti pubblici per il ripristino, la
ricostruzione e la mitigazione del rischio
geo-idrologico siano cresciuti in modo
rilevante negli anni più recenti, ponendo
evidenti problemi di sostenibilità
economica. Il ministero dell’Ambiente e
della tutela del territorio e del mare, fra il
1991 e il 2011 ha erogato 7,9 miliardi di
euro per interventi mirati alla riduzione
del rischio idrogeologico.
Va detto che queste cifre misurano per
difetto il reale costo economico degli
eventi geo-idrologici.
Tutte queste cifre, le più alte in Europa
almeno per il numero di vittime prodotte
dagli eventi geo-idrologici, dimostrano
come nel nostro paese l’impatto di frane
e inondazioni sulla popolazione è un
problema di rilevanza sociale oltre che
d’interesse scientifico. Viviamo in un
territorio fragile, e le cifre lo dimostrano
in modo inequivocabile.
Da oltre vent’anni, l’Istituto di ricerca
per la protezione idrogeologica (Irpi),
del Consiglio nazionale delle ricerche
(Cnr), raccoglie, organizza e analizza
informazioni sull’impatto che eventi
di frana e d’inondazione hanno sulla
popolazione. Lo abbiamo fatto prima
nell’ambito del progetto Avi (Aree
vulnerate italiane), promosso dal Gruppo
nazionale per la difesa dalle catastrofi
idrogeologiche (Gndci). Con il progetto
Avi raccogliemmo informazioni su
32.000 frane e 29.000 inondazioni
storiche in Italia dal 1900 al 2002.
A partire dal 2003 il progetto Avi non
fu più finanziato, e fummo costretti a
interrompere la raccolta sistematica delle
informazioni. Fu un peccato, perché il
valore di una serie storica sta anche nella
sua lunghezza. In un documento recente
dell’Associazione nazionale fra le imprese
assicuratrici (Ania) si legge come la
mancanza di informazioni sistematiche
sul numero e la frequenza degli eventi
di frana e d’inondazione dopo il
2002 limita la capacità delle imprese
assicurative di valutare il rischio e offrire
polizze assicurative che coprano il rischio
alluvione.
Le nostre ricerche sono comunque
proseguite. Complice la mancanza di
risorse, ci siamo concentrati sulla ricerca
sistematica e accurata di informazioni
sulle frane e le inondazioni che hanno
prodotto danni diretti alla popolazione,
ossia morti, dispersi, feriti, evacuati e
senzatetto. Abbiamo così costruito un
catalogo storico – unico nel suo genere
– che copre oggi il periodo fra l’anno 68
dC e il 2014, e contiene informazioni
relative a 3921 eventi di frana in 3473
località nel periodo compreso fra il 68 e
il 2015, e a 3011 eventi d’inondazione
in 2345 località nel periodo fra il 589 e
il 2014. Nel complesso, gli eventi censiti
hanno prodotto 17.610 vittime per frana
(14.832 morti, 33 dispersi, 2745 feriti) e
oltre 227.000 fra sfollati e senza tetto, e
40.765 vittime per inondazione (38.656
morti, 81 dispersi, 2028 feriti) e oltre
762.650 fra sfollati e senza tetto.
Le informazioni raccolte nel catalogo
sono state da noi utilizzate per definire i
livelli di rischio individuale e sociale, da
frana e da inondazione, cui è soggetta la
popolazione italiana, e a valutare come
il rischio geo-idrologico sia cambiato,
geograficamente e nel tempo.
Utilizzando i dati del catalogo storico
che, con fatica e pochissime risorse
continuiamo ostinatamente a raccogliere,
ogni anno pubblichiamo il Rapporto
periodico sul rischio posto alla popolazione
italiana da frane e da inondazioni.
L’ultimo rapporto pubblicato relativo
all’anno 2014 è disponibile all’indirizzo
internet http://polaris.irpi.cnr.it/report/
last-report/.
Fausto Guzzetti
Istituto di ricerca per la protezione
idrogeologica, Consiglio nazionale
delle ricerche (Cnr-Irpi)
da /www.arpa.emr.it/cms3/document
Impresa Oggi - 30 luglio 2015