Nessuno, se vede il male, lo sceglie in quanto male, ma perchè si inganna valutando che sia un bene rispetto a un male maggiore.
Dal gnomologio vaticano epicureo
È presto per dire che i pesanti ribassi della borsa cinese assumano un valore epocale: un segnale cioè di un’inversione di tendenza rilevante. In molti ne discutono in queste ore e gli indicatori a riguardo - per sciogliere il quesito in un senso o nell’altro - sono numerosi. Una prima certezza però c’è: per la prima volta la Cina partecipa - o sotto molti aspetti provoca - un crack finanziario globale. Il crollo della borsa di Shanghai entra infatti a pieno titolo nella top ten delle bolle speculative che hanno accompagnato la storia economica negli ultimi cinque secoli.
D’altronde, come ha scritto il Nobel Paul Krugman, i crolli di borsa e le crisi finanziarie non sono l’eccezione ma la regola del capitalismo. E gli effetti contagio non sono un’esclusiva della globalizzazione, erano la norma già nel ’700. Ma già nel Medio evo le crisi finanziarie erano all'ordine del giorno come quando Edoardo III nel 1340 si rifiutò di onorare i debiti della corona inglese verso i banchieri fiorentini causando la bancarotta degli Acciaiuoli, dei Peruzzi e dei Bardi, che allora costituivano la potenza finanziaria dell'Europa.
Nella storia delle crisi tra le più famose c’è quella dei tulipani. La prima vera bolla speculativa della storia, tra il 1634 e il 1637. All’apice delle quotazioni dei tulipani (importati dall'Impero Ottomano) con due bulbi si poteva acquistare una casa nel centro di Amsterdam. Poi la crisi che fece sprofondare l’Olanda in una lunga depressione.
All’inizio del ’700 altre due bolle. Lo scandalo della South Sea, una società di navigazione che aveva diritti esclusivi verso il Sud America. Tra insider trading e corruzione la società provocò una grave crisi. In migliaia erano stati attratti dall'impennata dei bond emessi dalla South Sea tra cui Isaac Newton che perse una fortuna.
Anche la Francia negli stessi anni conosce l'esplosione della prima grande crisi finanziaria, denominata Mississippi Bubble. L'autore fu John Law, allora ministro delle finanze francese che creò una banca pubblica legata alla speculazione sui territori americani appartenenti alla Francia. La banca emetteva obbligazioni e carta commerciale in cambio di oro e argento depositati. Ma a un certo punto la produzione di carta superò il valore dei depositi.
Nel ’700 ci sono crisi finanziarie e valutarie ma non più bolle speculative che tornano nel 1840 a Londra quando diventa di moda investire in azioni delle società ferroviarie, il settore più effervescente del periodo come la rivoluzione internet di 20 anni orsono. Lo scoppio della bolla provoca il fallimento di numerose società.
Non potevano mancare le bolle immobiliari. La prima è negli anni ’20 in Florida dove si dirigono i nuovi ricchi che fanno lievitare il prezzo dei terreni e delle case fino al crollo del 1925. Ma il ventesimo secolo era iniziato con la crisi del 1907 sulla bolla del rame che porta alla crisi della Trust Company. A scongiurare il tracollo è il più potente banchiere del mondo, JP Morgan che convoca nella sua biblioteca i banchieri americani e li chiude a chiave per una notte fino a convincerli che devono scalare la Trust. Quella crisi porterà poco dopo alla creazione della Federal Reserve.
La più famosa e devastante crisi resta il crollo di Wall Street nell'ottobre del 1929. La nuova classe media investe in borsa e spesso con soldi a debito fino al crash che inizia nell'ottobre con migliaia di banche che falliscono. Inizia la Grande Depressione da cui gli Stati Uniti usciranno solo dopo 10 anni.
Più di recente, da ricordare il Black Monday di Wall Street. Il 19 ottobre del 1987 l'indice Dow Jones in un solo giorno perde il 22,6% della sua capitalizzazione. Rimane ancora il più grande crollo di una seduta di borsa. Bolla immobiliare e azionaria è la miscela che fa precipitare il Giappone a fine anni ’80. All’apice della speculazione il terreno del Palazzo Imperiale di Tokyo vale come l'intera California. L'indice Nikkei in tre mesi crolla da 40mila a 15mila punti. Giova notare che da quella crisi il Giappone non si è ancora totalmente ripreso.
Alla fine degli anni '90 esplode la bolla asiatica. L’epicentro è il mercato azionario di Hong Kong ma rapidamente si propaga in tutta l'Asia Pacifico, dove i paesi avevano attirato ingenti finanziamenti dall'Occidente che in pochi giorni abbandonarono Thailandia, Corea del Sud e Indonesia.
Poco dopo è la volta della new economy, la bolla provocata dalla internet mania. Il suffisso dot.com diventa sinonimo di successi in borsa. Nel 1999 l'indice Nasdaq stazionava poco sopra i 600 punti e alla fine del 2001 tocca il massimo storico superando i 5mila. Poi il crollo che lo porta a mille punti provocando la recessione in Usa. L'ultima grande bolla prima della borsa cinese, è quella immobiliare e dei mutui subprime che ha origine a Wall Street e che porta al fallimento di Lehman Brothers nel settembre del 2008 provocando una perdita di oltre 2mila miliardi di dollari a livello globale.
24 agosto 2015
Maximilian Cellino - www.ilsole24ore.com