Rapporto UE sulle energie rinnovabili. Commenti

Sulle energie rinnovabili, l'Italia è la Cenerentola d'Europa. È quanto sostiene un comunicato stampa, redatto dal Wwf, riguardante il rapporto sulle energie rinnovabili che è stato presentato a Bruxelles, l’11/01/2007, nell'ambito del piano su energia e ambiente, dal presidente della commissione dell’Unione Europea, Barroso.

Dal 1997 ad oggi, in Italia, il contributo delle energie rinnovabili è diminuito, passando dal 16% del 1997 al 15,3% di oggi. L'Italia è tra i paesi maggiormente lontani dall'obiettivo nazionale del 25% di quota di rinnovabili sul totale del consumo energetico.
Andamenti confermati anche dal rapporto sul 2005 del Ministero dello sviluppo economico, e dai dati provvisori d'esercizio di Terna relativi al 2006.
Danimarca, Germania, Ungheria, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Spagna e Olanda godono di una situazione - dice il Wwf - che viene giudicata molto o abbastanza positiva. Altri Paesi, oltre all’Italia, nei quali la situazione delle rinnovabili è giudicata negativamente, sono Austria, Cipro, Estonia, Francia, Lettonia, Malta e Slovacchia.

"In tutti questi anni, nonostante i miliardi spesi con le incentivazioni  - afferma il Wwf - i risultati non si sono fatti vedere, mentre gli altri paesi sono andati avanti speditamente. Il dato sulle fonti rinnovabili conferma che l'Italia non si è attrezzata per rispettare il protocollo di Kyoto. Non solo, l'inazione sulle fonti rinnovabili non fa che aumentare la dipendenza energetica dall'estero".

Come si è arrivati a tale situazione? "I meccanismi d'incentivazione per le energie rinnovabili - dice il Wwf - hanno ben altre finalità di un virtuoso sviluppo del settore. Il programma CIP6, pagato dai consumatori in bolletta per finanziare le energie rinnovabili, per il 70% incentiva normali centrali di generazione con combustibili fossili o rifiuti. Il meccanismo dei certificati verdi, anziché essere un virtuoso sistema di mercato, oggi è una nicchia di privilegi privo di obbiettivi di sviluppo delle energie rinnovabili.

La quota d'obbligo di certificati verdi non viene aggiornata a volumi necessari per promuovere l'Italia dalla posizione degli ultimi della classe. E l'aggiornamento non avverrà mai ai livelli auspicati dall'Europa, poiché il meccanismo dei certificati verdi incorpora innumerevoli privilegi ed esenzioni. In pratica solo il 50% della produzione ed importazione di energia elettrica paga l'obbligo dei certificati.

"Occorre una seria strategia per attuare davvero il protocollo di Kyoto e prepararsi a ulteriori riduzioni di emissioni. Sulle rinnovabili, come sul resto, non si può più mantenere la situazione preesistente, correggendo qui e là, senza riformare il settore per metterlo al pari degli altri paesi europei".

Comunicato stampa del WWF
13 gennaio 2007


COMMENTO DI IMPRESA OGGI

Come capita spesso, In Italia, i finanziamenti per qualunque tipo di iniziativa che ci permetta di competere a livello dei Paesi più avanzati non mancano. E’ il modo con il quale vengono distribuiti che spesso è frutto di una cultura  a dir poco mafiosa.
Consideriamo i finanziamenti per le energie rinnovabili. Il famigerato CIP6 prevede che siano finanziate, caso unico in Europa, anche le energie assimilate alle rinnovabili: ad esempio centrali da centinaia di MW alimentate con i residui della lavorazione degli impianti petroliferi e gli inceneritori che producono energia elettrica.
E’ facile intuire che la capacità di lobby dei petrolieri, interessati alle prime e delle imprese, generalmente pubblico-privato, interessate ai secondi sia superiore a qualunque altro soggetto privato o imprenditoriale. La maggior parte dei finanziamenti va pertanto a centri di potere che non hanno nessun bisogno di essere finanziati e la cui produzione di energia elettrica non ha nulla a che vedere con le rinnovabili.
L’altro problema è costituito dal Conto Energia. Qui, più delle lobby si sono scatenati gli avvoltoi, quella categoria di sedicenti consulenti che si fanno pagare qualche migliaia di euro per la progettazione  di impianti fotovoltaici, regolarmente approvati dal GRTN, ma che i relativi intestatari non sono poi in grado di costruire per mancanza di fondi propri.
Il discorso impianti fotovoltaici in un paese serio potrebbe essere una cosa seria. Negli anni novanta gli ambientalisti avevano inventato il progetto 10.000 tetti fotovoltaici e la cosa aveva ben poche possibilità di successo o di logica.
Oggi gli esperti di Impresa Oggi affermano che occorre lanciare un progetto stabilimenti fotovoltaici. In Italia esistono ettari di coperture di capannoni industriali che potrebbero essere utilizzati per realizzarvi impianti fotovoltaici.
Questa soluzione avrebbe una serie di vantaggi.

  1. Sotto ogni capannone esiste un’impresa ed esiste un imprenditore che, opportunamente informato, potrebbe essere interessato ad un impianto fotovoltaico.
  2. La realizzazione non avrebbe nessun impatto negativo dal punto di vista paesaggistico o architettonico.
  3. Generalmente un imprenditore ha buoni contatti con le banche e, presumibilmente, non avrebbe problemi nel trovare i finanziamenti.
  4. La realizzazione presenterebbe il vantaggio di poter utilizzare in loco tutta l’energia elettrica prodotta.
  5. Sotto l’aspetto economico – finanziario la realizzazione di un impianto fotovoltaico con l’immissione dell’energia prodotta nella rete del GRTN è, oggi, uno dei business più interessanti per un’impresa industriale.

Un’ultima raccomandazione a proposito del Conto Energia. Quando si presenta un “Consulente” che vi promette la realizzazione di un campo fotovoltaico, occorre accertarsi di due soli aspetti “Qual è il costo dell’impianto chiavi in mano?” e “Siete in grado di sostenere il 100% della spesa?”. Il resto sono chiacchiere e fumo.

13 gennaio 2007
Eugenio Caruso


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