La sostenibilità un driver per lo sviluppo


Non curatevi della fortuna, non le ho dato nessun' arma in grado di colpire l'animo.
Seneca, De providentia


Avere un modello di sviluppo che veda nella crescita economica non un mero fine, ma un mezzo per migliorare la qualità della vita delle persone: questo e l'obiettivo condiviso fra l'Italia e gli oltre 150 paesi che, durante l’ultimo Summit delle Nazioni Unite sulle Sviluppo sostenibile, hanno adottato i Sustainable Development Goals (SDGs) da perseguire entro il 2030. Si tratta di un cambio di paradigma rispetto ai Millenium Development Goals (MDGs) che hanno guidato l’agenda della comunità internazionale fino a quest’anno. Se gli MDGs erano obiettivi di azione dei Paesi più ricchi in favore di quelli più poveri, gli SDGs sono una sfida universale che ogni Paese deve mettere in atto a partire dal proprio interno.
La sostenibilità, in questo contesto, non è più - o non solo - un passaggio obbligato per fermare il consumo eccessivo di risorse e i cambiamenti climatici; diventa una strategia che comporta vantaggi in termini di benessere della popolazione e al contempo garantisce benefici economici, perché l’incidere sugli sprechi – a partire da quelli energetici - comporta risparmi rilevanti per individui e imprese.
Dopo la recente crisi economica – e i forti squilibri che ne sono derivati - la sfida posta da una "crescita felice" (in quanto connubio fra sostenibilità economica, ambientale e sociale) e quella dell'implementazione di politiche di sviluppo che riescano ad allineare i comportamenti individuali all’interesse generale. La teoria economica indica chiaramente l'importanza degli incentivi per raggiungere questo fine, ma un contributo per il benessere collettivo può arrivare anche dalla società civile che ha sostenuto la recente crescita delle opere filantropiche a livello mondiale e dà vita - anche in paesi più distanti culturalmente dal modello della filantropia, come l'Italia – a un privato sociale capace di sopperire alle carenze del settore pubblico.
Ogni intervento volto a promuovere la sostenibilità deve però tenere conto di un mondo in rapida evoluzione che richiede quindi interventi tempestivi. In questo contesto è impossibile pensare di promuovere la sostenibilità senza considerare grandi mutamenti tecnologici in atto, come l'affermarsi dell'Internet of Things. Questo insieme di tecnologie non solo promette di dare risposte "intelligenti" ai problemi quotidiani di milioni di persone, ma mette anche a disposizione un'enorme mole di dati che, se compresa e analizzata correttamente, può avere notevoli applicazioni in diversi campi.
Un Paese come l'Italia non può perdere le opportunità offerte dalla rivoluzione tecnologica in corso. Per questo deve intervenire sostenendo lo sviluppo di un ecosistema virtuoso che coinvolga università, industria e ricerca con l'obiettivo di favorire innovazione, occupazione e crescita. Mettere a sistema i punti di forza e correggere al più presto le criticità sembra l'unica strada per avere un ruolo nei grandi cambiamenti in corso e riprendere, grazie al connubio fra innovazione e sostenibilità, il cammino della crescita.

Editoriale - 5 ottobre 2015

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