L'arte tra cultura e mercato.


Se molti ti lodano che motivo hai di compiacerti di te stesso?
Seneca, Lettere morali a Lucilio


Milano è stata in passato, è oggi e sarà in futuro la capitale del pensiero creativo. L’eredità di Expo, e soprattutto il valore simbolico di Expo in Città, hanno prodotto un successo di reputazione che premia l’impegno di oggi e ricorda la grande tradizione del passato che la voleva snodo chiave della cultura europea. Come accadeva nel Rinascimento quando, per la prima volta, si sperimenta questo connubio positivo tra arte e scienza e Leonardo diviene emblema identitario della città. A cinque secoli di distanza Steve Jobs è sulla stessa lunghezza d’onda, dimostrando una volta di più che solo chi si pone al crocevia tra mondo artistico e mondo scientifico è in grado di creare valore.
Ecco allora che nell’era contemporanea la cultura può e deve essere vettore di sviluppo. E sono solitamente i grandi artisti ad avere la grande capacità di vivere e interpretare il tempo presente e traguardare il futuro. L’Italia, con il suo straordinario patrimonio artistico e culturale, ha peraltro una doppia responsabilità: la tutela del passato - come è scritto nella Costituzione - e la capacità di costruire il futuro. Un impegno che non riguarda solo le istituzioni, ma anche il mondo privato. Perché, come è stato detto, investendo in cultura e arte le aziende contribuiscono ad elevare il patrimonio cognitivo di una società e, di conseguenza, trovano un terreno maggiormente fertile alla futura creazione di valore.
Cambiano i parametri e i modelli di impegno anche per le grandi imprese. Ecco allora che, al posto di sponsorizzazioni di tipo tradizionale, aziende internazionali come Enel scelgono di diventare socio fondatore del MAXXI di Roma, contribuendo da un lato alla crescita culturale della società e, contemporaneamente, offrendo servizi di efficienza energetica della struttura. Obiettivo del MAXXI è quello di portare l’impegno dei privati al 50% del proprio fabbisogno.
Altra azienda, altra modalità innovativa. Deutsche Bank ha in poco tempo messo insieme la collezione di arte contemporanea più vasta al mondo: 57.000 opere di artisti contemporanei, per lo più giovani e in ascesa, che in nome della nuova concezione di ArtWorks vengono collocate all’interno degli uffici, offerte alla fruizione dei dipendenti e, di tanto in tanto, aperte al pubblico attraverso affollati Open Day.
Innovativo anche l’approccio della Fondazione Trussardi che, nei suoi venti anni di attività, ha avvicinato all’arte contemporanea sempre più appassionati, attivando un modello innovativo di fruizione che prevede esposizioni allestite anche in palazzi e abitazioni private milanesi. Grande interesse anche per la partnership pubblico – privato che si è recentemente consolidata attraverso un accordo su due progetti specifici attivati con il Comune di Milano: il campo di grano all’interno dei grattacieli dell’area di Porta Nuova e la mostra “Grande Madre” allestite in occasione di Expo a Palazzo Reale.
Cultura e arte sono i tratti distintivi dell’immagine italiana all’estero. Non a caso, l’Istituto di cultura italiano a Parigi ha messo a punto un nuovo modello di collaborazione con le imprese che esclude la tradizionale richiesta finanziaria. Si punta, piuttosto, sulla partnership con PMI molto innovative, che investono almeno il 15% del loro fatturato in ricerca e sviluppo, e sono interessate a partecipare alla valorizzazione della cultura italiana come espressione dell’identità di un Paese di successo.
Anche l’introduzione da parte del Governo italiano dell’Art Bonus – che ha prodotto il non trascurabile primo risultato di 34 milioni di euro destinati all’arte – va nella direzione di riattivare e consolidare il circuito virtuoso pubblico-privato, foriero di risultati interessanti per il futuro.

Cosa determina il valore di un’opera d’arte?
Questa domanda divide gli studiosi da anni. Ciò che si può sicuramente osservare in un arco di tempo sufficientemente lungo è che le opere più famose, più ammirate dagli esperti, più studiate ed esposte nei principali musei sono anche quelle che valgono di più dal punto di vista monetario. Se questa correlazione vale nel lungo periodo, non si può tuttavia escludere che si possano registrare temporanee deviazioni, con opere o artisti a lungo ignorati o sottovalutati che poi hanno visto le loro quotazioni riprendersi drammaticamente, oppure artisti celebrati che dopo un breve periodo di gloria sono tornati nell’oblio.
Questo tipo di comportamento non è poi molto diverso da quello registrato da altre attività finanziarie, che sono il frutto di investimenti basati sull’aspettativa del loro valore futuro. Se si anticipa che il valore futuro di un’opera (o di un artista) aumenti, questa tenderà ad attrarre da subito l’interesse degli investitori e di conseguenza comincerà ad apprezzarsi, nell’aspettativa di guadagni futuri. Chi ha accesso all’informazione sul valore potenziale di un artista tenderà a usarla immediatamente, investendo i propri risparmi nell’acquisto di sue opere.
La domanda successiva riguarda il meccanismo di determinazione del valore di un’opera e come si diffonde l’informazione su tale valutazione. Fin quando l’arte ha avuto un contenuto fortemente figurativo, l’opinione dell’esperto, del critico d’arte, ha sicuramente svolto un ruolo fondamentale nel definire la qualità dell’opera. Un parere “istruito” era necessario per capire la “mano” dell’artista, la sua capacità di raffigurare la realtà in modo innovativo. Un tale parere ha – tuttora – un valore ed è ricercato da chi intende investire nell’arte e vuole, attraverso tale informazione privilegiata, identificare un maestro rispetto a un pittore qualunque. Questo sistema ha attribuito a lungo un ruolo fondamentale alle istituzioni ufficiali nella selezione, organizzazione, e anche nel finanziamento dell’arte e degli artisti.
Un cambiamento radicale è avvenuto con il graduale allontanamento dell’arte dalla pura raffigurazione della realtà, e in particolare con l’avvento della fotografia. Un evento che ha marcato tale rivoluzione è stato in particolare la decisione di alcuni pittori impressionisti – allora non riconosciuti dalle istituzioni ufficiali e dalla critica – di esporre nel 1911 a Parigi al Salon des Indépendants. L’interesse che creò tale mostra cambiò radicalmente il mercato dell’arte, mettendo fine al monopolio – largamente dominato dal settore pubblico – che aveva a lungo egemonizzato e controllato il mondo dell’arte.
La liberalizzazione del mercato dell’arte avvenuta all’inizio del xx secolo ha contribuito anche a liberare gli artisti dalla costrizione di doversi confrontare con i modelli estetici esistenti, consentendo loro di innovare senza timori. Come si determina il valore dell’arte in questo nuovo contesto?
Se il valore attuale dell’arte dipende dal suo valore futuro, cosa determina quest’ultimo? Applicando all’arte e agli artisti la definizione che viene generalmente data, in modo un po’ derisorio, dell’economia e degli economisti – “l’economia è ciò di cui si occupano gli economisti” – l’arte è ciò che fanno gli artisti. L’arte ha un valore se incide sugli artisti, ossia se influenza altri artisti. L’artista è un maestro se ha dei discepoli, e in un mondo libero non è il maestro a scegliere i propri discepoli ma questi ultimi a decidere chi è il loro maestro. In sintesi, il valore di un’opera, e di un artista, è determinato in larga parte dagli altri artisti, che se ne ispireranno. Più l’arte a venire è influenzata da un artista, più tale artista – e le sue opere – avranno valore.
Prendiamo ad esempio due opere fondamentali del xx secolo. La prima è Les demoiselles d’Avignon, dipinto da Picasso nel 1907. Quando fu inizialmente esposta venne fortemente criticata dai suoi contemporanei, e in effetti non è facile capire il valore puramente estetico di quell’opera, che ha tuttavia dato origine al cubismo e provocato una rivoluzione nell’arte visiva, diventando un’icona. Il secondo esempio è L’orinatoio di Duchamp, anch’esso fortemente criticato dai contemporanei ma che è diventato un oggetto simbolo dell’arte concettuale e le cui copie fanno parte dei principali musei d’arte moderna del mondo, con un valore inestimabile.
Per capire quale artista e quale opera abbiano un potenziale, bisogna capire cosa ne pensano gli altri artisti, come vi si ispireranno oppure se la ignoreranno. Da ciò dipenderà la sua posizione relativa nella storia dell’arte. Chi vuole investire in arte deve dunque frequentare gli artisti o chi frequenta gli artisti, ossia i galleristi, altri collezionisti, curatori.
Sir Alan Bowness, già direttore della Tate Gallery, ha descritto come il successo artistico sia il risultato di un processo sistematico. Il riconoscimento viene prima dai pari, poi dai critici, successivamente dai collezionisti e galleristi e infine dal grande pubblico. La rapidità dei vari passaggi è stata diversa negli anni, ma è accelerata con la liberalizzazione del mercato dell’arte, che ha anche consentito agli artisti di diventare benestanti, e in alcuni casi addirittura ricchi. Così è stato per Picasso e oggi per Jeff Koons o Damian Hirst. Van Gogh e Gauguin sono invece morti in povertà, secondo Bowness, perché nonostante fossero molto rispettati dai loro contemporanei si confrontavano con un mercato monopolistico, gestito da pochi.
Studi statistici mostrano che vi è una forte correlazione tra la quotazione di mercato di vari artisti e il loro riconoscimento da parte della critica, misurato ad esempio dal numero di articoli specializzati nelle principali riviste o libri. Chi sostiene che le opere di artisti come Hirst o Koons sono sopravvalutate sostiene implicitamente che la critica li sopravvaluti, mettendo in discussione anche la reputazione di quest’ultima.
D’altra parte, chi conosce i mercati finanziari sa bene che essi cercano di sfruttare al meglio l’informazione disponibile, in particolare quella che può incidere sulle future valorizzazioni; ma anche che gli operatori si abbandonano talvolta a comportamenti da gregge, i quali generano eccessi e bolle speculative che poi portano ad aggiustamenti bruschi. Non è nemmeno da escludere che la critica sia influenzata dalle valutazioni di mercato e dai flussi monetari che si dirigono verso certi investimenti, nell’intento di giustificarli e con il risultato di accentuarne i movimenti nel breve periodo.
La creazione di un’opera d’arte è in fin dei conti il risultato di una presa di rischio straordinaria da parte dell’artista nel cercare una via innovativa, con esiti altamente incerti e valutazioni influenzate da asimmetrie informative. Come gran parte degli strumenti finanziari.

EDITORIALE da www.aspeninstitute.it - 9 novembre 2015

LOGO


www.impresaoggi.com