Non è esatto dire che Alessandro Magno doveva andare avanti; egli non sapeva stare fermo.
Seneca. Lettere morali a Lucilio
La Bce ieri ha annunciato un taglio del tasso sui depositi da -0,3% a -0,4%. I mercati se lo aspettavano e si erano già portati avanti da tempo in questa direzione “abbassando” i rendimenti dei titoli di Stato (il titolo tedesco a due anni è scivolato addirittura a -0,5%). Eppure un ulteriore taglio di questo tasso non è che sia proprio gradito. I titoli bancari stanno salendo a Piazza Affari non tanto per questo annuncio, ma per l’altro (ovvero la Bce presterà loro soldi a quattro anni con tassi negativi fino allo 0,4% attraverso nuove aste T-Ltro che partiranno a giugno) e stanno salendo anche proprio per il fatto che ieri la Bce ha lasciato intendere che non intende ridurre il tasso sui depositi oltre il -0,4%.
Ci sono almeno quattro motivi per cui un taglio del tasso sui depositi non piace alle banche. Innanzi tutto perché per le banche più che un tasso è una tassa. Il tasso sui depositi presso la Bce normalmente infatti rappresenta quanto la Bce dovrebbe remunerare le riserve detenute dalle banche presso il suo conto. Ma dato che è negativo accade il contrario. Sono difatti le banche private ora a pagare una tassa alla Bce per parcheggiare le riserve in eccesso. Questa tassa viene pagata solo sulle riserve in eccesso, e non su quelle obbligatorie che per legge le banche devono detenere (oggi questa riserva obbligatoria è pari all’1%).
Non fa piacere anche perché per le banche, ogni qual volta si riducono i tassi ufficiali, si riduce anche il margine di guadagno potenziale che gli istituti possono ricavare dall’attività di impiegare la liquidità prestandola a famiglie e imprese. Secondo Morgan Stanley un taglio del tasso sui depositi a -0,4% da parte della Bce porterà a una contrazione dei profitti del 5% per il prossimo anno.
E non fa piacere anche perché tassi così bassi (e per giunta negativi) esaltano un altro tipo di problema: le banche si stanno domandando ora se e come poter scaricare la tassa che pagano per depositare l’eccesso di liquidità presso la Bce sulla clientela. In Svizzera - dove il tasso sui depositi che le banche private pagano alla Banca centrale è a -0,75% - c’è un istituto che è passato ai fatti: l’Alternative Bank Schweiz difatti applica un tasso negativo sui depositi alla clientela. Sergio Ermotti, ceo di Ubs, ha dichiarato che a questo punto le banche «non sanno cosa fare» dei depositi.
Allo stesso tempo tassi negativi sui depositi stanno gonfiando nuovamente gli squilibri tra i Paesi europei, evidenziati dai saldi Target 2 che sono una sorta di fotografia dello stato di fiducia tra le banche dell’Eurosistema. Quando c’è poca fiducia i saldi tendono a gonfiarsi con differenze evidenti tra i Paesi. Stando agli ultimi dati la posizione creditoria delle banche tedesche nei confronti del sistema Target 2 è cresciuta a 562 miliardi di euro a ottobre 2015 (ultimi dati disponibili) a fronte dei 460 di fine 2014. Allo stesso tempo la posizione debitoria dell’Italia nei confronti del sistema è aumentata dai 164 miliardi di inizio 2015 a quasi 250 miliardi di euro.
«L’aumento dei saldi target 2 ci dice che una banca tedesca in questo momento preferisce parcheggiare le riserve in eccesso presso la Bce, pur pagando lo 0,4% di tassa, piuttosto che prestarlo a una banca italiana che ha bisogno di liquidità, alla quale applicherebbe un tasso più alto - spiega Andrea Terzi, professore di politica monetaria all’Università Cattolica -. In realtà l’unico effetto tangibile che può avere un taglio del tasso sui depositi è solo un temporaneo calo dell’euro. Ma solo temporaneo, finché l’Eurozona produca un avanzo commerciale come accade da anni che di per sé tende a far aumentare la domanda e il valore stesso della valuta».
Quindi le banche non gradiscono il taglio del tasso sui depositi che in ogni caso non dovrebbe bastare a ripristinare la fiducia nel sistema di compensazione della liquidità interbancario europea (Target 2). Ma allora perché questo tasso è andato giù? «Bella domanda, sembra quasi che la Bce sia prigioniera delle aspettative dei mercati». Una storia già vista anche negli Stati Uniti.
Giova d'altra parte ricordare che quando la BCE acquista buoni del tesoro in possesso delle banche europee lo fa sul mercato secondario, non all'emissione, con notevoli margini di profitto per le banche stesse. Comunque la si guardi tutti gli interventi effettuati per bloccare la crisi sono stati tutti indirizzare a salvaguardare i tronchi malati di tutte le banche europee.
Editoriale - 11 marzo 2016