Platone afferma non esserci alcun re che non sia discendente da schiavi e nessuno schiavo che non sia discendente da re.
Seneca Lettere morali a Lucilio
I GRANDI IMPRENDITORI
Nella seconda metà del XIX secolo gran parte delle popolazioni dei paesi, oggi, industrializzati vive di agricoltura e gran parte dei bisogni delle famiglie, sia in termini di prodotti, che di servizi, viene realizzata all'interno della famiglia. Là dove non arrivano le competenze e le risorse proprie si ricorre ai piccoli commercianti o agli artigiani.
Le famiglie aristocratiche e la borghesia ricorrono, quasi esclusivamente, all'offerta dei grandi commercianti e artigiani che operano, per lo più, nelle città.
Alla fine dell'ottocento l'offerta di prodotti al settore privato (beni di consumo e beni durevoli) è caratterizzata da una scelta ampia e spesso molto sofisticata e il sistema produttivo poggia, come detto, sull'impresa artigianale; si pensi all'industria automobilistica che produce esemplari unici, le famose gran turismo, quasi su misura rispetto alle richieste del cliente. I volumi di vendita sono però modesti, l'automobile, ad esempio, è alla portata solo di coloro che dispongono di redditi molto elevati. Nel mondo dell'impresa artigianale è il cliente che si rivolge al fornitore che viene cercato e scelto in base alle caratteristiche del suo prodotto e alla sua fama.
In quello stesso periodo, esiste già anche una grande industria manifatturiera e gli economisti dell'epoca avvertono che i vantaggi comparati per il successo dell'industria sono sostanzialmente tre.
• Vicinanza alle fonti di risorse naturali.
• Abbondanza di capitali.
• Abbondanza di forza lavoro.
Ma anche allora valeva il principio introdotto, da Joseph Alois Schumpeter e rielaborato, recentemente, dall'economista americano Lester Thurow e cioè «Il capitalismo è un processo di distruzione creativa secondo il quale nuove imprese piccole e dinamiche sostituiscono imprese grandi e vecchie, che non sono state capaci di adattarsi a nuove condizioni».
Coerentemente con questo principio, nel primo decennio del XX secolo, delle dieci prime imprese statunitensi del secolo precedente è sopravvissuta solo la General Electric, l'azienda fondata da Thomas Edison, l'unica che non basa il proprio vantaggio comparato sulle risorse naturali. Questa evidenza dimostra che la ricchezza di un paese non è più un "diritto di nascita" legato al possesso di risorse naturali; capitale e lavoro hanno preso il sopravvento.
La distruzione creativa ha portato alla scomparsa di vecchie imprese e alla nascita di nuove che hanno saputo adattarsi alle nuove condizioni.
All'inizio del secolo, infatti, la distribuzione della ricchezza inizia a interessare un numero sempre maggiore di persone che aspirano, non solo a elevare il proprio livello sociale, ma anche a possedere beni di consumo e beni durevoli in grado di assicurare maggiori comodità, e, pertanto, il sistema produttivo deve adattarsi a questa nuova realtà. Per rispondere a una domanda sempre più sostenuta, sono necessari due ingredienti: una produzione di massa e prezzi accessibili a un numero sempre maggiore di persone. Hanno, pertanto, successo quelle imprese che per prime adottano i principi delle economie di scala, della parcellizzazione del lavoro, della produzione di serie e della standardizzazione.
L'impresa che nasce all'inizio del secolo è chiamata "impresa fordista" in ricordo dell'industria che lanciò la motorizzazione di massa negli Usa; è del 1908, infatti, la prima utilitaria costruita dalla Ford utilizzando, per la prima volta, la catena di montaggio.
Nasce, così, la grande industria che si rivolge direttamente al consumatore e la sua missione è produrre. Le caratteristiche salienti dell'impresa orientata alla produzione sono:
• il rapporto tra produttore e utilizzatore è monodirezionale, dal produttore all'utilizzatore;
• il consumatore è "prigioniero" di un sistema transazionale che non controlla;
l'impresa è orientata a vendere ciò che produce;
• l'impresa è convinta di esistere perché produce;
• l'impresa parte da se stessa, concentra la propria attenzione sulla produzione e/o sul prodotto e si propone di conseguire il massimo profitto massimizzando i volumi di produzione.
L'impresa fordista
Ben presto, però, l'industria si accorge che non è sufficiente riempire piazzali e magazzini di prodotti, ma che è più strategico vendere e creare sistemi di distribuzione efficaci, portare il prodotto verso il cliente; l'impresa si trasforma e quindi, si orienta alla vendita. Nel momento in cui si riconosce l'importanza strategica di vendere si può affermare che il marketing inizia a muovere i suoi primi passi; per questo motivo, all'inizio della sua storia, il marketing è la scienza della vendita.
Nascono, pertanto, i grandi distributori, l'intermediazione commerciale, i canali di distribuzione, i dettaglianti, i concessionari. Va sottolineato, però, che, in questa fase, non esiste ancora un rapporto diretto tra produttore e consumatore; questi resta un ricevitore passivo dei "messaggi" imposti dalla produzione.
Ma, con il crescere del benessere, alcune imprese incominciano a rendersi conto che i consumatori possono permettersi di spendere qualche centinaia di dollari in più, pur di uscire dalla standardizzazione. Una di queste, la General Motors, avvia la politica della produzione di una gamma di modelli studiati per le esigenze di una clientela differenziata. Il gusto del consumatore inizia a diventare una componente nella strategia della produzione di massa; Ford non si accorge in tempo del cambiamento in atto nella sociertà americana e la sua Ford tra il 1920 e il 1923 deve cedere lo scettro della leadership alla General Motors.
Si riconosce l'importanza del venditore
Henry Ford ha cambiato la vita di molte persone con le sue auto pratiche ed economicamente accessibili. Le tecniche di produzione di massa e la catena di montaggio da lui inventate stabilirono gli standard della produzione industriale mondiale nella prima metà del XX secolo. La storia inizia a Springwells Township, Wayne County, Michigan, il 30 luglio 1863, quando Henry nacque da William e Mary Ford, primogenito di sei figli. Cresciuto in una prospera fattoria a conduzione familiare, venne educato in una piccola scuola, mostrando fin dall’inizio un precoce interesse per la meccanica.
Henry Ford iniziò ad appassionarsi ai motori da giovanissimo. All'età di 12 anni, infatti, trascorreva la maggior parte del suo tempo libero in un piccolo laboratorio allestito da lui stesso. Fu qui che costruì il suo primo motore a vapore: era il 1878 e aveva solo 15 anni. L'anno successivo lasciò la sua casa diretto alla vicina Detroit, per lavorare come apprendista macchinista. Il suo apprendistato durò tre anni, quindi Henry tornò a casa a Dearborn. Nel corso degli anni successivi, si occupò della riparazione di motori a vapore, lavorò occasionalmente presso una fabbrica di Detroit e curò la revisione delle attrezzature della fattoria del padre. Il 1888 segnò un profondo cambiamento nella sua vita, poiché sposò Clara Bryant e iniziò a mantenere la sua nuova famiglia lavorando presso una segheria. Di lì a poco tutto cambiò nuovamente. Nel 1891, infatti, iniziò a lavorare come tecnico presso la Edison Illuminating Company di Detroit. Due anni dopo, in seguito alla sua promozione a Chief Engineer, Henry ebbe tempo e denaro a sufficienza per dedicare maggiore attenzione ai suoi esperimenti personali sui motori a combustione interna.
Questi esperimenti raggiunsero il culmine nel 1896 con la costruzione di un veicolo a motore: il quadriciclo. Il primo motore Ford fece la sua prima “rumorosa” apparizione sul tavolo di legno della sua cucina al numero 58 di Bagley Avenue e fu presto seguito da un nuovo progetto, un motore montato su un telaio sul quale erano fissate quattro ruote di bicicletta: la prima vettura Ford.
Dopo essersi licenziato dalla Edison nel 1898, Ford istituì la Detroit Automobile Company. Sfortunatamente, la società andò presto in bancarotta, ma Henry non si fece fermare da un simile ostacolo. Progettò e costruì diverse auto da corsa e guidò la famosa "Sweepstakes" verso la vittoria, battendo il campione americano Alexander Winton il 10 ottobre 1901.
La storia dell'auto cambiò per sempre con la fondazione della Ford Motor Company nel 1903. Henry Ford deteneva il 25,5% delle azioni e ricopriva sia il ruolo di Vice Presidente che quello di capotecnico. All'inizio venivano prodotte solo poche vetture al giorno presso la fabbrica Ford di Mack Avenue a Detroit, dove due o tre uomini lavoravano a ogni vettura, utilizzando componenti prodotti da altre aziende. La prima auto costruita dalla società venne venduta il 23 luglio 1903 ed Henry diventò prima Presidente e poi azionista di maggioranza tre anni dopo. Ford realizzò il suo sogno di produrre un'automobile dal prezzo ragionevole, affidabile ed efficiente con l'introduzione della Model T nel 1908. Questo veicolo segnò una nuova era nell'ambito del trasporto personale: era facile da guidare, riparare e manovrare su strade dissestate e infatti riscosse un successo immediato.
Le cose procedevano a ritmo spedito. Nel 1919 Henry e suo figlio Edsel acquisirono le azioni di tutti gli azionisti di minoranza per la somma di 105.568.858 dollari e diventarono proprietari unici della società.
Edsel, che in quell'anno era succeduto al padre come Presidente, continuò a occupare la posizione fino alla sua morte nel 1943, quando Henry Ford tornò alla guida della società.
Henry Ford abbandonò la carica di Presidente della Ford Motor Company per la seconda volta durante il settembre 1945, lasciando il posto al nipote, Henry Ford II. L'anno successivo, Henry venne premiato in occasione dell'American Automotive Golden Jubilee per l'importante apporto al settore automobilistico e, nello stesso anno, l'American Petroleum Institute gli assegnò la sua prima Medaglia d'oro per il prezioso contributo al benessere dell'umanità.
Henry Ford morì nella sua casa di Fairlane, a Dearborn, il 7 aprile 1947 alle 23:40. Aveva 83 anni.
Eugenio Caruso - 5 aprile 2016