Grandi opportunità dalla green economy

Non c'è niente di più facile che indirizzare giovani spiriti all'amore dell'onestà e della giustizia.
Seneca, Lettere a Lucilio


Il 2015 è stato un anno indimenticabile per una serie di eventi che si sono succeduti, dalla pubblicazione dell’enciclica papale Laudato si’, su tutti, alla pubblicazione dell’Agenda 2030 dell’Onu con i relativi Sustainable Development Goals, dai risultati della Cop21 di Parigi all’approvazione da parte del Parlamento europeo del Pacchetto sull’economia circolare. Tutti eventi che hanno sancito come la transizione verso una società più sostenibile a basso tenore di carbonio e più efficiente dal punto di vista dell’utilizzo delle risorse non sia più un'opzione, ma una necessità. Questo implica anche un profondo ripensamento del modello economico attuale e una transizione verso nuove economie quale la green economy considerando anche la bio economy, la blue economy e l’economia circolare. La vastissima consultazione e l’ampio dibattito degli ultimi anni hanno evidenziato come la green economy non può e non deve essere considerata semplicemente come la parte “verde” dell’economia, operante esclusivamente all’interno del settore della cosiddetta “industria ambientale”, ma viceversa deve essere considerata come un nuovo modello economico e ulturale basato su un uso sostenibile delle risorse e una riduzione drastica degli impatti ambientali e sociali ai fini di un miglioramento generalizzato della qualità della vita.
In questo senso la green economy è uno strumento di sviluppo sostenibile basato sulla valorizzazione del capitale economico (investimenti e ricavi), del capitale naturale (risorse primarie e impatti ambientali) e del capitale sociale (lavoro e benessere), da applicare in tutti i settori della produzione di beni e servizi, agli stili di vita e agli approcci culturali, ai fini di una transizione verso un nuovo modello di sviluppo in grado di garantire un migliore e piú equo benessere per tutto il genere umano nell’ambito dei limiti del pianeta.
L’obiettivo della green economy è quello di un radicale cambiamento verso nuovi sistemi di produzione e consumo basati su un approvvigionamento e un utilizzo sostenibile delle risorse e una riduzione/eliminazione delle emissioni e dei conseguenti impatti, che porti gradualmente al disaccoppiamento assoluto tra la crescita, l’utilizzo delle risorse e gli impatti sugli ecosistemi.
L’eco-innovazione è un fattore trainante della green economy
Il passaggio alla green economy si può realizzare tramite lo sviluppo e la messa in pratica dell’eco-innovazione che può essere definita come lo sviluppo e l’implementazione di prodotti, processi, sistemi gestionali, servizi o procedure, attraverso cui si consegue, lungo tutto il ciclo di vita, una riduzione dei flussi materiali, del consumo di energia, dell’inquinamento e degli altri fattori di pressione sull’ambiente e sulla società rispetto alle pratiche correnti, nonché la capacità di creare ancora valore e assicurare il benessere dei cittadini migliorandone la qualità della vita e gli standard sociali e ambientali. Ciascun tipo di eco-innovazione porta a miglioramenti incrementali.
Tuttavia, il percorso verso la sostenibilità necessita la messa a sistema dei vari tipi di eco-innovazione con i più ampi concetti di eco-innovazione dei consumi e più in generale degli stili di vita, culturali e sociali. La filosofia del riciclo della materia, non diversamente dal risparmio energetico e dalla riduzione delle emissioni climalteranti, è un esempio significativo dell’approccio combinato di eco-innovazione, che tiene insieme eco-innovazione di processo, di prodotto, macro-organizzativa, ma anche degli stili di vita e di consumo. Attraverso il recupero dei materiali, l’economia del riuso/riciclo contribuisce in maniera sostanziale all’eco-efficienza generale del sistema, determina significativi risparmi energetici e di uso di risorse non rinnovabili, consente apprezzabili riduzioni delle emissioni sia nella produzione che nello smaltimento finale, favorisce nuova occupazione, indirizza stili di vita e approcci culturali nuovi e più sostenibili.
Gli ostacoli e le barriere allo sviluppo della green economy
Il passaggio alla green economy rappresenta una grande opportunità in molti settori. Tra le più citate aree di intervento, dove si stimano i principali benefici economici, vi sono la gestione più sostenibile delle risorse naturali (ecosistemi e materie prime), lo sviluppo di tecnologie low carbon, l’ideazione e la gestione di smart cities caratterizzate da gestioni ottimali del ciclo dei rifiuti, della risorsa idrica, dell’energia, dei trasporti e da infrastrutture e abitazioni capaci di minimizzare l’impatto sugli ecosistemi. La green economy incontra tuttavia per il suo sviluppo sia “ostacoli”, che sono d’intralcio, ma che possono essere superati, sia “barriere” più difficili da rimuovere. Le barriere sono varie e differenziate e riguardano, ad esempio, problemi che vanno dall’incapacità dei mercati nel valutare costi e vantaggi ambientali, alla rigidità delle strutture economiche, dovute a vincoli infrastrutturali, nonché comportamentali, e a incentivi e sovvenzioni erogati per finalità non compatibili con lo sviluppo sostenibile.
In Italia i limiti alla diffusione dell’eco-innovazione derivano da numerosi ostacoli che vanno da politiche contradditorie a vari livelli (Pubblica amministrazione centrale e locale), a carenze culturali (ruolo e opportunità dello sviluppo sostenibile), finanziarie (investimenti e incentivi), formative (nuove competenze e riqualificazione professionalità), procedurali (procedure autorizzative farraginose e disomogenee a livello territoriale) e di supporto alle imprese (trasferimento tecnologico e metodologico), dagli scarsi collegamenti tra servizi territoriali e aziende/distretti alla mancanza di una comunicazione semplice, efficace e univoca che favorisca l’accettazione sociale di tecnologie, processi, prodotti, servizi e anche comportamenti eco-innovativi.
Per procedere sul percorso verso la green economy è necessario uno sforzo di tutto il sistema paese che individui:
- priorità : se da un lato l’approvvigionamento sostenibile di energia rimane una necessità imprescindibile per il paese, dall’altro non è più rinviabile porre ai primi posti dell’Agenda delle priorità anche la sostenibilità dei sistemi produttivi di beni e servizi e l’approvvigionamento sostenibile delle risorse non energetiche; questo implica anche una nuova politica industriale per il nostro paese
- strumenti: la comunità scientifica è pronta a mettere a disposizione tecnologie, strategie e approcci adeguati alla “fase di transizione” della green economy e a svilupparne ulteriori; in particolare l’Enea sta già mettendo in campo strumenti tecnologici di varia tipologia tali da essere usati in maniera integrata e sistemica: unico approccio adeguato per mantenere insieme sostenibilità e competitività. Per la sua passata natura di ente di ricerca con funzioni di agenzia e attuale natura di agenzia con compiti di ricerca e sviluppo e di grande tradizione nei rapporti con le imprese, l’Enea rappresenta uno dei principali strumenti a disposizione del paese su questo percorso. Altri strumenti necessari sono di natura politica, a partire da quella politica industriale sopra menzionata, ma anche normativi e finanziari. Innovazioni tecnologiche, anche radicali, del solo processo produttivo non riescono a esprimere a pieno il loro potenziale di cambiamento se non sono accompagnate da un cambiamento anche a livello sociale, culturale e istituzionale. Se non cambiano le aspettative e le esigenze complessive, l’innovazione sarà costretta a piegarsi alle esigenze e richieste dei comportamenti esistenti. In questo senso è necessario che la consapevolezza del cittadino diventi a sua volta strumento prioritario di questa fase.
- Risorse. La scarsità di risorse obbliga necessariamente tutti gli attori a “fare sistema” intervenendo per quanto di propria competenza su percorsi concordati e condivisi. Il patrimonio di competenze che questo paese ha, sia nel pubblico, università ed enti di ricerca in primis, sia nel privato, deve essere messo a sistema da una forte cabina di regia che deve vedere, ad esempio, i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente lavorare insieme e in una sorta di joint venture con mondo scientifico e imprese per mantenere unite sostenibilità e competitività che non possono essere affrontate in maniera separata e settoriale.

Roberto Morabito - Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali - ENEA

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27 dicembre 2016


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