Eugenio Cantoni e l'industria tessile.


INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI

In questa sottosezione illustrerò la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.

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Eugenio Cantoni

Figlio di Costanzo, pioniere dell’industria tessile lombarda, Eugenio Cantoni compie i primi studi presso il collegio Rotondi di Gorla Minore (Varese); viaggia poi in Svizzera e in Germania per completare l’istruzione, e infine in Inghilterra, presso alcuni stabilimenti cotonieri, per approfondire le conoscenze di tecnica e di organizzazione industriale del settore.
Rientrato in Italia nel 1845, inizia a collaborare con il padre nella gestione dell’impresa. L’intervento del giovane Eugenio spinge il padre ad ampliare gli stabilimenti (che tra il 1845 e il 1846 comprendevano due complessi per la filatura e uno per la tessitura a Legnano, e un altro per la tessitura con una tintoria a Gallarate), costruendo a Castegnate (frazione di Castellanza, presso Gallarate, dove utilizza l’energia idraulica derivata dal fiume Olona) una nuova filatura dotata di macchinario inglese, con 120 telai semiautomatici e con un reparto di candeggio. Accanto all’attività manifatturiera, l’impresa allarga anche quella commerciale, con l’apertura di una succursale a Milano.
Gli eventi del 1848 interrompono brevemente l’attività industriale di Eugenio Cantoni, che si unisce a una colonna di volontari gallaratesi e svizzeri mossa nel marzo in aiuto del Governo provvisorio di Milano, ma non prende parte ai successivi avvenimenti politici e militari. Si intensifica invece il suo impegno presso l’impresa di famiglia. Negli anni successivi al 1850 il padre Costanzo abbandona infatti gradualmente la cura delle attività industriali per dedicarsi all’agricoltura, fino a quando, nel 1863, associa il figlio all’impresa.
Nel 1857 Eugenio Cantoni si era sposato con Amalia Genotte von Markenfeld e Sauvigny, figlia del Segretario particolare del Gabinetto dell’Imperatore d’Austria: la parentela gli consente, dopo l’unificazione d’Italia e il ristabilimento di normali rapporti con l’Impero, l’accesso a incarichi e titoli onorifici: la nomina a Console d’Austria nel 1869, quella a Console Generale austro-ungarico nel 1873, e il conferimento della gran croce dell’Ordine di Francesco Giuseppe.
L’andamento economico della ditta Cantoni, poco prospero negli anni 1850-57, conosce un netto miglioramento alla fine del decennio preunitario grazie all’introduzione di innovazioni tecnologiche che consentono l’immissione sul mercato di tessuti in cotone, in sostituzione di quelli di lino e misti di lino e cotone; nella prima metà degli anni Cinquanta la Cantoni aveva anche introdotto le macchine a vapore, sull’esempio degli altri cotonifici lombardi, come gli stabilimenti dei Ponti e dei Borghi.
Nuove difficoltà si presentano durante la congiuntura postunitaria, quando l’industria cotoniera risente in modo particolare delle conseguenze della guerra di secessione negli Stati Uniti d’America, che rende impossibile l’esportazione del cotone greggio verso l’Europa; a questo si aggiunge la debolezza causata dall’indirizzo liberistico nella politica commerciale del Regno.
Nel 1866 il complesso degli stabilimenti Cantoni conta complessivamente 9.000 fusi e 236 telai semiautomatici, ma è con la ripresa generalizzata dell’industria cotoniera, seguita all’introduzione del corso forzoso (1866), e all’espansione degli anni successivi alla guerra franco-prussiana, che Cantoni inaugura un processo di ampliamento dell’impresa e pone le premesse per una sua riorganizzazione finanziaria. Nel 1868 acquista gli immobili e il diritto d’uso di un canale per l’impianto di una nuova filatura a Bellano (Como), che nel 1870 arriva a contare 6.800 fusi, e decide l’acquisto di uno stabilimento a Milano, destinato a diventare una stamperia con macchine di fabbricazione inglese.
La ripresa industriale del triennio 1871-1873 spinge il Barone Cantoni (il titolo nobiliare gli viene concesso da Vittorio Emanuele II proprio nel 1871) a un’attività più vasta non solo sul piano imprenditoriale. Nel 1871 è promotore nella costituzione della Banca industriale e commerciale, e l’anno successivo, con il concorso di quest’ultima e della Banca italo-germanica, attua la trasformazione della ditta Costanzo Cantoni nella società anonima Cotonificio Cantoni; nel 1872 fonda inoltre la Banca di Busto Arsizio, primo nucleo della Società bancaria italiana e poi della Banca italiana di sconto.
Tra i sottoscrittori del capitale sociale (sette milioni di lire) del Cotonificio Cantoni figurano, oltre alle due banche, i maggiori rappresentanti dell’industria lombarda, tra cui Andrea Ponti (Presidente fino al 1875), i fratelli Turati, Napoleone Borghi e Giuseppe Colombo. Costanzo ed Eugenio Cantoni appaiono come sottoscrittori rispettivamente per un milione e per 2.750.000 lire: una cifra leggermente superiore a quella di 3.506.523 lire, che rappresenta il valore degli stabilimenti e delle merci apportati dalla ditta Cantoni alla nuova società. A Eugenio Cantoni è attribuita la carica di Direttore degli stabilimenti.
Nel 1873 il Cotonificio Cantoni dispone di un complesso di impianti che comprende le manifatture Cantoni di Legnano (1.000 fusi per filatura, 114 telai meccanici e un opificio per la tintura), di Castellanza (8.000 fusi, 124 telai meccanici e un opificio per il candeggio), di Bellano (6.844 fusi) e infine la stamperia meccanica alla Maddalena, a Milano; inoltre, di acquisizione recente, uno stabilimento di filatura e torcitura a Besozzo (Varese) e uno di torcitura, cardatura e tintura a Milano.
Cantoni pianifica allora sostanziosi investimenti per l’ammodernamento di tutti gli impianti, e i primi anni di vita del Cotonificio Cantoni sono caratterizzati da una vivace polemica fra il Direttore e il Consiglio di amministrazione, che sostiene invece l’opportunità di contenere le spese. La fondazione, nel 1874, dell’officina meccanica Cantoni, Krumm e C. crea nuove tensioni, perché l’assemblea degli azionisti del Cotonificio Cantoni addebita all’imprenditore milanese un "conflitto d’interessi": Cantoni faceva acquistare alla società le macchine da un’impresa a cui egli era direttamente interessato. Nel 1876 assunse Franco Tosi come direttore della sezione meccanica della Cantoni-Krumm facendo sì che il giovane Tosi si facesse le ossa nel management aziendale. Nel 1877, in seguito alle polemiche interne alla società, in concomitanza con il peggioramento della congiuntura economica internazionale e in una fase di crisi per l’azienda, Cantoni deve rinunciare alla carica di Direttore, continuando tuttavia a far parte del Consiglio d’amministrazione e ad avere influenza determinante anche nella conduzione tecnica.
Nel 1978 le perdite registrate costringono la società a sospendere i pagamenti dei dividendi fino a tutto il 1879, mentre l’amministrazione decide di cedere gli impianti con bilanci in passivo. Cantoni rileva allora gli stabilimenti di Milano (attraverso la società Scheller e C.) e la stamperia della Maddalena (attraverso la società Ernesto De Angeli e C., costituita nel 1878 con il concorso del Cotonificio e dello stesso Cantoni, in proprio).
La spinta decisiva per il superamento della crisi degli anni 1877-78 arriva in seguito all’entrata in vigore, nel luglio 1878, della nuova tariffa doganale protezionista, che assicura una difesa contro la concorrenza straniera, soprattutto al comparto della filatura del cotone. Di questo mutamento della politica doganale italiana l’imprenditore milanese era stato un attivo sostenitore, anche quale amico e socio dell’industriale laniero veneto Alessandro Rossi. Cantoni aveva analizzato ed evidenziato da tempo l’arretratezza dell’industria cotoniera italiana, segnata dalla forte prevalenza della produzione non meccanizzata e da investimenti di capitali del tutto inadeguati a sostenere il rinnovamento e l’ampliamento degli impianti necessari per affrontare la concorrenza internazionale; i costi di produzione, inoltre, risentivano troppo degli oneri derivati dai trasporti ferroviari; la manodopera poi, ancora strettamente legata all’attività rurale, non garantiva la continuità della produzione in quanto disertava l’attività industriale in coincidenza con i lavori agricoli; il basso costo del lavoro italiano, infine, era considerato da Cantoni un vantaggio modesto, a fronte delle insufficienti competenze e capacità delle maestranze. Da queste considerazioni l’imprenditore aveva tratto la conclusione – ampiamente condivisa dagli altri industriali cotonieri – della necessità di una maggiore protezione doganale per i filati di cotone; la sua analisi aveva evidenziato inoltre la grave arretratezza dell’industria meccanica italiana, che rendeva impossibile attrezzare convenientemente gli stabilimenti per la tessitura (ma, in questo caso, il fronte protezionista non ottiene l’auspicato intervento a sostegno del settore meccanico nazionale).
In numerosi interventi pubblici Cantoni sostiene simili orientamenti protezionistici: con lettere alla stampa economica, con promemoria al Ministero dell’agricoltura, industria e commercio, nelle sedute della Camera di commercio e arti di Milano, di cui è consigliere nel 1877-1882, e nell’ambito dell’Associazione cotoniera italiana.
L’intensificarsi delle lotte operaie nel decennio Settanta e l’emergere di una "questione sociale" che si impone alla classe dirigente porta Cantoni a esprimersi anche sui problemi del lavoro. I questo ambito si fa portatore di una ideologia produttivistica – comune alla maggior parte degli industriali lombardi – contraria alla limitazione del lavoro minorile nelle fabbriche. Ogni intervento di tutela e controllo delle condizioni e degli orari di lavoro – anche di quello notturno dei bambini – comporta per Cantoni un danno per l’industria cotoniera nazionale, capace solo di minare la sua capacità concorrenziale nei confronti della produzione estera.
Dal 1881 il Cotonificio Cantoni registra utili consistenti e sviluppa gli impianti produttivi (24.166 fusi di filatura e 5.504 di ritorcitura, nel 1884; 200 telai meccanici nella sola Legnano), ma conosce anche, nel 1884, le prime agitazioni operaie. Il Consiglio d’amministrazione, di cui Cantoni farà parte fino alla morte, è costretto a ratificare la concessione di limitati aumenti salariali, e a provvedere alla costruzione di otto case per alloggi operai presso Legnano.
La fase di intensificata attività industriale del decennio Ottanta permette al Cotonificio Cantoni di consolidare in modo definitivo le sue basi industriali e pone anche termine alle antiche polemiche sorte fra Cantoni e la società. Accanto alle attività di maggior rilievo, vanno ricordate diverse iniziative industriali e bancarie alle quali Cantoni partecipa fra la fine del decennio Settanta e il decennio Ottanta: la fondazione della Filatura Fritsch di Castello sopra Lecco, della Cucirini Cantoni Coats, della ditta Schoch di Castiglione Olona e della Candeggio e Tintoria della Garrottola a Olgiate; nel 1885 promuove inoltre la fondazione di banche locali a Gallarate e Legnano.
Negli ultimi anni di vita l’imprenditore rivolge la sua attenzione al settore ferroviario, e – in funzione di uno sviluppo dei traffici diretto a favorire il rifornimento e il commercio degli stabilimenti Cantoni – si interessa allo sviluppo della rete lombarda. A questo scopo promuove anche la fondazione, all’inizio del 1888, del «Piccolo Corriere», giornale di Gallarate e Busto Arsizio, dalle cui pagine inaugura una campagna in favore dello sviluppo delle linee ferroviarie locali. Nello stesso tempo continua a partecipare al movimento per la revisione della tariffa doganale del 1878, giudicata dagli industriali italiani incompleta e difettosa, fino all’approvazione della nuova legge protezionista dell’aprile 1887. I prodromi della rottura doganale con la Francia, nel febbraio 1888, lo richiamano a Roma con una delegazione di industriali dell’Alta Italia per esercitare sul Governo pressioni a sostegno dell’applicazione integrale della nuova tariffa. E a Roma muore nel marzo 1888.
Risorse archivistiche e bibliografiche
Per i verbali delle assemblee degli azionisti e per le relazioni del Consiglio d’amministrazione (molto sommariamente pubbl. sul «Sole») si veda Milano, Archivio della Camera di commercio, industria e agricoltura, Parte storica, sez. IV, Industria, scatt. 55, 59, 67, 226. Oltre quanto indicato nel corso della voce, si vedano anche gli Atti della Camera di commercio ed arti di Milano, anni 1877-1882. Inoltre si vedano dello stesso C. il Memoriale relativo alla vertenza Torcitura di Porta Romana sussistente tra esso e il Cotonificio Cantoni, Milano, 1877; e il Promemoria sulla importazione del filo in rocchetti di legno, ibid. 1877. Infine, oltre a «Il Sole» (Milano), 9 febbraio 1877, ed a S. Zaninelli, L’industria del cotone in Lombardia dalla fine del Settecento alla unificazione del paese, Torino, Ilte, 1967, ad Ind.; si veda: A. Alfani, Battaglie e vittorie, Firenze, Barbèra, 1890, pp. 62-65; G. Robecchi, Scritti e discorsi economici e politici di Giuseppe Robecchi, Milano, Tipografia Bernardoni, 1901, pp. 70-151; G. Macchi, E. C., in «Rassegna gallaratese di storia e d’arte», V (1934), pp. 7-13; R. Tremelloni, L’industria tessile italiana: come è sorta e come è oggi, Torino, Einaudi, 1937, p. 79; C. Bozzi, Ponti, Borghi e Cantoni pionieri dell’industria nazionale, in «Rassegna gallaratese di storia e d’arte», X (1951), pp. 18 e seguenti; A. Sapori, Attività manifatturiera in Lombardia dal 1600 al 1914, Milano, Industrie grafiche italiane Stucchi, 1959, p. 176; R. Morandi, Storia della grande industria in Italia, Torino, Einaudi, 1962, p. 139; M. Turla, Origine e sviluppo dell’industria cotoniera gallaratese, in «Rassegna gallaratese di storia e d’arte», XXIV (1965), pp. 33-47; L. Cafagna, La formazione di una “base industriale” fra il 1896 ed il 1914, in La formazione dell’Italia industriale, a cura di A. Caracciolo, Bari, Laterza, 1969, p. 148; Il Cotonificio Cantoni nella storia dell’industria cotoniera italiana, 1872-1972, s. l. né d. (ma 1972)

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archivi d'impresa - 12 marzo 2017



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