INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa sottosezione illustrerò la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.
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Armand Peugeot (1849-1915)
L'impero Peugeot è sempre stato legato alla famiglia dei Peugeot. Questa famiglia ha origini antiche; era nota già nel XV secolo. I suoi componenti possedevano alcune proprietà boschive tra Audincourt, Hérimoncourt e Montbéliard, ove avevano impiantato una fiorente attività di produzione e commercio della pece. Da questa circostanza deriva il cognome "Peugeot" che nel francese dell'epoca significava "peciaio".
Alla fine del XVIII secolo, sotto l'impulso di Napoleone Bonaparte, che aveva bisogno di divise per il suo esercito, i Peugeot aprirono un'impresa per la trasformazione del cotone ad Audincourt. Artefice di questa conversione fu Jean-Pierre Peugeot (1734-1814), bisnonno di Armand Peugeot. Nel 1810 i figli di Jean-Pierre Peugeot, Jean-Pierre jr. e Jean-Frédéric rilevarono il vecchio mulino di Sous-Cratet da adibire a fonderia e laminatoio.
Fu questo il primo germe da cui si svilupperà in seguito il grande impero Peugeot. Le tecniche di lavorazione dell'acciaio si evolsero rapidamente e la qualità dei prodotti della fonderia Peugeot divennero tra i migliori in Europa. Nel corso degli anni, con il mutare della domanda del mercato, la fabbrica si adeguò nella produzione. Si passò così dalla produzione di lame per seghe a quella di orologi, dalle stecche per ombrelli, alla produzione di molle e persino ad alcuni componenti in metallo per ditte che producevano prodotti di corsetteria.
I cambiamenti più significativi riguardanti tali evoluzioni produttive si ebbero nel 1842, quando i Peugeot si associarono ai fratelli Jackson di Manchester e cambiarono la ragione sociale in "Peugeot aînés et Jackson frères". Nel 1848, quando, dopo la crisi economica seguita alla rivoluzione, l'impresa prende il nome di "Peugeot Frères" si fabbricano anche montature in acciaio per le crinoline, accessori di moda. È del 1847 il primo utilizzo dello stemma raffigurante un Leone sopra una freccia. Nel 1850 l'azienda della famiglia Peugeot si è talmente sviluppata da contare nuove fabbriche che nel frattempo erano state aperte a Valentigney, Beaulieu e Pont-de-Roide.
L'azienda era all'epoca in mano ai due fratelli Jules ed Emile Peugeot, i quali a partire dal 1865 introdussero i rispettivi giovanissimi figli Eugéne e Armand. Quest'ultimo sarà il vero artefice della nascita del marchio automobilistico.
Armand, trasferitosi per studio e apprendistato in Inghilterra, a Leeds, nel 1871, ebbe modo di studiare i metodi di lavorazione dell'acciaio applicati oltremanica. Non solo, ma si convinse anche del possibile futuro sviluppo del nascente settore automobilistico. Rientrò in Francia nel momento in cui un nuovo mezzo di locomozione stava cominciando lentamente a diffondersi nel paese. Questo mezzo era la bicicletta, e ancora non era molto comune in Francia, ma Armand Peugeot riuscì a convincere la famiglia dei possibili sbocchi economici derivanti dalla bicicletta e diede la spinta decisiva affinché l'azienda di famiglia, fino a quel momento dedita alla fabbricazione di minuteria varia, decidesse di ampliare la sua produzione nel settore delle biciclette. Nella fabbrica di Beaulieu/Mandeure, grazie alla spinta di Armand Peugeot, si arrivò a produrre annualmente diverse migliaia di biciclette l'anno, fino a raggiungere, nel 1890 il tetto di ben 30 mila pezzi annui.
Ma già poco tempo dopo l'avvio della produzione di biciclette, Armand Peugeot cominciò a pensare a un mezzo di trasporto motorizzato. Uno dei primi passi verrà compiuto nel 1886, quando Armand Peugeot contattò la famiglia Bollée per avere notizie sui veicoli a vapore da essi realizzati. Poco più tardi, Armand contattò anche Léon Serpollet, accordandosi con questi per la produzione di una vettura con propulsione a vapore. Si arrivò così al 1889, quando all'Exposition Universelle di Parigi, Armand Peugeot e Léon Serpollet presentarono la loro vettura, un triciclo a vapore dotato di uno speciale dispositivo di evaporazione istantanea ideato l'anno prima dallo stesso Serpollet. Il triciclo, che tra l'altro riscosse uno scarso successo, verrà in seguito denominato Peugeot Type 1.
Armand Peugeot, che ha sempre visto molti limiti nei motori a vapore, ma che fino a quel momento non sapeva quali altri validi tipi di propulsione adottare, ebbe modo di stringere contatti con Gottlieb Daimler e Wilhelm Maybach proprio in occasione dell'esposizione di Parigi. I due personaggi tedeschi, veri pionieri dell'automobile, avevano ideato da tempo un motore a scoppio quando ancora lavoravano presso l'azienda di Nikolaus August Otto. Dopo mille difficoltà erano anche riusciti a montare questo motore in una carrozza, dando luogo alla prima vettura a quattro ruote della storia, mossa da un motore a quattro tempi.
Armand, catturato dalle caratteristiche di leggerezza e limitato ingombro del motore di Daimler e Maybach, decise di affrancarsi dalla propulsione a vapore per dedicarsi ai motori a scoppio. In particolare, decise di utilizzare motori Daimler per le sue autovetture, ma dato che non aveva ancora molta esperienza nella produzione su licenza di tale motore, l'unica soluzione sarebbe stata quella di acquistarli direttamente da Daimler o da un suo rappresentante in Francia. Fu Émile Levassor a rivestire il ruolo di rappresentante Daimler in Francia e fu con Emile Levassor che Armand Peugeot strinse accordi per la fornitura di motori Daimler da montare su telai Peugeot.
Fu così che nel 1891 nacque la Peugeot Type 2, prima Peugeot con motore a scoppio. Da lì in poi la produzione si sarebbe via via diversificata in vari modelli: tra l'altro, Armand Peugeot vedeva nelle dimostrazioni su strada e nelle gare un ottimo mezzo pubblicitario per i suoi veicoli. Perciò, già nel 1894, Armand Peugeot fece partecipare la nuova Type 3 alla Parigi-Rouen, da tutti considerata la prima gara automobilistica di sempre. L'esito fu positivo: la vettura riuscì ad aggiudicarsi il primo premio.
Nel frattempo, Armand Peugeot entrò in conflitto con il resto della famiglia, per nulla fiduciosa negli sbocchi economici che poteva offrire l'automobile. Fu così che nel 1897 vi fu la scissione: da una parte, Eugéne Peugeot, cugino di Armand, continuò con la produzione di utensili e biciclette, mentre dall'altra, Armand Peugeot fondò la Société des Automobiles Peugeot, dedita unicamente alla produzione automobilistica. Nel frattempo cominciarono a essere prodotti i primi motori Peugeot che decretarono la completa autonomia produttiva della Casa francese dalla Daimler.
Nonostante la scissione familiare, Armand Peugeot non si sentì mai veramente in conflitto con gli altri membri della famiglia: fu per questo che, quando Eugéne Peugeot decise finalmente di dedicarsi anch'esso alla produzione automobilistica, fondando la Lion-Peugeot, Armand non lo ostacolò, ma anzi, decise di spostare la sua produzione su modelli di fascia alta, mentre il neonato marchio di Eugéne Peugeot si sarebbe dedicato a vetture di fascia bassa. Con la morte di Eugéne Peugeot, avvenuta nel 1907, cominciò un processo di avvicinamento tra i due marchi, processo che sfociò nella definitiva riconciliazione tra Armand Peugeot ed i figli di Eugéne, che nel frattempo presero in mano le redini della Lion-Peugeot.
Armand Peugeot morì il 2 gennaio 1915 a Neuilly-sur-Seine; viene ricordato non solo come grande imprenditore ma anche come colui che lanciò dal punto di vista comunicativo l'automobile in Europa.
La Peugeot Bébé alla corsa di Le Mans 1913
La fabbrica di automobili.
Le prime automobili della Casa francese sono prodotte a partire dal 1890, hanno quattro marce, 2 CV e raggiungono la velocità di 20 km/h. Il motore a benzina dell'epoca, un bicilindrico di origine Daimler, verrà in seguito sostituito da un motore Peugeot. I motori Daimler utilizzati nelle prime Peugeot non provenivano direttamente dalla Germania, ma venivano forniti alla Peugeot dalla Panhard e Levassor, con la quale Armand Peugeot era in ottimi rapporti. Il primo modello ufficiale della Peugeot, denominato Type 2, fu seguito dalla Type 3, assai significativa per la storia dell'automobile in Italia, poiché si tratta di fatto della prima automobile a calcare il suolo del nostro Paese. Fu acquistata infatti il 2 gennaio 1893 dall'imprenditore Gaetano Rossi di Piovene Rocchette. Rispetto alla Type 2, che fu un fiasco anche a causa dei suoi numerosi difetti tecnici, la Type 3 ottenne un successo decisamente superiore, grazie anche ai suoi exploit sportivi in quelle che furono tra i primissimi embrioni di competizioni automobilistiche della storia. Ma non solo la Type 3 venne apprezzata per simili prestazioni: degno di nota è per esempio anche il primo posto di una Type 5 a pari merito con una Panhard nella Parigi-Rouen del 1894.
Fino al 1896 l'attività di costruzione automibilistica rimase un piccolo reparto delle grandi officine Peugeot Frères, fortemente voluto da Armand Peugeot e appena tollerato dagli altri membri della famiglia che non ne gradivano i magri introiti e l'incerto futuro. A complicare le cose fu una disputa tra Armand e Gottlieb Daimler di natura "economico-patriottica". Daimler negò il permesso di commerciare automobili Peugeot con il suo motore in Alsazia, territorio da sempre conteso tra francesi e tedeschi, proponendogli una deroga al rifiuto se le automobili fossero costruite nell'Impero tedesco. Sentendosi offeso come francese, Armand decise di rinunciare ai motori Daimler e di costruirli in proprio, affidandone la progettazione all'ingegnere Gratien Michaux. Dato il prevedibile malumore che avrebbe provocato in famiglia con la richiesta di ampliare il settore automobilistico, allo scopo di costruire in proprio i motori, Armand si risolse a fondare un'azienda autonoma.
Nasce così, nel 1897, Société Anonyme des Automobiles Peugeot ad Audincourt e, sempre nel 1897, la neonata Casa francese realizza il suo primo motore a scoppio progettato e costruito autonomamente. Si tratta di un bicilindrico orizzontale, poi realizzato in varie cilindrate, subito affiancato da un più economico propulsore monocilindrico verticale che risulta indicativo circa l'intenzione di rendere accessibile l'automobile a una maggior fascia d'utenza. Tali propulsori equipaggiarono tutti i modelli Peugeot costruiti fino al 1902, anno in cui la casa francese aveva in listino ben 23 modelli diversi.
In effetti il mercato automobilistico si sviluppò in Francia con grande rapidità. Secondo la rivista France Automobile del luglio 1899, alla fine del XIX secolo circolavano nella sola Parigi circa 1900 automobili e i costruttori europei di automobili ammontavano a 888, dei quali 619 in Francia. Occorre precisare, naturalmente, che con il termine "automobile" venivano all'epoca definiti tutti i veicoli in grado di muoversi senza forza animale o umana, comprendendo quindi autovetture, tricicli, motocicli ed altri veicoli, con propulsione a scoppio, a vapore o elettrica.
Le prime vetture Peugeot erano dotate dello stesso schema meccanico, con motore e trazione posteriore, sterzo a barre di controllo e ruote anteriori di diametro inferiore rispetto a quelle posteriori. Ma all'alba del XX secolo tale schema subì un profondo rinnovamento, con il motore che passò a essere sistemato anteriormente e per lo sterzo venne montato uno dei primi volanti. Inoltre la trasmissione divenne a catena, le ruote divennero tutte dello stesso diametro ed i freni passarono alle ruote posteriori. Siamo a questo punto nel 1902: oltre ai cambiamenti strutturali delle vetture, vi furono anche cambiamenti nell'ubicazione dell'azienda stessa, che venne trasferita a Levallois, all'epoca uno dei centri più fiorenti dell'allora giovanissima industria automobilistica.
Nel 1905, i figli di Eugéne Peugeot cominciarono a guardare con più fiducia alle possibilità offerte dall'industria automobilistica e diedero vita ad un nuovo marchio francese, ufficialmente registrato come Le Fils de Peugeot Frères, ma che divenne più semplicemente noto come Lion-Peugeot. Mentre tale marchio era più orientato verso autovetture più economiche, Armand Peugeot stava indirizzando la produzione verso vetture di prestigio.
In seguito alla morte di Eugéne Peugeot, avvenuta nel 1907, Armand si adoperò per riunire le due aziende, cosa che avvenne nel 1910 con la fusione di entrambe sotto la nuova ragione socialew Société Anonyme des Automobiles et Cycles Peugeot. Anche lo stabilimento di Beaulieu, fino a poco tempo prima utilizzato esclusivamente per la produzione di biciclette ed utensili, ora fu un altro nodo della produzione automobilistica Peugeot. Nel frattempo, venne lanciata la Peugeot Bébé, ufficialmente con marchio Lion-Peugeot, ma spesso annessa da varie fonti alla produzione Peugeot. Tale vettura fu progettata in collaborazione con il grande Ettore Bugatti che da poco aveva fondato l'omonima casa automobilistica.
Gli anni dal 1910 al 1919 erano caratterizzati da un deciso affermarsi della Peugeot in campo sportivo, ma anche dell'effimera Lion-Peugeot, anzi, fu proprio quest'ultima a totalizzare un numero significativo di affermazioni in varie competizioni tenutesi tra la fine degli anni 1900 e l'inizio del decennio successivo. Nel 1912 nacque la Peugeot L76, una vettura da competizione realizzata da un team di piloti Peugeot e progettisti della Casa francese. Tale vettura mieterà parecchi successi grazie al suo potente motore da 7.6 litri bialbero plurivalvole (quest'ultimo un contenuto tecnico di assoluto rilievo ed assai innovativo per l'epoca), che poteva spingerla fino all'allora rilevante velocità di 190 km/h. Con questa vettura vennero stabiliti anche alcuni record di velocità e vennero colte anche alcune affermazioni negli Stati Uniti, come per esempio la vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis del 1913.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale costrinse la Casa francese ad adeguarsi in parte ai nuovi regimi bellici, ma l'attività sportiva non venne trascurata ed anche negli anni più duri, alcune Peugeot da competizione, come la L45, seppero conquistare alcuni importanti risultati, come per esempio nelle tre edizioni della gara di Indianapolis del 1915, 1916 e 1919, rispettivamente un secondo posto e due primi posti.
La fine della guerra spinse la Casa a razionalizzare la produzione e a orientarsi su vetture di fascia inferiore, senza tuttavia trascurare quelle di maggior prestigio.
Eugenio Caruso - 24 marzo 2017