INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa sottosezione illustrerò la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.
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Pietro Bastogi
Livorno, 15 marzo 1808 - Firenze, 21 febbraio 1899
Discendente di una famiglia di commercianti, attivi dapprima a Civitavecchia, poi in Toscana, il giovane Pietro frequenta la scuola dei padri Barnabiti a Livorno e stringe amicizia con Enrico Mayer, con cui condivide l’impegno nella locale associazione mazziniana, poi studia all’Università di Pisa. Nel 1834 raggiunge a Londra l’amico Mayer, che nella capitale inglese porta aiuti agli esuli italiani. Durante questo soggiorno Bastogi acquista una serie di manoscritti di Foscolo, poi donati nel 1836 all’Accademia Labronica, primo nucleo di una importante raccolta di carte e cimeli che continuerà fino agli ultimi anni di vita.
Rientrato a Livorno, Bastogi si dedica al commercio con diversi Paesi del Mediterraneo, importando sete, cotone, oppio, cere, lane ed esportando prodotti diversi, fra cui l’oro filato. La diversificazione degli investimenti colloca la Casa Bastogi (in cui Pietro è socio, insieme allo zio Gioacchino e ad altri commercianti locali) al centro di un’efficiente rete mercantile estesa su scala europea, alla quale si affianca un imponente commercio cambiario. Nel maggio del 1836 Bastogi partecipa, insieme alle principali case mercantili e finanziarie della città, alla costituzione della Cassa di sconto di Livorno.
L’incremento degli scambi con le piazze estere, favorito dalla buona congiuntura internazionale, imprime anche all’attività bancaria della ditta Pietro Bastogi e C. una crescita significativa, facendone uno degli interlocutori privilegiati dei principali centri finanziari d’Europa; con Bastogi rinverdisce la tradizione bancaria della Toscana.
Nella seconda metà degli anni Quaranta dell’Ottocento, Bastogi si avvicina agli ambienti politici del moderatismo toscano, mentre il coinvolgimento della sua casa bancaria nella collocazione del debito pubblico del Granducato consolida la sua posizione nella comunità degli affari locale, con importanti collegamenti alla finanza pubblica.
Nel 1848 Bastogi è membro del Parlamento toscano: in un primo periodo cerca la mediazione fra la posizione moderata e quella democratica del Governo Guerrazzi, ma all’inizio del 1949 sposa con decisione la linea di Ridolfi, contrario al corso forzoso e alla «manomissione della concorrenza bancaria».
Nella nuova stagione politica del restaurato Governo granducale, Bastogi, insoddisfatto delle prospettive economiche e politiche presenti, comincia a ipotizzare nuovi progetti, guardando con sempre maggiore interesse alle possibilità di investimento nelle ferrovie, in progetti capaci di superare gli angusti confini regionali.
Nello stesso periodo inizia la sua attività la Banca nazionale toscana (dicembre 1857): fra gli azionisti spiccano i due gruppi finanziari più influenti nel Granducato, i Fenzi e i Bastogi. Per sanare il passivo del debito pubblico ereditato dal Governo provvisorio dopo la partenza del Granduca nel 1859, Bastogi si fa portavoce della necessità politica e finanziaria di un «imprestito grosso colla garanzia mista di Francia e Piemonte» e l’appoggio della più importante casa bancaria europea, quella dei Rothschild di Parigi.
Nella Camera che per la prima volta accoglie i rappresentanti lombardi e dell’Italia centrale, Bastogi è eletto deputato il 29 marzo 1860: dà il proprio appoggio alla proposta del Ministro delle Finanze per un prestito di 150 milioni, insistendo sulla necessità di adottare un vasto programma di opere pubbliche e di infrastrutture funzionali all’unificazione economica dello Stato. Anche questo prestito è collocato con successo sulle piazze di Parigi e di Francoforte tramite i Rothschild.
Rieletto il 3 febbraio 1861 alla VIII legislatura, la prima del Regno d’Italia, Bastogi è chiamato da Cavour a ricoprire il Dicastero delle Finanze ed è riconfermato da Ricasoli, dopo la morte del Primo Ministro piemontese.
L’impostazione della politica finanziaria di Bastogi non si discosta dalla linea disegnata da Cavour, perseguendo l’obiettivo del pareggio del bilancio attraverso economie, tassazione e ricorrendo al credito interno e, soprattutto, estero: Bastogi avanza la proposta di un prestito di 500 milioni da contrarsi in tempi brevi; contemporaneamente realizza il Gran libro del Debito pubblico che, attraverso il riconoscimento dei debiti degli Stati preunitari, pone le basi per riscuotere la fiducia degli ambienti finanziari verso il nuovo Stato.
In effetti, contando ancora una volta sui buoni uffici dei Rothschild, il prestito incontra ampie sottoscrizioni. Bastogi ritiene indispensabile dotare il nuovo Stato unitario di strumenti regolari e continuativi di finanziamento del debito pubblico per sostenere la spesa statale. Credito e ferrovie gli appaiono le due priorità indissolubilmente vincolate e, al tempo stesso, sostiene la necessità di un’autorità pubblica capace di controllare il corso legale dei biglietti bancari e di assegnare oculate concessioni di appalti e di commesse per dare sostegno all’imprenditoria nazionale. Il banchiere-ministro riconosce quindi il peso decisivo della politica e dello Stato per consolidare l’economia dei Paesi giunti tardi sulla scena dello sviluppo industriale.
Il tentativo di emancipazione della finanza italiana dalla pesante ipoteca dei Rothschild, già operato da Cavour con esito negativo nel 1852, è riproposto da Bastogi con la grande operazione che ha per protagonista la Società per le strade ferrate meridionali, a capitale «completamente» nazionale, incaricata della costruzione e gestione della rete da completare sulla costa adriatica e da Napoli a Foggia. Intorno a questa concessione si agitano diversi interessi nazionali e internazionali, pronti a cogliere le occasioni di lucrosi affari per l’adeguamento della rete – ferma a 1.500 km, di cui solo 128 al Sud.
Quando il Ministro dei Lavori Pubblici Agostino Depretis decide di stipulare il 15 luglio 1862 una convenzione con James Rothschild, Bastogi propone, il 31 luglio 1862, il progetto della concessione per la costituenda Società delle ferrovie meridionali, presentandola come collegamento fra le migliori energie economiche del Paese. Nonostante l’ostilità del Presidente del Consiglio Urbano Rattazzi e del Ministro dei Lavori Pubblici Depretis, la Camera saluta positivamente la nuova società come manifestazione dell’“orgoglio nazionale”. L’approvazione del contratto è però giudicata irregolare dalla Commissione d’inchiesta istituita dopo le accuse di corruzione e affarismo a Bastogi, che costringono il banchiere livornese a ritirarsi dalla politica attiva.
La Società per le strade ferrate meridionali comincia comunque a operare e la gestione si mostra oculata, tanto che nel 1865 sono completate le linee Ancona-Brindisi e Napoli-Foggia. La sottoscrizione del capitale e il reperimento dell’azionariato sono resi possibili dalla parallela affermazione dell’altra creatura di Bastogi, la Banca di credito per le industrie e il commercio nel Regno d’Italia, il secondo istituto di emissione toscano. In seguito al riassetto delle concessioni ferroviarie del 1885, la Società per le strade ferrate meridionali ottiene in concessione la rete adriatica, mentre restano di sua proprietà le linee già costruite nel Mezzogiorno.
Con la creazione della Banca toscana di credito, Bastogi aveva dato vita a un primo strumento di finanziamento industriale: lo stretto nesso fra banca e impresa agli appare chiaramente come la via da percorrere per realizzare interventi efficaci nella complessa realtà economica dello Stato unitario. Crescita della finanza nazionale e del settore industriale rappresentano gli elementi caratterizzanti della vicenda biografica di Bastogi, anche se con notevoli chiaroscuri su entrambi i versanti, politico e finanziario. Il distacco da Rothschild si realizza con l’avvicinamento ai Perèire e al Crédit mobilier, anche grazie al massiccio intervento di questo capitale francese nelle imprese di Bastogi.
Rientrato alla Camera nel 1870, Bastogi rimane deputato fino al 1880; nel 1890 è nominato Senatore. In questo periodo svolge un’efficace azione politica contraria agli ultimi Governi della Destra, opponendosi ai progetti di Silvio Spaventa, relativi alla nazionalizzazione della rete ferroviaria, e di Quintino Sella, in materia bancaria. A questo fine Bastogi sostiene finanziariamente la Società Adamo Smith e la rivista «L’economista», fondata con Ubaldino Peruzzi e il gruppo moderato toscano, che esercita un ruolo di protagonista nella caduta della Destra storica.
L’ultimo grande impegno del gruppo che fa capo a Bastogi risale al 1879 con la creazione della Fondiaria: compagnia italiana di assicurazioni a premio fisso contro l’incendio, la cui prima polizza è emessa a favore dei conti Bastogi.
Anche questa società sarebbe stata condotta a lungo con quello stile di investimenti oculati e sapiente distribuzione di utili che avevano caratterizzato la gestione degli investimenti di Bastogi.
Alla morte, il 21 febbraio 1899, il banchiere toscano lascia un patrimonio di 17.247.073 lire – costituito prevalentemente da titoli, dopo che in vita aveva fatto donazione delle proprietà immobiliari ai figli – e 50.000 autografi alla Biblioteca Labronica, memoria del suo impegno culturale erudito.
Nel 1906 in seguito al riscatto e alla successiva nazionalizzazione delle linee ferroviarie da parte dello Stato, la società si trasformò in finanziaria investendo nel settore elettrico, in quello immobiliare e delle costruzioni, e infine in obbligazioni e titoli di Stato nazionali ed esteri. Fu soprattutto la nascente industria elettrica a focalizzare la strategia aziendale: nel 1915 la società era ormai in possesso di pacchetti azionari di sedici imprese del settore, per circa 28 milioni di lire, su un capitale totale delle stesse di 180 milioni (tra queste la Adriatica, la Ligure-Toscana, la Sme, la Conti, l'Adamello, la Maira, la Cellina e la Società Elettrica della Sicilia Orientale - SESO gestita da Enrico Vismara).
La Bastogi in quest'epoca era la più importante finanziaria italiana. Nel 1926 ne divenne presidente Alberto Beneduce, che era contemporaneamente presidente anche del Crediop e dell'ICIPU, due istituti pubblici[2]. Assorbita dall'I.R.I. dopo la grande crisi del 1929, venne risanata e riprivatizzata nel 1937. Ora la società aveva sede a Firenze e direzioni a Milano e Roma. Al sindacato di controllo partecipavano la FIAT, la Pirelli, la Edison, la Centrale, la RAS e le Generali, mentre le partecipazioni più significative la Finanziaria le deteneva nell'Italcementi e nella Montedison. Perciò, prima dell'ingresso dei privati in Mediobanca, è stato il principale "salotto buono" dell'economia italiana, dove avvenivano le mediazioni fra i grandi gruppi industriali e finanziari privati.
La nazionalizzazione dell'energia elettrica nel 1962 diede liquidità alla finanziaria, che fu reinvestita soprattutto nella chimica, ma in effetti iniziò il declino della Bastogi in termini di potere economico. Nel 1971 la Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali fu oggetto della prima OPA della storia italiana, promossa dal finanziere Michele Sindona. La scalata fallì per l'opposizione dell' establishment finanziario italiano guidato da Guido Carli, governatore della Banca d'Italia, e da Enrico Cuccia, direttore generale di Mediobanca.
Dopo essere diventata nel 1972 Bastogi Finanziaria ed aver spostato la sede a Roma, nel 1978, a seguito dell'incorporazione dell'Istituto Romano dei Beni Stabili, modifica la propria ragione sociale in Bastogi IRBS. Nel 1983 Italmobiliare, con l'acquisizione del 23% della società, diviene il maggiore azionista di Bastogi IRBS, che avvia un processo di alienazione delle partecipazioni industriali, concentrandosi sul settore immobiliare. Nel 1986 la SAPAM assume una quota del 58,4% di Bastogi IRBS e, un anno dopo, viene modificata la denominazione sociale in Bastogi. Nel 1990 il Gruppo Cabassi rileva il 47% della società, consolidando la sua presenza nel campo immobiliare e in quello dei servizi. Nel 1994 Bastogi acquisisce il 50,3% di Brioschi Finanziaria. Nel 2004 viene lanciata un'OPA obbligatoria su circa 312 milioni di azioni Bastogi da parte di Sintesi S.p.A., holding del Gruppo Cabassi. A conclusione dell'OPA, Sintesi possiede il 64% del capitale di Bastogi. Nel giugno 2008 avvenne la scissione parziale proporzionale inversa della società a favore di Brioschi Sviluppo Immobiliare. Il 1º gennaio 2015 avvenne la fusione per incorporazione di Raggio di Luna in Bastogi, per effetto della quale Bastogi diviene attiva anche nei settori dell'immobiliare e dell'intrattenimento.
Bastogi è la più antica società italiana quotata alla borsa italiana ancora in attività. E' una holding di partecipazioni attiva principalmente nei seguenti settori:
Immobiliare
Attraverso il Gruppo Brioschi, la società Sintesi e altre controllate minori, opera nel settore dello sviluppo immobiliare.
Intrattenimento
Tramite Forumnet Holding, gestisce strutture dedicate all'intrattenimento (Mediolanum Forum e Teatro della Luna ad Assago, Milano, e Palalottomatica a Roma) e produce spettacoli teatrali attraverso la società Compagnia della Rancia.
Arte e cultura
Attraverso Open Care – Servizi per l'arte fornisce servizi integrati per la gestione, la valorizzazione e la conservazione delle opere e degli oggetti d'arte.
Negli spazi polifunzionali dei Frigoriferi Milanesi e del Palazzo del Ghiaccio ospita e organizza un'ampia tipologia di eventi, quali presentazioni, convegni, spettacoli, mostre, incontri culturali, sfilate di moda, shooting fotografici, ricevimenti e serate di gala.
Hotel
Attraverso il marchio H2C Hotel gestisce un hotel 4 stelle business ad Assago (Milano).
Servizi commerciali
Tramite il World Trade Center di Milano fornisce servizi commerciali alle piccole e medie imprese.
L'azionariato comunicato alla Consob è il seguente:
Matteo Cabassi: 24,024%
Marco Cabassi: 22,139%
Maria Chiara Cabassi: 16,224%
Mariagabriella Cabassi: 16,224%
Paolo Andrea Colombo: 6,147% Merfin: 6,147%
Azioni proprie: 11,247%
Altri azionisti: 3,995% .
Risorse archivistiche e bibliografiche Livorno, Biblioteca Labronica, Carte Bastogi, cass. n. 5, aut. 1; cass. n.s, aut. 11; Fondazione Isec, Sesto San Giovanni (Milano), Archivio storico Bastogi (già Società italiana strade ferrate meridionali); L. Coppini - G. P. Nitti, ad vocem, in DBI, VII, 1970; E. Passerin d’Entrèves - L. Coppini, Pietro Bastogi, in La Società italiana per le strade ferrate meridionali nell’opera dei suoi presidenti, Bologna, Zanichelli, 1962. Per ulteriori notizie sulle attività finanziarie e ferroviarie di Bastogi, ampi riferimenti in R. P. Coppini, Il Granducato di Toscana. Dagli “anni francesi” all’Unità, Torino, Utet, 1993; A. Volpi, Banchieri e mercato finanziario in Toscana (1801-1860), Firenze, Olschki, 1997; A. Moroni, Antica gente e subiti guadagni. Patrimoni aristocratici fiorentini nell’800, Firenze, Olschki, 1997; S. Maggi, Le ferrovie, Bologna, Il Mulino, 2008.
impresa.san.beniculturali.it - Eugenio Caruso
- 13 aprile 2017