INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa sottosezione illustrerò la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.
Biografie precedenti
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H - Hewlett e Packard
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L - Vincenzo Lancia
K - Raymond Albert Kroc - Alfred Krupp
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N - Vittorio Necchi
O - Adriano Olivetti
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R - Louis Renault - John Davison Rochefeller - Nicola Romeo
S - Isaac Merrit Singer - Alfred Sloan - Otto Sundbäck
T - Franco Tosi
V - Vittorio Valletta - Giuseppe Volpi
Z - Lino Zanussi
Giacomo Colussi
Venezia, 26 novembre 1914 - Milano, 19 dicembre 1999
La famiglia Colussi, originaria del Cadore, si era trasferita a Venezia nel 1880 e aveva aperto un esercizio di panetteria. Nel 1911 il padre Angelo, con i proventi ottenuti dalla vendita di alcuni immobili, impianta una fabbrica di biscotti. Lo stabilimento continua la produzione anche nei primi anni di guerra, ma deve interrompere l’attività quando gli austriaci minacciano di arrivare a Venezia; la produzione riprende solo dopo la fine delle ostilità.
Nel 1920 la fabbrica si ingrandisce con l’acquisto di un forno a riscaldamento indiretto con il carbone, due camere di cottura con tubi per distribuire il calore, impastatrici, laminatoi e una macchina stampatrice. La produzione supera il quintale di biscotti l’ora e l’impianto occupa 50 operai. Con gli anni Trenta, allargatasi la produzione ai panettoni, ai wafer e alla pasticceria, Angelo Colussi decide di aprire alcuni negozi per vendere direttamente i suoi prodotti: alla metà del decennio si contano 14 punti vendita (sei a Venezia, uno al Lido di Venezia, uno a Mestre, uno a Padova, uno a Vicenza, uno a Udine, uno a Trieste e due a Milano).
Giacomo Colussi frequenta gli uffici della fabbrica sin da bambino; si diploma all’Istituto tecnico commerciale e si iscrive alla facoltà di Scienze economiche e commerciali dell’Università "Ca’ Foscari" di Venezia, dove consegue la laurea. Già nel 1936, prima di terminare il corso di studi, gli viene affidata la gestione della fabbrica di biscotti di Vittorio Veneto, appena acquisita dal padre.
Colussi organizza dapprima il lavoro in due turni, porta la produzione da tre a sedici quintali al giorno, e nel giro di pochi anni, adottando i tre turni su tutte le 24 ore, porta l’impianto alla produzione di 24 quintali giornalieri di biscotti.
Durante la guerra, nel 1942 viene assegnato al reggimento di Vittorio Veneto, e continua così a dirigere l’impianto. Solo nel 1946 la produzione riprende con regolarità: pur utilizzando la marmellata invece dello zucchero – quasi introvabile nell’immediato dopoguerra – per produrre i biscotti, l’impianto vede l’ampliamento dei locali, l’acquisto di un altro forno e l’aumento degli operai occupati a 150, mentre il mercato di smercio si estende ormai a tutta l’Italia settentrionale.
Forte dell’esperienza maturata nelle attività di famiglia, Colussi decide allora di avviare una nuova attività imprenditoriale in proprio a Perugia, per la quale ottiene il sostegno finanziario del padre. Al Nord sarebbero rimasti i fratelli Alberto e Sandro a gestire gli impianti di Vittorio Veneto prima, e di Voghera poi, sotto il marchio Colussi Milano.
Oltre che per la posizione geografica – Perugia poteva essere utilizzata per la penetrazione nel mercato meridionale – Colussi sceglie di stabilirsi in Umbria per sfruttare le agevolazioni concesse dalle amministrazioni locali a favore dell’installazione di impianti industriali nella regione, all’epoca in una fase di profonda crisi economica.
Alla fine del 1949 costituisce la Società immobiliare industriale di Perugia srl, in posizione di socio maggioritario. Nel giugno del 1950 inizia la produzione nella fabbrica situata nella zona della stazione ferroviaria di Fontivegge. Per circa due anni lo stabilimento Colussi di Vittorio Veneto produce savoiardi, amaretti e wafer, poi spediti a Perugia per essere immessi nel mercato meridionale. In seguito, la produzione viene concentrata interamente nell’impianto di Fontivegge. Colussi struttura subito una rete di distribuzione tramite una fitta serie di contatti commerciali, arrivando a coprire un’estesa porzione del mercato nazionale, prima con i cosiddetti “biscotti a rilievo” (realizzati con una macchina a rotativa in grado di sfornare biscotti più raffinati di quelli compatti), e poi diversificando la produzione con wafer e altri alimenti da forno. Nel 1952, con l’importazione di un secondo forno dalla Germania, avvia la produzione dei frollini, e nel 1955 nasce il Gran Turchese, il biscotto frollino divenuto presto uno dei prodotti più conosciuti dell’azienda.
Lo stesso Colussi ricorda di aver avuto l’idea del Gran Turchese anni prima, durante un viaggio con i genitori al museo archeologico di Pompei, dove aveva visto uno stampino di forma rotonda e bucherellata. Il nome del frollino, invece, deriva dalla serie di biscotti dedicati ai gioielli e segue il lancio del Gran Rubino, che non aveva però incontrato i favori del mercato.
In questa prima fase la produzione si attesta su livelli notevoli: circa 400 quintali giornalieri con triplo turno lavorativo svolto da 400 operai effettivi, più 50 stagionali, ed è rivolta a una clientela di massa, per non contrastare le posizioni della vicina Perugina, presente sul segmento superiore del mercato.
Il 1956 segna l’inizio di un nuovo capitolo nella storia imprenditoriale di Colussi: decide allora di costruire un nuovo stabilimento a Casalnuovo di Napoli, trasformando l’azienda in società per azioni e aumentando il capitale sociale. La sede della società è trasferita a Napoli e dal 1959 l’impianto di Perugia continua la produzione come filiale della società campana. In questi anni Colussi punta all’espansione nel mercato meridionale, in cui l’azienda è già presente grazie alla fabbrica di Catania, che dal 1953 svolge prevalentemente funzioni di distribuzione.
Nel 1957 compie importanti investimenti in seguito a un mutuo accordato dall’Isveimer (Istituto per lo sviluppo economico dell'Italia meridionale) e finanziamenti ottenuti dalle banche: acquista nuovi macchinari e forni e avvia i lavori per la costruzione di nuovi impianti. Colussi persegue in questo modo un incremento della produttività e l’affermazione su di un mercato più vasto, sfruttando anche i vantaggi del basso costo della manodopera locale. L’apertura dello stabilimento di Napoli offre nuove possibilità di crescita all’azienda: mentre il volume d’affari raddoppia fra il 1959 e il 1962, emergono anche le difficoltà di realizzazione e gestione dell’aumentata capacità produttiva e Colussi si trova di fronte alla necessità di trovare nuovi spazi commerciali per la sua impresa.
L’accresciuta capacità produttiva nel polo napoletano rende inoltre svantaggioso il mantenimento delle strutture marginali (Perugia e Catania), che impongono costi di produzione notevolmente più alti. In un simile contesto acquista terreno l’idea di una razionalizzazione della presenza nel capoluogo umbro: con l’obiettivo di ridimensionare l’impianto di Perugia (causando numerosi licenziamenti) per trasferire il polo maggiore della produzione a Petrignano d’Assisi, Colussi si trova impegnato in una lunga vertenza sindacale che culmina con l’occupazione della fabbrica.
Coinvolte nella fase conflittuale sono anche le amministrazioni locali, a fianco degli operai, a causa dell’inserimento dell’attività industriale di Colussi nel quadro del Piano regionale di sviluppo: questo aveva comportato ampie facilitazioni – fiscali e di sostegno finanziario – all’impresa perugina di Colussi; questi, nel 1962, decide invece di orientare il potenziamento della produzione in un nuovo impianto vicino ad Assisi, sfruttando, anche in questo caso, le agevolazioni e le esenzioni fiscali legate alla pianificazione dello sviluppo industriale dell’area.
Nel corso degli anni Sessanta, comunque, le favorevoli condizioni di espansione economica spingono la crescita del nuovo stabilimento umbro, mentre Colussi diversifica la produzione ed estende capillarmente la rete distributiva dei prodotti su tutto il territorio nazionale, al punto che entra in concorrenza con l’attività dei fratelli, concentrata ancora nel Nord del Paese. Dedica inoltre un'attenzione rinnovata al marketing del prodotto, introducendo le confezioni di latta colorata e promuovendo famose iniziative pubblicitarie, come lo spot su Carosello Gli amici di Gioele.
Dalla metà degli anni Settanta, Colussi è affiancato nella gestione dal figlio Angelo: lo sviluppo degli ultimi due decenni del secolo registra la crescita dell’impresa attraverso una continua diversificazione produttiva (fette biscottate e cracker per la capogruppo; pasta e prodotti lievitati tramite le acquisizioni) e l’espansione verso settori merceologici contigui: dall’acquisizione nel 1996 del marchio Misura (prodotti salutistici), all’acquisto della Audisio di Fossano (Cuneo) nel 1998, azienda produttrice di fette biscottate e pasta, con importanti investimenti all’estero (Gran Bretagna, Usa, Giappone), che consente alla Colussi di estendere il suo mercato anche fuori dai confini nazionali. Nel 1997 entra a far parte del gruppo anche la toscana Foodco (dolciumi); il periodo di crescita culmina con l’acquisizione nel 1999 della Agnesi di Imperia (con noti marchi come Liebig e Riso Flora, fra gli altri).
Al termine di una lunga carriera da imprenditore nel settore alimentare, nel 1998 Colussi è nominato Cavaliere del lavoro. Muore a Milano, senza aver cessato la sua attività in azienda, alla fine del 1999.
L’anno successivo il figlio Angelo riacquisisce il marchio Colussi Milano e lo stabilimento di Vittorio Veneto.
Risorse archivistiche e bibliografiche
Al momento non esiste un archivio storico dell’impresa, la cui storia può essere ricostruita attraverso gli atti ufficiali (relazioni di bilancio, verbali di assemblee, atto costitutivo e trasformazioni societarie), depositati presso gli archivi della Camere di commercio di Venezia e di Perugia e attraverso le carte conservate dalla famiglia, tra cui il dattiloscritto C’era una volta una famiglia…, centrato soprattutto sui decenni precedenti l’arrivo di Colussi a Perugia. Non esiste bibliografia storica specifica.
impresa.san.beniculturali.it - Eugenio Caruso
- 18 aprile 2017