INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.
Biografie precedenti
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O - Adriano Olivetti
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T - Franco Tosi
V - Vittorio Valletta - Giuseppe Volpi
Z - Lino Zanussi
Angelo Moratti
Somma Lombardo (VA), 5 novembre 1909 - Milano, 21 agosto 1981
In provincia di Varese, a Somma Lombarda, il padre Albino esercitava dalla fine dell’Ottocento l’attività di farmacista; si era poi trasferito a Milano per gestire una farmacia in prossimità di piazza Duomo (piazza Fontana). Ultimata la scuola elementare, Moratti inizia a lavorare in una fabbrica di maniglie d’ottone, conseguendo contemporaneamente il diploma di scuola media grazie ai corsi serali.
A 14 anni, dopo un velleitario tentativo di raggiungere Marsiglia e imbarcarsi per l’America, Moratti risponde a un’inserzione di una ditta milanese di distribuzione di prodotti petroliferi e viene selezionato per svolgere l’attività di agente di commercio.
Gli anni della Prima guerra mondiale vedono una prima fase di affermazione globale dei derivati del petrolio, evidenziandone le possibilità come carburanti e lubrificanti. L’Italia, pur non essendo uno dei mercati europei più rilevanti (principalmente a causa del basso grado di diffusione dell’automobile), è comunque uno dei Paesi dove benzine e gasoli soppiantano più precocemente il kerosene. Inoltre, l’alto costo del carbone (quasi interamente importato) favorisce una rapida diffusione dei derivati del petrolio, che già nel 1925 superano il 9% del consumo energetico nazionale (contro una media europea poco superiore al 3%).
Moratti dimostra allora una notevole iniziativa nello sfruttare le opportunità offerte dalla crescente domanda di prodotti petroliferi, specialmente inserendosi in aree trascurate dai grandi operatori. Durante il servizio militare svolto a Civitavecchia, nel 1927, allestisce una propria “rete” di distribuzione che rifornisce i pescatori locali di petrolio raffinato (utilizzato per alimentare le lampare). L’attività, svolta durante i periodi di licenza, si dimostra redditizia e permette a Moratti di stabilire solide relazioni (estese sia all’area toscana che al porto sardo di Olbia), che si dimostrano estremamente proficue anche dopo il congedo e la ripresa della regolare attività lavorativa.
Nella prima metà degli anni Trenta, Moratti lavora per conto della Società anonima permanente olio (Permolio), di proprietà dei conti Miani, stabilendosi a Civitavecchia e mettendo la propria rete a servizio della distribuzione dei prodotti dei nuovi datori di lavoro. La Permolio, attiva come importatrice di prodotti, è una delle protagoniste della prima fase di crescita dell’industria della raffinazione nazionale con gli impianti di Roma, Genova e Milano. Queste ultime arrivano nel 1938 a una produzione di oltre 70.000 tonnellate annue, rappresentando all’incirca il 5% del totale nazionale.
Nel 1933 Moratti si è trasferito a Roma, lasciando la Permolio per avviare una propria società, la Carcom, sempre sulla base del sistema di distribuzione ormai consolidato nelle Regioni del centro Italia. Un successivo trasferimento porta Moratti, allora ventiseienne, a Genova, in quella che è nel frattempo diventata la “capitale” italiana nel petrolio (dato che il porto ligure costituisce il principale punto d’ingresso di greggio e prodotti raffinati nel Paese). Qui riscuote la fiducia del finanziere Cerutti, che diventa un importante appoggio nelle successive iniziative del giovane imprenditore.
Rientrato a Milano nel 1937, Moratti acquisisce una partecipazione nella Società mineraria del Trasimeno (Somintra), che gestisce una miniera di lignite in prossimità di Pietrafitta (Perugia). Nella situazione creata dalle politiche autarchiche si aprono interessanti prospettive di utilizzo anche per combustibili nazionali di qualità nettamente inferiore al fossile importato, mentre il mercato dei prodotti petroliferi è sempre più soggetto a limitazioni e a quote stabilite a livello politico, fino ad arrivare alla totale paralisi negli anni della guerra.
In breve Moratti acquisisce il controllo totale della Somintra: durante la guerra e nell’immediato dopoguerra la miniera di Pietrafitta diventa il centro principale delle sue attività. Riesce a garantire il funzionamento dell’impianto con la realizzazione di una fabbrica di mattoni e di una per la produzione di vetro, che avrebbero assicurato la rapida ripresa delle attività di estrazione e uno sbocco sicuro per la produzione (e quindi il mantenimento dei livelli occupazionali). Vara inoltre un progetto per la realizzazione di una centrale termoelettrica presso la miniera.
La costruzione di una centrale a carbone moderna presenta notevoli problemi nel contesto italiano, dove l’industria elettrica è ancora pesantemente legata all’egemonia della tecnologia idroelettrica (la produzione termoelettrica è, nel 1940, appena il 6,3% del totale nazionale). Moratti acquista quindi un progetto per un impianto innovativo dalla tedesca Siemens, mettendosi alla ricerca di altri capitali da associare a un’impresa divenuta nel frattempo impegnativa. Dopo un primo interessamento della Centrale guidata da Luigi Bruno, un accordo viene infine stipulato con Carlo Pesenti. La centrale di Pietrafitta entra in funzione nel 1955 e rimane sotto il controllo della società Moratti-Pesenti fino alla sua cessione al neocostituito Enel, nel 1963.
Nel 1948 Moratti intuisce come i nuovi equilibri dell’industria internazionale del petrolio stiano spostando il baricentro delle attività dall’area atlantica al Mediterraneo, e intravede per l’Italia un ruolo di primo piano grazie alla sua posizione intermedia tra i Paesi produttori e i mercati di sbocco dell’Europa Centro-Settentrionale. Il suo progetto prende quindi forma escludendo, da un lato, l’integrazione a monte nell’attività di ricerca e estrazione (come farà l’Agip, divenuta Eni) e, dall’altro, la concorrenza con i gruppi maggiori attraverso una propria rete di vendita: Moratti punta invece a offrire dei servizi di raffinazione alle imprese che avranno bisogno di incrementare in tempi brevi la propria capacità di lavorazione in Europa, mettendo le compagnie al riparo dal turbolento clima politico dei paesi produttori, e individua la localizzazione migliore per la raffineria al centro del Mediterraneo, ad Augusta, in Sicilia.
Si associa nel 1948 con Giorgio Enrico Falck, dando vita alla Raffinerie siciliane oli minerali (Rasiom), in un’impresa che pare a molti operatori del settore un azzardo. Moratti infatti, pur vantando una notevole esperienza commerciale, non ha a disposizione nessuna specifica risorsa nell’ambito della progettazione e dell’esercizio di un grande impianto industriale.
Per ovviare alle difficoltà che comporta costruire da zero un nuovo stabilimento, riesce ad acquistare un impianto in dismissione a Longview in Texas. Si tratta di una raffineria piuttosto vecchia, di dimensioni modeste per gli standard americani (450.000 tonnellate di trattazione primaria annue), ma che non risulta troppo arretrata per la media delle installazioni italiane.
La raffineria texana viene completante smontata e trasportata ad Augusta nel 1949.
Nel 1950 la raffineria entra in produzione, ricevendo il primo carico di greggio dal Medio Oriente. Lo sviluppo delle attività negli anni successivi porta gli impianti a raggiungere i 5 milioni di tonnellate di capacità annua, grazie all’efficacia della strategia scelta da Moratti (che dopo la morte di Falck, nel 1951, detiene la totalità del capitale dell’impresa) e a una serie di fattori contingenti relativi agli equilibri politici dell’area mediorientale, che pongono l’Italia come naturale candidata al ruolo di “raffineria dell’Europa”. Grazie anche alla ripresa industriale e alla diffusione della motorizzazione di massa, che stimolano il mercato interno, la materia prima trattata in Italia passa da 5.352 tonnellate nel 1950 a 17.706 nel 1955. Inoltre la scoperta di greggio a Ragusa, nel 1954, da parte della Gulf e l’effimero “boom” petrolifero che ne segue contribuiscono ulteriormente a rafforzare la convinzione della centralità della Sicilia nello sviluppo dell’industria degli idrocarburi nazionali.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta la Rasiom cresce enormemente grazie alla coerenza con la quale Moratti segue l’impostazione strategica originaria di una raffinazione di servizio a terzi. Il cliente principale di Moratti è la Esso standard italiana (dal 1950, il nuovo nome della Siap), che assorbe l’80% della capacità dell’impianto, mentre quote inferiori di greggio sono trattate per conto della Gulf e del gruppo Eni.
I prodotti ottenuti dalla raffineria di Augusta vengono immessi nelle reti di distribuzione nazionali dei principali fornitori di greggio o esportati, ma alcune frazioni della lavorazione trovano usi locali, sia in una centrale termoelettrica e in alcuni cementifici (olio combustibile) sia, soprattutto, nei nuovi impianti petrolchimici che sorgono nella zona, anche grazie alla politica di incentivazione governativa. Alla fine del decennio la Rasiom rifornisce via oleodotto gli impianti chimici del gruppo Edison e della Montecatini, fornendo combustibile e materie prime per le lavorazioni. La scommessa azzardata di Moratti si è quindi dimostrata vincente e ha contribuito alla creazione di un vasto polo industriale integrato nella Sicilia orientale. Il successo imprenditoriale di Moratti è suggellato dal conferimento, nel 1955, del titolo di Cavaliere del Lavoro.
Nel 1960 la Rasiom è la maggiore raffineria del Paese (con una capacità di lavorazione di 5.200 tonnellate annue), ha immobilizzazioni nette per quasi 17 miliardi di lire e registra un utile di oltre 500 milioni di lire. Il programma di espansione della raffineria prevede di arrivare nel giro di pochi anni a 8 milioni di tonnellate annue di capacità, ma la Esso, il maggiore cliente della raffineria, acconsente al rinnovo del contratto solo in cambio di un’opzione sul 60% della società.
Il mercato internazionale degli idrocarburi, seppure in forte crescita, è diventato nel frattempo molto turbolento e meno redditizio per le grandi multinazionali, sia per le tensioni nei Paesi produttori che per l’aggressiva concorrenza esercitata dalle compagnie indipendenti e dalla penetrazione del greggio sovietico nei mercati europei. In una situazione di crescente incertezza, la Esso decide di esercitare già nel 1961 l’opzione sul capitale Rasiom, arrivando al controllo totale l’anno successivo.
Un anno più tardi, nel 1962, Moratti è pronto a lanciare una nuova iniziative nell’ambito della raffinazione, questa volta prendendo come base la Sardegna, con la costituzione della Società raffinerie sarde (Saras). Il nuovo impianto di Sarroch (Cagliari) è operativo nel 1966 e costituisce una sostanziale continuazione della strategia applicata in Sicilia con la Rasiom: una raffineria di servizio collocata a metà strada tra i principali mercati e i Paesi di approvvigionamento delle materie prime, anche se cambiano i clienti di riferimento, con un ridimensionamento del ruolo della Esso, e una crescita del peso del gruppo Eni, mentre, per quanto riguarda le forniture petrolchimiche, Rumianca e, successivamente, Sir prendono il posto di Edison e Montecatini. L’avvio della Saras coincide anche con il pieno inserimento di due figli di Moratti nelle attività della famiglia: Gianmarco (nato nel 1936), e Massimo (nato nel 1945).
L’azione di Moratti si contraddistingue per una fortissima fedeltà al core business e alla strategia originaria che aveva determinato il successo della prima società. Nel 1972 acquisisce la Società petrolifera italiana (Spi) di Fornovo Taro (Parma), una delle più antiche società minerarie italiane (1905), proprietaria di alcuni permessi per la ricerca di gas in Adriatico, di una raffineria ad Arcola (La Spezia) e di un piccolo impianto a Fornovo. Dopo pochi anni le attività di upstream vengono lasciate all’Eni, e viene conservato solo il ramo industriale, integrato con le attività della Saras.
Tra i pochi investimenti di Moratti al di fuori dell’industria della raffinazione meritano di essere ricordati solo un breve interesse in ambito editoriale (con l’acquisizione dei quotidiani «Il Globo» e «Corriere della Sera», di cui detiene la maggioranza del capitale tra il 1972 e il 1973), e l’acquisto del Football club internazionale Milano, con la Presidenza dello stesso imprenditore, dal 1955 al 1968.
Moratti muore a Milano nell’estate del 1981.
La SARAS oggi
L'attività della società si è sempre concentrata nel settore della raffinazione petrolifera, che rimane il core business del gruppo, ed il principale sito produttivo del gruppo è la raffineria di Sarroch, uno dei sei supersite d'Europa, con una capacità di lavorazione di 300.000 barili al giorno, che rappresenta il 15% della capacità di raffinazione in Italia. Negli ultimi anni, inizialmente per consentire alla raffineria di Sarroch una indipendenza dal punto di vista energetico, il gruppo Saras è entrato nel settore della produzione di energia elettrica e negli ultimi anni sta ampliando la propria produzione di energia alle fonti alternative, in particolare nel settore dell'energia eolica, rispettivamente attraverso le controllate Sarlux e Sardeolica (controllata indirettamente attraverso la società Parchi Eolici Ulassai). Oggi il gruppo Saras copre con la propria produzione più del 30% del fabbisogno energetico della Sardegna, con una produzione nel 2006 di quasi 4,5 milioni di MWh, di cui 157.300 MWh di origine eolica. Sarlux, nata come joint-venture con il gruppo Enron, è stata interamente acquisita da Saras il 28 giugno 2006. La Saras ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2012 con un rosso di circa 90 milioni di euro;i dipendenti sono 2.200. Il 15 aprile 2013 viene comunicato che il gruppo petrolifero russo Rosneft rileva dai Moratti il 13,70% della Saras e lancia opa sul 7,3% della società a 1,37 euro per azione. I fratelli Moratti cedono interamente le quote detenute personalmente.
Risorse archivistiche e bibliografiche
In assenza di un archivio storico aziendale, per ulteriori ragguagli sulla figura di Moratti occorre rivolgersi a pubblicazioni giubilari quali «Rasiom», Milano, Ufficio pubbliche relazioni Rasiom, 1960; Esso Italiana. Raffineria di Augusta: fogli d’album dal 1950 al 2000, a cura di Salvatore Maiorca, Avola, Arnaldo Lombardi Editore, 2000, o a ricerche di carattere più generale, dedicate allo sviluppo del settore petrolifero in Italia, come M. Magini, L’Italia e il petrolio tra storia e cronologia, Milano, Mondadori, 1976.
Eugenio Caruso
- 7 maggio 2017