Agostino Rocca dai Perrone alla TECHINT

INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI

In questa corposa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.

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T - Franco Tosi
V - Vittorio Valletta - Giuseppe Volpi
Z - Lino Zanussi

Agostino Rocca
Milano, 25 maggio 1895 - Buenos Aires (Argentina), 17 febbraio 1978
Figlio di un alto funzionario delle Ferrovie, prematuramente morto insieme alla moglie nel terremoto di Reggio Calabria del 1908, il giovane Rocca è affidato alle cure dei parenti. Dopo gli studi superiori al Collegio militare di Roma, nel 1913 entra all’Accademia militare di Torino; partecipa alla Prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria di montagna, arrivando al grado di capitano. Abbandonata la carriera militare, nel dopoguerra si iscrive al Politecnico di Milano e si laurea in ingegneria industriale nel maggio del 1921; nello stesso anno sposa Maria Queirazza, figlia di un importante dirigente della Banca commerciale italiana; sempre all’inizio degli anni Venti aderisce al movimento fascista. Nell’agosto 1922 viene assunto come ingegnere di officina alla S. A. Stabilimenti di Dalmine. La sua carriera è quanto mai rapida. Nel 1925 è già ingegnere capo delle fabbricazioni, brevetta importanti processi tecnici relativi alla produzione di tubi metallici, compie numerosi viaggi all’estero per visitare i maggiori complessi industriali e ricavarne suggerimenti tecnici ed organizzativi.
La brillante attività tecnico-dirigenziale di Rocca lo segnala all’attenzione dei vertici della Banca commerciale italiana-Comit, il maggiore azionista della Dalmine. La Comit faceva sentire la sua presenza all’interno delle imprese nelle quali aveva partecipazioni rilevanti attraverso propri fiduciari che operavano sia con criteri di controllo finanziario sia con attenzione rivolta agli aspetti tecnico-produttivi e, dal 1926, la banca impegna il giovane dirigente per lavori di ispezione e revisione aziendale presso le società industriali “satelliti”.
Questo tipo di attività diventa presto prevalente per Rocca il quale, nel 1929, uscito dall’organico della Dalmine, passa all’Ufficio tecnico-industriale della Banca commerciale, senza peraltro interrompere i rapporti con l’impresa bergamasca, di cui rimane consulente per l’organizzazione e gli impianti.
Agli inizi del 1932 Rocca entra a far parte del ristretto organico della Sofindit, la finanziaria che ha rilevato le partecipazioni industriali della Comit in previsione di un loro prossimo trasferimento allo Stato. Per Rocca si tratta del trampolino di lancio verso importanti funzioni dirigenziali nel costituendo settore industriale pubblico. In particolare, ha l’incarico di seguire l’andamento e la sistemazione di alcune importanti imprese fra cui la Terni, la Sip e la Unes. Nell’estate del 1934 è nominato inoltre Segretario del Comitato per la siderurgia bellica speciale, istituito per studiare la riorganizzazione di impianti per la produzione di armamenti. Entra per questo in contatto con Oscar Sinigaglia, che proprio in quegli anni cerca, senza riuscirvi, di dar corpo a una ristrutturazione radicale dell’industria siderurgica italiana a partire dall’Ilva, la più grande impresa nazionale del settore, di cui è presidente dalla fine del 1932 al marzo del 1935.
In questi anni, intorno a Oscar Sinigaglia e Agostino Rocca cresce un nuovo gruppo dirigente che caratterizzerà il successivo sviluppo della siderurgia pubblica, un gruppo coeso di giovani manager accomunati da un tenace nazionalismo e da una profonda fiducia nel compito dell’imprenditore inteso come avanguardia dello sviluppo industriale nazionale.
Nel gennaio del 1933 viene costituita l’Iri, che nel 1934 liquida la Sofindit e reimpiega i suoi quadri in posti di responsabilità nelle aziende del gruppo. Rocca rientra alla Dalmine come Consigliere d’amministrazione e membro del comitato direttivo, diventando poi Amministratore delegato nel marzo del 1935. Nel luglio dello stesso anno è anche Amministratore delegato dell’Ansaldo e della Siac, la società appena costituita che gestisce l’acciaieria di Cornigliano, a Genova, scorporata dall’Ansaldo. Dopo il forzato abbandono di Sinigaglia in seguito alle leggi razziali, Rocca diventa il principale punto di riferimento per i sostenitori del progetto di una grande siderurgia nazionale.
Nominato nel 1938 Direttore Generale della Finsider, la finanziaria costituita dall’Iri con il compito di controllare e coordinare le attività siderurgiche dell’istituto, Rocca imposta il cosiddetto “Piano autarchico”, un programma di razionalizzazione della siderurgia pubblica che prevede forti investimenti in impianti di grandi dimensioni a ciclo integrale, lasciando ai produttori privati l’elettrosiderurgia e gli impianti a carica solida (rottami). In questo periodo Rocca è anche membro della Corporazione della siderurgia e metallurgia, della Giunta esecutiva della Federazione industriali meccanici e metallurgici, dell’Unione industriali di Genova, della giunta esecutiva della Confindustria.
Contrasti interni all’Iri provocano nel 1941 le dimissioni di Rocca da Direttore Generale della Finsider e da consigliere dell’Ilva, della Terni e della Siac; mantiene però la carica di Amministratore delegato dell’Ansaldo e della Dalmine e concentra le sue energie nella riorganizzazione delle due imprese. Nel biennio 1943-45 l’imprenditore si trova, da una parte, a fronteggiare le richieste dei comandi tedeschi e, dall’altra, a garantire il proprio appoggio al movimento di resistenza. Nel 1944, dopo aver rifiutato l’adesione al Partito fascista repubblicano, è rimosso dalle cariche dirigenziali alla Dalmine e abbandona la Direzione dell’Ansaldo. Il 26 aprile 1945 il Comitato di liberazione nazionale emette un mandato di arresto a suo carico per l’attività svolta a sostegno del Regime.
Nei mesi successivi Rocca medita di lasciare l’Italia per proseguire la propria esperienza professionale all’estero, in Sudamerica. Nel febbraio del 1946, malgrado sia stato prosciolto dalle accuse (l’istruttoria riconosce la sua adesione solo formale al Regime e la sua attività di opposizione all’occupante nazista), abbandona il Paese.
Tre mesi prima della sua partenza dall’Italia, nel novembre del 1945, Rocca costituisce a Milano, insieme ad alcuni collaboratori, al fratello Enrico e al figlio Roberto, una nuova impresa a cui dà il nome di Compagnia tecnica internazionale.
La società – che nel 1947 assume il nome di Techint – si propone di sviluppare attività commerciali, prima, e industriali, poi, fondate sia sull’esportazione di prodotti, installazioni e macchinari italiani, sia sullo studio, la progettazione, la costruzione e la gestione di impianti industriali nei settori più vari. Rocca individua nell’Argentina il mercato più promettente e decide di stabilirsi a Buenos Aires, dove ben presto gli incoraggianti contatti d’affari stabiliti con imprenditori locali, in particolare con la folta comunità di origine italiana, si convertono in redditizie attività di intermediazione commerciale.
La Techint si inserisce così con relativa facilità in un mercato fino a quel momento dominato da investitori americani, inglesi, tedeschi e francesi. La prima commessa importante è la costruzione per lo Stato argentino del gasdotto per il trasporto del gas naturale dai deserti della Patagonia alle regioni industrializzate che circondano Buenos Aires. Sono necessarie 80.000 tonnellate di tubi di acciaio per un percorso di 2.000 chilometri. Grazie alla fitta rete di contatti con Stati Uniti e Italia – in particolare con la “sua” Dalmine – Rocca riesce non solo ad assicurarsi la vendita dei tubi, ma anche il loro montaggio. In condizioni ambientali, finanziarie e politiche difficilissime, il gasdotto, iniziato nel 1947, è inaugurato il 23 dicembre 1949.
Tra il 1946 e il 1947 coordina il progetto di installazione a Veracruz, in Messico, di una fabbrica di tubi per l’industria petrolifera nazionale e nel 1952 costituisce la Tamsa (S. A. Tubos de acero de México) di cui Techint è azionista e assume la gestione tecnica.
In un breve arco di anni la Techint di Rocca, da semplice associazione di ingegneri, si trasforma in un’impresa in grado di operare in due continenti. Gli uffici milanesi diventano la centrale tecnica, progettuale e operativa di un’organizzazione che ha in Buenos Aires il suo quartier generale, e che si caratterizza sempre più a livello internazionale come una società di promozione, finanziamento, progettazione e realizzazione di grandi impianti industriali, con particolare rilievo nel settore siderurgico.
Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta vengono realizzati i laminatoi della Dalmine-Safta e l’acciaieria della Siderca vicino a Buenos Aires; sempre in Argentina, Rocca avvia la costituzione di altre iniziative industriali, con impianti per la produzione di carpenteria metallica, strutture per l’elettrificazione, materiali da costruzione, e un impianto per la produzione di materie plastiche in Brasile.
Dopo la costituzione della Techint argentina nel 1947, erano nate le affiliate in vari Paesi dell’America Latina, del Nord e del Centro America. Per favorire l’ulteriore espansione multinazionale dell’impresa, Rocca sceglie di adottare un disegno organizzativo di gruppo: nel 1952 viene così costituita una holding, la Techint engineering company (Tenco), per coordinare una ventina di società localizzate in America Latina, Europa e Stati Uniti. L’espansione internazionale prosegue con investimenti crescenti e nel 1970 il numero dei dipendenti arriva a toccare le 19.000 unità. Nel 1975 Rocca si dimette dal Consiglio di amministrazione della società e dalla carica di Presidente onorario. Muore a Buenos Aires all’inizio del 1978.

Nella produzione di tubi in acciaio, dove Techint possedeva già l'argentina Siderca, nel 1993 fu acquistato il controllo della messicana Tamsa, nel 1996 dell'italiana Dalmine (dove Agostino Rocca aveva lavorato negli anni '30), nel 1999 la brasiliana Confab. Nello stesso anno furono stipulati accordi di joint venture (a maggioranza Techint) in Canada e in Giappone. Le attività Techint nel settore dei tubi in acciaio per l'industria petrolifera e meccanica furono raggruppate nel 2001 sotto una holding costituita in Lussemburgo che prese il nome di Tenaris; Tenaris è quotata in borsa e negli ultimi anni ha perseguito una politica di ulteriori acquisizioni, tra cui quella dell'americana Maverick Tube Corporation, uno dei suoi maggiori concorrenti, nell'ottobre del 2006. Nel settore dei laminati piani e lunghi, Techint ha una presenza rilevante solo dal 1992, quando acquistò Somisa, il maggior produttore siderurgico argentino, e l'unico nel paese a produrre acciaio da altoforno; nel 1998 acquisì il controllo di Sidor, la più grossa acciaieria del Venezuela e dell'intera regione caraibica. Quando nel 2005 Techint acquisì il produttore siderurgico messicano Hylsamex, come era accaduto per Tenaris, fu costituita e quotata in borsa la società Ternium, che raggruppa le attività siderurgiche dei prodotti piani e lunghi del gruppo in America Latina (Argentina, Messico, USA e Guatemala). Negli anni novanta la Techint è entrata direttamente nell'esplorazione e produzione di petrolio, acquisendo i diritti di sfruttamento in diverse aree dell'America Latina. In Italia ha partecipato alle privatizzazioni degli anni novanta, con l'acquisizione, oltre che della Dalmine, dell'azienda impiantistica CimiMontubi (dalla Fintecna), di alcune attività dell'Italimpianti nella produzione di macchine utensili per la siderurgia e della SIV, azienda attiva nella produzione di vetro già dell'EFIM, ceduta successivamente a Pilkington nel 1995. Al 1996 risale la costruzione (da parte della stessa Techint) dell'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, una delle maggiori cliniche private del Nord Italia. Da questa realizzazione si è sviluppato un nuovo business nel settore dell'Healthcare, cresciuto poi negli anni con l'acquisizione di altre importanti case di cura in Italia. Nel 2012 il Gruppo Techint ha fatto il suo ingresso nel settore minerario grazie ad una serie di fruttuose acquisizioni effettuate da Tenova a livello internazionale. La Techint è oggi il maggior produttore di acciaio dell'America Latina e uno dei primi trenta al mondo. Pur non essendo l'attività principale del gruppo fino a pochi anni fa, lo è diventato negli ultimi dieci anni dopo le numerose acquisizioni effettuate. Nel 2005-2006 il gruppo Techint è stato riorganizzato in sei brand:
Tenaris (dal latino tenax, “tenace” come l'acciaio), leader mondiale nella produzione di tubi in acciaio senza saldatura, destinati alle perforazioni petrolifere, agli oleodotti ed all'industria meccanica; stabilimenti in Argentina, Messico, Brasile, Italia (Dalmine), Romania, Canada, Stati Uniti, Giappone, Colombia, Indonesia.
Ternium (da ter, "tre", come le aziende che ha raggruppato, ed eternium, che dovrebbe richiamare l'"eternità" dell'acciaio[3]) produttore di laminati piani e lunghi in acciaio; stabilimenti in Argentina, Messico, USA e Guatemala. Le controllate di Ternium sono considerate tra le aziende siderurgiche più efficienti del mondo.
Tecpetrol, attiva nell'esplorazione e produzione di petrolio e gas in vari paesi dell'America Latina.
Techint Engineering and Construction, che raggruppa le società di ingegneria e costruzioni controllate da Techint nel mondo; tra le tipologie di progetti realizzati dalle società del gruppo Techint ricordiamo impianti per i settori: OilandGas, chimico-petrolchimico, minerario, produzione e trasmissione di energia, oleodotti, gasdotti e acquedotti, impianti industriali e infrastrutture. Techint EandC è presente in tutta l'America Latina, in Italia, in Medio Oriente, Asia e Africa.
Tenova, che raccoglie le aziende attive nelle attività di ingegneria per impianti siderurgici, dal 2012 ha inoltre consolidato la sua presenza nel settore minerario, grazie a diverse acquisizioni di imprese operanti in questo campo. Tenova ha la sede principale a Castellanza (VA). Nel suo complesso, conta sedi operative in 22 nazioni nei 5 continenti.
Humanitas, gruppo ospedaliero che coordina le strutture ospedaliere: Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, cliniche Humanitas Gavazzeni di Bergamo, clinica Cellini di Torino, Humanitas Centro Catanese di Oncologia di Catania e Istituto Clinico Humanitas Mater Domini di Castellanza.
Roberto Rocca, figlio del fondatore Agostino Rocca, ha guidato il gruppo negli anni settanta e ha lasciato nel 1993 il testimone al figlio Agostino, deceduto nel 2001 in un incidente aereo in Argentina (Negli anni ottanta in visita alla Techint argentina ebbi l'onore di conoscere il figlio del fondatore, Roberto Rocca). Il suo posto è stato preso dal fratello Paolo, che segue soprattutto le attività sudamericane. Il terzo fratello, Gianfelice, si occupa invece delle attività che fanno capo alla sede di Milano (Techint EeC, Tenova, Humanitas). Gianfelice, laureato in fisica e specializzato all'Università di Harvard, è stato vicepresidente di Confindustria con delega alla formazione dal 2004 al 2012; siede inoltre nel consiglio di amministrazione di Buzzi Unicem e dell'Istituto italiano di tecnologia. A livello internazionale è membro della Commissione Trilaterale, dell'European Advisory Board della Harvard Business School, del comitato esecutivo dell'Aspen Institute e nell'advisory board europeo della compagnia assicurativa Allianz.

Risorse archivistiche e bibliografiche
Per una documentazione d’archivio relativa alla Dalmine e alle attività estere di Rocca si rimanda alla Fondazione Dalmine, che pubblica anche dei preziosi «Quaderni». Su A. Rocca si veda L. Offeddu, La sfida dell’acciaio. Vita di Agostino Rocca, Venezia, Marsilio, 1984; P. Rugafiori, Agostino Rocca, in I protagonisti dell’intervento pubblico in Italia, a cura di A. Mortara, Milano, Franco Angeli, 1984, pp. 383-403. Si veda anche C. Lussana,1946: la prima frontiera. Dalla corrispondenza argentina di Agostino Rocca, Dalmine, Fondazione Dalmine, 1999; Techint 1945-1980. Origini e sviluppo di un’impresa internazionale, a cura di C. Lussana, Dalmine, Fondazione Dalmine, 2005.

Eugenio Caruso - 30 giugno 2017

 


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