Come l'acqua calma nel placido stagno non svela quanto sia capace di precipitarsi con fragore da una roccia, così nessuno conosce quali forze porti dentro di sé per soffrire e agire.
Schopenhauer
Intelligenza artificiale e robotica cambieranno moltissimi aspetti della vita quotidiana, dai trasporti all’ambiente, dalla salute alla sicurezza. Si tratta di un processo con effetti dirompenti che è già iniziato e rischia di rendere inadeguate molte strutture economiche, sociali e politiche esistenti.
Diversamente dalle rivoluzioni tecnologiche del passato, infatti, le tendenze in atto non promettono un cambiamento epocale, cui può seguire un periodo di graduale adattamento, ma un processo di mutamento rapido e continuo.
Anche per questo il dibattito sul futuro dell’intelligenza artificiale si scontra su una sostanziale difficoltà a conoscere e a esplorare il tema, proprio per l'imprevedibilità di un cambiamento così dirompente. In un tale scenario, gli stati sono chiamati ad adeguare velocemente e in maniera flessibile le proprie politiche: l’Italia, nonostante i ritardi accumulati in vari campi tecnologici, può giocare un ruolo industriale di primo piano nella robotica e nell’automazione industriale, elementi chiave della prossima rivoluzione produttiva altrimenti nota come Industria 4.0.
Eppure il presidio di alcuni settori industriali non basta. Le tecnologie in passato hanno avuto sempre impatti notevoli sull’occupazione; effetti che sono stati assorbiti nel tempo attraverso un cambiamento nella formazione dei lavoratori e nella struttura della produzione. Oggi il mutamento in atto non permette interventi ex post: impone, anzi, un intervento rapido che abiliti alle nuove tecnologie i lavoratori attivi e, al contempo, offra ai giovani competenze in linea con le richieste del mercato del lavoro.
Il sistema educativo rimane un elemento chiave per affrontare le sfide del futuro. Da un lato è necessario – soprattutto in Italia – migliorare il dialogo e l’integrazione fra scuola e mondo del lavoro. Dall'altro l’innovazione, in un mondo in continuo movimento, non può prescindere da ottime e solide conoscenze di base (cui in seguito si può affiancare un training specifico) e da istituzioni che promuovano una ricerca il più libera possibile, l'unica capace di portare cambiamenti rilevanti e di forte impatto sociale.
In questo sforzo di adeguamento alla complessità, l’Italia deve far leva sulle tante competenze dei talenti italiani che vivono fuori dal Paese: lo sguardo di chi conosce il sistema italiano, ma al contempo è inserito in circuiti professionali internazionali, può rivelarsi un contributo decisivo nell'orientare le scelte di policy e nel trasformare in opportunità le molte sfide che l'economia e la società italiane avranno di fronte negli anni a venire.
www.aspeninstitute.it - 25 settembre -2017