È un quadro cautamente ottimista quello tratteggiato ieri dalla Commissione europea. Pubblicando nuove stime economiche, l’esecutivo comunitario ha messo l’accento su una crescita che è la migliore da dieci anni a questa parte. Mentre i rischi per l’economia sono tornati a essere «equilibrati», rimangono però isole di incertezza. Tra queste il futuro dell’economia britannica, ma anche le prospettive della Catalogna, che potrebbero pesare sulla congiuntura spagnola.
A livello di zona euro, la crescita è prevista al 2,2% quest’anno, al 2,1% l’anno prossimo, e all’1,9% nel 2019. Per l’anno prossimo la differenza rispetto alle stime della primavera scorsa è notevole. In maggio l’esecutivo comunitario prevedeva nel 2018 una espansione dell’economia dell’1,8% del prodotto interno lordo. In una conferenza stampa qui a Bruxelles, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici ha parlato di «crescita più robusta».
Mentre la disoccupazione è in calo, l’occupazione è a livelli mai visti prima, ha sottolineato l’uomo politico francese. Ciò detto, il commissario ha fatto notare che le riprese del passato – nel 1975, 1982 e 1993 - erano state più vigorose. La ragione è da attribuire a una recessione assai più grave provocata da una bolla finanziaria e debitoria. Su questo aspetto, il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha osservato che «in alcuni paesi la manodopera rimane sotto utilizzata».
Stona in questo quadro la situazione della Gran Bretagna, entrata in una fase di rallentamento prolungato. Secondo Bruxelles, la crescita britannica potrebbe calare gradualmente dall’1,5 nel 2017, all’1,3% nel 2018, fino all’1,1% nel 2019. Il commissario Moscovici ha insistito per sottolineare che la previsione si basa sulla «ipotesi tecnica» di una continuazione dello status quo, ossia sulla continua partecipazione del paese al mercato unico. Peccato che nel 2019 il paese dovrebbe uscire dall’Unione.
Il rischio quindi è che l’andamento della congiuntura inglese possa peggiorare ulteriormente con l’ufficializzazione di Brexit, a meno che il Regno Unito non riesca a strappare un periodo di transizione. Proprio questa settimana si sta tenendo una nuova tornata negoziale tra il capo negoziatore europeo Michel Barnier e il suo omologo inglese David Davis. La trattativa è complicata dall’instabilità del governo May, scosso da una serie di scandali politici e sessuali (vedi sotto).
Per passare alla fase successiva del negoziato, vale a dire alle discussioni sul futuro rapporto tra i due blocchi, Bruxelles vuole trovare un accordo sul diritto dei cittadini; sulla frontiera nell’Ulster; e sugli impegni finanziari di Londra nei confronti di Bruxelles (Londra parla di 20 miliardi di euro, Bruxelles di 60 miliardi). L’ultimo punto è quello più controverso. Il Regno Unito si è rifiutato finora di ammettere di avere un conto da saldare. Si sta cercando una soluzione basata su una ambiguità costruttiva che permetta alle parti di fare passi avanti, si spiega a Bruxelles.
Un altro paese dell’Unione alle prese con una instabilità molto particolare è la Spagna. «Le reazioni dei mercati ai recenti eventi in Catalogna sono rimaste contenute», ha scritto la Commissione, riferendosi al referendum secessionista, ma «esiste il rischio che futuri sviluppi potrebbero avere un impatto sulla crescita» della Spagna. Il commissario Moscovici ha però sottolineato che finora «l’impatto macroeconomico» della crisi catalana «è molto limitato per non dire insignificante».
Da notare, sempre a proposito della Spagna, che proprio questo paese potrebbe essere nel 2017 l'unico ad avere un deficit superiore al 3,0% del PIL. Più in generale, tornando alla zona euro nel suo insieme, Bruxelles vede “rischi equilibrati”, tanto al ribasso quanto al rialzo, anche per via di delicate elezioni nazionali ormai alle spalle, ma non può fare a meno di notare l'instabilità geopolitica, in particolare a causa della crisi nord-coreana e dei pericoli derivanti da un isolazionismo degli Stati Uniti.
GLI SCANDALI SESSUALI IN GB
La chiamano la "lista della vergogna" e contiene i nomi di 36 deputati conservatori (tra loro ci sono ministri e sottosegretari) e le relative 'cattive abitudini'. Le descrizioni spaziano dal "comportamento inappropriato con assistenti donne" a quello altrettanto inappropriato con "assistenti maschi" al "perennemente ubriaco". A compilarla sono stati le assistenti e gli assistenti parlamentari dei Tories, stanchi di subire in silenzio molestie e veri e propri atti di perversione. La lista, che ha iniziato a circolare in ambienti parlamentari, è finita in mano anche ai media inglesi e, sebbene i nomi siano per il momento stati oscurati, l'identità di alcuni degli interessati non è più un segreto. Tra i nomi eccellenti emerge quello di Damian Green, ministro del Lavoro e delle Pensioni e stretto collaboratore della premier Theresa May, che secondo la 'lista della vergogna' sarebbe un utente di Ashley Madison, il sito di appuntamenti. A fare il suo nome è MailOnline, che rivela anche che almeno nove degli esponenti Tory che compaiono nell'elenco avrebbero avuto delle relazioni con membri del loro staff o con altri parlamentari. Sempre secondo la 'lista della vergogna', un deputato conservatore avrebbe costretto la propria assistente ad abortire, mentre un altro suo collega avrebbe "pagato le donne per stare zitte" e non rivelare la portata delle molestie subite. Un altro esponente conservatore, secondo il campionario di scorrettezze e perversioni esposto dagli assistenti ribelli, sarebbe stato ripreso in video mentre si faceva urinare addosso da tre uomini, mentre a un altro piace andare con le prostitute per compiere "atti strani" e un altro ancora ha un debole per gli uomini con profumi da donna. Caso già noto da qualche giorno è invece quello di Mark Garnier, sottosegretario al Commercio Estero, che aveva l'abitudine di mandare la propria assistente parlamentare a comprare dei sex toys. Ce n'è abbastanza per oscurare l'altro grande scandalo dei rimborsi e delle note spese, che nel 2009 fece tremare l'allora governo laburista di Gordon Brown. La premier Theresa May, già in difficoltà per lo stallo nel quale versa il negoziato con Bruxelles per la Brexit, attraverso un portavoce ha detto di avere "fiducia nel governo e nei suoi ministri". Ma la 'lista della vergogna' traccia un quadro impietoso di un esecutivo che, in alcuni suoi membri, invece di dedicarsi al difficile passaggio storico che il Regno Unito si trova ad attraversare, preferisce dedicarsi a ben altro. In base alla 'lista della vergogna', il sito Guido Fawkes è riuscito a ricostruire che al suo interno vi sono: 2 ministri di peso accusati di comportamenti inappropriati verso le donne; 18 ministri e sottosegretari accusati di varie forme di comportamenti sessuali inappropriati; 12 deputati accusati di comportamenti scorretti verso le proprie assistenti donne; 2 deputati accusati di comportamenti scorretti verso assistenti maschi. In tutto, l'11% dell'intera compagine Tory a Westminster. Qualsiasi tipo di rimpasto la May abbia in mente, c'è il rischio che si vadano a toccare i delicati equilibri interni al governo e alle varie anime del partito, sempre più diviso tra fautori della 'hard Brexit' e chi invece vorrebbe un'uscita 'morbida' dalla Ue. Nel frattempo, il ministro della Difesa Michael Fallon è uscito allo scoperto scusandosi ripetutamente per aver palpeggiato il ginocchio della giornalista Julia Hartley-Brewer, fino a quando lei non ha minacciato di "dargli un pugno in faccia". L'episodio risale al 2002 ed evidentemente, sulla scia dello scandalo sessuale che ha travolto Harvey Weinstein, Fallon ha preferito giocare d'anticipo. La stessa giornalista coinvolta ha detto che si trattò di un episodio di scarsa importanza e che tutto si concluse all'epoca.
www.ilsole24ore.com - 10 novembre 2017