«È un privilegio essere qui a rappresentare gli interessi del popolo americano e ad assicurare che l'America vuole cooperare per la costruzione di un mondo migliore. America First non significa America Alone, ma come presidente degli Stati Uniti metterò sempre gli interessi del mio Paese davanti a tutto, come dovrebbero fare tutti i leader politici».
Questo il messaggio di Donald Trump dal World Economic Forum, nel giorno più atteso a Davos. E ancora: «Questo è il momento migliore per investire in America, abbiamo tagliato le tasse, abbiamo tagliato la burocrazia, non c'è momento migliore per investire e assumere negli Usa».
A soli quattro giorni dal tradizionale discorso sullo Stato dell'Unione, Trump (con un consenso che galleggia ai minimi per un presidente) ha tenuto il suo intervento davanti al gotha della finanza, in pieno prime time per le tv Usa, parlando quindi anche ai cittadini americani.
La suspense per il discorso, alta sin dalla vigilia del World Economic Forum, è stata solo alimentata dalla breve apparizione e dalle dichiarazioni di giovedì, quando Trump aveva cercato di abbassare i toni su tutto: dal dollaro che va bene forte, alla Tpp che si potrebbe anche siglare se non fosse quell'accordo «disastroso» che è, fino al negoziato sul Nafta con Canada e Messico, che ha tutte le carte in regola per avere successo.
Anche oggi ha ribadito che gli Usa sono pronti a riprendere i negoziati sul Tpp, ma che preferiscono accordi bilaterali. Sul commercio, Trump ha ribadito che non può esserci commercio «libero» se non è anche «equo» e «reciproco». Occorrono allora riforme per impedire a qualcuno (la Cina) di trarre ingiusti vantaggi con «furto della proprietà intellettuale, sussidi, società pubbliche».
Il presidente ha poi celebrato quello che considera il suo grande successo, il taglio delle tasse, che ha consentito a tante imprese americane «di distribuire bonus ai loro dipendenti», grazie ai risparmi che avranno su questo fronte. Trump ha poi sottolineato che in un anno la Borsa di New York ha battuto 84 volte i suoi record.
Sulla politica internazionale, il presidente ha ripetuto l'invito ai partner della Nato di fare la loro parte in termini di spese militari. E ha ricordato i risultati ottenuti contro l'Isis, ribadendo l'impegno Usa a denuclearizzare la Corea del Nord ed evitare che l'Afghanistan torni a essere un santuario del terrorismo. «Per difendere il nostro Paese – ha detto – farò tutto il necessario, compresa la riforma del nostro sistema di immigrazione. Abbiamo bisogno di selezionare chi entra nel nostro Paese sulla base del contributo che può dare». La chiave per combattere la povertà, ha detto, «è assicurare a tutti una busta paga». Trump ha poi rivolto un appello «ai potenti del mondo presenti qui davanti a me, usiamo il nostro potere per aiutare il popolo».
Non poteva mancare una carezza ai media: «Da imprenditore, ho sempre avuto una buona stampa, è solo quando sono diventato un politico che mi sono accorto quanto i giornalisti siano cattivi e fake». E per chiudere, Trump si è autodefinito la «cheerleader dell'America».
"L'America è tornata e ora è il momento di tornare a investire da noi, è il posto migliore dove farlo". È uno dei passaggi più importanti del discorso di Donald Trump. "Dopo anni di stagnazione gli Usa, con la mia presidenza, stanno vivendo una crescita economica forte, un mercato azionario forte, segnando un record dopo l’altro". Il presidente rivendica con orgoglio i "2,4 milioni di nuovi posti di lavoro" e "l'ottimismo ai massimi storici", e aggiunge che anche "la disoccupazione tra gli afroamericani è ai minimi storici".
"Abbiamo assistito alla resurrezione di un'America forte e prospera: non c'e' stato momento migliore per investire, costruire e crescere negli Stati Uniti. Siamo di nuovo competitivi". Trump snocciola questi dati rivendicando come le sue riforme, il taglio "massiccio delle tasse, l'eliminazione di inutili regolamentazione e burocrazia", abbiano creato "il momento migliore per fare affari in America". "Venite in America", dice rivolgendosi ai leader del mondo dell'economia e della finanza che partecipano al forum di Davos.
Il padrone di casa, l'economista e fondatore del Forum, Klaus Schwab, si è goduto il clamoroso successo della sua scommessa: invitare il presidente sovranista nel sancta sanctorum del globalismo, anche concedendogli una fantastica occasione per uno spot autopromozionale. La presenza di Trump ha catturato l'attenzione del mondo, eclissando i pur acclamati interventi della cancelliera Angela Merkel e del presidente francese Emmanuel Macron.
Ieri sera, alla cena con i Ceo presenti a Davos, Trump ha appoggiato un braccio sulle spalle del direttore del'Fmi Christine Lagarde, affermando: «Prima mi odiava, ma adesso mi ama». E poi si è chiesto perché mai gli Stati Uniti non possono avere un tasso di crescita del 7% come quello dell'India.
26 gennaio 2018
Impresa Oggi