I GRANDI PERSONAGGI STORICI
Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona.
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Pertinace
Publio Elvio Pertinace (Alba, 1º agosto 126 – Roma, 28 marzo 193) fu proclamato imperatore romano la mattina seguente all'assassinio di Commodo il 31 dicembre 192. Nato ad Alba Pompeia (l'odierna Alba), nella Regio IX Liguria, da una famiglia di liberti, Pertinace cominciò la carriera come insegnante di grammatica, ma poi decise di cercare un lavoro più gratificante e con l'aiuto di qualche protettore ebbe l'incarico di ufficiale in una coorte (prefetto della cohors IIII Gallorum equitata) in Rezia.; da quel momento si impegnò a perseguire tutte le tappe del cursus honorum.
Iniziò la carriera militare come cavaliere e fu posto al comando (praefectus cohortis) di una coorte di fanteria ausiliaria in Siria negli anni compresi tra il 157 ed il 162. Si trattava molto probabilmente della Cohors VII Gallorum. Dopo essersi distinto nella guerra contro i parti, venne promosso ed inviato in Britannia, prima come praepositus della Cohors I o II Tungrorum (163-164?), poi come tribuno angusticlavio (uno dei sei tribuni preposti al comando della legione) della Legio VI Victrix (164-166). In seguito (attorno al 167), lo troviamo lungo il Danubio come praefectus alae della ala I Flavia Augusta Britannica milliaria che era dislocata a Sirmium, sotto il comando dell'allora legatus Augusti pro praetore, Tiberio Claudio Pompeiano, del quale divenne grande amico e suo protetto.
Negli anni successivi servì prima come procurator Augusti ad alimenta in regio VIII Aemilia (per la logistica delle operazioni militari degli anni 167-168 durante le guerre marcomanniche), poi come praefectus classis Germanica di stanza a Colonia Agrippina (poco prima del 169), ed infine come procurator ducenarius (con uno stipendium di 200.000 sesterzi) delle tre Dacie (nel 169-170).
A questo punto della carriera, cadde in disgrazia e venne rimosso dall'incarico di procurator Augusti in Dacia, vittima probabilmente di intrighi di corte durante il regno di Marco Aurelio, ma subito dopo fu richiamato per assistere Claudio Pompeiano nella guerra contro i Germani, ottenendo importanti successi in Pannonia inferiore e in Dacia (nel 170), forse con il grado di legatus legionis o di dux di un esercito formato da alcune vexillationes affidategli dal suo patrono. Per questi successi l'imperatore romano, Marco Aurelio, ottenne un'adlectio in senato e, per compensare l'ingiustizia subita precedentemente (iniuria), venne promosso tra i pretorii.
In seguito sembra abbia affiancato nuovamente Pompeiano in operazioni militari per scacciare le genti germaniche da Norico e Rezia, ottenendo l'incarico di legatus legionis della I Adiutrix (171-172), normalmente di stanza a Brigetio. Sembra che abbia combattuto poco dopo lungo il fronte danubiano contro i Naristi (in bello Naristarum) che a quell'epoca si trovavano di fronte alle province romane di Norico e Pannonia superiore.
Nel 175 ricevette per gli alti meriti militari conseguiti negli anni precedenti la nomina a console. Ottenne quindi l'incarico di governare entrambe le due Mesie (Superior et Inferior), per poi accompagnare, come comes Augusti, Marco Aurelio a causa dell'usurpazione in Oriente di Avidio Cassio (primavera del 175). Poco dopo fece ritorno lungo il fronte danubiano e continuò ad amministrare entrambe le due province di Mesia, almeno fino al 178/179.
Divenne quindi governatore delle Tres Daciae nel 179/180. Subito dopo questo incarico venne nominato legatus Augusti pro praetore della Siria dove rimase fino a non più tardi del 183, quando venne richiamato dal prefetto del pretorio Tigidio Perenne e sostituito da Gaio Domizio Destro. La Historia Augusta racconta che egli fu costretto a ritirarsi nei suoi possedimenti presso Alba nella Regio IX Liguria.
La morte di Perenne permise a Pertinace di tornare in auge alla corte di Commodo, anche grazie alla necessità di reprimere gli ammutinamenti militari che erano scoppiati nel 184 in Britannia. Fu così che la sua carriera riprese e venne nominato governatore dell'isola, dove si recò poco dopo, riuscendo a sedare la rivolta. Qui sembra rimase dal 185 al 187/188. Una volta tornato a Roma, venne nominato praefectus Urbis (189)[21] e poco dopo proconsole d'Africa (190). Ebbe quindi un secondo consolato, questa volta ordinario, avendo come collega lo stesso imperatore Commodo nel 192. In seguito venne nominato prefetto della guardia pretoriana, quando Commodo fu assassinato dai propri domestici l'ultimo giorno di quell'anno (31 dicembre del 192).
Quello di Pertinace fu un regno corto e inquieto. Devotissimo al Senato, tanto da pensare in un primo momento di cedere il trono al nobile senatore Acilio Glabrione, egli tentò di imitare i risparmi di Marco Aurelio, e si sforzò di riformare le distribuzioni di alimenti e di terre, ma si scontrò con l'antagonismo di molti quartieri. Gli scrittori antichi precisano come la guardia pretoriana si aspettasse generosi doni alla sua salita al trono, e quando furono delusi, si agitarono fino a che distribuì del denaro, spendendo dalle proprietà di Commodo, inclusi concubine e ragazzi che Commodo aveva tenuto presso di sé per il suo piacere sessuale. Scoprì all'ultimo momento una cospirazione di un gruppo che voleva sostituirlo, ma una seconda cospirazione finì, il 28 marzo dell'anno 193, con il suo assassinio da parte della guardia pretoriana che assalì il palazzo imperiale. Pertinace sembrava essere cosciente del pericolo che correva assumendo il potere: per questo rifiutò gli attributi imperiali per la moglie e il figlio, per proteggerli dalle conseguenze del proprio assassinio.
Niccolò Machiavelli ne Il Principe (cap. XIX Come evitare il disprezzo e l'odio) sostiene che Pertinace era un amante della giustizia e della pace. Ma fu l'amore per questi ideali a condurlo alla morte. Durante l'antica Roma infatti i soldati apprezzavano molto di più i principi dall'animo bellicoso che dessero sfogo alla loro rapacità. Per mantenere il potere era dunque necessario assecondare la corruzione dei soldati cosa che l'onesto Pertinace non fece. Per questo il Machiavelli sottolinea che Pertinace è un chiaro esempio di come ci si può procurare odio anche a causa della troppa onestà in quanto nell'arte di governare bisogna essere pronti a "essere non buoni" se le circostanze lo richiedono.
Eugenio Caruso - 23 aprile 2018