Non c'è niente di più facile che indirizzare giovani spiriti all'amore dell'onestà e della giustizia.
Seneca, Lettere a Lucilio
Il 18 novembre 2017 si è conclusa la
23 Conferenza delle parti della
Convenzione quadro sui cambiamenti
climatici dell’Onu (Unfccc) dopo due
settimane di negoziazioni. La
conferenza si è tenuta a Bonn, che è la
sede del segretariato, con la presidenza
affidata alle Isole Fiji con il loro primo
ministro Frank Bainimarama come
presidente della Cop.
Il fatto stesso che
Fiji avesse la presidenza rappresenta un
elemento significativo, poiché ha innalzato
l’attenzione della comunità internazionale
verso le piccole isole del Pacifico, e non
solo del Pacifico, che convivono con il
continuo innalzamento del livello del mare
a causa del riscaldamento globale.
La Cop23 partiva con la premessa di
essere una conferenza tecnica, in quanto
dedicata a definire i dettagli riguardanti
l’implementazone dell’accordo di Parigi dal
2020. Invece, la già citata particolarità di
essere una Cop tenuta a Bonn, ma sotto la
presidenza di Fiji, e l’annunciata intenzione
dell’amministrazione Trump di uscire
dall’accordo di Parigi hanno creato motivi
ulteriori di interesse per una conferenza che
alla fine ha generato dei risultati importanti.
Partiamo proprio dalla presenza
statunitense, che è stata doppia. Da un lato
la delegazione ufficiale, con la presenza
di negoziatori gia presenti in conferenze
precedenti, e dall’altro lato la delegazione
We are still in (noi ci siamo ancora) formata
da rappresentanti americani di città, stati e
il settore privato e capitanata dall’ex sindaco
di New York, Michael Bloomberg e dal
governatore della California, Jerry Brown.
Durante le due settimana la delegazione
We are still in ha tenuto diversi eventi
importanti fra cui il lancio dell’America’s
Pledge, con la quale il settore privato e entità
governative non federali riaffermano il loro
impegno ad accelerare la transizione degli
Stati uniti verso un’economia verde.
La America’s Pledge ha sicuramente
dato vigore alle negoziazioni che hanno
comunque vissuto momenti difficili,
soprattutto perché i paesi in via di
sviluppo, storicamente meno responsabili
dei cambiamenti climatici, chiedono
ai paesi più sviluppati di mantenere
i loro impegni pre-2020 e non solo
focalizzarsi sull’Accordo di Parigi, che
verrà implementato a partire dal 2020.
In particolare, viene richiesto ai paesi
più industrializzati di contribuire con i
100 miliardi di dollari annui promessi
a Copenhagen nel 2009 e di ratificare
il Doha Amendment, che ancora non
può entrare in vigore a causa della
mancata ratifica di molti paesi. Queste
discussioni hanno portato come risultato
che maggiore ambizione nel periodo
pre-2020 e la sua attuazione sono un
elemento chiave del testo finale della
decisione finale della Conferenza.
Alla Cop23, la presidenza di Fiji ha
lanciato le seguenti iniziative:
- il Gender Action Plan, che cerca di
rendere più visibile il ruolo delle donne,
in quanto gruppo più esposto agli impatti
climatici, in termini di azioni climatiche e
di promuovere le pari opportunità in tali
attività
- la Local communities and indigenous
people platform, la piattaforma per le
comunità locali e popoli indigeni, che
cerca di promuovere lo scambio di
esperienze e innovazioni, sia nel campo
dell’adattamento, sia della mitigazione
- infine, la Ocean Pathway Partnership
(Partenariato per gli oceani) che vuole
assicurare una maggiore attenzione sugli
oceani nei processi di negoziazione in
seno alle Cop.
Il risultato più importante della
conferenza, e in linea con gli obiettivi
iniziali, è stato il lancio del dialogo
Talanoa. Due anni fa, a Parigi, le parti
avevano concordato che nel 2018 ci
sarebbe stato un momento di valutazione
dei progressi ottenuti in termini di
azioni climatiche. Tale dialogo dovrebbe
generare una serie di informazioni utili
per poter rivedere in chiave più ambiziosa
le Nationally Determined Contributions
(NDCs). Inizialmente questo dialogo
era stato chiamato “facilitative”, nel senso
appunto di facilitare la valutazione delle
attività intraprese dai paesi e lo scambio
di esperienze. La presidenza figiana ha
deciso di usare il termine Talanoa che
riflette un approccio tradizionale delle
Fiji per discutere e prendere decisioni
importanti attraverso un processo che sia
inclusivo, partecipatorio e trasparente.
Il Talanoa sarà strutturato sulla base di 3
domande fondamentali: dove siamo? dove
vogliamo andare? come ci arriviamo?
Allo stesso tempo include nuovi elementi
rispetto alla versione iniziale di due
anni fa, come la decisione di accettare
contributi sia da parte dei governi che da
attori non statali, la decisione di stabilire
un sito online per ricevere e condividire i
contributi ricevuti e infine una maggiore
attenzione alle attività già implementate
nel periodo prima del 2020.
Dopo gli inizi di Marrakech alla Cop22,
la Cop23 ha continuato a lavorare sul
Paris Rulebook, che ha il compito di
stabilire le regole e i processi tecnici che
sono necessari per l’implementazione
dell’Accordo di Parigi. Queste
negoziazioni hanno luogo nell’ambito
del Ad-hoc Working Group on the Paris
Agreement (comunemente nominato,
Apa). L’Apa si occupa di molti soggetti
come le regole quadro per le NDCs, i
rapporti sulle attività di adattamento,
la trasparenza dei rapporti nell’ambito
della valutazione globale nel 2023
e i procedimenti per monitorare la
conformità nell’attuazione dell’Accordo
di Parigi. La scadenza per questo lavoro
sarà la prossima Cop, e la Cop23 ha
deciso che sarà necessaria un’ulteriore
sessione di negoziazioni.
La conferenza
si è conclusa più tardi del previsto, a
causa di divergenze nell’ambito dei
finanziamenti. Due sono stati i punti
che hanno determinato questo ritardo.
Il paragrafo 9.5 dell’Accordo di Parigi
richiede ai paesi industrializzati di
resocontare i finanziamenti destinati ai
paesi in via di sviluppo. Questo paragrafo
richiede una necessaria predicibilità di
questi finanziamenti, cosicché i paesi
in via di sviluppo possano preparare
piani per accogliere tali finanziamenti.
Alcuni paesi in via di sviluppo si sono
lamentati che tali discussioni per
creare tale predicibilità non erano state
affrontate durante la Cop, mentre i
paesi industrializzati ribattevano che
le richieste erano superiori a quanto
discusso a Parigi.
Un altro punto
di contestazione, sempre nell’ambito dei
finanziamenti, ha riguardato il Fondo
per l’adattamento. In passato la parti
avevano indicato che il fondo “dovrebbe”
operare sotto l’accordo di Parigi. Nelle
ultime ore della conferenza, i paesi parte
del Protocollo di Kyoto, sotto il quale
correntemente opera, hanno deciso che
il Fondo “dovrà” operare sotto l’Accordo
di Parigi.
La Cop23, con più di ventimila
partecipanti, si può considerare un
successo. Infatti, si sono fatti dei passi
avanti nel definire le linee guida per
l’implementazione dell’accordo di Parigi.
In particolare vi è stato consenso fra
le parti su come strutturare la Cop24
e portate al termine queste complesse
negoziazioni nel loro ultimo anno. Il
lancio del Talanoa conferma la volontà
delle parti a lavorare in modo inclusivo,
partecipatorio e trasparente, gettando
quindi le basi per un 2018 che dovrebbe
regalarci risultati concreti e positivi. La
partecipazione di una trentina di capi
di stato e di governo ha confermato
che la tematica rimane molto rilevante
nell’agenda politica internazionale.
Daniele Violetti, Luca Brusa
Segretariato Unfccc, Bonn
Tratto da ecoscienza 6/17
Impresa Oggi - 8 maggio 2018