A fine 2016 la post-verità, diffusa dalle cosiddette fake news, è stata dichiarata parola dell'anno dall’Oxford Dictionary. È un esempio delle sfide poste sia dalla rapida evoluzione dei paradigmi tecnologici e commerciali che riorientano la comunicazione sia dalla rapidità dell’accesso a piattaforme digitali in cui i cittadini sono contemporaneamente lettori e autori. Gli utenti hanno, inoltre, la possibilità di determinare il successo di una notizia, in termini di sua diffusione, attraverso una sua condivisione massiccia o scarsa. L’economicità e immediatezza offerte da Internet di produrre e diffondere contenuti, ha ampliato la libertà di espressione, ma ha indebolito l’autorevolezza e solidità, anche economica, dei media tradizionali.
Colpiscono le nuove modalità di apprendimento e informazione. Ci si informa in modo più diffuso e veloce di un tempo, ma anche meno approfondito, utilizzando dati raccolti attraverso contenuti disponibili sui social network di riferimento. Alcune stime segnalano che tali networks sono diventati la più grande fonte di notizie, eppure non sono media companies. Tutto questo sta determinando un cambiamento anche nel modo di fare politica e di generazione del consenso. L’affermazione e riconoscimento della leadership deriva sempre più dalla capacità di utilizzare il web in modo strategico, disintermediando le tradizionali organizzazioni dei partiti, i media tradizionali e i cosiddetti corpi intermedi.
Ci si chiede se le nuove forme di comunicazione, e le "casse di risonanza" determinate dalla pervasività dei social media, possano favorire l’emergere di attitudini antisistema. L’algoritmo si afferma come un nuovo arbitro, efficiente ed invisibile, che cambia il terreno neutro dell’offerta di informazione, dunque della formazione delle opinioni. I lettori si chiudono sempre più dentro una bolla costruita sui propri gusti, preferenze, sui propri pregiudizi.
Le nuove forme di comunicazione e linguaggi declinati dai social media impegnano a una riflessione su nuovi diritti e doveri del cittadino digitale. Ci si chiede se vi siano nuovi limiti alla libertà di informazione e di espressione (con i temi dell’open access a ogni fonte informativa o di una più stringente regolazione, come nel caso dell’hate speech). Altri temi centrali, nella declinazione dei diritti e doveri della comunicazione digitale, riguardano i nuovi confini del diritto alla privacy e l’affermazione di una maggiore sicurezza della rete. Questi aspetti sono correlati anche alla dimensione internazionale e pervasività della rivoluzione in corso, da una diversità significativa di comportamenti e di approccio regolamentare, dalla presenza di pochi grandi piattaforme a livello mondiale.
Non vi è consenso nella valutazione degli effetti che questi mutamenti determineranno nel medio e lungo termine. Alcuni evidenziano una frattura intergenerazionale, fra la silver generation e i nativi digitali. Altri ritengono che le diversità siano all’interno delle generazioni, secondo la propensione all’uso delle nuove applicazioni. Una preoccupazione condivisa riguarda l’influsso che gli strumenti digitali hanno sulla concentrazione e l’apprendimento, che può implicare una minore capacità degli studenti in età scolare di sviluppare un vocabolario ampio e adeguato, di costruire un bagaglio culturale e di competenze, erede della nostra tradizione e proiettato alle necessità del futuro. Preoccupa l’eccesso di informazioni e il conseguente appiattimento informativo. E preoccupa come si possa distinguere la qualità di una fonte rispetto ad un’altra, ad esempio tra un articolo di un autorevole quotidiano on-line e un articolo sullo stesso tema di un blog sconosciuto, quando entrambi sono pubblicati con stessa rilevanza su un social media. (Durante le recenti elezioni amministrative ho notato un imbarbarimento della comunicazione politica che non riguarda solo il singolo individuo ma anche quei giornalisti che scrivono su quotidiani definiti autorevoli. ndr).
Per gli ottimisti, nuovi media e nuove piattaforme di comunicazione sono una risorsa significativa, ma strumentale. Come tante innovazioni del passato - passata questa fase di tumultuosa transizione – consentiranno di cogliere nuove rilevanti opportunità e relazioni fra cittadini e utenti, promuovendo pluralismo, correttezza e qualità informativa, trasparenza.
www.aspeninstitute.it - 25-06-2018