Intellettuali e letteratura francesi

Mi hanno regalato, o dato in prestito, un libro utile per me che da qualche mese ho iniziato un nuovo percorso culturale, come si può notare dal mio blog. Si tratta di uno dei tanti libri di Giovanni Macchia sulla letteratura francese (G. M. figlio di Vito, Presidente di Corte d'Assise, poi magistrato di cassazione, nel 1923 si trasferì con la famiglia a Roma, dove frequentò il Liceo classico Ennio Quirino Visconti. Nel 1930 si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia e nel 1934 si laureò con Pietro Paolo Trompeo con una tesi su Baudelaire critico. Dopo il corso di perfezionamento alla Sorbona e al Collège de France, fu lettore di lingua francese alla Scuola Normale Superiore di Pisa, poi insegnò lingua e letteratura francese a Catania e dal 1949 a Roma. Qui, nel 1952, fondò e diresse l'Istituto di Storia del teatro e dello spettacolo ndr). Ho iniziato da poco a leggerlo e l’ho trovato molto interessante. Parla di scrittori, poeti e intellettuali francesi.
Si divide in capitoli pieni di riflessioni meravigliose. Si inizia con Cartesio: da molti considerato come il filosofo che ha impresso un'impronta importante sulla cultura francese. Poi vengono riportate in lingua volgare e poi tradotte in italiano moderno le prime poesie, le prime testimonianze antiche della lingua francese.
Abbandonato il latino, persino da parte della Chiesa, elemento da sempre di continuità della cultura classica, ecco che la Francia , anche in alcune forme dialettali, ci testimonia l’amore per la scrittura e la letteratura. Quando l’italiano faticava ancora a lasciare delle testimonianze, il francese già risplendeva con l’epica poesia della Chanson de Roland. (La Chanson de Roland, o Canzone di Rolando o di Orlando, scritta intorno alla seconda metà dell'XI secolo, appartiene al ciclo carolingio ed è considerata tra le opere più significative della letteratura medievale francese. Come ogni testo di natura epica, essa trae spunto da un evento storico, la battaglia di Roncisvalle, avvenuta il 15 agosto 778, quando la retroguardia di Carlo Magno, comandata dal paladino Rolando prefetto della Marca di Bretagna e dagli altri paladini, di ritorno da una spedizione in Spagna fu attaccata e distrutta dai baschi - nella riscrittura epica trasformati in saraceni. ndr).
Brani bellissimi, di una attualità sconvolgente: persino autobiografici per il sottoscritto. Il volume parla di Medioevo e poi di Rinascimento o Rinascenza.
Proseguiamo ora nella nostra descrizione. Dopo le poesie dedicate ai grandi cavalieri feudali, e al gran re cristianissimo Carlo Magno e alla lotta contro i saraceni (mai però, occorre precisare, descritti in modo caricaturale, ma bensì belli di aspetto esteriore e valorosi) , ecco che una nuova corrente letteraria si affaccia presso la giovane poesia e letteratura francese: la letteratura cortese.
I grandi eroi del mondo classico tornano protagonisti: Achille, Paride e soprattutto Enea. Un romanzo su Enea, bellissimo, e sul suo amore per Lavinia durante lo scontro con Turno che hanno regalato della parole d’amore tra le più belle di tutto il medioevo europeo. Sentite questa traduzione italiana dal francese:
"E’ dell’amore sudare, aver freddo, fremere, tremare, e sospirare e sbadigliare e perdere la fame e la sete e rigettare e trasalire, mutar colore o impallidire, lagnarsi, gemere, sbancarsi, sognare e singhiozzare, vegliare e piangere.".
Piangere, dunque, perdere la fame e la sete, dice il poeta e tutti noi ci riconosciamo anche oggi in queste parole. Esse sono attuali, io, per esempio, mi rispecchio tantissimo in esse. E forse se le avessi lette nel mio difficile periodo adolescenziale mi avrebbero aiutato tantissimo. Sarei partito forse per la Francia e avrei dato una svolta alla mia vita.
Amore e Medioevo proseguiamo lungo questo meraviglioso sentiero con Tristano e Isotta (la storia di Tristano e Isotta è probabilmente uno dei più famosi e struggenti miti nati durante il Medioevo. Benché espressione dei temi più scottanti della fol amor, esso fu popolarissimo e continua tuttora a ispirare le opere più disparate: la sua origine è celtica, ma le prime redazioni sono state realizzate da poeti normanni ndr). Ci sono anche in questo caso dei riferimenti alla mitologia classica, a Teseo e a Perseo. In esse si presenta una dimensione nuova nel rapporto tra un uomo e una donna è la loro passione al centro del racconto mitico.
Occorre aggiungere che sono giunti fino a noi diversi frammenti differenti ed eterogenei di Tristano e Isotta, in particolare: il “Roman de Tristan” del Thomson ed il “Tristan” di Beroul, poeta normanno, più altre opere ispirate a questa storia. Ognuno con uno stile differente. A questo si aggiungano vari tentativi da parte di scrittori moderni. Dunque domandiamoci ora in cosa è moderno Tristano ed Isotta.
Innanzitutto perché mette al centro una crisi di valori umani come il dovere, la morale e la pietà. E poi perché parla di amore passionale fortificatosi da varie prove della vita terrena. Il loro amore era forte, più forte delle difficoltà, più forte del mondo intero, dice Tristano:
“Amica, voi mi siete vicina, e di che altro ho bisogno? Se tutto il mondo fosse ora con noi, vedrei solo voi.” E Isotta risponde tenera, dolce, amante, sincera, poetica, amica del cuore: “ Oh Tristano presto vi avrei dolcemente parlato dell’amore che vi fu tra di noi. Avrei pianto la nostra avventura, la nostra gioia, il nostro piacere, il nostro grande dolore che fu nel nostro amore. Vi avrei ricordato questo, vi avrei baciato e abbracciato.”
In questo periodo, nasce inoltre un romanzo francese scritto da varie donne. In particolare, vorrei ricordare in questa sede, Marie de France. Ma non tramite la lentezza del romanzo, essa compone le sue opere in una forma breve: la novella. E parla ancora una volta di sentimenti e di amore. Un amore che sfida il proprio tempo e i rapporti di forza, le convenzioni e gli egoismi per costruire un rapporto unico e irripetibile. Un amore che non rassomiglia a quello classico coniugale ma prevede il tradimento, il rapporto adultero. E dunque quanta indagine psicologica, quanta sapienza femminile nelle sue pagine. E’ la storia della letteratura cortese, in breve, che ho appena narrato.
Ora parliamo di teatro, in conclusione di questa breve scheda dedicata al libro del Macchia, in particolare di teatro religioso. L’inizio di questa arte parla, infatti, di religione. Le chiese sono i primi teatri dove si assisteva allo spettacolo: la Natività, la Passione e Resurrezione di Cristo venivano rappresentati nelle chiese e i sacerdoti erano i primi attori di questi drammi.
Da queste opere in latino, per avvicinarsi al gusto del popolo, cominciarono a essere introdotte parole in volgare. E lo spettacolo dalle navate gradualmente si spostava nelle piazze. La prima opera teatrale di questo tipo con elementi in volgare è lo Sponsus (Lo Sponsus venne composto per essere rappresentato alla vigilia di Pasqua, probabilmente in Guascogna o Linguadoca verso la metà dell'XI secolo. Il suo testo si rifà al Vangelo secondo Matteo (25:1–13), ma attinge al Cantico dei Cantici e ai Padri della Chiesa, forse a Girolamo e al suo Adversus Jovinianum. Per certi aspetti, la rappresentazione dei mercanti, lo spandimento dell'olio e la messa in discussione e accettazione implicita teodicea è originale e drammaticamente potente ndr).
Lo Sponsus, così come le successive opere teatrali, è legato strettamente alla liturgia della messa. Infatti per tutto il Basso Medioevo per rendere più partecipi i fedeli alla messa, che era celebrata in latino e quindi incomprensibile per la massa, e per spiegare alcuni passaggi particolarmente importanti della Bibbia venivano rappresentate queste scene. Il successo di tali opere fu importante tanto che presto le pièce non solo si svincolarono dalla liturgia celebrativa della messa, ma anche dalla tematica religiosa, anche se per oltre un secolo la tematica religiosa la fece da padrona; in queste opere sono presenti parole dialettali sia di lingua d’oc che di lingua d’oil. Il Macchia ci dice che: “fu facile immaginare l’emozione che le parole in volgare, isolate, suscitarono nell’ascoltatore.” La fede veniva rappresentata, l’umanità metteva in scena il proprio Dio e con esso il senso del mistero e il senso del peccato e della rivelazione.
Di questo teatro in volgare il Jeu d’Adam è l’esempio più antico. Scritto in un dialetto anglo-normanno nel XII secolo, esso ci parla del peccato di Adamo ed Eva, l’uccisione di Abele e l’arrivo dei Profeti che annunciano Cristo. Sono opere teatrali che rappresentano la verità della fede cristiana, e tanti episodi del Vangelo, e i suoi personaggi sono qui descritti con verità e purezza psicologica e spirituale. La letteratura, anche in questo caso, parla allo spirito umano nobilitando la sua anima ed il suo cuore.

Corrado Caruso - 13-07-2018

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