ANNUARIO STATISTICO ITALIANO 2018
Capitolo 1 - Territorio
Sotto il profilo orografico, il territorio italiano è classificato come collina per il
41,7 per cento, come montagna per il 35,2 per cento e come piana (38,8 per cento). La
popolazione residente nel corso dell’anno ha subito un calo pari a -0,2 per
cento, ma con differenziazioni nelle diverse zone altimetriche: più forte nei
territori di montagna (-0,5 per cento), più contenuto in collina (-0,3 per cento) e
prossimo allo zero in pianura. Nelle aree di pianura si riscontra la più alta
densità abitativa con 423 abitanti per chilometro quadrato, superiore al doppio
della media nazionale corrispondente a 200 abitanti per chilometro quadrato.
Nel 2017 il territorio italiano è stato interessato da più di 5.700 eventi sismici
con magnitudo uguale o superiore a 2,0. La maggior parte dell’attività sismica,
circa il 72 per cento dei sismi con magnitudo superiore a 2,0, si è concentrata
nelle regioni del Centro Italia ed è continuata anche nel 2018, riducendo il
numero di eventi nell’arco dei mesi. Tale serie rappresenta la continuazione
della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016 con i gravi terremoti registrati
nei comuni di Accumoli, Amatrice (provincia di Rieti) e Arquata del Tronto
(provincia di Ascoli Piceno). Nel nostro Paese prevalgono i comuni di piccole
dimensioni: al 31 dicembre 2017 il 46,2 per cento non supera i 20 chilometri
quadrati di superficie e il 69,8 per cento ha una popolazione pari o inferiore ai 5
mila abitanti. Questa frammentarietà è, tuttavia, in via di riduzione per effetto
della politica di contenimento della spesa pubblica che sta ridimensionando il
numero dei comuni: al 31 dicembre 2017 erano passati a 7.978, ulteriormente
ridottisi a 7.954 nel marzo 2018. Il 67,7 per cento dei comuni italiani ha un
basso grado di urbanizzazione e raccoglie appena il 24,0 per cento della
popolazione. I comuni ad alta urbanizzazione sono invece solo il 3,4 per cento,
ma vi risiede il 33,4 per cento della popolazione totale. Il rapporto tra i comuni
capoluogo e i comuni compresi nelle loro cinture urbane di primo e secondo
livello mostra come nel periodo 2011-2017, diversamente da quanto era
accaduto nel decennio 2001-2011, i centri capoluogo stiano registrando un
nuovo incremento demografico, spesso maggiore di quello che si sta
verificando nelle loro cinture urbane.
Capitolo 2 - Ambiente ed energia
La temperatura media annua e gli indici di estremi di caldo mostrano un
aumento in tutti i capoluoghi di regione mentre per la precipitazione annua
l’analisi conferma un’elevata variabilità spazio-temporale del fenomeno, con
scostamenti medi più contenuti dal valore climatico 1971-2000.
Nel 2015, le emissioni acidificanti generate da attività produttive hanno
raggiunto il 93 per cento del totale riferibile alle attività residenti in Italia. Queste
rimangono comunque caratterizzate, rispetto a quelle degli altri Paesi europei,
da bassa intensità di emissione per unità di valore aggiunto, per tutti i gas
considerati nei Conti delle Emissioni Atmosferiche. Nel 2017 ha raggiunto il
picco degli ultimi dieci anni la superficie percorsa dal fuoco, soprattutto boscata.
Il fenomeno ha coinvolto soprattutto la Sicilia con il 21,1 per cento della
superficie interessata da incendi a livello nazionale. È stato in Calabria il
maggior numero di incendi: 1.488, pari al 19 per cento degli eventi.
Nel 2016, la raccolta di rifiuti urbani è di 496,7 kg per abitante (+2,2 per cento
rispetto al 2015); la differenziata rappresenta il 52,5 per cento dei rifiuti totali, in
crescita di cinque punti sull’anno precedente. I livelli più alti di produzione di
rifiuti urbani si rilevano in Emilia-Romagna (653,0 kg per abitante) e Toscana
(616,2). Il Molise (387,0) e la Basilicata (353,0), invece, sono le regioni in cui se
ne producono di meno.
Nel 2015 ogni cittadino ha consumato in media 220 litri di acqua potabile al
giorno. Per garantire questo livello di consumo sono stati pertanto immessi nelle
reti di distribuzione comunali 375 litri per abitante al giorno. Nel complesso le
perdite idriche totali nelle reti ammontano al 41,4 per cento del volume
complessivamente immesso in rete.
I consumi interni di energia nel 2016 sono diminuiti dell’1,3 per cento. La forte
dipendenza energetica dall’estero è una delle caratteristiche del nostro Paese:
nel 2016 le importazioni, pari a 157,9 milioni di Tep (tonnellate equivalenti di
petrolio), hanno fatto registrare un aumento dello 0,7 per cento. Il fotovoltaico
conferma il suo ruolo di traino tra le fonti rinnovabili in Italia, anche se è la fonte
eolica a far registrare l’aumento più rilevante rispetto all’anno precedente (19,2
per cento), con una produzione, in valore assoluto, pari a 17.688 milioni di kWh.
Capitolo 3 - Popolazione e famiglie
Al 1° gennaio 2018 la popolazione residente in Italia è pari a 60.483.973 unità,
oltre 105.000 unità in meno rispetto all’inizio dell’anno. Il saldo naturale, già
negativo, continua a calare, passando da -141.823 nel 2016 a -190.910 nel
2017. Il saldo migratorio con l’estero, pari a 143.758 unità nel 2016, aumenta e
arriva a 188.330 unità nel 2017.
Al 1° gennaio 2018 la popolazione straniera residente è pari a 5.144.440 unità,
l’8,5 per cento del totale dei residenti, con un incremento, rispetto all’anno
precedente, dell’1,9 per cento (circa 97 mila unità).
Nel 2017 continua il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2016 erano 473.438,
nel 2017 passano a 458.151. Il tasso di fecondità totale nel 2016 scende ancora
attestandosi su 1,34 figli in media per donna.
Nel 2017 il numero dei decessi aumenta e raggiunge le 649.061 unità, 33.800
in più rispetto all’anno precedente. La speranza di vita alla nascita (vita media)
presenta una battuta d’arresto attestandosi a 80,6 anni per i maschi, come lo
scorso anno, e a 84,9 per le femmine, rispetto a 85,0 del 2016. L’insieme di
queste dinamiche rendono l’Italia uno dei paesi più vecchi al mondo, con 168,9
persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al 1°
gennaio 2018.
Nel 2016 i matrimoni continuano a crescere, in linea con l’aumento già
riscontrato l’anno precedente: si passa dai 194.377 matrimoni del 2015 ai
203.258 del 2016. Le separazioni legali passano da 91.706 del 2015 a 99.611
del 2016 e i divorzi aumentano in misura marcata, in seguito anche
all’introduzione del cosiddetto ‘divorzio breve’, passando da 82.469 a 99.071.
Nell’arco di vent’anni il numero medio di componenti in famiglia è sceso da 2,7
(media 1996-1997) a 2,4 (media 2016-2017). Sono progressivamente
aumentate le famiglie unipersonali (dal 20,8 per cento al 31,9 per cento) e si
sono gradualmente ridotte le famiglie di cinque o più componenti (dal 7,9 per
cento al 5,3 per cento).
Capitolo 4 - Sanità e salute
Nel triennio 2014-2016 risulta in calo il numero di medici di base (-1,5 per
cento) e pressoché stabile il numero di pediatri (-0,7 per cento).
Si assiste ad un potenziamento del numero di posti letto nelle strutture sanitarie
di assistenza residenziale (+4,4 per cento dal 2014 al 2016). Permangono le
differenze territoriali: i posti letto ordinari per mille abitanti restano superiori al
Nord rispetto al Sud. Negli ultimi cinque anni le dimissioni ospedaliere per acuti
hanno continuato a diminuire, nonostante l’invecchiamento della popolazione.
Il fenomeno dell’abortività volontaria continua a diminuire: il tasso di ricorso
all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2016 si mantiene tra i più bassi
d’Europa e pari a 6,3 casi ogni mille donne di età tra i 15 e i 49 anni.
L’anno 2015 è stato caratterizzato da un significativo aumento dei decessi: in
Italia sono morte 646.048 persone. Il 65,0 per cento dei decessi è dovuto a
malattie del sistema circolatorio e tumori. Tra i 15 e i 29 anni, il 50,2 per cento
dei decessi avviene per cause di natura violenta. (e di questi uno su due è
dovuto a accidenti da trasporto), ma con una forte differenza: il quoziente
maschile è quasi 4,5 volte più alto di quello femminile. La mortalità infantile tra il
2011 e il 2015 è in diminuzione e il tasso è pari a 3,1 per mille nati vivi.
Nel 2015 si sono suicidate 3.989 persone, uomini in oltre tre casi su quattro.
Negli ultimi tre anni il trend è nuovamente in calo e il valore dei tassi è tornato ai
livelli del 2008.
Nel 2017, il 69,6 per cento della popolazione residente dà un giudizio positivo
sul proprio stato di salute, sebbene il 39,9 per cento dichiari di essere affetto da
almeno una patologia cronica.
Le abitudini alimentari degli italiani si mantengono ancora legate al modello
tradizionale: il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale
(66,6 per cento della popolazione di 3 anni e più) e molto spesso è consumato
a casa (72,8 per cento). Si attesta al 19,7 per cento, ed è stabile rispetto al
2016, la quota della popolazione di 14 anni e più che dichiara di fumare.
Capitolo 5 - Protezione sociale
I presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari sono, nel 2015, 12.828
unità ed ospitano 382.634 persone, in prevalenza anziani. Si registra una
diminuzione, rispetto al 2014, sia degli ospiti (-0,9 per cento) sia dei posti letto
disponibili (-2,2 per cento), la cui disponibilità passa così da 6,6 a 6,4 per mille
abitanti.
La spesa sostenuta dai comuni per interventi e servizi sociali nel 2015 è di poco
inferiore ai 7 miliardi di euro (come per l’anno precedente), pari a circa 114 euro
pro capite. Il 16,8 per cento di questa spesa è destinato agli asili nido, che nel
2015 accolgono 175.718 bambini: essi sono diminuiti per il quinto anno
consecutivo, del 3,0 per cento rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda
la spesa per prestazioni sociali essa è nel 2016 di circa 318 miliardi di euro,
corrispondente al 18,9 per cento del Pil. Le entrate per contributi sociali sono
invece di 239 miliardi di euro, con una capacità di copertura delle prestazioni
sociali del 75,1 per cento. Il conseguente deficit previdenziale pro capite è di
1.307 euro, in diminuzione di 103 euro rispetto all’anno precedente.
Sostanzialmente stabile la spesa corrente degli enti di previdenza per il
personale in servizio (+0,1 per cento), ed in crescita quella per acquisto di beni
e servizi (+4,3 per cento). Il numero delle prestazioni pensionistiche è in
progressiva diminuzione, mentre la relativa spesa è in aumento: sono circa 23
milioni le pensioni erogate nel corso del 2016 (-0,6 per cento rispetto al 2015),
circa 37,9 ogni 100 residenti, per una spesa complessiva di circa 282 miliardi di
euro (+0,8 per cento), pari al 16,8 per cento del Pil nel 2016. Il loro importo
medio annuo è di 12.297 euro, circa 161 euro in più rispetto all’anno
precedente.
Capitolo 6 - Giustizia, criminalità e
sicurezza
Nel 2016 i dati sul movimento dei procedimenti civili mostrano una complessiva
diminuzione delle pendenze sia in primo (-4,1 per cento) che in secondo grado
di giudizio (-2,6 per cento), a fronte di un aumento delle sopravvenienze presso
i Tribunali in primo grado (+3,5 per cento) e presso le Corti di appello (+8,9 per
cento) in secondo grado.
Significativa la diminuzione del contenzioso amministrativo giacente presso i
Tribunali Amministrati-vi Regionali (-12,3 per cento).
Sostanzialmente stabili rispetto all’anno scorso il numero di convenzioni notarili
stipulate. Per quanto riguarda gli uffici penali, l’analisi del movimento dei
procedimenti fa emergere come, nel corso del 2016, gli uffici in cui si è avuta la
sopravvenienza maggiore siano quelli di primo grado, in particolare le procure
della Repubblica con quasi tre milioni di nuovi procedimenti e gli uffici del Gip e
Gup con poco più di due milioni di nuovi procedimenti. Nell’anno 2016 sono in
diminuzione (-7,4 per cento rispetto all’anno precedente) i delitti denunciati dalle
forze di polizia all’autorità giudiziaria e, fra questi, calano in particolare gli omicidi
volontari consumati (-14,7 per cento) e tentati (-10,3 per cento). In lieve flessione
le lesioni dolose (-1,4 per cento) mentre si registra un leggero aumento per le
denunce di violenza sessuale (+1,2 per cento). In diminuzione anche i furti (-8,0
per cento), le rapine e la ricettazione (entrambe in diminuzione del 6 per cento
circa), mentre le truffe e frodi informatiche si confermano essere un tipo di delitto
diffuso e in crescita (+4,5 per cento nell’ultimo anno).
Nel 2017, l’indice di affollamento nelle carceri in Italia, ovvero il rapporto
percentuale tra detenuti presenti e posti letto regolamentari, è pari a 114,1 (oltre
cinque punti percentuali in più rispetto al 2016). Tra i detenuti presenti, il 4,2 per
cento è di sesso femminile e il 34,3 per cento di cittadinanza straniera. Oltre un
quarto del totale è tossicodipendente (25,5 per cento).
I detenuti che svolgono un’attività lavorativa sono il 31,9 per cento.
Nel 2017 sono stati seguiti dagli uffici di servizio sociale per i minorenni oltre 20
mila soggetti. Un quarto di essi è straniero; le ragazze sono l’11,6 per cento. In
decisa diminuzione la quota di famiglie italiane che indicano il rischio di
criminalità come un problema presente nella zona in cui abitano: passano dal
38,9 per cento nel 2016 al 31,9 per cento nel 2017.
Capitolo 7 - Istruzione e formazione
Nell’anno scolastico 2016/2017 diminuisce ancora il numero degli studenti nei
corsi dei primi due cicli del sistema di istruzione e formazione: 9.037.812 iscritti,
91.656 in meno. Mentre diminuiscono i bambini stranieri nella scuola
dell’infanzia, continua ad aumentare la presenza degli studenti di cittadinanza
non italiana nei vari cicli scolastici, pari ormai al 9,2 per cento del totale. Gli
iscritti stranieri sono più presenti nelle regioni del Nord (15,4 per cento) e meno
nel Mezzogiorno (3,3). Il tasso di partecipazione dei giovani di 14-18 anni al
sistema formativo nel suo complesso, che comprende anche gli iscritti alla
filiera dell’istruzione e formazione professionale (Iefp), è pari al 98,7 per cento
(0,2 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente). Nel 2016 rimane
stabile la quota di giovani diplomati che si iscrive all’università subito dopo il
conseguimento del diploma (50,3 per cento). Il tasso di passaggio all’università
è più alto tra le donne (il 55,6 per cento a fronte del 44,9 per cento dei maschi)
e nelle regioni del Nord-ovest (53,9 per cento), mentre è più basso nel Sud
(47,3) e nelle Isole (44,7). Nell’anno accademico 2016/2017 gli immatricolati
sono aumentati del 5,2 per cento rispetto all’anno precedente. Tale incremento
è quasi del tutto dovuto alla crescita degli immatricolati nei corsi di primo livello
(+6 per cento). Nel 2016 si registra un forte incremento di laureati nei corsi a
ciclo unico (+11,6 per cento) seguiti dai laureati dei corsi biennali di secondo
livello (che crescono del 4 per cento) e anche dei laureati di primo livello (+ 2,4
per cento). Per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro, nel 2015
lavora il 45,9 per cento dei diplomati del 2011, mentre il 28,9 per cento studia
nei corsi di livello terziario. Lavorano in misura maggiore i diplomati degli istituti
professionali (63,0 per cento) e tecnici (58,5 per cento); gli uomini (50,1 per
cento) più delle donne (41,6 per cento). Nel 2015, dopo quattro anni dal
conseguimento della laurea, lavora il 72,8 per cento dei laureati di primo livello
e l’83,1 per cento dei laureati magistrali. Per i dottori di ricerca si registra quasi
la piena occupa-zione: nel 2014 lavora il 91,5 per cento dei dottori del 2010 e il
93,3 per cento dei dottori del 2008.
Capitolo 8 - Mercato del lavoro
Il 2017 si caratterizza per un nuovo aumento dell’occupazione (+265 mila unità),
che per il secondo anno coinvolge anche i giovani. A ciò corrisponde la crescita
del tasso di occupazione 15-64 anni che arriva al 58 per cento (+0,7 punti). La
crescita dell’occupazione è dovuta soltanto ai dipendenti (+371 mila unità) e
torna a riguardare quasi esclusivamente quelli a tempo determinato mentre si
ridimensiona l’aumento del tempo indeterminato. Prosegue, in maniera più
consistente, il calo dei disoccupati (-105 mila) e del tasso di disoccupazione (-
0,5 punti) che si associa alla diminuzione dell’inattività.
Nel totale delle imprese dell’industria e servizi le posizioni lavorative dipendenti
nella media 2017 raggiungono i 12 milioni e 385 mila unità, con un incremento
rispetto al 2016 del 3 per cento, trainato più dai servizi (+4,3 per cento) che
dall’industria (+0,7 per cento). Negli stessi settori, i posti vacanti nell’insieme
delle imprese con almeno 10 dipendenti sono in media l’1,0 per cento del totale
delle posizioni lavorative occupate o vacanti (+0,3 punti percentuali rispetto al
2016). Nelle stesse imprese, risulta in aumento il monte ore lavorate (+4,0 per
cento) più che l’indice delle ore lavorate per dipendente (+0,1 per cento),
nonostante il calo delle ore di Cig (incidenza da 13,4 a 7,6 ore ogni mille ore lavorate).
Nelle imprese con più di 500 dipendenti si registra sia un aumento
dell’occupazione al netto della Cig (+0,9 per cento rispetto al 2016) sia una
riduzione del ricorso alla Cig (-4,1 ore ogni mille ore lavorate). Nel 2017 torna a
crescere il costo del lavoro, con un aumento dello 0,7 per cento. Le retribuzioni
orarie contrattuali nel complesso dell’economia continuano a crescere dello 0,6
per cento. La struttura occupazionale delle imprese attive è costituita da addetti
(personale interno) e personale esterno all’impresa (lavoratori esterni e
temporanei). Nel 2016, quasi il 71 per cento degli addetti è rappresentato da
lavoratori dipendenti, che presentano la maggiore quota di donne; gli
indipendenti caratterizzano soprattutto le piccole imprese e sono i più anziani, i
più istruiti (dopo gli esterni) e contano la minore quota di donne; i temporanei
sono i più giovani e con la maggior presenza straniera.
Capitolo 9 - Condizione economica,
vita quotidiana
e consumi delle famiglie
Nel 2017 il quadro della soddisfazione generale della popolazione di 14 anni e
più non mostra ulteriori segni di crescita, rispetto all’anno precedente; in media,
su un punteggio da 0 a 10, le persone danno un voto pari a 6,9. L’analisi della
soddisfazione espressa per i diversi ambiti di vita evidenzia una complessiva
conferma delle stime sulla quota di famiglie e individui soddisfatti per la propria
situazione economica. Rimangono molto elevate le quote di persone soddisfatte
per le proprie relazioni con i familiari; in leggero calo la quota di persone
soddisfatte per le relazioni con gli amici e il tempo libero. Stabile la
soddisfazione degli occupati per la propria situazione lavorativa.
Nel 2017 la quota di famiglie che giudica la propria situazione economica in
peggioramento rispetto all’anno precedente continua a diminuire, a favore di un
aumento nella percezione di stabilità o miglioramento.
La spesa media mensile familiare continua la moderata crescita in atto dal
2014, arrivando nel 2017 ad un valore medio di 2.564 euro correnti.
Permangono le differenze sul territorio: Lombardia, Trentino-Alto Adige
(entrambe con 3.051 euro) ed Emilia-Romagna (2.958 euro) hanno la spesa più
elevata, mentre la Calabria è la regione con la spesa più bassa (1.807 euro
mensili), seguita dalla Sicilia (1.943 euro). Nei comuni centro di area
metropolitana si spendono mediamente 2.829 euro, 206 euro in più rispetto ai
comuni periferici delle aree metropolitane e a quelli con almeno 50 mila abitanti
e 375 euro in più rispetto agli altri comuni fino a 50 mila abitanti.
Nel 2017 in Italia le famiglie in condizione di povertà assoluta sono un milione
778 mila (6,9 per cento), per un totale di cinque milioni e 58 mila individui poveri
(l’8,4 per cento dell’intera popolazione). Le famiglie che vedono peggiorare la
loro situazione rispetto all’anno precedente sono sostanzialmente quelle
residenti nel Mezzogiorno (dal 8,5 per cento del 2016 al 10,3 per cento del
2017). L’incidenza di povertà assoluta rimane elevata fra i minori (12,1 per
cento) e raggiunge il suo minimo fra gli ultra-sessantaquattrenni (4,6 per cento).
Capitolo 10 - Cultura e tempo libero
Nel 2017 gli istituti museali statali hanno registrato oltre 50 milioni di
presenze, con un incremento di oltre il dieci per cento rispetto al 2016. Più
del 61 per cento delle visite ha riguardato strutture del Centro, concentrate in
particolare nel Lazio e in Toscana.
Nello stesso anno si è registrato un generale decremento nella
partecipazione culturale, che torna ai livelli del 2015 (64,6 per cento),
principalmente dovuto al calo di spettatori del cinema (passati dal 52,2 al
49,6 per cento) e di chi va a concerti di musica diversa da quella classica
(dal 20,8 al 18,6 per cento). L’unico intrattenimento in crescita è il concerto
di musica classica, cui ha assistito negli ultimi 12 mesi il 9,1 per cento della
popolazione di 6 anni e più (contro l’8,3 del 2016). I giovani fino ai 24 anni,
fruitori più assidui di intrattenimenti e spettacoli nel tempo libero, sono in
marcata crescita anche come fruitori di concerti di musica classica (il 13,5
per cento rispetto al 10,1 per cento del 2016). Gli uomini sono in generale
frequentatori più attivi delle donne: le differenze di genere si concentrano
prevalentemente tra chi dichiara di svolgere almeno due attività di
intrattenimento nell’anno (il 50,2 per cento degli uomini rispetto al 46,2 per
cento delle donne). La produzione editoriale per oltre i tre quarti resta
concentrata nelle grandi case editrici, che nel 2016 registrano una
pubblicazione media annua di 228 titoli, contro i quattro dei piccoli editori.
Complessivamente, nello stesso anno, la produzione libra-ria italiana è stata
di oltre 61 mila opere, in aumento rispetto al 2015 come numero di titoli (+3,7
per cento) ma in riduzione con riferimento alle tirature (-7,1 per cento).
Rimane stabile nel 2017 la quota di lettori di libri e continua a diminuire
quella di quotidiani. Anche nel 2017 i residenti nel Centro-Nord sono i più
attivi in termini di partecipazione culturale e si distinguono per i più bassi
tassi di astensione complessiva. L’uso del personal computer diminuisce
lievemente mentre la navigazione in Internet coinvolge di anno in anno
sempre più persone anche tra gli utilizzatori “forti” (giornalieri). Nel 2017 si
segnala infine un lieve aumento (+2,0) rispetto al 2016 di coloro che
svolgono qualche attività fisica. La spesa destinata dalle famiglie italiane alla
cultura e al tempo libero rimane, in percentuale sulla spesa complessiva per
consumi, pressoché invariata (poco meno del 7 per cento).
Capitolo 11 - Elezioni e attività politica
e sociale
Il 4 marzo 2018 si sono svolte le elezioni politiche che naturalmente hanno
riguardato gli iscritti nelle liste elettorali di tutti i comuni italiani, chiamando alle
urne oltre 46 milioni di cittadini italiani per l’elezione dei Deputati e oltre 42
milioni per quella dei Senatori, ai quali vanno aggiunti i voti degli italiani
all’estero.
Queste elezioni hanno visto un’affluenza di votanti pari al 72,9 per cento per la
Camera e al 73 per cento per il Senato. Il dato dell’affluenza maggiormente
confortante si è registrato nel compartimento del nord-est con una percentuale
di votanti di circa il 78 per cento, mentre il più basso corrisponde a quello delle
isole dove ha votato circa il 63 per cento degli aventi diritto. A livello regionale si
evidenziano valori superiori al 76 per cento riguardanti i soli voti validamente
espressi per la provincia autonoma di Trento e le regioni Veneto, Emilia-
Romagna e Umbria, mentre si segnalano in negativo per lo stesso fattore i
valori leggermente superiori al 60 per cento della Calabria e della Sicilia.
Il dato complessivo riguardante l’affluenza conferma l’andamento di decrescita
registrato nelle tornate politiche dalla fine degli anni ’80 e interrotto
esclusivamente in quella del 2006.
Soltanto una quota di popolazione limitata partecipa direttamente alla vita
politica: il 3,8 per cento delle persone di 14 anni e più ha partecipato a comizi e
il 3,5 per cento a cortei. Una quota considerevolmente più ampia della
popolazione, ma in calo rispetto al 2016, partecipa, invece, in modo indiretto: il
71,9 per cento si informa di politica (il 54,1 per cento almeno una volta a
settimana) e il 64,0 per cento ne parla (il 33,4 per cento almeno una volta a
settimana). Aumenta, infine, anche la quota di coloro che non si informano mai
di politica (26,8 per cento).
Capitolo 12 - Contabilità nazionale
Nel 2017, il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.716.935 milioni di euro
correnti. In termini di volume è aumentato dell’1,5 per cento, in recupero per il
terzo anno consecutivo. Il tasso di crescita risulta, tuttavia, più modesto di
quello dei grandi paesi dell’Ue.
I consumi finali nazionali in volume sono aumentati dell’1,1 per cento; nel
dettaglio, la spesa delle famiglie residenti, effettuata sia in Italia sia all’estero, è
cresciuta dell’1,4 per cento e la spesa delle amministrazioni pubbliche (Ap)
dello 0,1 per cento. La dinamica in volume degli investimenti fissi lordi è stata
positiva (+3,8 per cento), confermando l’inversione di tendenza iniziata nel
2015. Le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 5,4 per cento, le
importazioni del 5,3. Relativamente ai settori di attività economica, il valore
aggiunto in volume ha registrato diminuzioni nell’agricoltura, silvicoltura e pesca
(-4,4 per cento) e aumenti nell’industria in senso stretto (+2,1 per cento), nei
servizi (+1,5 per cento) e nelle costruzioni (+0,8 per cento). Per le società non
finanziarie, la quota di profitto (41,7 per cento) è diminuita rispetto all’anno
precedente e il tasso di investimento è salito al 21,1 per cento (+0,9 punti
percentuali rispetto al 2016). Il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è
cresciuto dello 0,6 per cento. A fronte di un aumento del 2,5 per cento della
spesa per consumi finali, la propensione al risparmio è risultata del 7,8 per
cento, in diminuzione di 0,7 punti percentuali rispetto al 2016. L’indebitamento
netto delle Ap in rapporto al Pil è risultato pari a 2,3 per cento. L’incidenza sul
Pil delle entrate totali delle Ap è diminuita di 1,5 punti percentuali, giungendo al
46,6 per cento. Le imposte indirette sono aumentate del 2,8 per cento e quelle
dirette sono cresciute dello 0,9 per cento. La pressione fiscale complessiva
(ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi
sociali in rapporto al Pil) è risultata del 42,5 per cento, inferiore di 0,2 punti
percentuali a quella registrata nel precedente anno. L’incidenza delle uscite
totali, pari al 48,9 per cento del Pil, è diminuita di 0,4 punti percentuali. Nel
2017, le entrate dell’intero sistema della protezione sociale ammontano a 515,9
miliardi di euro (+0,9 per cento rispetto al 2016) mentre la spesa sostenuta per
la protezione sociale ha raggiunto i 506,3 miliardi, con un incremento dell’1,5
per cento e una incidenza sul Pil del 29,5 per cento.
Capitolo 13 - Agricoltura
Il settore agricolo, nel 2015, ha occupato 854 mila unità di lavoro (Ula), con una
produzione di 45,4 miliardi di euro e un valore aggiunto di 25,8 miliardi di euro
(in calo del -2,1 per cento rispetto al 2014).
Il 2017 è contraddistinto per i cereali e, in particolare, per il frumento da una
diminuzione sia in termini di superficie investita che di produzione raccolta (-5,5
per cento e -13,3 per cento). La vite, pur rimanendo stabile per superficie
investita, registra una diminuzione considerevole in termini di produzione
raccolta soprattutto per l’uva da vino (-14,1 per cento), confermando un trend
negativo degli ultimi anni imputabile soprattutto ad anomalie climatiche.
Nel 2017 la produzione lattiero-casearia continua a segnare un aumento sia
nella raccolta del latte (+3,6 per cento) che nella produzione di formaggi (+2,3
per cento). Nello stesso anno si assiste a una controtendenza nella
macellazione di tutte le specie con una flessione del numero di capi (-6,8 per
cento per i bovini e bufalini, -4 per cento per i suini, -3,1 per cento per gli ovini e
caprini e -34,6 per cento per gli equini). I suini restano la specie più macellata.
Nel settore dei mezzi di produzione nel 2016 si registra un consistente aumento
nella distribuzione dei fertilizzanti (+13,1 per cento) e una contemporanea
diminuzione dei fitosanitari (-8,8 per cento), che interessa quasi tutte le
categorie di prodotto; in particolare i fungicidi (-12,3 per cento). Sempre nel
2016 si rafforza il trend positivo dei prodotti agroalimentari di qualità nelle sue
diverse dimensioni (produttori, trasformatori, allevamenti, superfici e numero di
prodotti). Nel 2016, infatti, l’Italia si conferma il primo Paese per numero di
riconoscimenti Dop, Igp e Stg da parte dell’Ue con 291 prodotti rispetto ai 278
del 2015. L’agriturismo nel 2016 registra 22.661 aziende autorizzate con un
saldo di +423 strutture rispetto al 2015.
Capitolo 14 - Imprese
Nel 2016 torna a crescere il numero di imprese presenti sul territorio italiano,
fino a contare 4 milioni 391 mila unità e, per il secondo anno consecutivo,
continua la crescita del numero di addetti, che aumentano fino a 16 milioni e
685 mila unità. Diminuisce la differenza tra le imprese nate e quelle cessate,
pur rimanendo il saldo negativo, determinato da un tasso di natalità pari al 7,7
per cento – in crescita rispetto al 2015 – e un tasso di mortalità dell’8,2 per
cento, con una dinamica demografica sempre negativa nel periodo 2011-2016.
Fanno eccezione le imprese con dipendenti, che presentano una dinamica
demografica positiva. Dopo la ripresa del 2014 continua la crescita della
capacità di sopravvivenza delle nuove imprese: fra quelle nate nel 2015, alla
fine del 2016 sono ancora in attività l’82,2 per cento (2,2 punti percentuali in più
della capacità di sopravvivenza registrata nel 2015). Con riferimento al
sottoinsieme delle imprese dell’industria e dei servizi, il sistema si caratterizza
per la prevalenza di imprese di piccolissima dimensione (0-9 addetti), che
rappresentano, nel 2015, il 95,3 per cento delle imprese attive, il 46,8 per cento
degli addetti e solo il 29,7 per cento del valore aggiunto complessivo. In questo
segmento dimensionale risulta rilevante la presenza di lavoro indipendente
(sono indipendenti il 61,5 per cento degli addetti).
Le grandi imprese (250 addetti e oltre) sono lo 0,1 per cento del totale delle
imprese, assorbono il 20,6 per cento dell’occupazione e creano il 31,5 per cento
di valore aggiunto.
Per il secondo anno consecutivo si registra un aumento del valore aggiunto e
degli investimenti (rispettivamente +4,0 e +2,7 per cento rispetto al 2014); nel
contempo il numero delle imprese diminuisce dello 0,5 per cento e gli addetti
aumentano dello 0,7 per cento.
Capitolo 15 - Commercio estero e
internazionalizzazione
delle imprese
Nel 2017, in un contesto mondiale in cui gli scambi di beni sono in forte
aumento rispetto al 2016 (+10,6 per cento) dopo due anni di continue flessioni,
l’Italia registra un aumento nel valore in euro sia delle esportazioni (+7,4 per
cento) sia delle importa-zioni (+9,0 per cento). Queste dinamiche determinano
una riduzione dell’avanzo commerciale del nostro Paese (2,2 miliardi di euro in
meno rispetto al 2016). La quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni
mondiali di merci, misurata in dollari, risulta pari al 2,92 per cento, in lieve calo
rispetto al 2016 (2,95 per cento). Le aree geografiche che hanno contribuito
maggiormente al saldo complessivo sono state l’America settentrionale
(+27.882 milioni di euro) e i Paesi europei non Ue (+8.563 milioni). Germania e
Francia si confermano i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali.
Le nostre esportazioni provengono per l’88,1 per cento dalle regioni del Centro-
Nord e solo per il 10,5 per cento dal Mezzogiorno. Nel 2016 gli operatori
all’esportazione sono oltre 217.000, in lieve crescita rispetto al 2016 (+0,4 per
cento). Fra di essi si conferma la prevalenza di microesportatori (unità con un
fatturato annuo all’export non superiore a 75 mila euro) che costituiscono il 62,8
per cento del totale, ma che contribuiscono al valore complessivo delle
esportazioni nazionali solo per lo 0,5 per cento. Nel 2015, le imprese a controllo
nazionale residenti all’estero sono 22.796; al netto dei servizi finanziari
impiegano un numero di addetti che equivale al 10,3 per cento del totale degli
addetti residenti in Italia e realizzano un fatturato che corrisponde al 15,5 per
cento del fatturato nazionale. Nello stesso anno in Italia risultano residenti
14.007 imprese a control-lo estero che impiegano il 7,7 per cento degli addetti
nazionali dell’industria e dei servizi e creano il 18,4 per cento del fatturato e il
15,6 per cento del valore aggiunto. Rilevante è l’apporto del capitale estero per
la spesa in ReS (25,1 per cento).
Capitolo 16 - Prezzi
Nel 2017 i prezzi dei prodotti agricoli registrano una inversione di tendenza
rispetto ai tre anni precedenti. I prezzi dei prodotti venduti segnano un aumento
del 7,1 per cento (da -3,5 nel 2016), mentre i prodotti acquista-ti aumentano
dell’1,5 per cento (da -0,5 nel 2016). Analogamente ai prezzi dei prodotti
agricoli anche i prezzi alla produzione dei prodotti industriali mostrano una
inversione di tendenza rispetto ai tre anni precedenti con una crescita del 2,3
per cento. La fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del
petrolio (+10,2 per cento), la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo
(+5,4 per cento) e raccolta, trattamento e fornitura di acqua (+4,7 per cento)
sono le principali attività economiche che hanno contribuito alla crescita dei
prezzi alla produzione sul mercato interno. I prezzi alla produzione dei servizi di
trasporto marittimo e dei servizi di trasporto aereo nel 2017 rispetto all’anno
precedente hanno subito un incremento rispettivamente del 4,3 e del 4,2 per
cento. In misura più contenuta (+3 per cento) anche i prezzi alla produzione dei
servizi di architettura e ingegneria hanno evidenziato un aumento.
Dopo un periodo di stagnazione dei prezzi al consumo in atto dalla fine del
2015, il tasso di variazione medio annuo dell’indice nazionale dei prezzi al
consumo per l’intera collettività (Nic) torna a crescere attestandosi a +1,2 per
cento nel 2017 da -0,1 nel 2016. Contribuiscono all’aumento dell’inflazione i
prezzi dei Beni, in particolare quelli degli Energetici (+4,6 per cento, dal -5,6 nel
2016), così come i prezzi dei Servizi (+1,1 per cento).
Il costo di costruzione di un fabbricato residenziale aumenta dello 0,5 per cento
(+0,3 per cento nel 2016).
I prezzi delle abitazioni tornano a diminuire, dopo la lieve ripresa del 2016,
facendo registrare una variazione negativa pari a -1,1 per cento rispetto all’anno
precedente (la variazione sul 2015 era stata pari a +0,3 per cento). La
diminuzione in media d’anno dell’Ipab è la sintesi del calo dei prezzi sia delle
abitazioni nuove (-0,7 per cento) sia di quelle esistenti (-1,2 per cento).
Capitolo 17 - Industria
Nel 2017, l’indice generale della produzione industriale aumenta del 3,1 per
cento in termini di dati grezzi, consolidando l’andamento positivo dell’anno
precedente. La dinamica positiva rilevata in corso d’anno risulta più vivace
nella seconda parte del 2017, mentre mostra un lieve rallentamento nei primi
mesi del 2018. Si registra una crescita anche per i paesi dell’Unione europea
(+3,2 per cento - su dati corretti per i giorni lavorativi - rispetto a +3,6 per
cento dell’indice nazionale), in accelerazione rispetto al 2016.
L’indice generale del fatturato aumenta del 4,9 per cento nel 2017, con il
mercato estero in maggiore espansione rispetto a quello interno. La dinamica
in corso d’anno, influenzata soprattutto dall’andamento del comparto dei beni
intermedi e strumentali, è costantemente positiva, con una accelerazione
nell’ultimo trimestre, mentre a inizio 2018 si evidenzia un rallentamento.
Anche i paesi dell’Unione europea, nel 2017, mostrano un aumento sostenuto
(+6,8 per cento).
Gli ordinativi nel 2017 registrano un incremento (+6,4 per cento), con
dinamiche simili sui due mercati, nazionale ed estero; anche per questo
indicatore si rileva una dinamica infrannuale positiva, ma in rallentamento n ei
primi mesi del 2018.
Capitolo 18 - Costruzioni
Nel 2017 l’indice di produzione nelle costruzioni, che risulta ora espresso in
base 2015, ha segnato, in media, una variazione debolmente positiva (+0,1 per
cento), invertendo il segno della tendenza registrata negli anni precedenti.
Gli indicatori dei permessi di costruire confermano per l’edilizia residenziale la
fase di crescita iniziata dal secondo trimestre 2016: il numero di abitazioni dei
nuovi fabbricati residenziali presenta una variazione tendenziale del +9,5 per
cento nel primo trimestre 2017, del +13,6 per cento nel secondo, del +16,5 per
cento nel terzo e del +5,7 per cento nel quarto trimestre. Significativi sono
anche gli aumenti della superficie utile nel confronto con gli analoghi trimestri
dell’anno precedente: i livelli del 2017 risalgono sopra la soglia del milione di
metri quadri. A partire dal secondo trimestre 2015 anche l’edilizia non
residenziale presenta un’inversione di tendenza registrando, rispetto all’anno
precedente, aumenti che la portano ad attestarsi su valori prossimi ai 3 milioni
di metri quadri per tutto il 2017.
Nel corso del 2016 sono stati ritirati permessi di costruire per 16.225 nuovi
fabbricati destinati ad uso prevalentemente abitativo, con un aumento del 3,1
per cento rispetto al 2015. A questi corrisponde un volume complessivo, fra
nuovi fabbricati e ampliamenti, in aumento del 4,3 per cento rispetto all’anno
precedente. La dimensione media dei nuovi fabbricati residenziali rimane
stabile in termini di abitazioni (2,7 sia nel 2015 che nel 2016), mentre risulta in
crescita in termini di volume (1.241 metri cubi rispetto ai 1.222 del 2015) e di
superficie totale (418 metri quadri rispetto ai 414 del 2015). Aumenta la
superficie utile media per unità abitativa, che passa da 86,5 metri quadri del
2015 a 87,8 metri quadri del 2016.
In crescita anche i nuovi fabbricati e gli ampliamenti destinati ad un utilizzo
prevalentemente non abitativo che nel 2016, rispetto al 2015, presentano un
incremento sia in termini di volume (+17,9 per cento) che di superficie (+11,5
per cento).
Capitolo 19 - Turismo
Dal lato dell’offerta ricettiva, nel 2017 l’Istat rileva 32.988 esercizi alberghieri (-
0,5 per cento rispetto al 2016) e 171.915 esercizi extra-alberghieri (+18,3 per
cento).
Il flusso dei clienti nel 2017 è di circa 420,6 milioni di presenze, in aumento del
4,4 per cento rispetto al 2016, con una permanenza media di 3,41 notti. Nello
stesso anno l’indice del fatturato nel settore dell’alloggio segna un aumento del
4,2 per cento. L’andamento dei flussi turistici negli esercizi alberghieri ed extraalberghieri
è stato positivo, sia per la componente residente che per quella non
residente della domanda turistica. La meta preferita sia dai clienti residenti sia
da quelli non residenti resta il Nord-est (36,1 per cento i primi e 43,8 per cento i
secondi); Differente risulta invece la concentrazione dei flussi per le due
componenti della domanda durante l’anno: i flussi dei clienti residenti si concentrano
prevalentemente nei mesi estivi, 53,3 per cento in termini di quote
percentuali, contro il 46,9 dei clienti non residenti.
La domanda turistica italiana è costituita, nel 2017, da circa 66 milioni di viaggi
e oltre 380 milioni di pernottamenti, dentro e fuori il territorio nazionale.
Rispetto al 2016, i viaggi sono stabili complessivamente, ma le vacanze lunghe
(quattro notti o più) confermano la tendenza all’aumento iniziata nell’anno
precedente (+8,1 per cento). Anche la durata media dei viaggi cresce
lievemente, attestandosi a 5,8 notti, a seguito dell’incremento dei
pernottamenti in viaggio (+6,9 per cento).
Le vacanze brevi non subiscono variazioni significative ma i viaggi di lavoro
diminuiscono (-16,7 per cento), raggiungendo il livello più basso dal 2007. Nel
2017, i viaggi di vacanza sono quasi 11 volte più numerosi dei viaggi di lavoro,
con quote più elevate nel caso delle vacanze lunghe. Queste ultime sono
concentrate nel trimestre estivo (59,6 per cento). Complessivamente i residenti
in Italia, rispetto ai concittadini europei, viaggiano molto meno (in media una
vacanza all’anno ciascuno rispetto alle 2,5 degli europei).
Capitolo 20 - Trasporti e telecomunicazioni
Nel 2016 il numero di passeggeri del trasporto ferroviario registra una lieve
diminuzione rispetto all’anno precedente (-0,4 per cento) e una sostanziale
stabilità per le percorrenze (-0,1 per cento di passeggeri-chilo-metro); il numero
di passeggeri del trasporto aereo cresce del +4,7 per cento, al contrario il
trasporto marittimo registra una flessione dei passeggeri sbarcati e imbarcati
del -4,3 per cento.
Per quanto riguarda il trasporto di merci, nel 2016 la modalità ferroviaria cresce
in termini di tonnellate trasportate del +0,7 per cento. Anche il trasporto
marittimo di merci nei porti italiani presenta una variazione positiva delle
tonnellate trasportate del +0,9 per cento mentre la modalità stradale registra
una diminuzione (-5,8 per cento).
L’indice di fatturato registra, nel 2017, una variazione positiva sia nel settore
del trasporto terrestre e mediante condotte (+4,3 per cento) sia nel trasporto
marittimo e aereo, che presentano un aumento rispettivamente del 6,1 e del
6,6 per cento. Tra il 2001 e il 2016 la lunghezza delle autostrade ha avuto un
incremento del 7,2 per cento.
Il parco veicolare nel 2017 risulta composto da oltre 43 milioni di autoveicoli
(735.869 autoveicoli in più rispetto al 2016), rappresentato per l’88,4 per cento
di autovetture.
Aumentano, nel 2016 rispetto al 2015, gli incidenti stradali (+0,7 per cento) e il
numero dei feriti (+0,9 per cento) mentre diminuisce il numero di morti (-4,2 per
cento); gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse le
autostrade), dove l’indice di mortalità raggiunge il livello di 4,4 decessi ogni 100
incidenti.
Nel 2017, il 71,5 per cento degli studenti e l’86,8 per cento degli occupati ha
utilizzato un mezzo di trasporto per raggiungere il luogo di studio o di lavoro.
L’automobile è il mezzo più utilizzato, come passeggeri per il 37,0 per cento
degli studenti e come conducenti per il 69,2 per cento degli occupati.
Relativamente al settore delle telecomunicazioni, le imprese sono costituite da
4.293 unità (2015) per lo più operanti come Internet point e imprese di
erogazione servizi di accesso ad internet.
Gli indici di fatturato di questo settore segnano, nel 2017, un modesto
incremento (+0,9 per cento).
Capitolo 21 - Ricerca, innovazione e
tecnologia dell’informazione
Nel 2016 la spesa totale per ReS sostenuta in Italia da imprese, istituzioni
pubbliche, istituzioni private non profit e università si stima sia pari a quasi 23,2
miliardi di euro, in aumento, rispetto all’anno precedente, del 4,6 per cento. La
spesa per ReS cresce sensibilmente nel settore delle imprese, registrando un
aumento del 9,3 per cento, resta stabile nel settore delle istituzioni pubbliche e
registra, invece, una diminuzione nelle università (-1,0 per cento) e, in
particolare, nelle istituzioni private non profit (-18,6 per cento). Il maggior
contributo alla spesa proviene dalle imprese, che nel 2016 coprono il 60,8 per
cento della spesa totale, e dalle università con il 24,2 per cento. Il personale
impegnato in attività di ricerca (espresso in equivalenti a tempo pieno) è pari a
290.039,5 unità ed aumenta dell’ 11,9 per cento rispetto al 2015. Il numero dei
ricercatori, espressi in unità equivalenti a tempo pieno, pari a 133.705,7 unità,
aumenta del 6,2 per cento rispetto all’anno precedente.
Nel periodo 2014-2016, si stima che il 48,7 per cento delle imprese industriali e
dei servizi con 10 o più addetti abbia introdotto innovazioni, quota in aumento
di 4 punti percentuali rispetto agli anni 2012-2014. La propensione innovativa è
in netta ripresa fra le piccole e medie imprese (+4,3 punti percentuali per le
prime e +3,4 punti per le seconde), mentre è in lieve calo nelle grandi (81,8 per
cento, -1,5 punti percentuali) per effetto di un ridimensionamento nei servizi
(dal 76,9 per cento al 72,2 cento). L’industria è il settore con la maggiore
propensione innovativa (57,1 cento di imprese innovatrici, in aumento di 7 punti
rispetto al triennio precedente. Le imprese italiane con almeno 10 addetti che
nel 2017 dispongono di una connessione ad Internet sono il 98,2 per cento, il
95,7 per cento ha una connessione in banda larga (fissa o mobile) e il 72,1 per
cento è presente sul web con una home page o un sito internet. Nel corso del
2016 il 47,8 per cento delle imprese italiane con almeno 10 addetti ha
effettuato commercio elettronico ricavando da esso il 10,1 per cento del
fatturato complessivo, mentre sono il 44 per cento del totale le imprese italiane
che hanno utilizzato almeno un social network.
Capitolo 22 - Commercio interno e altri
servizi
Nel 2016 il commercio interno annovera 1.102.470 imprese che occupano
3.325.449 addetti.
Il commercio al dettaglio, con 603.298 imprese e 1.816.316 addetti, si
caratterizza per una prevalenza di microimprese con una media di 3,0 addetti
ciascuna. Gli esercizi alimentari sono 155.618 e impiegano 666.199 addetti, con
un numero medio di addetti per esercizio superiore alla media, pari a 4,3.
Le imprese che esercitano commercio elettronico e commercio al di fuori dei
negozi nel 2016 sono 107.793.
Nel 2017 l’andamento delle vendite al dettaglio registra, rispetto al 2016, un
aumento dello 0,9 per cento; in particolare, aumentano le vendite della grande
distribuzione (2,1 per cento) e quelle del commercio elettronico (14,7 per
cento). Diminuiscono invece quelle delle imprese di piccola superficie (-0,6 per
cento).
Il commercio all’ingrosso, nel 2016, conta 383.304 imprese che occupano
1.139.044 addetti. Il fatturato del comparto registra nel 2017 una variazione
positiva del 3,7 per cento. La variazione più elevata riguarda il commercio
all’ingrosso specializzato di altri prodotti (+6,6 per cento) seguito dal commercio
all’ingrosso di altri macchinari, attrezzature e forniture (+5,6 per cento).
Il comparto del commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli, a fine
2016, comprende 115.868 imprese, per un totale di 370.089 addetti. Nel 2017
la variazione media annua del fatturato dell’intero comparto è pari al 5,2 per
cento. L’aumento più considerevole riguarda il commercio di autoveicoli (+6,2
per cento).
Il settore altri servizi conta 1.426.203 imprese con 5.524.878 addetti.
Le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione aumentano dello 2,6 per cento
mentre le attività di trasporto e magazzinaggio presentano una varia-zione
negativa (-0,1 per cento).
Capitolo 23 - Istituzioni pubbliche e
istituzioni non profit
Al 31 dicembre 2015 il personale dipendente delle istituzioni pubbliche e delle
istituzioni non profit supera i 4 milioni di la-voratori, di cui 3.305.313 in servizio
nelle oltre 100 mila unità locali afferenti alle istituzioni pubbliche e 788.126 nelle
istituzioni non profit. Per la prima volta, nel censimento permanente delle
istituzioni pubbliche, sono state censite le forze armate e di sicurezza
(complessivamente circa 490 mila dipendenti) e il personale in servizio presso
le unità locali all’estero (poco più di 6 mila unità di personale in 392 diversi
luoghi di lavoro).
Quasi la metà delle istituzioni pubbliche, che rappresentano tuttavia il 95 per
cento del totale dei dipendenti pubblici, ha svolto attività formative per il proprio
personale. È una formazione di tipo tradizionale, principalmente volta ad
aggiornare le conoscenze specialistiche relative al settore istituzionale di
appartenenza, e poco orientata ad accrescere le competenze manageriali e
relazionali. Negli ultimi 25 anni di Censimenti, a parità di campo di
osservazione, si rileva una diminuzione costante dei dipendenti delle istituzioni
pubbliche (-314 mila unità tra il 1991 e il 2015) e una importante crescita dei
dipendenti delle istituzioni non profit (+521 mila), una risorsa quest’ultima che si
è andata sempre più consolidando in Italia, in particolare nel corso degli anni
Novanta.
Il Censimento 2015 conferma il carattere solidaristico delle istituzioni non profit:
2 istituzioni su 3 infatti sono orientate al benessere della collettività mentre nel
36,7 per cento dei casi ai bisogni dei soli soci.
Sono 115 mila le istituzioni non profit che inseriscono tra le proprie finalità il
sostegno e il supporto a soggetti deboli e/o in difficoltà, pari a un terzo delle
istituzioni non profit italiane. Il 20,4 per cento delle istituzioni non profit inoltre ha
come finalità la promozione e la tutela dei diritti e il 13,8 per cento la cura dei
beni collettivi.
Capitolo 24 - Finanza pubblica
Nel 2017 le entrate accertate dello Stato ammontano a 864.584 milioni di euro,
quelle incassate a 810.537 milioni, mentre le spese impegnate sono pari a
854.142 milioni di euro e quelle pagate 833.070 milioni. Gli accertamenti
tributari statali crescono del 5,7 per cento in cinque anni, quelle incassate
dell’8,8 per cento. Il debito patrimoniale statale cresce del 2,5 per cento e
diminuisce sempre del 2,5 per cento quello fluttuante.
Nel 2016 le entrate accertate delle regioni e province autonome sono 182.524
milioni di euro, quelle incassate 179.670 milioni. Rispetto al 2015 cresce il totale
dei trasferimenti regionali in entrata e quello dei trasferimenti in uscita. Le spese
regionali impegnate ammontano a 179.102 milioni di euro, quelle pagate a
184.490 milioni.
Nel 2016 le entrate accertate di province e città metropolitane sono 9.536
milioni di euro (di cui 2.693 milioni di euro per le città metropolitane), quelle
incassate 10.052 milioni (di cui 3.038 milio-ni di euro per le città metropolitane).
Il totale dei trasferimenti provinciali in entrata risulta stabile rispetto al 2015. Le
spese provinciali e delle città metropolitane impegnate ammontano a 10.115
milioni di euro (di cui 2.780 milioni di euro per le città metropolitane), quelle
pagate a 9.119 milioni (di cui 2.644 milioni di euro per le città metropolitane).
Nel 2016 le entrate accertate dei comuni sono 81.325 milioni di euro, quelle
incassate 75.776 milioni. Il totale dei trasferimenti comunali in entrata
diminuisce rispetto all’esercizio precedente. Le spese comunali impegnate
ammontano a 78.809 milioni di euro, quelle pagate a 75.377 milioni. Nel 2016 la
principale funzione di spesa corrente delle province e dei comuni è quella
generale di amministrazione di gestione e controllo.
Nel 2017 il totale dei debiti a breve e lungo termine delle amministrazioni locali
è pari a 38.196 milioni di euro.
www.istat.it - 13 gennaio 23019