Italia: vizi e virtù. Il pool mani pulite


In copertina: Annibale Carracci "il vizio e la virtù"

Italia: vizi e virtù
Eugenio Caruso
Impresa Oggi Ed.

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26. Il pool mani pulite

Il dopo elezioni è caratterizzato da un'intensa attività della magistratura; infatti il 16 aprile si chiude il processo per il crack del banco ambrosiano, con dure condanne di personaggi importanti, ma, più significativamente, si scopre che, dal filone Mario Chiesa, il pm Antonio Di Pietro sta srotolando la matassa della corruzione a Milano. In maggio vengono richieste le autorizzazioni a procedere nei confronti dei due ex-sindaci Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri (genero di Craxi); imprenditori e manager di piccole e grandi aziende vengono arrestati e inizia a chiarirsi il legame che si è instaurato tra affari e politica. L'inchiesta esce dai confini lombardi con un'accelerazione degli arresti e degli avvisi di garanzia che coinvolge, in tutt'Italia, uomini di primo piano della politica. La vita dell'undicesima legislatura parlamentare sarà scandita, durante tutto l'arco della sua durata, dalle discussioni sulle molte autorizzazioni a procedere nei riguardi di parlamentari accusati di reati di corruzione (Sgarbi, 1994).
Viene portato alla conoscenza dell'opinione pubblica un sistema efficiente e generalizzato di riscossione di tangenti su ogni transazione o concessione nella quale il "pubblico" fosse parte in causa, meccanismo ben noto a chi doveva trattare con la pubblica amministrazione, ai media, a tutti i politici. Nel passato, alcune documentate denunce erano state respinte "in nome della democrazia" e ci fu, anche, «un lungo sonno, o almeno un pigro sonnecchiare, della magistratura». «Nessuno che avesse occhi per vedere poteva non essersi accorto di quanta sproporzione vi fosse tra le somme che i partiti raccoglievano con il finanziamento pubblico o con il tesseramento, e le somme che venivano profuse per campagne elettorali, sedi, funzionari; e chiunque avesse occhi per vedere si rendeva conto di quanto il tenore di vita dei boiardi contrastasse con le loro dichiarazioni dei redditi, e con i loro introiti palesi» (Montanelli, 1993).
26.1 Scalfaro presidente
Come ho già detto, dopo le elezioni del 6 aprile 1992, il 25 aprile, in un messaggio televisivo a reti unificate Cossiga annuncia le sue dimissioni anticipate per dare al Paese un presidente che possa avviare il processo di rinnovamento politico e istituzionale.
Nell'atmosfera creata dall'inchiesta dei magistrati milanesi, iniziano, le manovre sotterranee per la nomina del nuovo presidente della repubblica. È prevista un'ampia gamma di ipotesi. Forlani è il candidato ideale dei dorotei e dei socialisti; infatti, Forlani al Quirinale farebbe da sponda a Craxi per la presidenza del consiglio e aprirebbe la segreteria della Dc a Gava. Al Quirinale potrebbe andare Andreotti, fortemente voluto da Paolo Cirino Pomicino, con Craxi al governo e Martinazzoli alla segreteria; contrario all'ipotesi di Andreotti al Quirinale è, però, uno schieramento che attraversa quasi tutti i partiti. Martelli sponsorizza la candidatura di Craxi al Quirinale, contando sul fatto che Craxi potrebbe ottenere i voti del Pds dal momento che è presidente della commissione che deve valutare l'ingresso del Pds nell'internazionale socialista, ma Craxi punta alla presidenza del governo e Occhetto annuncia che i comunisti non daranno il proprio voto a nessun componente del caf.
Forlani, dopo infiniti sì, no, forse e «Caro Giulio fallo tu» viene candidato ufficialmente potendo contare sulla maggioranza di governo. Non riesce a passare per 29 voti; la "maledizione del Quirinale" si abbatte ancora sul candidato ufficiale. Secondo Craxi, a far mancare i voti a Forlani furono gli andreottiani, i demitiani e alcuni socialisti. Il 21 maggio, cade la candidatura di Leo Valiani, indicato da Forlani, il 22 maggio, quella del giurista Giuliano Vassalli, proposto da Craxi; nello sfascio del quadripartito si contrappongono, da una parte, De Mita, che vuole un candidato gradito a Occhetto, dall'altra, Craxi e Forlani che tentano di salvare il loro progetto. Craxi confida a Martinazzoli che i socialisti sono disposti a sostenerlo, anche D'Alema gli dice espressamente «Se i tuoi ti indicano, noi ti votiamo», mentre Andreotti «… sperava che, bruciati i padri della patria laici (Vassalli e Valiani), la Dc sarebbe tornata a puntare su di lui, costringendo anche Bettino a bere l'amaro calice» (Vespa, 1998). A fronte dell'indisciplina del partito, delle ambizioni personali e delle contrapposizioni interne, il 22 stesso, Forlani si dimette da segretario della Dc, mentre da più parti si invoca una "soluzione istituzionale" e cioè una candidatura scelta tra i presidenti di Camera (Scalfaro) o Senato (Spadolini).
Mentre si sta prospettando una candidatura Spadolini, il 23 maggio, in un sanguinoso attacco mafioso, perdono la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre uomini di scorta. I giochi proseguono ancora per due giorni, ma, infine, sotto la pressione di un'opinione pubblica scandalizzata e lo shock della strage, il 25 maggio prevale la scelta della "continuità istituzionale" e, al sedicesimo scrutinio, viene eletto presidente Oscar Luigi Scalfaro con i voti di Dc, Psi, Psdi, Pli, e Pds. Di quest'uomo bigotto, collerico, moralista e pomposo, osserverà Montanelli «Più che dai suoi quasi settecento elettori, Scalfaro è stato issato al Quirinale dai settecento chili di tritolo su cui era saltato Falcone». Scalfaro viene proposto da Forlani; Pannella fa una puntigliosa campagna a suo favore presentandolo come un sicuro garante delle istituzioni ; per i misteri della politica anche i socialisti e i comunisti appoggiano Scalfaro, un vero democristiano di destra e l'uomo dell'azione cattolica. Tra i media scatta la regola del branco e la parola d'ordine è una sola "Al Quirinale un galantuomo"; nella realtà si rivelerà uno dei peggiori presidenti della storia della repubblica.
Scalfaro apre subito le consultazioni per il governo; la candidatura Craxi cade dopo feroci giochi di corridoio e lo stesso leader socialista, al quale viene riconosciuto un diritto di scelta a compensazione della mancata nomina, indica Giuliano Amato, uomo onesto, dal linguaggio facile, il fare sommesso di stile anglosassone, al quale viene affidato il compito di varare misure, tanto urgenti, quanto impopolari.


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Eugenio Caruso - 26 gennaio 2019



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