I principi generali del bilancio. Bilancio d'impresa N. 1Con l'ordine affronta il disordine. Con la calma affronta l'irruenza. Questa è l'arte di padroneggiare la mente. Sun Tzu L'arte della guerra Questo articolo apre una serie di interventi che vanno sotto la voce Bilancio d'impresa N° x. Per seguire nel modo migliore questo ciclo di interventi suggerisco di prendere un Bilancio della propria o di un'altra impresa e di confrontare quanto riporterò in questi articoli con i numeri che compaiono nel Bilancio che avrete preso come confronto. Si ricorda che la terminologia del bilancio d'impresa si trova, anche, nel glossario finanziario. Come è ben noto l’impresa è assimilabile ad un insieme aperto (Caruso, 2003); tra l’impresa e l'ambiente in cui la struttura è immersa sussistono una moltitudine di influenze e di transazioni che rappresentano la linfa vitale dell'impresa. Dal punto di vista dell'operatività, l'impresa riceve dall'esterno degli input che trasforma in output riversati, a loro volta, all'esterno.
I fattori produttivi sono acquisiti sostenendo dei costi dipendenti dalle contrattazioni di mercato; i costi sono quindi associati ad uscite di mezzi monetari. Trasformando gli input in output l'impresa cede a terzi prodotti e servizi per i quali riceve in cambio mezzi monetari, che, a loro volta, servono per acquisire ulteriori fattori produttivi. Si instaura quindi un circolo virtuoso di entrate e uscite di beni e servizi e di entrate e uscite di mezzi monetari, definito "circuito della gestione caratteristica dell'impresa".
Il bilancio civilistico mira a fornire una periodica conoscenza del risultato economico conseguito nell'esercizio e della consistenza del patrimonio aziendale. Questo documento è uno strumento fondamentale di informazione per tutti coloro che sono interessati all'andamento dell'impresa e che vogliono trovare nel bilancio civilistico un punto di partenza per valutarne lo stato di salute. In particolare, i creditori possono ricavare informazioni sulle prospettive di recupero dei propri crediti, i soci ricaveranno elementi per valutare come sono stati impiegati i capitali investiti nell'impresa e per trarre indicazioni sulla remunerazione attuale e prospettica del capitale stesso, i potenziali partner, i fornitori e le banche indicazioni sulla solidità finanziaria dell'impresa. Il bilancio rettificato ai fini fiscali è, sostanzialmente, un documento dal quale risulta il reddito imponibile dell'impresa. Esso è ottenuto rettificando l'utile determinato ai fini civilistici mediante variazioni in aumento, per costi e oneri fiscalmente non deducibili e, in diminuzione, per ricavi fiscalmente non tassabili. Il bilancio gestionale non deve sottostare a regole fissate dalla legge. Ogni azienda, in conformità al proprio settore merceologico e alle proprie caratteristiche, può stabilire criteri redazionali diversi. Esso deve, però, consentire di comprendere in modo chiaro e completo come si è formato il risultato di esercizio, come si presenta la struttura economico finanziaria dell'impresa, quali sono le prospettive future di remunerazione del capitale; in sostanza esso è uno strumento fondamentale ai fini della programmazione e del controllo. Chi redige un bilancio d'esercizio e assoggettato a due tipologie di vincoli:
I princìpi contabili nazionali, redatti dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e dal Consiglio Nazionale dei Ragionieri e i princìpi internazionali, redatti dall'International Accounting Standards Board, interpretano i vincoli giuridici in chiave squisitamente tecnica e integrano la normativa, perché i bilanci possano raggiungere i propri obiettivi. 1. Articolazione del bilancioIl bilancio si compone di tre documenti: Lo stato patrimoniale Lo stato patrimoniale è un prospetto contabile che fotografa, in un dato momento, il patrimonio aziendale e i diritti di terzi su di esso. Il conto economico è il prospetto contabile che sintetizza tutte le operazioni che hanno consentito di ottenere il risultato dell'esercizio preso in esame. La nota integrativa descrive alcuni importanti dettagli su alcune voci dello stato patrimoniale e del conto economico e i criteri adottati nella valutazione delle singole voci. A volte il bilancio è integrato dalla Relazione sulla gestione, documento redatto dagli amministratori ai sensi dell'articolo 2428 del c.c.. La relazione deve evidenziare la situazione della società e il suo andamento, nel suo complesso e nei vari settori in cui ha operato, con particolare riferimento ai costi, ai ricavi e agli investimenti. Nella redazione del bilancio devono essere soddisfatte alcune condizioni, come richiesto dal codice civile (2), che consentono di ottemperare al principio del quadro fedele (true and fair view).
La chiarezza della redazione è richiesta espressamente in quanto il bilancio è uno strumento atto a comunicare e ad informare. Essendo destinato a terzi, il bilancio deve essere comprensibile e trasparente, le singole poste (3) devono essere indicate in modo che i potenziali "lettori" possano trarne informazioni fruibili. La veridicità del bilancio è un concetto che non va inteso nel senso dell'oggettività assoluta, spesso di difficile realizzazione, si pensi alle difficoltà nel quantificare esattamente, al 31 dicembre di ciascun esercizio, gli stati di avanzamento lavori, l'entità dei crediti, le scorte. Agli estensori è richiesta un'oggettività basata sulla buona fede e sul rispetto delle norme aziendali. La correttezza è legata alla veridicità e si concretizza nel rispetto delle norme giuridiche e delle regole tecnico - contabili. L'articolo 2423 bis del codice civile, stabilisce che nella redazione del bilancio devono essere osservati i seguenti ulteriori princìpi: La valutazione delle voci deve essere fatta secondo prudenza e nella prospettiva della continuità dell'attività imprenditoriale.
A. Rispettare il principio di prudenza (4), richiamato anche nel principio nazionale contabile n. 11, significa, fondamentalmente, adottare due regole:
L'atteggiamento prudenziale è mirato a garantire la neutralità e l'attendibilità delle informazioni, a evitare sopravvalutazioni dell'attivo, ad accertarsi di non rinviare ad esercizi futuri oneri di competenza dell'esercizio presente. B. Nel redarre il bilancio si dovrà tenere conto del principio della continuità aziendale (5); gli amministratori dovranno evidenziare la capacità dell'impresa di continuare a svolgere in modo regolare la propria attività o, viceversa, fatti o condizioni che potrebbero comprometterne la futura operatività. Giova ricordare che le immobilizzazioni tecniche iscritte nell'attivo del bilancio patrimoniale (impianti, macchinari, attrezzature) concorreranno alla formazione del reddito negli esercizi successivi a quello in atto. Infatti, il costo di impianti, macchinari e altre immobilizzazioni non viene imputato totalmente all'esercizio durante il quale sono stati acquistati, ma il costo viene ripartito in vari esercizi in funzione della durata utile del bene. Compatibilmente con la variabilità della normativa di legge e dei princìpi contabili, il principio di continuità si applica anche ai criteri di valutazione. Ciò al fine della comparabilità dei risultati di esercizio tra anni diversi. C. Per una corretta predisposizione del bilancio e per un'esatta valutazione dell'utile o della perdita dell'esercizio, i costi e i ricavi devono essere imputati all'esercizio di competenza (6) durante il quale acquistano certezza e non all'esercizio nel quale si manifestano i relativi incassi o pagamenti. Il principio contabile nazionale numero 11 stabilisce i criteri da seguire per individuare la competenza delle componenti positive e negative del reddito. Per i ricavi valgono le seguenti regole.
Per i costi vale la regola della correlazione tra componenti positive e negative. La correlazione si può realizzare:
D. Nel caso di rischi o perdite conosciuti solo dopo la chiusura dell'esercizio (7) il principio contabile internazionale IAS 10 suddivide tali eventi in due categorie.
E. Gli elementi eterogenei (8) raggruppati nelle singole voci devono essere valutati separatamente. Il principio deve essere adottato nelle componenti dello stato patrimoniale che appartengono a categorie diverse, come:
Nel bilancio può essere esposto un unico valore, tale valore deve però scaturire dalle singole voci che compongono la posta. F. Per assicurare un corretto e adeguato confronto tra bilanci di esercizi diversi è necessario mantenere una continuità sostanziale nell'applicazione dei criteri di valutazione delle singole poste. Deroghe al principio della continuità sono consentite in casi eccezionali. La nota integrativa deve motivare la deroga e indicarne l'influenza. G. Il decreto legislativo n.6/2003 ha inserito il principio della prevalenza della sostanza sulla forma. La ricerca della sostanza economica è un elemento fondamentale del procedimento di redazione del bilancio è quindi evidente l'importanza di "individuare la sostanza" di ogni operazione al fine di poter valutare l'impatto economico che essa ha sull'impresa; se del caso, la rilevanza economica di un'operazione può essere illustrata nella nota integrativa. Ad esempio, se un'azienda impiega manodopera attraverso la somministrazione di lavoro (Caruso, 2004) è opportuno che tale costo non figuri solo come prestazione di servizi ma venga evidenziato che il costo è assimilabile a costo di personale. 2. Lo stato patrimonialeGran parte delle attività umane si sviluppa all'interno di organizzazioni, pubbliche, private, senza scopo di lucro, strutture che per funzionare hanno bisogno di impiegare "risorse". Per operare efficacemente tali organizzazioni devono sapere di quante risorse hanno bisogno, quante ne stanno impiegando e se il loro utilizzo è efficace; queste informazioni, come abbiamo già detto, sono necessarie anche a soggetti esterni che debbano esprimere un giudizio su un'organizzazione o debbano legittimarla. Lo stato patrimoniale testimonia la struttura del capitale di funzionamento al termine dell'esercizio e si articola in due sezioni (vedi fig. 1) chiamate:
Fig. 1 Schema dello stato patrimoniale
L'attivo elenca gli elementi attivi del capitale di funzionamento dell'impresa. Per poter operare, un'azienda ha bisogno di denaro, fabbricati, impianti, materie prime, computer, scorte di magazzino, brevetti e molte altre risorse materiali e immateriali; tutte queste risorse di cui l'impresa si serve per la propria operatività costituiscono le attività aziendali (assets). Le attività, quindi, sono risorse possedute dall'impresa (9) il cui valore può essere rappresentato dal prezzo di mercato (fabbricati, macchinari, materie prime, prodotti finiti) o può essere ricavato dall'utilità che l'azienda ritiene di ricavare nel corso delle proprie attività (know-how, brevetti, risultati della R&S). Il passivo, di converso, elenca, sia gli obblighi verso terzi, sia il Patrimonio netto o Mezzi propri, cioè il debito della società nei confronti degli azionisti.
Secondo queste definizioni il passivo indica le fonti (dove ho preso i soldi necessari all'impresa per svolgere la propria attività), l'attivo indica gli impieghi (dove ho messo i soldi); si genera, appunto, un circolo virtuoso finanziamenti - investimenti ofonti - impieghi che alimenta il motore della gestione operativa. Attività = Passività + Patrimonio netto infatti Risorse impegnate = Risorse disponibili. Ciò che determina l'uguaglianza tra attivo e passivo è rappresentato dal risultato dell'esercizio che accresce (se ci sono utili) o diminuisce (se ci sono perdite) il patrimonio netto e quindi i diritti che i soci hanno sulla società. Giova osservare che l'azienda è un sistema instabile, perché, abbandonato uno stato di equilibrio, essa non è in grado di auto correggersi (Facchinetti, 2004), ma necessita dell'intervento del management aziendale per riportarsi in condizioni di equilibrio. D'altra parte, questa capacità di mantenere l'azienda in costante equilibrio è la condizione base perché l'azienda duri nel tempo, adattandosi alla mutevolezza delle condizioni ambientali esterne.
L'equilibrio finanziario è la capacità dell'azienda di far fronte tempestivamente ai propri impegni. Esso deve essere mantenuto nel breve periodo (si parla allora di equilibrio monetario), assicurando con i mezzi provenienti, prevalentemente, dalla gestione, l'equilibrio delle entrate e delle uscite senza che si verifichino buchi di cassa o eccessi di liquidità. L'equilibrio finanziario è mantenuto, invece, sul medio lungo periodo, utilizzando, prevalentemente, i mezzi propri o di terzi, dopo un'oculata analisi della fonte finanziariamente più vantaggiosa. L'equilibrio economico è la capacità dell'azienda di remunerare i fattori produttivi e di far rendere adeguatamente il capitale dei soci. Questo equilibrio è ottenuto se i ricavi provenienti dalla vendita di prodotti e servizi superano i costi dei fattori impiegati nella realizzazione di tali prodotti e servizi, ossia se le fonti consumate superano gli impieghi consumati. L'equilibrio patrimoniale lo si ottiene grazie ai due equilibri precedenti, ma, nella sua essenza, esso rappresenta la capacità dell'azienda di darsi una struttura delle fonti e degli impieghi che le consenta di durare nel tempo. 2.1 I mezzi propri o patrimonio nettoIl finanziamento dell'impresa con "mezzi propri" si articola in due voci:
Il capitale sociale è rappresentato dai conferimenti versati dai soci al momento della nascita dell'impresa e durante la sua vita, al fine di costituire una "dotazione" permanente. I conferimenti dei soci possono essere in denaro o in beni materiali o immateriali (macchinari, impianti, fabbricati, crediti, brevetti, know-how, portafoglio clienti, ecc.); cogente è la condizione che il conferimento realizzi un'attribuzione che incrementi, in modo economicamente quantificabile, il valore della società. Dai conferimenti restano, rigorosamente, escluse le prestazioni di opere e servizi (anche se esse possono essere suscettibili di valutazione economica), in quanto il legislatore riconosce al capitale sociale anche una funzione di garanzia verso terzi e l'imputazione a capitale di opere e servizi difficilmente potrebbe essere considerata come un valore a garanzia. Parte del capitale di una società a responsabilità limitata può essere costituita dall'obbligo assunto da un socio di effettuare una prestazione d'opera o di servizi, ma il conferimento deve essere accompagnato da una polizza di assicurazione o da una fideiussione bancaria. Il credito verso la società resta iscritto a bilancio e si riduce proporzionalmente con le prestazioni effettuate fino al momento in cui l'obbligo e il relativo credito si estinguono. Il patrimonio netto costituisce la dotazione permanente in senso stretto; esso non ha una scadenza e, anche se variabile nel tempo, dura per l'intera vita dell'azienda. Allo scioglimento dell'impresa il patrimonio netto viene rimborsato in funzione del valore di liquidazione finale della società. 3. Il conto economicoÈ il documento che mostra il risultato economico conseguito dall'azienda nell'esercizio; in esso sono riassunti i ricavi e i costi relativi ad un dato periodo di tempo (di solito l'esercizio ha la durata di un anno solare). L'esercizio risulta in utile se i ricavi superano i costi, in perdita se i costi superano i ricavi, in pareggio se costi e ricavi si equivalgono.
Dal punto di vista della rappresentazione formale il conto economico prevede che dai ricavi siano progressivamente sottratti i costi fino a determinare il risultato dell'esercizio. Il risultato economico è il punto di raccordo tra conto economico e stato patrimoniale, esso trova, infatti, collocazione nel patrimonio netto come variazione contabile dei diritti dei soci nei confronti della società. «Non si può capire il vantaggio competitivo di un'azienda se la si considera come un tutto unico. Tutte le operazioni gestionali possono essere analizzate alla luce della catena del valore suggerita da Porter; seguendo il ciclo complessivo delle attività della catena del valore è possibile evidenziare la formazione del risultato economico come sequenza di operazioni, nella maggior parte, legate da nessi sequenziali. Nei sistemi di gestione avanzata, che adottano, ad esempio, la tecnica 6 sigma, l'operatività dell'azienda è scomposta in un gran numero di processi che vengono, costantemente, monitorati e migliorati sotto gli aspetti operativo, tecnologico ed economico. 4 I princìpi contabiliPer redigere un corretto bilancio, come già visto, occorre rifarsi anche ai princìpi contabili nazionali e internazionali; a volte tali princìpi riprendono le indicazioni del legislatore in chiave più tecnica ed esaustiva. Nel seguito sono indicati i più significativi. 1) Principio dualistico. Come visto, la formula che sottende lo stato patrimoniale mostra che il capitale netto della società è pari alla differenza tra le attività e le passività; questo è definito principio dualistico e sancisce l'uguaglianza tra le attività e le passività + i mezzi propri, ovvero tra le fonti e gli impieghi (11). Questa uguaglianza, sempre soddisfatta, non dice nulla sulla posizione finanziaria della società, ma impone che i "creditori" dell'impresa (soci, banche, fornitori, ecc.) siano "garantiti" dall'esistenza di attività (cassa, fabbricati, macchinari, scorte) di pari valore dei crediti. 2) Principio di omogeneità. Nella redazione dei bilanci non possono essere confrontati i costi del personale, il numero di computer dell'azienda, il valore affettivo di un impianto, le ore di sciopero effettuate dai dipendenti. In sintesi è necessario poter confrontare quantità che si riferiscono a risorse di diversa natura attraverso un'unica unità di misura a valore nominale costante. 3) Principio dell'identità giuridica (entity concept). Il bilancio si riferisce all'azienda non alle persone che la possiedono, non ai dipendenti, non a soggetti che a vario titolo hanno rapporti con essa. Ad esempio, se i soci o i dipendenti di un'azienda non registrano il costo di risorse aziendali consumate a titolo personale non applicano il principio dell'identità giuridica e, di conseguenza, i rendiconti relativi a quell'esercizio saranno imprecisi. Altro esempio: le transazioni tra azionisti, con le relative fluttuazioni dei valori dei titoli, non hanno alcun effetto sul bilancio dell'azienda, non incidendo sul capitale versato o sulle riserve e quindi sui mezzi propri. 4) Principio della prospettiva di funzionamento (going concern concept). L'atteggiamento che deve sottendere la stesura dei bilanci non è tanto quello di evidenziare i beni patrimoniali quanto lo svolgersi e lo svilupparsi dei processi. È il concetto già introdotto nel codice civile con il principio della continuità. 5) Principio del costo. Chi legge un bilancio vuole sapere qual è il valore delle singole voci iscritte nello stato patrimoniale e si aspetta che ogni voce sia rappresentativa del valore di mercato. Alcune voci rispondono a questa richiesta, la cassa, i crediti, entro certi limiti le scorte; in generale un'attività è presente in bilancio al valore di mercato quando esiste un'informazione oggettiva, da parte di terzi, su quale sia questo valore. In linea di principio, quando non esista un'informazione oggettiva del valore di mercato di un'attività, essa è riportata in bilancio al suo costo d'acquisto o costo storico. I terreni, i macchinari, i fabbricati hanno questa caratteristica: il loro valore di mercato nel tempo non può essere determinato in modo affidabile. Conseguentemente queste attività sono presenti in bilancio al costo storico, rettificato, nel tempo, per tenere conto o della perdita di funzionalità o dell'inflazione. D'altra parte, se un'attività svolge regolarmente le funzioni per le quali essa è stata a suo tempo acquisita, l'azienda non ha interesse a conoscere di quell'attività il valore di mercato e quindi, per non essere influenzati da giudizi personali più che da dati di fatto, l'unica possibilità è prendere come riferimento il costo storico. D'altra parte il costo storico può rappresentare un valore poco rilevante per una perfetta conoscenza della consistenza patrimoniale di un'azienda. Allo scopo di garantire una rappresentazione più realistica del bilancio, la Direttiva Comunitaria 2001/65/CE ha introdotto il concetto di valore equo (fair value). Il valore equo è definito come «Il corrispettivo al quale un bene può essere scambiato, o una passività può essere estinta, tra parti consapevoli e disponibili ad una transazione equa». Il legislatore nazionale ha imposto, dal 1 gennaio 2005, di indicare nella Nota Integrativa il valore equo dei soli strumenti finanziari senza dover apportare variazioni negli importi scritti nello Stato Patrimoniale. Sono escluse da questa normativa le società che redigono i bilanci in forma abbreviata e le imprese di assicurazione. 6) Principio di identificazione delle attività dello stato patrimoniale. Per essere considerata tale, un'attività dello stato patrimoniale deve soddisfare tre condizioni:
7) Principio di utilità. Il bilancio deve essere realmente utile, deve, cioè, permettere ai suoi destinatari di trarre informazioni valide al fine di effettuare valutazioni sulla capacità dell'azienda di generare reddito e di orientarne le scelte. Un bilancio rispetta il principio dell'utilità se i dati esposti soddisfano i seguenti criteri:
8) Principio di comprensibilità. Richiama il principio di chiarezza del codice civile.Il principio contabile n. 11 indica, però, espressamente, i criteri che dovrebbero rendere comprensibile un bilancio.
9) Il principio di neutralità. Il principio contabile nazionale n. 11 stabilisce che: «Il bilancio d'esercizio deve essere preparato per una moltitudine di destinatari e deve fondarsi, pertanto, su princìpi contabili indipendenti e imparziali verso tutti i destinatari, senza servire o favorire gli interessi e le esigenze di particolari gruppi». 10) Il principio di comparabilità. La comparabilità ha un duplice rilievo:
Il principio contabile nazionale n. 11 indica alcuni criteri per soddisfare il principio della comparabilità temporale:
11) I princìpi della significatività e della rilevanza. Secondo lo IAS 1 un'informazione è significativa quando è in grado di incidere o influenzare le decisioni dei potenziali utilizzatori; un'informazione è rilevante nell'ipotesi in cui la sua omissione o imprecisa rappresentazione può influenzare le decisioni economiche prese sulla base dei bilanci. Le informazioni rilevanti devono essere rappresentate distintamente, mentre i valori non rilevanti devono essere aggregati con poste di natura simile. 12) Il principio della conformità di tutti i processi necessari, sia alla stesura di un bilancio corretto, sia alla verificabilità dei dati. Il principio contabile n. 11 stabilisce espressamente che «Il sistema contabile - amministrativo di un'impresa deve essere flessibile, cioè capace di fornire i dati necessari per far fronte, sia alle esigenze gestionali e direzionali, sia a quelle della preparazione dei bilanci». In sintesi, le aziende devono organizzare la propria struttura contabile - amministrativa in modo da facilitare la stesura dei bilanci secondo la normativa e i princìpi contabili e in modo che le informazioni contenute nei bilanci siano verificabili, cioè che sia possibile ricostruire, sia i vari procedimenti contabili che hanno condotto alla stesura dei bilanci, sia le valutazioni e le stime di natura soggettiva. 13) Principio della funzione informativa e della completezza della Nota Integrativa. La Nota Integrativa è definita dal principio contabile nazionale n. 11 come l'elemento di supporto indispensabile per la comprensione del bilancio d'esercizio. Essa non deve essere redatta in modo esteso o complesso, ma sintetico e chiaro. 5 Alcuni strumenti sintetici per capire l'andamento dell'azienda.Allo scopo di trarre dal bilancio "informazioni significative sull'impresa" viene utilizzata l'analisi del bilancio. L'analisi del bilancio ha bisogno, da una parte, di informazioni sintetiche, desunte dai due prospetti contabili, dall'altro, di informazioni "analogiche", desunte dalla nota integrativa e dalla relazione sulla gestione.
La sintetizzazione dei dati è, peraltro, la premessa per qualunque approfondimento conoscitivo dell'azienda; l'interpretazione sulla base dei dati di sintesi utilizza, normalmente, tre strumenti, che rielaborano in senso finanziario i bilanci:
Giova osservare che gli schemi civilistici dello stato patrimoniale e del conto economico, che abbiamo illustrato sinteticamente, non soddisfano pienamente le esigenze di "lettura" del bilancio. Infatti, per le passività dello stato patrimoniale la normativa civilistica privilegia la natura delle fonti e non l'esigibilità, mentre per le attività privilegia la destinazione piuttosto che la liquidità (ad esempio scorte non facilmente "utilizzabili" appaiono nell'attivo circolante, mentre, nella realtà, potrebbero essere immobilizzazioni o addirittura perdite). In fig. 2 è mostrato uno schema di stato patrimoniale riclassificato per aree. La rielaborazione viene effettuata sulla base dei dati ottenibili dallo stato patrimoniale e dalle relazioni che accompagnano il bilancio. Ove non vengano date informazioni precise e complete la rielaborazione può risultare imperfetta. In tale ipotesi va adottato il principio della prudenza; ad esempio, le attività non facilmente classificabili vanno considerate immobilizzate e le passività non facilmente classificabili si considerano a breve. Fig. 2 Stato patrimoniale riclassificato per aree secondo il criterio della liquidità/esigibilità.
La riclassificazione del conto economico deve consentire, anche per esso, una suddivisione in aree; le aree prese in considerazione sono:
La fig. 3 mostra uno schema di conto economico riclassificato per le aree succitate. Fig. 3 Conto economico per aree
Il conto economico civilistico predisposto dalle aziende non mette in evidenza parametri significativi per la comprensione del bilancio: l'utile lordo sulle vendite, il valore aggiunto, cioè la ricchezza incrementale prodotta dall'azienda rispetto ai fattori acquisiti dall'esterno, il margine operativo lordo (MOL) o EBITDA, cioè il risultato reddituale non influenzato dagli ammortamenti e dagli accantonamenti. Questi dati analizzati assieme al reddito operativo (RO) o EBIT consentono di ricavare informazioni diverse e, sotto certi aspetti, più utili per una lettura del bilancio. Ad esempio la fig. 4 presenta uno schema rielaborato che consente di ricavare i succitati parametri. Fig. 4 Conto economico a valore aggiunto e a margine operativo lordo.
Dopo aver elaborato il bilancio per aree è possibile trarre informazioni sintetiche e immediate dai valori delle singole aree e dai confronti fra detti valori.
Il margine di struttura indica la capacità dei mezzi propri di coprire il fabbisogno durevole rappresentato dalle immobilizzazioni. MS = Patrimonio netto - Attività fisse Il capitale circolante netto rappresenta la capacità dell'azienda di fare fronte agli impegni correnti con mezzi propri. CCN = Capitale circolante lordo - Passività correnti Il margine di tesoreria esprime la capacità dell'azienda di fare fronte con mezzi correnti liquidi o prontamente liquidabili alle passività correnti. MT = (Liquidità differite + Liquidità immediate) - Passività correnti L'analisi strutturale del conto economico, più che attraverso la contrapposizione dei valori delle diverse aree, viene condotta, generalmente analizzando l'andamento dei parametri visti (EBIT, EBITDA, valore aggiunto, utile di esercizio) tra gli esercizi di anni diversi o con il confronto con i dati di aziende omogenee. L'analisi degli indici e il rendiconto finanziario, gli altri due strumenti fondamentali per l'analisi del bilancio, saranno trattati diffusamente ai capitoli 6 e 7. 6 Il budgetOgni impresa o direzione aziendale utilizza il metodo della programmazione. Non si può concepire, infatti, un soggetto economico i cui responsabili non scelgano degli obiettivi da perseguire, e non definiscano quali mezzi usare per ottenere tali obiettivi (Caruso, 2004 bis). Le aziende più efficienti, generalmente, esprimono la programmazione in termini quantitativi, sotto forma di un documento scritto; questo processo è chiamato budgeting, e non è altro che un piano d'azione espresso in termini quantitativi. Giova notare che esistono due tipi diversi di budget:
Il budget di progetto, generalmente, rappresenta gli aspetti monetari di un business plan che è proprio lo strumento utilizzato per avviare una nuova iniziativa, ma di questo non ci occuperemo.
Di norma un budget operativo consta di uno stato patrimoniale e di un conto economico di previsione, identici, per quanto riguarda la forma, a quelli realizzati alla chiusura dell'esercizio, con la differenza che i valori del budget sono stime di ciò che l'azienda ritiene accadrà, mentre i dati storici si riferiscono a ciò che è realmente accaduto. Alcune imprese elaborano il budget ogni sei o ogni tre mesi; in tal modo le previsioni del semestre o del trimestre precedente vengono rivedute e corrette con le nuove previsioni per il semestre o trimestre successivo (metodo del rolling budget). Anche a livello di budget si può ricorrere alla riclassificazione degli schemi contabili, allo scopo di assegnare obiettivi specifici alle singole aree dell'impresa.
Il budget operativo è, generalmente, preparato in termini di ricavi e di costi. Questa espressione viene tradotta, ai fini della pianificazione finanziaria, in termini di entrate e uscite di cassa. Il risultato di questa operazione si traduce nel budget di cassa (cash budget). Il budget di capitale è, essenzialmente, una lista di progetti giudicati validi e che mirano all'acquisto di nuovi beni immobilizzati. Eugenio Caruso NOTE BIBLIOGRAFIA |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
www.impresaoggi.com | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||