L'impresa deve essere proattiva

libro

Articolo precedente

1.10 L’impresa deve essere pro-attiva


Il neo-imprenditore non potrà accontentarsi di sviluppare doti di reattività, ma la sua impresa dovrà essere pro-attiva; il tempo diventa infatti un protagonista dell’analisi economico-aziendale. L’orientamento al cliente si completa solo se l’impresa riesce a comprendere il valore del tempo per ciascun cliente. Il time-to-market13, il lead time14, il set-up time15 diventano elementi critici, soprattutto in relazione alla necessità di sviluppare tecnologie flessibili. Time based competition e flessibilità, richiedono l’adozione di soluzioni organizzative snelle e un controllo dei risultati molto rapido. L’impresa pro-attiva deve saper sviluppare un’offerta virtuale, cioè prodotti e servizi che possono essere realizzati e personalizzati in risposta alle specifiche esigenze della domanda e resi disponibili in tempo reale. Un prodotto o un servizio virtuali esistono, quindi, ancor prima di essere realizzati perché il loro concetto e la loro ingegnerizzazione sono già memorizzati nella conoscenza dell’impresa e delle persone che vi appartengono.
La soluzione forte che consente di realizzare prodotti virtuali è quella di integrare il cliente stesso nei processi di ricerca, sviluppo e produzione dell’azienda. L’impresa virtuale, non diversamente dall’impresa a rete, è quindi permeabile, libera da confini fisici, in grado di operare mediante processi di scambio bi-direzionale con l’ambiente con il quale interagisce.
Nella guerra di movimento che caratterizza la competizione del 2000, emerge imperativo lo sviluppo e il dominio dei fattori critici di successo dell’impresa:
- Varietà.
- Velocità.
- Qualità.
- Apprendimento.

(13 È il tempo intercorrente tra il momento dell'ideazione di un nuovo prodotto e la sua commercializzazione. 14 È il tempo intercorrente tra l'inizio della prima attività e la fine dell'ultima attività di un ciclo di produzione di un prodotto. 15 È il tempo necessario per cambiare prodotto su un ciclo di produzione).

L’impresa che non possiede nel proprio DNA la dote della proattività sarà costretta a faticose e costose gare di inseguimento, perché si troverà sempre impreparata al confronto dei competitori pro-attivi.
1.11 Punti di forza e di debolezza della PMI
Ho affermato che l’ossatura del nostro sistema produttivo è costituita dalle PMI, e uno degli aspetti caratterizzanti delle PMI è l’intensità dei rapporti tra la famiglia proprietaria e il governo dell’impresa. Si tratta di un modello che presenta punti di forza e d’eccellenza:
- la tenace ricerca del “bene dell’azienda”;
- la flessibilità;
- la velocità dei processi decisionali;
- l’elevata capacità di reazione agli eventi ambientali;
- la diffusa imprenditorialità;
- il coinvolgimento dei collaboratori;
- la condivisione di un “sistema di valori”;
- la facilità di controllo;
- la “presa” immediata che l’imprenditore ha su tutta l’azienda.
Ma anche punti di debolezza e vulnerabilità:
- la carenza di risorse manageriali, professionali e finanziarie;
- uno scarso potere contrattuale con gli interlocutori esterni;
- un deficit di informazioni qualitativamente e quantitativamente selezionate;
- la tendenza a concentrarsi su un numero limitato di combinazioni prodotto-mercato;
- la non disponibilità verso processi di delega;
- la dispersione di energie imprenditoriali su aree marginali della gestione;
- i problemi connessi con la transizione imprenditoriale. Spesso le resistenze a programmare la successione sono psicologiche: l’imprenditore rifiuta di prevedere un futuro senza di lui, o spinge i figli a interessarsi dell’azienda senza badare ai loro reali interessi;
- la resistenza ad apportare le necessarie riorganizzazioni aziendali o a reinventare l’impresa;
- il rischio di comportamenti inerziali, cioè di rivolgersi più al passato che al futuro.
L’elenco dei punti di forza e di debolezza della PMI mette in evidenza che la strategia aziendale, spesso, non è il risultato di un’analisi, di una ricerca, di un approfondimento, ma è qualcosa che nasce come somma di tante decisioni imposte dalla gestione quotidiana. La convenzionale distinzione tra gestione operativa e gestione strategica presenta nella PMI confini labili, anzi, per lo più, la gestione operativa prevale sull’attività di governo strategico, finendo per sostituirne le valenze. Ne risulta, cioè, una gestione nella quale i processi decisionali sono centrati più sull’intuito e sulle abitudini che sull’analisi. Questo limite è spesso dovuto al deficit di managerialità che non consente di collocare la “presa di decisioni” all’interno di un processo guidato dalla gestione per processi, la quale, come vedremo, è uno dei principi base di una moderna gestione. Questi punti di debolezza possono rivelarsi gli elementi che conducono la PMI al declino.
1.11.1 PMI di successo
Se una ventina di anni fa il modello familiare era considerato obsoleto, oggi sembra in crisi il modello della public company; i fallimenti di grandi imprese hanno messo in rilievo come la separazione tra proprietà e gestione possa provocare gravi problemi e costituire un freno alla crescita. Il manager programma nel breve periodo: deve portare a casa subito i risultati. Le imprese familiari magari crescono meno, ma sono più stabili, perché il loro orizzonte è più ampio, ragionano per generazioni, hanno una storia alle spalle e un futuro rappresentato da figli e nipoti.
Sulla mortalità delle imprese familiari alla seconda generazione, occorre notare che una quota di fallimenti è fisiologica: talvolta i figli non sono interessati all’attività dei genitori e per disaffezione vendono, oppure i contrasti tra i parenti bloccano l’attività dell’impresa. Per diminuire i rischi, la famiglia deve, per tempo, programmare la successione. Non si tratta solo di scegliere le persone che subentreranno nella gestione aziendale e i ruoli: occorre programmare un percorso di esperienze formative, è indispensabile una preparazione all’imprenditorialità. Si dice che l’azienda va ricomprata a ogni generazione. Io sono convinto che un’azienda familiare ha un futuro se ogni generazione riesce a rifondarla. I giovani devono avere entusiasmo, cambiare l’impresa, viverla come una cosa loro. I padri devono capire che il cambiamento è necessario, è lo slancio che consente alle imprese di durare nel tempo.
Un’indagine condotta da un gruppo di lavoro (al quale ho partecipato anche io) di un’organizzazione datoriale su 14 aziende familiari con, almeno, tre generazioni di imprenditori, ha cercato di
individuare quale fosse “l’elisir di lunga vita” di queste imprese. Sono stati individuati 10 elementi comuni, concernenti i valori, le attitudini, i modi di affrontare i problemi.
1. Attenzione ma anche sospetto verso nuovi modelli di management: le imprese sono attente al nuovo, ma lo affrontano con cautela.
2. L’attenzione alle persone è sempre al primo posto: le aziende centenarie hanno un bassissimo turnover di persone, specie di quelle che occupano posizioni di responsabilità.
3. Innovazione nella tradizione: l’innovazione è diffusa, ma è orientata soprattutto a far meglio le cose che già si sanno fare.
4. Marcata attenzione all’ambiente esterno: c’è una forte attenzione ai segnali deboli, ai trend, a quello che succede “fuori”.
5. Individuazione di nuove opportunità di business: le opportunità vengono “scovate” e analizzate con estrema cura.
6. Nella ricerca di nuove opportunità c’è spesso l’intuizione dell’imprenditore: l’intuizione però non basta, l’idea viene analizzata in profondità.
7. Il focus dell’impresa è fortemente puntato sui problemi: nella operatività quotidiana, come nella ricerca di nuove opportunità, l’impresa è fortemente focalizzata sui problemi e sui modi per superarli.
8. Si è guidati da quello che succede: la capacità di feedback è notevole, non si resta imbozzolati nei piani. Quello che succede è linfa vitale per operare correzioni di rotta o modifiche di strategia.
9. Esiste una notevole capacità di controllo: esiste un’attitudine fisiologica a controllare cosa sta facendo la concorrenza, come procede la distribuzione del prodotto, come avanzano i progetti in cantiere, come è il rapporto con gli stakeholders16 ecc.
10. La capacità decisionale è elevata: più precisamente è la capacità di decidere al momento giusto e si entra nel vero, esclusivo mondo della solida imprenditorialità.
Queste osservazioni sulla longevità di imprese familiari devono essere tenute in grande considerazione da quei neo-imprenditori che hanno come obiettivo la creazione di un’impresa che eviti il declino.

Eugenio Caruso - 15 maggio 2019

LOGO



www.impresaoggi.com