Indicatori di disagio sociale delle famiglie italiane nel 2006Lo sviluppo dell’informazione statistica sui fenomeni della povertà e del disagio economico-sociale a livello regionale è uno degli obiettivi del progetto “Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali 2001-2008”, previsto da una convenzione stipulata tra Istat e Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione del Ministero dello Sviluppo Economico, e cofinanziato dai Fondi Strutturali Comunitari. Il disagio nella zona di residenza e l’accesso ai servizi sanitari Nell’ambito del questionario dell’indagine sui consumi delle famiglie, per l’anno 2006, sono stati inseriti cinque quesiti che indagano su alcune caratteristiche della zona di residenza e sull’accesso ad alcuni servizi sanitari. In particolare, è stato chiesto alle famiglie se la zona in cui abitano presenta problemi legati alla sporcizia delle strade; alla diffusione di criminalità, atti vandalici, violenza; alla presenza in strada di persone che si drogano, si ubriacano o si prostituiscono. La presenza in strada di sporcizia; criminalità, atti vandalici, violenza; persone che si drogano, ubriacano e si prostituiscono Una qualche forma di disagio legato alla zona di residenza viene lamentato da oltre un terzo delle famiglie residenti e, almeno a livello nazionale, i problemi denunciati non sembrano associarsi in misura rilevante alla condizione di povertà. La percentuale di famiglie relativamente povere (da qui in poi definite semplicemente come “povere”) che dichiara di avere almeno uno dei tre problemi considerati (Tabella 1) è infatti di soli due punti percentuali superiore a quella osservata tra le non povere (36,8%, contro 34,4%). Tabella 1 Famiglie che dichiarano alcuni problemi in relazione alla zona in cui vivono per tipo di problema e per condizione di povertà. Anno 2006 (valori %)
Fonte Istat In entrambi i casi, tuttavia, le percentuali osservate risultano leggermente superiori a quelle registrate nel 2002 (tra le famiglie povere era il 34,2%; tra quelle non povere il 31,2%), mostrando un generale aumento dei problemi legati alla zona di residenza. Il disagio più diffuso riguarda la sporcizia delle strade che è lamentato da oltre un quarto della famiglie residenti e quasi un terzo di quelle povere. Chi, come me, ha avuto modo di viaggiare molto può confermare che sono pochi i paesi nei quali la sporcizia per le strade sia confrontabile con il “caso Italia”. Qualcuno ha mai visto un addetto all’ordine pubblico multare qualcuno perché getta una pacchetto di sigarette per terra? La percentuale di famiglie che dichiara di vivere in una zona con presenza di criminalità, atti vandalici o violenza è pari invece al 15% e, anche in questo caso, non si osservano differenze rilevanti tra le famiglie povere (16,5%) e quelle non povere (15,4%). La diffusione del disagio legato alla zona di residenza si fa più marcata passando da Nord a Sud (Tabella 2): la percentuale più contenuta si registra nel Nord-est, dove meno di un quarto della famiglie lamenta almeno uno dei problemi considerati, mentre sale al 38,1% per le famiglie del Centro e supera il 40% tra quelle residenti nel Mezzogiorno; queste ultime ripartizioni mostrano, tra l’altro, anche un peggioramento rispetto al 2002 (le percentuali erano pari rispettivamente al 34,6% e al 35,9%). Tabella 2 Famiglie che dichiarano alcuni problemi in relazione alla regione in cui vivono e per tipo di problema. Anno 2006 (valori percentuali)
Fonte: Istat Inoltre, nel Sud, ripartizione dov’è anche più elevata l’incidenza di povertà relativa, il legame tra disagio economico e problemi della zona di residenza è un po’ più evidente. Infatti, la quota di famiglie povere che lamenta sporcizia nelle strade (37,5%) è di circa tre punti percentuali superiore a quella osservata tra le famiglie non povere (34,9%). Differenze di un certo rilievo si evidenziano anche relativamente alla presenza in strada di persone che si drogano, si ubriacano o si prostituiscono: la percentuale tra le non povere è del 7,8%, mentre è del 10,2% tra le povere. Il rapporto dell’ISTAT mostra che chi già vive un’esistenza grama a causa delle limitate risorse economiche deve sopportare anche gli estremi disagi di un vivere quotidiano incastonato in un ambiente squallido e degradato. A livello di singola regione le differenze rilevate tra il 2002 e il 2006 non sono statisticamente significative. In effetti, il disagio della zona di residenza tende a crescere all’aumentare dell’ampiezza del comune: si passa dal 14% dei comuni più piccoli (fino a 2.000 abitanti), al 60% delle aree metropolitane. La sporcizia nelle strade rimane in testa alla graduatoria (48,1%), affiancandosi alla presenza di criminalità (oltre il 35%) e a una quota importante di famiglie (più che doppia rispetto alla media nazionale) che riferisce la presenza di drogati, ubriachi e prostitute (22,8%). Nelle realtà metropolitane, inoltre, il legame tra povertà e problemi nella zona di residenza sembra più forte: i tre quarti delle famiglie povere dichiara di vivere in zone che presentano almeno un problema, il 66,5% denuncia sporcizia nelle strade, il 53,1% lamenta problemi di criminalità, atti vandalici e violenza e il 37,7% la presenza di drogati, ubriachi o prostitute; problema, quest’ultimo, praticamente inesistente nei piccoli centri. La tipologia familiare risulta poco discriminante riguardo alla valutazione dei problemi nella zona di residenza: la percentuale di famiglie che dichiara almeno un problema è massima tra i genitori soli (38,3%), ma non è molto distante da quella minima osservata tra gli anziani soli (31,2%); anche tra le famiglie povere, le differenze rispetto alla tipologia familiare sono molto contenute, a evidenziare come le dichiarazioni delle famiglie sui problemi nella zona di residenza siano scarsamente influenzate dalla percezione individuale e dalle caratteristiche familiari. In sintesi, dunque, i problemi della zona di residenza sono più diffusi nei grandi comuni, e in particolare nelle aree metropolitane, ma anche nelle regioni del Mezzogiorno; per tutti gli indicatori considerati, inoltre, un legame con la condizione di povertà diventa più evidente per le famiglie povere campane, per quelle siciliane e per quelle che vivono nelle grandi realtà metropolitane. L’accesso all’azienda Sanitaria Locale e al Pronto Soccorso La difficoltà a utilizzare alcuni servizi sanitari, quali l’azienda sanitaria locale (ASL) e il pronto soccorso, a causa della lontananza e dell’affollamento, rappresenta un problema rilevante soprattutto in alcuni contesti territoriali. Le regioni con maggiori difficoltà di utilizzo del pronto soccorso (valori superiori alla media) sono il Veneto (8,7%), la Valle d’Aosta (7,1%) e l’Emilia Romagna (6,6%); il Veneto e l’Emilia Romagna mostrano, tra le regioni settentrionali, la maggiore difficoltà di utilizzo anche rispetto alla ASL (5,7% e 5,0%). La tipologia familiare risulta, in questo caso, una variabile abbastanza discriminante sulla percezione della difficoltà a usufruire dei servizi sanitari: la percentuale di famiglie che dichiara molta difficoltà (ASL e/o pronto soccorso) è più elevata tra gli anziani; si tratta, in particolare, del 15,4% degli anziani soli, dell’11,6% delle coppie e di circa il 10% delle coppie con figli e delle famiglie di altra tipologia (più spesso famiglie con membri aggregati anziani). Chiaramente la difficoltà è legata al maggior bisogno di questo tipo di servizi; gli anziani e i bambini sono le persone che più di altre usufruiscono dei servizi e, quindi, le loro famiglie hanno maggiore consapevolezza delle difficoltà legate al loro utilizzo. In effetti, “solamente” il 4,6% dei single giovani/adulti dichiara di avere molta difficoltà ad utilizzare il servizio dell’azienda sanitaria locale, contro l’11,3% dei single anziani. La percentuale è superiore al 6% anche tra le coppie di anziani (7,3%) e tra le coppie con tre o più figli (6,3%); percentuale che sale all’8,3% se si tratta di figli minori. In conclusione, il legame tra povertà e difficoltà di utilizzo dei servizi sanitari appare più forte nelle aree territoriali dove i problemi vengono lamentati da una minore quota di famiglie; in presenza di un’offerta mediamente soddisfacente ad essere penalizzati, per problemi di attesa e collocazione geografica, sono soprattutto i poveri. Viceversa, quando le difficoltà sono più diffuse, come nelle regioni del Mezzogiorno o nei piccoli centri, i problemi divengono trasversali alle diverse fasce di popolazione e non dipendono in misura significativa dalle risorse economiche familiari. Alcune imprese medio-grandi dispongono di un ambulatorio interno per prestare i primi soccorsi in caso di incidente e per offrire un supporto medico ai propri dipendenti. L’accesso all’asilo nido e alla scuola materna Nell’ambito dell’indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”, condotta nel 2006, sono state rilevate le difficoltà incontrate, in termini di lontananza o affollamento, dalle famiglie con bambini da 0 a 5 anni nell’utilizzo di servizi offerti da asili nido o scuola materna. Poco meno del 20% delle famiglie interessate dichiara di avere avuto molte o qualche difficoltà; oltre il 50% riferisce di non aver avuto alcun problema, mentre il restante 27,8% non esprime opinione al riguardo. La percentuale più elevata di famiglie che dichiarano di aver avuto questo tipo di problema si registra tra quelle residenti nel Centro (26,2%, contro valori inferiori al 19% sia nel Nord che nel Sud) tra le quali si osserva anche la percentuale più bassa di famiglie che non sanno dare un giudizio (23,7%, contro valori che si aggirano intorno al 29%). Le difficoltà sono maggiormente diffuse tra le famiglie residenti nel Lazio (33,2%), in Piemonte (27%), in Toscana (23,5) e in Campania (23,4%). Le regioni, invece, con la maggior quota di famiglie che non hanno avuto alcuna difficoltà sono la Liguria (71%), seguita dal Trentino Alto Adige (60,4%) e dalla Calabria (60,2%). In alcune regioni del Sud la quota di famiglie che riferisce di avere molta o qualche difficoltà si situa al di sotto del valore medio nazionale; ciò si può collegare alla ridotta partecipazione delle madri al mercato del lavoro, che può anche essere ostacolata da un’offerta di servizi all’infanzia non adeguata, scoraggiandone, al contempo, la domanda. Nel Sud, infatti, meno di un terzo delle madri di bambini fino a 5 anni dichiara di avere un’occupazione (contro i due terzi del Centro-Nord), e in alcune regioni è anche più frequente che le famiglie non sappiano dare un giudizio riguardo alla difficoltà di utilizzo dell’asilo nido e della scuola materna. Tra le famiglie residenti nella aree metropolitane e nelle loro periferie, ad esempio, le difficoltà di utilizzo dei servizi offerti da asili nido o scuola materna risultano più diffuse (oltre il 26%). Nonostante le realtà metropolitane siano quelle che presentano l’offerta più elevata, è evidente come questa non riesca comunque a soddisfare la domanda, sia in termini di vicinanza del servizio, sia in termini di affollamento. Anche la quota registrata tra le famiglie residenti nei comuni fino a 2.000 abitanti è superiore alla media (23,6%); in questo caso, però, si può ipotizzare che sia l’effettiva assenza o la In molti casi, è la rete parentale a svolgere una vera e propria funzione di supplenza all’assenza o alla scarsità di servizi, consentendo alle madri di rimanere nel mercato del lavoro. In effetti, la quota dei nuclei familiari con madre occupata che lamenta problemi di lontananza o di affollamento dell’asilo nido e della scuola materna (20,3%), pur essendo superiore alla media, è comunque più bassa di quella osservata tra le famiglie che vivono lontano dai familiari (in complesso un quarto delle famiglie con almeno un figlio fino a 5 anni) e che, avendo come unica alternativa il ricorso alla baby-sitter, percepiscono la difficoltà di utilizzo in misura più marcata (24,9%). Giova notare che in alcune imprese a forte presenza di lavoratrici, specie di piccoli centri, gli accordi integrativi prevedono la realizzazione di un asilo nido all’interno della realtà aziendale; anche in questo caso l'impresa può giocare un ruolo sussidario a quello pubblico. GLOSSARIO Famiglia: è costituita da un insieme delle persone coabitanti legate da vincoli di matrimonio, di unione di fatto o di parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi. Scala di equivalenza e linee di povertà relativa per ampiezza della famiglia. Anno 2006, euro per mese
Fonte Istat Rapporto ISTAT e commenti di Eugenio Caruso 27 novembre 2007 |
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