In copertina: Annibale Carracci "il vizio e la virtù"
Italia: vizi e virtù
Eugenio Caruso
Impresa Oggi Ed.
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39. 15 Due galli in un pollaio. Fini e Berlusconi
Il 27 febbraio 1998, si svolge a Verona una convention di An. Berlusconi si presenta con un regalo per i 2.500 partecipanti Il libro nero del comunismo, una copia per ciascun delegato. Quando il Cavaliere si presenta alla convention con un omaggio così vistoso viene accolto in tripudio. Fini ha in mente un'altra strategia, infatti, conclude il suo discorso di apertura con le seguenti parole: «Alleanza nazionale non ha alcuna intenzione di utilizzare la storia e le tragedie del secolo come arma impropria nella lotta politica quotidiana …». Se a Fiuggi Fini aveva chiuso con il passato, a Verona vuole presentare un partito di programma. Ma Berlusconi gli "rompe le uova nel paniere" e il suo discorso è tutta una filippica contro il comunismo. Berlusconi, inoltre, fa intravedere l'intenzione di chiudere con la Bicamerale, se non si arriva a un accordo sulla separazione delle carriere dei magistrati. La platea applaude con entusiasmo, sentendosi dire parole che storicamente sono sempre state della destra. Per Fini è un colpo; non si aspettava lezioni di anticomunismo in casa sua e non si aspettava le ovazioni che la sua base ha riservato all'ospite. La replica di Fini a Berlusconi si sintetizza in tre netti no al discorso dell'alleato. Non si può fare una politica anticomunista «perché in Italia il comunismo non c'è più»; le riforme vanno portate avanti «perché le vogliono gli italiani»; la «separazione delle carriere dei magistrati non può essere una pregiudiziale». Tra i suoi, Berlusconi commenta che gli ex missini, pur di farsi legittimare dalla sinistra, hanno annacquato il loro storico anticomunismo. Il buon rapporto tra i due si era già deteriorato nel gennaio '98, quando la stampa aveva evidenziato, da una parte, un asse D'Alema-Fini per la realizzazione delle riforme istituzionali in Bicamerale, attorno all'ipotesi di semi presidenzialismo alla francese, e, dall'altra, un possibile accordo del Cavaliere con Cossiga per sganciarsi da An. All'assemblea dell'Associazione magistrati Fini è ancora più esplicito, quando afferma «L'assenza di visioni dogmatiche di partenza non ci vede di principio ostili a ipotesi organizzative del Csm differenti dal testo della Bicamerale»; tutto ciò dopo le logoranti discussioni tra destra e sinistra, che avevano condotto alla decisione di proporre due Csm, uno per i pubblici ministeri, l'altro per i giudici. Quel giorno la Bicamerale entra in coma, per la netta opposizione di Berlusconi all'ipotesi D'Alema-Fini, e si crea tra Berlusconi e Fini la frattura più pericolosa dalla nascita del Polo. Giova ricordare che, dopo la sortita leghista del 4 giugno '97, che aveva fatto prevalere, in Bicamerale, l'ipotesi semi presidenzialista, preferita da Fini, sull'ipotesi del cancellierato, preferita Berlusconi, tra i due era stato stabilito un patto in base al quale Berlusconi avrebbe seguito Fini sul semi presidenzialismo e Fini avrebbe seguito Berlusconi sulla giustizia (Vespa, 1998).
Eugenio Caruso - 27 settembre 2019