Dal fare o non fare una cosa, che pare minima, dipendono spesso eventi di cose importantissime: perciò etiam nelle cose piccole si debbe essere attento e preciso.
Francesco Guicciardini
I centri commerciali hanno ridisegnato, in pochi anni, i costumi sociali, le condizioni di lavoro e la struttura architettonica delle città. Hanno di fatto sostituito le piazze attraverso le quali si connetteva il tessuto sociale di un quartiere disgregando le relazioni umane che una piazza favorisce. Nell’antica Grecia la piazza – Agorà - era il luogo simbolo della democrazia del paese, dove si riuniva l’assemblea della polis per discutere e prendere le decisioni politiche. I centri commerciali sostituiscono il senso delle piazze con una traduzione consumistica priva di qualsiasi scambio umano che non sia mediato dal denaro.
Sono diversi anni che nei miei libri o articoli denuncio il fatto che le famiglie hanno sostituito la passeggiata in centro con quella al centro della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), la piazza virtuale; d'altra parte il centro commerciale offre molte opportunità: servizi di lavanderia, sartoria, calzoleria, ferramenta, pasti a poco prezzo, bar, attrazioni per i bambini, e uno shopping pressocchè infinito.
Talvolta questi servizi son presenti con la forma dello shop in shop, ossia un apposito negozio
collocato all’interno del supermercato stesso. Sono state aperte parafarmacie,
occhialerie, e banchi addetti alla vendita di prodotti sfusi (simili alle drogherie di un tempo).
All’interno, o in prossimità, si sono aperti bar, ristornati, edicole e
persino stazioni di rifornimento carburante. Insomma, negli anni le varie insegne hanno
instaurato ogni tipo di negozio specializzato all’interno del punto vendita stesso: profumerie,
bigiotterie e persino oreficerie, reparti pet-care e veri e propri centri benessere. Qualche punto vendita offre poi la possibilità di sviluppare fotografie, acquistare
veri e propri servizi (Sky, Netflix, carte prepagate e ricariche telefoniche) piuttosto che biglietti
per eventi o cinema.
Infine sono offerte convenzioni con compagnie specializzate in altri settori per offrire
viaggi, contratti telefonici, finanziamenti e molto altro.
Un altro servizio offerto soprattutto dai piccoli punti vendita di paese, è la
spesa a domicilio. Utile soprattutto per le persone anziane, al giorno d‘oggi in continuo
aumento nel nostro paese, che hanno difficoltà nel muoversi da casa e trasportare spese
pesanti. Questo servizio, non nuovo nel contesto, ha origini nella consegna del latte piuttosto
che del pane.
Se ci concentriamo sull’obiettivo del far risparmiare tempo al cliente, da qualche anno sono
stati introdotti numerosi servizi e metodi logistici di gestione della spesa che permettono di
compiere gli acquisti in maniera più veloce.
In particolare si segnalano le casse automatiche, introdotte con lo scopo specifico di ridurre
l’attesa del cliente in fila per pagare. Si distinguono le casse fastlane, ossia delle casse in cui il
cliente si occupa di scannerizzare i prodotti e infine di pagarli attraverso un computer.
E' necessario ora analizzare il percorso storico che ha portato alla GDO: operatori economici, economisti, politici, studiosi hanno per decenni criticato la polverizzazione del sistema distributivo del nostro Paese e convenuto sulla necessità di una riduzione dei punti di vendita al fine di assicurare migliori prezzi e migliori servizi ai consumatori. Non appena questa necessità è andata, via via, realizzandosi si sono scatenate feroci polemiche contro la grande distribuzione, accusata di praticare prezzi troppo bassi e di essere troppo competitiva, mettendo quindi in difficoltà i concorrenti. In tale ottica, sono state formulate altre accuse quali quella di essere l'unica causa della chiusura dei punti di vendita del dettaglio tradizionale, di provocare la crisi dei centri storici o di determinare fenomeni di desertificazione. Si tratta di accuse inconsistenti perché l'eventuale crisi dei centri storici nasce dalle difficoltà di parcheggio, dal traffico caotico, dai costi delle locazioni, dallo sviluppo nell'hinterland delle città di superfici medio grandi appartenenti a una singola impresa, mentre la crisi dei negozi è dovuta a molteplici fattori, primo fra tutti le scelte del consumatore, che è il vero artefice del successo o dell'insuccesso di un'attività commerciale. La mia esperienza come esperto di marketing mi ha portato a concludere che molti esercizi commerciali nascono senza una conoscenza del settore merceologico da parte dell'imprenditore, senza un business plan, che prenda in considerazione tutti gli elementi per un piano di marketing e senza un piano finanziario. Ho incontrato, anche se raramente, commesse o commessi demotivati, impreparati e scialbi che hanno fatto sì che non mi recassi più in quell'esercizio commerciale. Quando il negozio è in grado di offrire elevata qualitrà, personalizzazzione dell'offerta e prezzi accessibili a una clientela medio alta, la fidelizzazione dà notevoli chance anche al negozio medio-piccolo.
L'apprezzamento della grande distribuzione da parte dei consumatori deriva, anche dal ruolo determinante svolto dal settore nel contenimento dell'inflazione - ruolo riconosciuto dagli istituti di ricerca che effettuano analisi sull'andamento dell'inflazione nei diversi settori - dalla qualità dei prodotti e dai servizi offerti, fra cui assortimenti ampi e profondi, orari di apertura prolungati, cortesia e professionalità degli addetti alle vendite.
Di converso, dietro la proliferazione dei centri commerciali si nasconde a volte l’attività speculativa di grandi gruppi finanziari e la presunta infiltrazione del potere mafioso. La Corte dei Conti ha pubblicato una relazione dedicata alla criminalità organizzata. Tale relazione rileva che centri commerciali e case sono le nuove frontiere della mafia. Infatti, le attività economiche in cui la criminalità organizzata investe con maggior frequenza sono quelle “edilizie, immobiliari, commerciali e la grande distribuzione”. Il commercio, in particolare il franchising, consente alle organizzazioni criminali di procedere all’apertura di esercizi commerciali spesso a nome di soggetti terzi compiacenti non immediatamente riconducibili a esponenti della criminalità. In questo modo, le mafie riescono a controllare l’intero processo che va dalla costruzione delle strutture al loro sfruttamento con la vendita dei beni, permettendo il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.
Non di secondo piano è il problema del reddito: le grandi centrali di acquisto che riforniscono le catene della Grande Distribuzione Organizzata dovrebbero fungere da strumento di «razionalizzazione e programmazione delle forniture», in realtà sono un vero e proprio cartello dei prezzi che scarica i suoi effetti sul salario, sulle condizioni di lavoro e sui prezzi al consumo. A conferma di ciò l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di volerci vedere più chiaro sulla dinamica di formazione dei prezzi come sui rapporti e le condizioni contrattuali praticate dalle centrali di acquisto nei confronti delle imprese che forniscono i prodotti.
Fatte queste doverose considerazione voglio, in questo articolo, sottolineare la valenza economica che la GDO ha nel tessuto industriale di tutti i paesi.
Mi piace affermare che la GDO è la nuova fabbrica è la fabbrica del 2000.
Entrano delle merci che vengono processate, inviate cioè nei vari reparti di competenza: surgelati, frutta e verdura, latte e latticini, pesci, paste e panificati, dolci, abbiggliamento, casalinghi, giardinaggio, pet food, elettrodomestici, ecc.; la vendita avviene alle casse dove personale qualificato funge da interfaccia con il cliente. I responsabili dei vari reparti controllano la congruità delle merci esposte sugli scaffali e aiutano i clienti in difficoltà. Il back-office provvede alla logistica complessiva, al controllo del magazzino, agli acquisti e alla scelta dei fornitori. Personale di sorveglianza controlla, nei limiti del possibile che non avvengano furti.
L'altro aspetto che avvicina la GDO alla fabbrica è l'essere diventata essa stessa la nuova frontiera del posto fisso; si entra giovani e vi si resta fino al termine dell'attività lavorativa. Si stabiliscono legami che durano tutta una vita e un paio di volte all'anno i colleghi si ritrovano a cena per rafforzare le amicizie, fare un po' di gossip o per parlare dei propri problemi personali. Io ho vissuto la vita della fabbrica metalmeccanica e ricordo con piacere questi riti, prima tra colleghi impiegati e poi tra colleghi dirigenti.
Il rapporto tra sindacati e imprenditori non è mai stato idilliaco, nè allora nè ora, ma esso è differenziato tra i due casi della nuova fabbrica e della vecchia; allora i lavoratori scioperavano, per l'aumento di stipendio, per il passaggio di categoria, per il premio di produzione, raramente per l'orario di lavoro o la fruibilità delle giornate festive. C'era una forte consapevolezza che per funzionare l'impresa aveva bisogno di regole molto strigenti e che consentissero di essere concorrenziali.
Nella nuova fabbrica quella della GDO ho verificato un impoverimento della qualità dei sindacalisti; le loro richieste vanno spesso nella direzione di peggiorare l'efficienza dell'impresa. Tutto parte dal fatto che i sindacati e forse anche la dirigenza dellla GDO non si sono resi conto che non si tratta più di gestire solo un centro commerciale, ma la nuova fabbrica. A molti sindacalisti e alcuni dipendenti sfugge il concetto che la fabbrica deve produrre utrili, altrimenti i dipendenti vanno incontro alla perdita del posto di lavoro.
I sindacati e con essi alcuni politici che non sanno cosa sia un'impresa, hanno fatto una battaglia sbagliata sulla possibilità di tenere aperti gli esercizi commerciali anche la domenica, utilizzando turni e rotazioni, come se questa condizione fosse unica, mentre non lo è. Tutto il mondo della sanità prevede di lavorare anche nei giorni festtivi, la siderurgia, le aziende metalmeccaniche che operano su quattro turni, il trasporto, tutto il mondo del turismo, della ristorazione, dei bar non operano anche nei girni festivi? anzi, lavorano con turni che consentono di essere attivi sette giorni su sette H24. Il mio primo impatto con gli Usa e con il Canada è stata la sorpresa di trovare aperti i supermercati anche di notte; ricordo una notte quando, in Canada, arrivato in una dispersa cittadina, Chalk River, scoprii che il mio bagaglio era rinasto a Toronto. Nessuna paura al locale supermercato trovai, pigiama e tutto quanto mi serviva per l'igiene orale.
Se una persona vuole recarsi una domenica in un posto di villeggiatura, prenderà un taxi per andare alla stazione, un treno per raggiungere la località prescelta, un altro taxi per recarsi all'albergo, dove troverà personale pronto ad accoglierlo. Sono forse lavoratori di serie B? Sindacati e lavoratori affermano che lavorare alle casse è molto stressante, ma gli operai delle catene di montaggio o della siderurgia avevano e hanno forse condizioni di lavoro più leggere?
Molti lavoratori della GDO hanno contratti a tempo parziale e questo consente di attenuare i disagi degli orari di lavoro. Lavoratori e sindacati devono accettare il fatto che la GDO è una fabbrica, nella quale le condizioni di lavoro sono accettabili e, comunque, migliori di quelle di altri lavoratori.
Se l'impresa è in crisi o in fase di fusione i sindacati devono accettare le condizioni che riguardano tutto il mondo del lavoro: come mobilità, lavoro flessibile, contratti a tempo determinato e precettazione in caso di scioperi e non considerare che questo settore produttivo debba godere di condizioni di privilegio.
Eugenio Caruso
02/11//2019