Conte, Zingaretti, gli scienziati. Gara a chi racconta più bugie. Dai crediti facili all'app "anonima", il governo sta prendendo in giro gli italiani
di Franco Bechis
C’è una gara in cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i suoi ministri, i collaboratori, gli scienziati, i leader politici, i vari commissari stanno cercando ognuno di rubare il primato dell'altro: quella delle bugie.
Ne hanno rifilata una dietro l’altra agli italiani, e appena sospettano di essere stati pizzicati perché la verità viene a galla, ecco lanciare in pasto qualche altra mirabolante novità per distrarre i poveretti.
Come ieri quando in migliaia sono corsi agli sportelli bancari per avere quel finanziamento da 25 mila euro con garanzia dello Stato totale che era stato promesso loro rapidissimo senza istruttoria. A forza di essere bersagliati dalla raffica di balle che proviene dal governo e che stordirebbe perfino un Mike Tyson mettendolo al tappeto, molti piccoli imprenditori erano convinti di tornare a casa in famiglia ad annunciare: «Non fallisco, ecco qui i soldi. Possiamo tirare avanti e sperare». Si sono trovati davanti una muraglia cinese come avevamo tentato di spiegare ieri leggendo l’incredibile modulo che dovevano compilare e nessuno ieri sera aveva un solo centesimo in più in tasca. In compenso qualcuno ha realizzato che quei 25 mila euro facili facili non sono, perché molte banche li rendono alternativi ai fidi già esistenti, e i tassi di interesse applicati a quei prestiti non sono affatto di favore, tanto che l’aiuto dato dallo Stato diventa perfino poco concorrenziale rispetto a quelli degli strozzini che in queste settimane stanno facendo i saldi. Ma si capisce, quando lo Stato non esiste e ti racconta una balla dietro l’altra, si apre una prateria per la criminalità organizzata pronta a fare capire che dal governo centrale non debbono aspettarsi nulla, ma c’è chi pensa ad aiutare la povera gente e a salvare quel bar, quel ristorante, quella pizzeria e quel negozietto che altrimenti andrebbe gambe all'aria.
Vogliamo fare una tragica scommessa? Alla fine di questa storia a Nord come a Sud interi settori commerciali passeranno in mano alle varie mafie, che ne assumeranno la proprietà lasciandone la gestione agli attuali esercenti una volta che i prestiti non potranno essere restituiti. Saranno stati Conte e i suoi ministri a mettere in mano alle mafie una fetta consistente della economia italiana.
Stessa cosa purtroppo sta accadendo a livello locale, dove anche Nicola Zingaretti e la Regione Lazio si stanno comportando esattamente come il governo centrale: solo promesse che alla prova dei fatti si rivelano false.
D’altra parte se i due stanno insieme è perché si sono trovati, e sembrano proprio fatti della stessa pasta: hanno combinato disastri grandi come una casa (Zinga e la sua squadra del Pd hanno provocato il tracollo epidemiologico della Lombardia con i loro apertivi a la page secondo il virologo Andrea Crisanti), poi senza mai chiedere scusa sono diventati campioni nel rovesciare le proprie responsabilità su altri. L’identico copione si sta vedendo in scena con gli aiuti economici della Regione Lazio. Se quelli di Conte chiedono di superare la muraglia cinese, i 10 mila euro promessi da Zingaretti si perdono in un labirinto inestricabile: quelli degli annunciati quattro passaggi con cui compilare la domanda di soldi partendo dal sito «Fare Lazio». Ci si perde in passaggi e richieste di documentazione infinita per non arrivare mai al traguardo: da giorni ci provano inutilmente centinaia di piccoli imprenditori che ce lo hanno segnalato sommergendoci di documenti e di fotografie dello schermo del loro computer durante la pratica impossibile.
Al festival della panzana di Stato partecipa allegramente l’allegra armata Brancaleone che Conte ha messo alla guida dell’emergenza sanitaria: presidenti ed ex dell’Istituto superiore della sanità, dirigenti della protezione civile fino al commissario Domenico Arcuri.
Negli ultimi tempi si sono specializzati nel non raccontarla giusta sulla famosa «app» per tracciare i malati e individuare tutti quelli da loro frequentati. Più che un’applicazione da scaricare sul telefonino, l’estremo cappio al collo degli italiani che saranno privati così anche a lungo termine delle libertà costituzionali tolte loro in questo mese e mezzo. Dopo avere detto che la app era anonima e volontaria, giorno dopo giorno svelano che anonima non è (certo, se deve trovare chi è entrato in contatto con i malati ne deve conoscere nome, cognome, numero di telefono e indirizzo di casa e ufficio) e che volontaria si fa per dire, perché chi non accetterà di usarla non sarà restituito alla libera vita di ogni giorno. Se pensano di metterci in prigione con una firma del signor Arcuri o al massimo una firmetta di un dpcm di Conte, si sbagliano davvero di grosso.
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IMPRESAOGGI - 21 aprile 2020