Luca Ricolfi è considerato da molti uno dei più grandi sociologi italiani. E quindi è uno che quando parla sarebbe bene starlo ad ascoltare. Soprattutto in occasioni così difficili e critiche per il nostro Paese. Editorialista per svariati quotidiani, è il fondatore dell’osservatorio del Nord-Ovest ed è ora responsabile scientifico della fondazione David Hume. In un’intervista con Pietro Senaldi su Libero, analizza la situazione politica, sociale ed economica dopo la passata di covid-19: “Gli italiani si sono fatti rubare la democrazia senza reagire”, è la sua riflessione complessiva. E a proposito di Conte dichiara: “Non so se Conte abbia peggiorato la situazione, certo non è la persona giusta per imprimere una svolta. Dipendesse da me, vedrei bene a capo del governo un contadino che ha fatto il classico”.
Il vicedirettore di Libero lo incalza sul futuro del Movimento 5 Stelle: “Non ne ho la minima idea – dice Ricolfi -. Solo esistesse un’alternativa credibile, lo vedrei spacciato; ma se l’alternativa sono le forze attualmente in campo, forse il Movimento può pensare di sopravvivere a tutte le sciocchezze che ci infligge”. E il centrodestra? “La sinistra rinasce continuamente proprio perché è un camaleonte senza vergogna di sé, la destra resta al palo perché non riesce a cambiare”.
Chiede Senaldi: il Covid-19 che Italia lascia? Ricolfi ragiona: “Il Covid in salsa giallorossa ci lascerà molto più poveri di prima, e soprattutto sempre più lontani dagli altri paesi avanzati. C’è poi un aspetto molto importante: la società parassita di massa che ci stanno accuratamente predisponendo. Quando la base industriale del Paese si sarà ridotta del 20-25%, la domanda di sussidi e di assistenza del Sud non potrà che esplodere, accentuando il modello ‘sussidi + lavoro nero’ già molto diffuso oggi”.
Perché la pandemia ci ha trovato impreparati? “Il primo motivo è che la politica ha deciso di costituire comitati tecnico-scientifici scegliendo in base al livello della carica ricoperta (manager e burocrati della sanità) e non in base alla competenza. Il secondo motivo è che nei passaggi cruciali (fine febbraio e fine aprile) destra e sinistra, salvo modeste eccezioni, si sono ritrovate dalla medesima parte della barricata, schierate con il partito della riapertura, che poi fondamentalmente è il partito del Pil”.
Per Ricolfi la ripartenza è preoccupante, perché “nessuno ci dice con chiarezza se riapriamo perché l’epidemia è sconfitta o per ragioni economiche. La mancanza di trasparenza e verità ha un grande prezzo, perché le persone restano incoscienti dei reali pericoli”.
Inoltre, Ricolfi ragiona sul rischio dell’esplosione della rabbia sociale: “Quando la paura sparirà, o ci saremo abituati a tollerarla, molti si troveranno senza lavoro, con poco reddito, bassi consumi, molta disperazione. Questo governo sta prendendo con molta allegria soldi che non ha, e prima o poi i mercati, ancor più delle autorità europee, ci chiederanno il conto. Dobbiamo fare come in Irlanda: niente burocrazia e imposta societaria non oltre il 12.5%. E magari restituirci il voto, così almeno potremo incolpare noi stessi quando sceglieremo l’ennesimo governo di mediocri”.
Sulle ricette del governo e dell’attuale sinistra la chiusa è impietosa: “Sta usando ricette irresponsabili. Per uno come me, che negli anni ’70 ha lavorato con la mitica Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici, e ha potuto vedere tutta la parabola che da Lama e Berlinguer ci ha portati all’attuale ceto politico progressista, lo spettacolo odierno è un film dell’orrore”.
Infine, un pensiero sugli italiani che suona come una fortissima tirata d’orecchie e un’esortazione: “Gli italiani mi hanno sorpreso per la loro docilità e il loro scarso amore per libertà e democrazia. Abbiamo bevuto tutto ciò che le autorità ci dicevano, senza pretendere l’unica cosa che dovevamo pretendere: serietà e trasparenza. In democrazia, ogni popolo ha i governanti (e i giornalisti) che si merita”.
Intervista a Luca Ricolfi - 2 giugno 2020