Il modello Italia, tutto in negativo

Da qualche mese sento parlare di MODELLO ITALIA, ora se a dirlo sono tre provincialotti scappati da casa, non mi sembra insensato, ma se ad affermarlo sono i giornaloni della borghesia il fatto mi lascia turbato. Perchè?
Nella vita lavorativa ho avuto occasione di visitare ben 60 paesi; ho incontrato centinaia di stranieri, con alcuni ho stretto rapporti di amicizia, alcuni mi hanno invitato nelle loro case. Parlo di manager e personaggi politici di rango elevato. Man mano che la mia conoscenza della cultura di questi popoli si ampliava, parallelamente scoprivo che molte idee encomiastiche che abbiamo di noi italiani non sono condivise dagli altri. Il primo colpo lo ebbi quando, in casa di un professore di Oxford, sfogliando un libro scolastico di storia lessi che la seconda guerra mondiale era finita con il tradimento dell'Italia nei confronti dell'asse e che l'Italia era stata liberata dall'esercito alleato. Tra la borghesia acculturata molti sono sempre stati gli apprezzamenti per l'impero romano, il nostro rinascimento e le repubbliche marinare, ma sull'Italia i pareri volgevano più sul negativo che sul positivo; molti ci accusano di essere dei voltagabbana, di essere stati per decenni il paese occidentale con un forte partito comunista, di avere una classe politica corrotta. In alcuni casi mi vergognai di essere italiano. Al direttore di un national laboratory usa al quale chiesi se, dato il cognome, fosse di origine italiana, la domanda parve offensiva e chiuse rapidamente la conversazione. Nel Sud Est Asiatico l'Italia è rinomata per la possibilità che concede agli immigrati di approdare sulle sue coste. Gallismo, mafia, camorra e poca cultura sono apprezzamenti molto in voga sugli italiani. Anche la pizza non ci viene riconosciuta; in Asia furoreggiano i negozzi dai nomi Pizza New York, Pizza Sisco, Pizza Las Vegas. ......
Qual è il parere sull'Italia a livello internazionale?
- Secondo il test Pisa-Invalsi sui 15enni, l'Italia resta nelle retrovie per le competenze tra i 35 paesi aderenti all'organizzazione, ponendosi al 34esimo posto. I ragazzi di Bolzano, Trento e Lombardia registrano performance che li collocano al top della classifica, quelli della Campania invece scendono nelle parti basse della graduatoria.
- L'Italia è la maglia nera tra i Paesi industrializzati per i livelli di produttività. A pesare negli anni più recenti è inoltre il fatto che la maggior parte dei nuovi posti di lavoro riguarda settori con una produttività relativamente bassa, come è avvenuto, del resto, in altri Paesi, tra cui Usa, Gran Bretagna e Spagna. È quanto emerge dal «Compendio degli indicatori sulla produttività», realizzato dall'Ocse, che segnala un rallentamento rispetto agli anni pre-crisi della crescita della produttività nell'intera area dei Paesi industrializzati. In Italia la situazione risulta un po' diversa, ma sempre da fanalino di coda: tra il 2010 e il 2018 la produttività, intesa come Pil per ora lavorata, è aumentata solo dello 0,14% medio annuo, il dato peggiore dopo quello della Grecia (-1,09%). Secondo l’Organizzazione, tra il 1995 e il 2017 l’aumento della produttività del lavoro, ossia il Pil per ora lavorata, in Italia è stato dello 0,30%, il più basso tra le 40 economie prese in considerazione (le 36 OCSE più alcuni Paesi partner), a fronte di un aumento medio OCSE dell’1,47%. Nel dettaglio, l’Italia è passata dal +1% di produttività del 1995-2000 al +0,1% del quinquennio successivo, per registrare successivamente una flessione dello 0,2% tra il 2005 e il 2010, seguita da +0,3% nei successivi cinque anni. Andamento piatto invece tra il 2014 e il 2018. Per il 2018 l’OCSE registra un calo annuale dello 0,20%. Anche considerando il Pil per persona occupata, l'Italia è in fondo alla classifica, con -0,36% tra il 2001 e il 2017.
- Cattive notizie anche sul fronte del debito pubblico: l’ultima a stilare una classifica è stata l’OCSE, che ha dipinto un quadro funesto. Stando ai risultati dell’indagine, a parità di potere d’acquisto il debito pubblico pro capite del nostro Paese è il terzo più alto al mondo. Ora, se gli economisti dànno varie spiegazioni per Usa e Giappone, non ne esistono di valide per l'Italia.
Giappone: 90.000 dollari
Stati Uniti: 65.000 dollari
Italia: 62.667 dollari
Media OCSE: 53.600 dollari
Le cattive notizie per l’economia nostrana non si sono arrestate qui. Secondo l’OCSE i problemi dell'Italia sono davvero molti, a cominciare da quelli riguardanti la disparità di genere, passando per la scarsa fiducia nei governi e finendo con il sentiment dei cittadini sempre più distanti dalle istituzioni.
- L'Italia è al penultimo posto, davanto alla Corea tra i membri del Development Assistance Committe (DAC) dellOCSE con finanziamenti alla cooperazione allo sviluppo pari allo 0,16% del Pil, rispetto alla media dei paesi DAC dello 0,31%.
- Prima della crisi innescata dal Covid, la crescita dell’economia europea “continua a un ritmo moderato: quella dell’Eurozona rimane stabile all’1,2% per il 2020 e per il 2021, mentre quella dell’Ue a 27 va un pochino meglio: 1,4% per entrambi gli anni". Frena invece quella italiana: secondo le previsioni economiche diffuse dalla Commissione Ue, quest’anno il Pil italiano dovrebbe salire dello 0,3%, una stima al ribasso rispetto a quella diffusa da Bruxelles in autunno (0,4%) e decisamente inferiore se paragonata allo 0,6% preventivato dal governo. L’Italia si conferma maglia nera nella classifica europea della crescita: siamo l’unico Paese con un dato inferiore all’1% del Pil.
- Dopo dodici anni, la crisi dei consumi non è ancora stata archiviata: le famiglie italiane spendono oggi 17 miliardi di euro in meno rispetto a quanto spendessero nel 2007. E nel 2019 la spesa ha rallentato di nuovo: nei primi sei mesi dell’anno è diminuita di 43 milioni di euro, e l’anno si chiuderà con una dinamica più bassa di mezzo punto rispetto agli altri grandi paesi europei. È quanto emerge dai dati diffusi da Confesercenti. Nessun paese dell’Unione europea è in queste condizioni. Da quando è scoppiata la crisi (quella del 2007) – rileva Confesercenti – l’Italia ha perso, ogni anno, 16 miliardi di consumi nei confronti della Germania, 9 miliardi rispetto a Francia, Olanda e Portogallo, 2 miliardi relativamente alla Spagna. Se il confronto viene al di fuori dell’euro, la perdita annua supera i 25 miliardi rispetto al Regno Unito e sfiora i 30 miliardi nei confronti degli Stati Uniti. I consumi – prosegue Confesercenti – sono penalizzati dalla debolissima dinamica dei redditi delle famiglie. Dal 2007 a oggi i redditi da lavoro sono aumentati in Italia del 18%, contro il 55% della Germania, il 30% dell’Olanda, e della Francia, il 40% del Regno Unito e il 46% degli Stati Uniti. Ma a pesare è anche l’aumento del fisco, cresciuto nel periodo più velocemente dei redditi. Sempre dal 2007 a oggi, le imposte sono aumentate rispetto ai redditi solo in Italia (+1 un punto) e in Germania (+1.7) punti, mentre sono diminuite, sempre rispetto ai redditi, del 28% in Portogallo, del 20% in Francia, del 10% in Spagna.
- Alle 11.36 del 14 agosto 2018 sotto una pioggia incessante, un boato assordante ha squarciato la città di Genova cancellando dalle cartine autostradali un tratto importantissimo della viabilità della città ligure e un pezzo della storia dell’ingegneria italiana: un tratto del viadotto sul Polcevera, un tratto del Ponte Morandi, crollava portando con se 43 vittime. Lungo 1.182 metri il ponte Morandi presentava un’altezza al piano stradale di 45 metri e attraversava il torrente Polcevera tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano, passando anche sopra la rete ferroviaria. Il viadotto, progettato da Riccardo Morandi, aveva lo scopo di connettere la A10 con la A7, scavalcando un vasto parco ferroviario, case e industrie. Facendo parte del tracciato dell'autostrada A10 costituisce un'infrastruttura strategica per il collegamento viabilistico fra il nord Italia e il sud della Francia oltre a essere il principale asse stradale fra il centro-levante di Genova, il porto container di Voltri-Pra', l'aeroporto Cristoforo Colombo e le aree industriali della zona genovese. E' ovvio che questo episodio, oltre alle frecciate umoristiche e satiriche ha proiettato un'immagine del Paese quanto meno imbarazzante.
- L'Italia è il Paese al mondo con il maggior numero di grandi opere bloccate, sia per il reato di abuso d'ufficio, sia dalle sentenze del Tar. Per non parlare dei problemi legati all'ex Ilva, all'Alitalia, alla Tav.

Con questa situazione disastrosa che a nessuno verrebbe in mente di chiamare Modello Italia, scoppia l'emergenza Covid che viene affrontata da un gruppo di provincialotti privi di buon senso ed esperienza che iniziano a parlare di un Modello Italia che dovrebbe essere seguito da tutti gli altri paesi per contrastare l'epidemia. Il tutto a partire da quel 31 gennaio 2020 quando Giuseppe Conte sentenziò: “La situazione è sotto controllo”. Per vantarsi via via di essere tra i migliori al mondo come capacità di reazione al virus. Come Modello la prima decisione fu, PRIMI AL MONDO, quella di bloccare i voli provenienti dalla Cina, focolaio dell'infezione. Il risultato è che le decine di migliaia di cinesi che lavorano in Italia e che si trovavano in Cina per festeggiare il capodanno, hanno raggiunto il nostro paese con ogni mezzo senza poter essere controllati se avessero utilizzato voli diretti. Proseguendo con il Modello Italia, il Paese è stato il primo a chiudere le scuole e l'unico a non averle ancora aperte, è tra i paesi che ha registrato il maggior numero di morti, è il Paese con il lockdown più lungo e rigoroso. Conte ha nominato decine di task force con commissari del tutto inadeguati; Arcuri (nominato signor mascherina) non ne ha mai azzeccata una, il comitato tecnico scientifico pendolava tra " è una semplice influenza", "è una sorta di peste nera", "il Covid uccide più del colera" , "le mascherine non servono", "untore chi non la indossa"," in giugno ci sarà una seconda ondata ma forse ci sarà in ottobre". E poi la sfilata dei virologi; ogni mezzo di informazione cercava di assicurarsene uno, tra tutti impazzava Burioni, che il giorno dopo smentiva quello che aveva detto il giorno prima. "La fortuna è cieca ma il virus ci vede benissimo" è il commento che accompagna il tweet con la notizia del premier britannico Boris Johnson positivo al Coronavirus di Pierluigi Lopalco, responsabile del Coordinamento emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, molto attivo sui social. Con il coronavirus la scienza e i virologi si sono sostituiti alla politica non solo suggerendo modus operandi e comportamenti da adottare ma dettando l’agenda a suon di annunci, dichiarazioni, smentite, polemiche, allarmismi puntualmente avvenuti a mezzo stampa, diventando essi stessi la politica. Marco Travaglio twitta la frase del presidente della Lombardia, Attilio Fontana, sul compenso dell'ex capo della Protezione Civile chiamato come consulente per l'emergenza coronavirus dal governatore: "Il compenso del mio nuovo consulente Guido Bertolaso sarà di un solo euro" e il giornalista commenta: "Io ne offro due per farlo stare a casa". Che a Marco Travaglio non sia simpatico Guido Bertolaso non è una novità. Neanche la positività di Bertolaso al Covid-19 lo ha fermato. Dopo il suo ricovero in ospedale lo ha chiamato 'Bertoleso'. La tecnica di governo è seminare paura e odio per chi non è allineato con Conte. Questo governa a forza di Dpcm a gogò che, in qualche misura, rappresentano un correttivo della forma di governo parlamentare per i poteri che acquista il presidente del Consiglio nei confronti degli altri ministri. Per non parlare del presidente della Repubblica e, soprattutto, del Parlamento. Che non tocca palla. E la funzione di indirizzo e di controllo è andata a farsi benedire. Sostiene Sabino Cassese "Il primo Dpcm era illegittimo: non fissava un termine; non tipizzava poteri, perché conteneva una elencazione esemplificativa, così consentendo l’adozione di atti innominati; non stabiliva le modalità di esercizio dei poteri. A palazzo Chigi c’è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo. Poi si è rimediato. Ma continua la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme. Non c’è fretta che spieghi questo pessimo andamento, tutto imputabile agli uffici di palazzo Chigi incaricati dell’attività normativa." La Lombardia è stata colpita duramente dal virus, come Londra, l'Ile-de-France e New York, cioè quelle aree con la maggiore densità di attività produttive al mondo, eppure questo fatto è stato motivo di derisione e insulti da parte del governo. Quello che sembra ormai il funesto leitmotiv del 2020 viene riproposto dalla Commissione europea, che ha rivisto al ribasso le stime sul Pil italiano annunciando un calo dell’11,2% quest’anno, cui seguirà un rimbalzo del 6,1% nel 2021. Si tratta del peggior calo dell’Unione, con la Spagna che farà -10,9% e la Francia a -10,6%. Il Pil della Zona euro si contrarrà invece dell’8,7% nel 2020, per risalire al 6,1% nel 2021. Per i tecnici comuntari si tratta di “una recessione ancora più profonda” delle attese. Nessuna strage, nessuno scandalo, nessuna epidemia insabbiata, né morti nascosti, né divieto ai dipendenti di indossare mascherine, né percentuali di contagi alle stelle. Nessuna “strage di nonni” al Pio Albergo Trivulzio dunque, ma disfunzioni legate solo all’eccezionalità dell’arrivo del Coronavirus, ai ritardi della Protezione civile e all’enorme assenteismo dei lavoratori, che si è spinto fino al 65%. Il resto è fango montato dagli strombazzamenti di due quotidiani, La Repubblica e Il Fatto, insieme a qualche sindacalista da sempre loquace e vanitoso e a qualche “Comitato vittime” di troppo. Parole di verità sono finalmente arrivate dalla Commissione che ha indagato per tre mesi sul Pio Albergo Trivulzio, assunto nei mesi scorsi da falsificatori della comunicazione, come capro espiatorio e luogo di sterminio di poveri vecchi innocenti; sempre per colpire la Lomnbardia. Se qualcuno ci ha creduto, tanto da riempire la procura della repubblica di esposti per epidemia e omicidio colposi, oggi dovrà ricredersi. Il lavoro dei commissari, nominati da Regione Lombardia e Comune di Milano, si è svolto in modo accurato con 23 riunioni, 16 audizioni e la produzione di 1.400 documenti. Il tutto è stato poi inviato alla Procura della Repubblica dove sono aperti i fascicoli prodotti dagli esposti. Anche se, dice Vittorio Demicheli, il direttore sanitario della Ats di Milano che ha presieduto la commissione, «se avessimo visto reati avremmo avuto il dovere di segnalarli, ma non ne abbiamo visti». Il che è tranquillizzante, vista anche la presenza nella commissione di due magistrati piuttosto autorevoli e conosciuti come Giovanni Canzio, già primo presidente della corte di cassazione, nominato dalla Regione Lombardia, e Gherardo Colombo, ex pubblico ministero di Milano, indicato dal Comune del capoluogo lombardo.
Ma il governicchio di Conte è sostenuto dall'esablishment e dall'Ue per il timore che vada al governo il centro destra; pertanto è stata scatenata una guerriglia fatta di insulti e fake news, con i fautori della sinistra che espongono lenzuolate di ANDRA' TUTTO BENE, mentre va tutto male.


Eugenio Caruso - 16luglio 2020


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