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6.10 Gli indicatori di bilancio
Gli indici di bilancio o ratios, che si ricavano dal rapporto tra poste
dello stato patrimoniale e/o del conto economico, sono indicatori
quantitativi che forniscono alcuni dati specifici, utili a diversi fini:
- Un’analisi della situazione economica, finanziaria e patrimoniale
dell’impresa.
- Un controllo dettagliato tra previsioni di bilancio e consuntivi e
individuazione delle cause degli scarti.
- Una verifica sintetica del bilancio da parte di osservatori esterni
all’impresa.
- L’opportunità per l’imprenditore di osservare l’andamento della
propria impresa al di là dei semplici valori contabili.
- Informazioni su un latente stato di crisi dell’impresa.
6.10.1 Indici della liquidità
Gli indici della liquidità esprimono la maggiore o minore attitudine
dell’impresa a operare in condizioni di adeguata capacità nel far fronte
alle passività correnti66 attraverso i mezzi liquidi provenienti dal
realizzo di attività correnti67. Infatti, come primo approccio all’analisi
della liquidità di un’impresa, ci si deve concentrare sul breve termine.
Si dovrà pertanto “misurare” la capacità dell’impresa di procurarsi
il denaro necessario per fronteggiare le passività a breve termine,
secondo la loro scadenza. Le passività a breve termine costituiscono
una parte importante dei debiti complessivi dell’azienda; esse, infatti,
devono essere pagate entro un periodo di tempo relativamente breve
e generalmente sono superiori alla liquidità immediata dell’impresa:
la domanda è “Dove si trova il denaro per pagarle?”.
Il denaro è in continuo movimento all’interno dell’azienda; esso
affluisce prevalentemente dai crediti verso i clienti, crediti che, a
loro volta, provengono dalle scorte di prodotti finiti, che sono stati
venduti. Questi derivano dai prodotti in corso di lavorazione e
così via. Queste operazioni generano le attività correnti. Allo stesso
tempo, le merci sono state acquistate a credito e sono stati contratti
debiti a breve termine.
Le passività e le attività a breve termine sono in costante evoluzione
e i principali indicatori della liquidità a breve termine si concentrano
proprio sulle relazioni che intercorrono tra i valori delle attività e
delle passività correnti; tali indicatori possono essere considerati il
lubrificante che mantiene in perfetta efficienza il motore dell’impresa.
Gli indicatori più significativi sono:
- il current ratio;
- il quick ratio;
- il rapporto tra capitale circolante e vendite;
- l’indice di copertura degli interessi.
Il current ratio o indice di disponibilità è il rapporto tra attività
correnti e passività correnti, valori ricavabili dal bilancio riclassificato
secondo i princìpi della liquidità - esigibilità; l’indice può essere
quindi espresso come:
Liquidità immediata + Liq. differita + Rimanenze/Pass. correnti
In genere i testi anglosassoni sostengono che valori dell’indice
prossimi a 2 denotano una buona situazione di liquidità. La pratica
insegna, peraltro, che valori tra 1 e 2 possono essere considerati soddisfacenti
e che il grado di soddisfazione dipende sia dal settore in
cui opera l’impresa sia dai valori storici. È necessaria una notevole
professionalità nell’interpretare questo – come ogni altro indice – in
un’impresa; esiste infatti un’ampia gamma di condizioni, nei diversi
settori merceologici, che escludono la possibilità di creare dei modelli
rigidi. Alcune imprese operano ottimamente con indici di liquidità
che sarebbero sintomo di crisi per altre. Giova notare che il current
ratio si basa anche sulla componente meno liquida delle attività correnti,
cioè il magazzino o quanto meno quelle scorte permanenti che
potrebbero essere considerate immobilizzazioni cautelative.
Quindi, volendo applicare un indice che tenga conto di queste
considerazioni, va analizzato il quick ratio o acid test o indice di
liquidità, indice che si ottiene escludendo del tutto, dalle attività correnti,
il valore delle rimanenze di magazzino:
Quick ratio = Attività correnti – Rimanenze/Passività correnti
Alcuni analisti sostengono che valori del quick ratio prossimi a 1
denotano una situazione soddisfacente, anche se la pratica consiglia
di evitare allarmismi se l’indice è tra 0,6 e 1. L’uso dell’uno o dell’altro
indice dipende molto dal mercato in cui opera l’impresa. In caso di
forte rotazione del magazzino, come nelle imprese che fanno grande
uso di componenti elettronici, è preferibile servirsi del current ratio.
Per un’ampia trattazione degli indici di bilancio si rimanda a Come
preparare e leggere un bilancio di E. Caruso, Tecniche Nuove 2007.
6.10.2 Indici di durata
Questi indici forniscono indicazioni sul grado di liquiditàesigibilità
delle attività e delle passività correnti più significative e,
quindi, sulla gestione dei flussi di capitale circolante netto.
Opportunamente integrati con gli indici del paragrafo precedente,
consentono di approfondire la valutazione sulla liquidità dell’impresa.
I giorni creditori o turnover dei crediti rappresentano il numero
medio di giorni necessari per incassare i crediti commerciali.
L’indice si può ricavare dal rapporto tra la semisomma dei crediti
commerciali di inizio e fine esercizio, al netto dell’IVA, e il fatturato
giornaliero:
Media dei crediti commerciali (al netto IVA)/Fattur. giornaliero
I giorni debitori o turnover dei debiti rappresentano invece il
numero medio di giorni del credito ottenuto dai fornitori. L’indice
si può ricavare dal rapporto tra la semisomma dei debiti nei riguardi
dei fornitori di inizio e fine esercizio, al netto dell’IVA, e il valore
giornaliero degli acquisti.
Media dei debiti verso fornitori (al netto IVA)/Acq. giornalieri
Giova segnalare che dal punto di vista teorico l’impresa dovrebbe
operare per minimizzare la durata media dei crediti commerciali e
allungare la durata media dei debiti commerciali; questa politica non
deve però cozzare contro una corretta gestione dell’impresa che deve
tenere conto della soddisfazione dei clienti e della tendenza a fare
del fornitore un partner nell’ambito del sistema degli stakeholders68.
Altri indici di durata sono i giorni magazzino o turnover di magazzino,
il turnover del capitale circolante lordo e i giorni attività
totali o turnover delle attività totali.
6.10.3 Indici della solidità patrimoniale finanziaria
Questi indici forniscono informazioni a proposito dell’equilibrio
della struttura patrimoniale e finanziaria dell’impresa. Una condizione
necessaria perché si realizzi questo equilibrio è quella secondo
la quale le immobilizzazioni69 siano uguali o minori rispetto al
capitale permanente; il capitale permanente è desumibile dallo stato
patrimoniale riclassificato secondo il criterio della liquidità - esigibilità
e rappresenta la somma del patrimonio netto e delle passività
di medio - lungo termine (passività consolidate). Il Rapporto di copertura
delle immobilizzazioni si può quindi ricavare dalla seguente
formula:
Immobilizzazioni/Patrimonio netto + Passività fisse
La dottrina stabilisce che la struttura patrimoniale finanziaria
dell’impresa è soddisfatta quando il rapporto di copertura è uguale a
1. Questa condizione impone che le risorse finanziarie portate dagli
azionisti e dai debiti di medio - lungo periodo finanzino esattamente
tutte le immobilizzazioni.
La condizione ottimale sarebbe peraltro assicurata da un rapporto
inferiore a 1; in tal caso, infatti, una parte del capitale circolante – per
esempio una quota di magazzino –, costituito da scorte che assicurano
la continuità operativa, troverebbe la copertura finanziaria attraverso
parte delle fonti consolidate. È anche interessante valutare il grado di
Copertura delle immobilizzazioni con capitale proprio:
Immobilizzazioni/Capitale proprio.
Un altro importante indice della solidità patrimoniale finanziaria
è il Rapporto di indebitamento (gearing), che mette in evidenza la
proporzione tra mezzi propri e capitale di terzi a titolo oneroso e,
quindi, il grado di indipendenza da terzi:
Rapporto di indebitamento = Capitale di terzi/Capitale proprio
Ulteriori informazioni sulla struttura finanziaria dell’impresa
possono essere fornite dal Grado di rigidità dei finanziamenti di
terzi, ovvero dal seguente rapporto:
Debiti a breve/Debiti a medio - lungo
Quest’indice va letto in stretta relazione con la composizione
dell’attivo patrimoniale, al fine di individuare eventuali squilibri finanziari
e apportare azioni di ristrutturazione del debito che consentano
di ridurre gli oneri finanziari. Infine, per valutare i rischi legati
alle passività finanziarie, un ulteriore approfondimento può essere
condotto dall’analisi del Rapporto di copertura finanziaria, calcolato
tramite la seguente formula:
Margine operativo lordo/Oneri finanziari+Rate dei debiti in scadenza
che esprime la capacità dell’impresa a remunerare il capitale di terzi
nel medio periodo sotto forma di oneri finanziari e rate di debiti in
scadenza. In termini molto semplificativi un indice di estrema importanza
è il Grado di capitalizzazione espresso dal rapporto:
Capitale proprio/Totale finanziamenti %
dove il totale dei finanziamenti è dato dal totale delle passività più
il patrimonio netto. Un indice pari a 100 indica che tutti i finanziamenti
sono rappresentati da capitale proprio. Un alto grado di capitalizzazione
e, quindi, di autonomia finanziaria è stata la causa
della sopravvivenza di molte imprese durante la recente grave crisi
economico-finanziaria.
6.10.4 Indici della redditività operativa e netta
Gli indici della redditività aziendale sono quelli più usati per
valutare la capacità dell’impresa nel remunerare in modo soddisfacente
il capitale investito. Ricorrendo all’esempio di un motore, possiamo
affermare che, come il rendimento di un motore è la sua principale
performance, così la redditività, cioè la capacità di remunerare il
capitale investito, è la principale performance dell’impresa. Il totale
delle attività impiegate in un’impresa crea la necessità di raccogliere
sul mercato finanziario un’equivalente quantità di fondi, pagati a un
costo pari al tasso di interesse di mercato. Il pagamento può essere
effettuato solo con il surplus derivante dall’efficiente utilizzo delle
attività stesse. È proprio rapportando questo surplus al valore delle
attività che si ottiene la misura della redditività degli investimenti.
Se la redditività degli investimenti è maggiore o uguale al costo dei
fondi, l’impresa è vitale; viceversa non è destinata a sopravvivere.
Non sembra ovvio osservare che la redditività può essere vista dai
punti di vista della remunerazione del patrimonio netto o di quella
del patrimonio netto più i debiti a titolo oneroso. Per i soci investitori,
l’indice della redditività del capitale investito è rappresentato dal
ROE (Return On Equity), espresso dalla formula:
ROE % = Utile netto/Patrimonio netto medio %
ove il patrimonio netto è calcolato come media dei valori di inizio
e di fine esercizio. Peraltro, al fine di individuare sia le cause che
hanno determinato il risultato dell’esercizio, sia le eventuali politiche
di gestione che potrebbero migliorare la redditività, si deve fare
riferimento alla redditività complessiva del patrimonio netto e del
capitale di terzi (debiti a titolo oneroso), allo scopo di valutare la
capacità dell’impresa di remunerare in modo soddisfacente tutto
il capitale investito. Questa informazione è ottenuta grazie al ROI
(Return On Investment), espresso dalla formula:
ROI % = Reddito operativo/Capitale investito netto medio %
Un altro indice della redditività è il valore del Costo medio del denaro
a prestito o ROD % (Return On Debts), espresso dal rapporto:
Oneri finanziari/Passività correnti medie + Passività fisse medie %
Il margine operativo lordo (MOL), cioè il valore che si ottiene
sottraendo dal fatturato i costi operativi (esclusi ammortamenti e accantonamenti),
consente di collegare l’aspetto economico con quello
finanziario della gestione. Di norma il MOL è rapportato alle vendite
per ottenere il Margine operativo sulle vendite, che consente confronti
con aziende omogenee.
MOL/Vendite %
Un altro indice di redditività delle vendite è il ROS (Return On
Sales), espresso da:
ROS % = Reddito operativo/Vendite %
Un ulteriore indice di redditività è l’incidenza degli oneri finanziari
sul fatturato:
Oneri finanziari/Fatturato %.
la cui importanza deriva dal consentire di evidenziare quanta parte
dei ricavi delle vendite è assorbita dagli oneri finanziari; si ritiene che
non debbano essere superati valori tra il 6% e l’8%.
6.10.5 Indici di rinnovamento
Il rinnovamento è inteso come la capacità dell’impresa di produrre
mezzi finanziari con la gestione per poter sviluppare gli investimenti
senza dover dipendere da fonti esterne. Il rinnovamento
corrisponde quindi alla capacità di autofinanziamento dell’azienda.
Per descrivere questa attitudine dell’impresa possono essere analizzati
diversi indici:
- Il rapporto fra ammortamento e la media delle attività fisse
segnala la velocità di trasformazione indiretta degli investimenti
in denaro.
- Il tasso di rinnovamento espresso dal rapporto:
Nuove immobilizzazioni/Media delle attività fisse
indica la velocità con la quale l’azienda procede al rinnovamento
delle immobilizzazioni tecniche.
- L’autofinanziamento non è un rapporto, ma un valore numerico
rappresentato da:
Utile + Ammortamenti.
Si ha quindi l’indice del concorso dell’autofinanziamento ai
nuovi investimenti:
Autofinanziamento/Nuove immobilizzazioni.
Maggiore è il concorso dell’autofinanziamento ai nuovi investimenti,
minori sono i problemi finanziari dell’impresa; infatti,
un’impresa che è in grado di procurare al proprio interno le
risorse finanziarie per i nuovi investimenti non avrà problemi di
liquidità.
6.10.6 Indici di efficienza
L’efficienza consiste nell’impiego razionale delle risorse; normalmente
gli indici di efficienza sono rappresentati dal rapporto tra un
output e un input. Essi sono, per esempio:
- Il fatturato pro capite = Vendite/Numero medio dipendenti;
- Il rendimento dei dipendenti = Vendite/Costo personale;
- Il rendimento delle materie = Vendite/Costo delle materie.
Per concludere, giova notare che chiunque – un imprenditore, un
responsabile, una persona terza rispetto all’impresa – voglia approfondire
con abbondanza di elementi lo stato di salute di un’impresa
dovrà necessariamente fare riferimento agli indici di bilancio.
Occorre infine ricordare che, oltre all’analisi “nel tempo”, sono
utili anche l’analisi “nello spazio”, ovvero il confronto degli indici
tra aziende concorrenti (benchmarking), e l’impiego di dati standard
settoriali.
Eugenio Caruso - 11-11 2020