Stato delle energie rinnovabili in Italia nel 2021.


Ora io sono Medea. Il mio ingegno è cresciuto col male.
Seneca, Medea


È on line il nuovo Rapporto Energia da fonti rinnovabili in Italia nel quale il GSE, come ogni anno, aggiorna il quadro statistico completo sulle green energy nazionali. L’energia rinnovabile in Italia cresce pigramente. Lo dimostrano gli ultimi dati del GSE su produzione e consumo finale delle fonti green. Il documento fornisce il quadro puntuale del 2019 e le prime stime per il 2020. E quello che emerge è un trend in progressivo ma lentissimo miglioramento, seppur di molto sopra gli obiettivi del Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN).
Un elemento è incontrovertibile: anche nel 2019 l’energia rinnovabile in Italia ha mantenuto il suo ruolo di primo piano nel panorama nazionale. A livello elettrico, le fer (acronimo di fonti energia rinnovabile) con una potenza installata totale di 55,5 GW, distribuita tra oltre 893.000 impianti, hanno generato il 39,4% della produzione elettrica nazionale. Pari ad un più 1,3% rispetto al 2018. E nel contempo hanno coperto il 35% dei consumi interni lordi. La fonte che ha dato il maggior contributo è ovviamente quella idroelettrica (40% della produzione complessiva, pur in flessione rispetto al 43% del 2018); seguono il fotovoltaico (20,4%), l’eolico (17,4%), le bioenergie (16,9%) e la geotermia (5,2%).
Sul fronte termico, le fer 2019 hanno coperto invece il 19,7% dei consumi nazionali con la biomassa che mantiene il ruolo di prima fonte in assoluto. Cresce tuttavia l’impiego delle pompe di calore.
Nessuna sorpresa neppure in ambito trasporti. L’immissione in consumo di biocarburanti (biodiesel, benzine bio, biometano) nel 2019 è stata pari a poco meno di 1,5 milioni di tonnellate; si tratta di un contenuto energetico di 1,32 Mtep (più 5,4% rispetto al 2018 se si applicano i criteri di calcolo dall’Unione Europea).
Sommando assieme tutti questi sforzi, risulta che la quota dei consumi energetici complessivi coperta energia rinnovabile in Italia sia del 18,2%. In altre parole, per il sesto anno consecutivo, l'Italia si trova sopra al target 2020 fissato dalla Direttiva europea 2009/28/CE.

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Eolico e fotovoltaico

L’impatto del Covid-19 sull’energia rinnovabile 2020
Il GSE offre anche uno spaccato sull’anno appena concluso. “Quest’anno – spiega nella nota stampa – il rapporto contiene anche prime stime indicative sul 2020. In particolare, si stima che i consumi finali lordi (CFL) da FER, nel 2020, si siano attestati intorno a 21,5 Mtep (meno 0,3 Mtep rispetto al 2019), mentre i CFL complessivi intorno a 108 Mtep (meno 13 Mtep circa rispetto al 2019). Sulla base di tali stime preliminari, la quota FER sui CFL complessivi, calcolata applicando i criteri della Direttiva 28/2009/CE, si attesterebbe intorno al 20%. L’emergenza Covid-19, riducendo i consumi finali lordi complessivi in misura più che proporzionale rispetto ai consumi finali lordi da FER, ha dunque, verosimilmente, amplificato il margine di superamento del target europeo. Anche la stima della quota FER nel settore Trasporti aumenterebbe significativamente rispetto al dato 2019, fino a raggiungere il target del 10% fissato dalla Direttiva 28 per lo stesso 2020".

ULTIMO RAPPORTO ISTAT
Negli ultimi dieci anni la quota di consumo da fonti rinnovabili in Italia ha registrato un incremento considerevole, consentendo il raggiungimento dell’obiettivo nazionale al 2021 (17%), sin dal 2014. Lo rileva l’Istat nel ‘Rapporto SDGs 2019’ che propone un aggiornamento e un ampliamento dell’applicazione in Italia dell’Agenda 2030 adottata nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite composta da 17 obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs), declinati in 169 target, che fanno riferimento a diversi domini dello sviluppo sociale ed economico.
Gli anni tra il 2013 e il 2015 si caratterizzano per un rallentamento nella crescita mentre per il 2016 la quota di consumo da Fer registra un lievissimo calo, attestandosi al 17,4%. Dall’analisi dell’obiettivo ‘energia sostenibile’ (goal 7) dell’Istat emerge che in Italia il contributo delle fonti rinnovabili alla produzione di energia elettrica è cresciuto rapidamente nel corso del tempo, dal 13,8% del 2005 al 37,3% del 2014. Gli ultimi due anni segnano invece un’inversione di tendenza: la percentuale di consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili diminuisce fino a raggiungere il 33,1% nel 2018.
L’Italia si pone comunque in posizione di vantaggio rispetto agli altri paesi dell’Ue. Le regioni che contribuiscono maggiormente al consumo da Fer elettriche sono, oltre alla Valle d’Aosta e al Trentino Alto Adige (in cui la produzione da rinnovabili eccede la domanda interna), Molise (87%), Basilicata (81%) e Calabria (77%). Le fonti rinnovabili risultano invece più scarsamente sfruttate in Liguria (9%), Lazio (14%) ed Emilia-Romagna (20%). Nel complesso, l’apporto delle rinnovabili al settore elettrico risulta Oltre a caratterizzarsi storicamente per livelli inferiori alla media Ue e a molti dei suoi principali competitor, l’Italia ha visto diminuire progressivamente nel tempo l’intensità energetica (tra il 2006 e il 2016, da 13,2 a 98,4 chilogrammi equivalenti petrolio per 1000 Euro di Pil). Il nostro paese presenta però progressi nel tempo inferiori alla media Ue, registrando una variazione rispetto al 2006 pari a -13%, a fronte di una variazione media pari a -18%.
Stabile, invece, la soddisfazione delle famiglie per il servizio elettrico. La quota di famiglie molto o abbastanza soddisfatte per la continuità del servizio elettrico pari, nel 2018, a 92,5%), mostra un andamento sostanzialmente stabile a partire dal 2010. Cresce, infine, la quota di popolazione che non riesce a riscaldare l’abitazione. L’Italia vede crescere consistentemente la quota di popolazione che ha difficoltà a riscaldare adeguatamente l’abitazione tra il 2009 (10,8%) e il 2012 (21,3%). Gli ultimi anni segnano un’inversione di tendenza e l’indicatore cala fino a raggiungere il 16,1%, collocandosi comunque al di sopra dei valori pre-crisi.
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10- 06 - 2021


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