Quello che tu chiami schiavo pensa che è nato come te, gode dello stesso cielo, respira la stessa aria, vive e muore, come viviamo e moriamo noi. Puoi vederlo libero cittadino ed egli può vederti schiavo.
Seneca
Nasce il primo think tank contro la dittatura sanitaria.
“C’è bisogno di un’avanguardia di riflessione critica, perché nelle rispettive tifoserie si trova tanto ciarpame”. Ugo Mattei ha una folta chioma di ricci sulla testa, l’aria accomodante, il piglio sorridente. È uno stimato docente di Diritto pubblico all’università di Torino, ma è anche un agitatore, un complottardo, come lo definiscono i denigratori. A Torino ha riunito un pezzo di intellighenzia che si oppone al green pass (ndr E' un semplice lasciapassare e non ha proprio nulla di green). Si sono dati appuntamento presso l’Intenational University College of Turin, poco meno di un’università, poco più di un centro studi, che si propone di diventare il fulcro operativo di un vero e proprio think-tank no-pass. “Chissà cosa avrebbe pensato di questa situazione Stefano Rodotà”, si chiede pensoso Mattei alludendo al suo maestro, che per anni lo ha preceduto nel coordinamento accademico dello Iuc di cui era anche presidente, fondato da Franzo Grande Stevens, storico avvocato della famiglia Agnelli, nel 2006 con il contributo della Compagnia di San Paolo e del Consiglio nazionale del notariato.
Chissà cosa avrebbe pensato Rodotà di questo piccolo istituto incastonato nella Torino bene, un paio di chilometri dal Palazzo Reale, radici nell’alta borghesia sabauda, del fatto che si sia trasformato in un teatro per un giorno dell’accademia che punta il dito contro la dittatura sanitaria, la “militarizzazione isterica dell’opinione pubblica”. C’è Massimo Baroni, parlamentare già 5 stelle che da Trieste non può raggiungere il Parlamento perché non vuole scaricare la carta verde, c’è Stefano Puzzer con tre compagni di lotta dei portuali di Trieste, c’è Massimo Citro, psicoterapeuta radiato dall’ordine per le sue posizioni no-vax, che sostiene fieramente che “mai mi farei inserire nelle cellule un genoma virale”. Ma c’è anche un piccolo pezzetto di accademia, cattivi maestri, come li hanno definiti in questi mesi: da Massimo Cacciari a Giorgio Agamben passando per Carlo Freccero, da Geminello Preterossi, ordinario di filosofia del diritto all’università di Salerno a Piero Stanig, politologo della Bocconi che con le edizioni del prestigioso ateneo milanese ha dato alle stampe il volume “Fallimento lockdown, come una politica senza idee ci ha privati delle libertà senza proteggerci”.
Otto ore a discutere in punta di logica e di diritto del “modello Cina” in cui ci siamo trasformati, con l’ambizione di diventare qualcosa in più che un gruppetto di professori eterodossi che si danno di gomito obliterandosi a vicenda le idee. È Cacciari a chiederlo a gran voce: “Se non ci diamo una struttura organizzata e continua come si fa a far passare un’informazione critica? Dobbiamo organizzarci per comunicarle con continuità, fissiamo altri appuntamenti, in modo che qualcosa possa filtrare sui media”. Mattei dice all’Huffpost che l’idea è proprio quella: “Abbiamo deciso di convocare un tavolo permanente, stamattina ne parlavo con Agamben”. Non un partito, anche se c’erano parlamentari, “perché non si può scindere la riflessione dall’azione”, più un laboratorio permanente di idee che possa essere embrione di un movimento. “Abbiamo avuto tanti riscontri, per ora partiamo da Torino, ma certo ci piacerebbe organizzare giornate in altre città, magari a Napoli”, dice Mattei.
In città si è conquistato un pezzetto di notorietà per aver corso come sindaco con la lista Futura per i beni comuni, una sorta di lista proto-grillina con un’agenda che per certi versi ricalca quella del Movimento 5 stelle prima della sua parlamentarizzazione, quinta in città con i suoi 7.400 voti pari al 2,3%. Nel suo ateneo è noto per aver da subito contestato il greenpass, portando gli studenti a fare lezione in cortile come atto di disobbedienza civile. Racconta Stanig che martedì uno studente gli ha chiesto “perché ho posizioni così controverse sulla gestione della pandemia”, lui gli ha risposto che “io nel 2019 ero sano di mente e voi sareste stati portati dallo psichiatra, perché avete accettato tutta questa serie di politiche senza riflettere nemmeno un attimo”, immaginarsi la faccia dello studente.
Hanno voglia di parlare, di discutere, di argomentare i relatori. È strano lo iato tra prosa professorale, citazioni dotte e teorie che molti non farebbero fatica a definire complottiste. Ecco Freccero: “Siamo di fronte a fenomeno nuovo, una propaganda che diventa un unico slogan universale capace di esprimere un’unica versione delle cose, quella delle elite”. Sciorina un elenco di manovratori tra i più citati dai complottardi italiani e non: “Clinton, Macron, Monti, Attali, Bill Gates, Soros, Kissinger: è tutto lì. Dobbiamo essere grati a eroi solitari come Assange e Anonymous, novelli Prometei”.
È fiero Mattei di quella che racconta essere diventata “una piccola comunità”, si rammarica nel constatare lucidamente che “siamo pochi”, ma il tessuto di relazioni seminato “quando analizzavamo i primi dpcm” si sta pian piano espandendo. La bussola è quella di unire “l’elaborazione teorica con prassi di lotta”, non violenta, ovviamente, perché “l’accademico o è critico o non è”. Ecco dunque Agamben apocalitticamente teorizzare “la fine dello stato moderno” come paradigma dell’epoca in cui stiamo vivendo: “L’era del controllo universale, con i suoi salvati e i suoi sommersi, i suoi dannati e i suoi eletti”. E poi Cacciari, che spiega che “si serrano in perfetta simbiosi, politica, tecnica, finanza e intellighenzia, e il sistema si chiude”, osservando che il modello che tratteggia già c’è, perché “la Cina è sta roba qua, funziona così”. Interviene Mariano Bizzarri, direttore del laboratorio di Biologia dei sistemi della Sapienza, proietta una serie di slide, sommerge i presenti di dati, tabelle e grafici: “È falso che il vaccino aumenti l’immunità. L’immunità naturale è di gran lunga superiore”, dice, argomenta in punta di numeri, poi improvvisamente scarta, e con un volo imprevedibile si spinge a dire che “già Hermann Göring aveva messo in pratica il concetto di emergenza per l’incendio del Reichstag”. E d’altronde se anche Agamben cita un testo del 1941 sullo “stato duale” che descriveva la forma-stato del nazismo per parlare dell’oggi non c’è da stupirsi.
Ciro Isidoro, immunologo che insegna ad Alessandria, si fa carico di attaccare big pharma: “Rischio la radiazione e il licenziamento per quello che dirò: negli ultimi 10/15 anni abbiamo lasciato la formazione dei medici alle case farmaceutiche”, non segue applauso solo perché il contesto da convegno di studi non lo permette. Mattei d’altronde va fiero del suo Iuc, che “da sempre si propone di coltivare il pensiero critico interdisciplinare”. E così dalla biologia si passa alla politologia e alla scienza politica di Preterossi. Il prof di Salerno è convinto: “C’è un evidente uso politico e mediatico del coronavirus, una propaganda al di là del bene e del male. Uno degli obiettivi è spaccare in due il corpo sociale, una guerra civile per ora senza uso di violenza ma strisciante”. Ma perché? “Per una ristrutturazione tecno-autoritaria del capitalismo”. Spiega Mattei che “il pensiero critico è vituperato, ma se coeso potrebbe fare grandi cose”. Parte da Torino il progetto di strutturare “l’avanguardia di riflessione”, la locomotiva di un treno che si vorrebbe lanciare a bomba contro l’ingiustizia e “l’informazione mainstream”, perché, chiosa Freccero, “la battaglia per la libertà non è politica, ma quella della contro-informazione”. Chiaro, no?
Pietro Salvatori
Tratto da
IMPRESA OGGI Pubblico questo artricolo perchè ritengo che vi debbano essere voci che dissentano dal mainsteam dell'informazione. Le dittature nascono o con le guerre o con la burocrazia inquisitoria o con la manipolazione dell'informazione o con l'introduzione di lasciapassare.
Il dissenso è il sale della democrazia, ma trovo orribile e volgare l'uso di ragazzi con disabilità per insultare le persone contrarie al lasciapassare.
Eugenio Caruso - 12 - 11 - 2021