GRANDI PERSONAGGI STORICI - Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. Gli imperatori romani figurano in un'altra sezione.
ARTICOLI PRECEDENTI. Sun Tzu - Alessandro Magno - Nabucodonosor - Elisabetta I - Carlo Magno - Hammurabi - Gilgames - Sargon - San Benedetto - Cesare - Saladino - Carlo V - Attila - Pietro il grande - Caterina di Russia - Gengis Khan - Napoleone Bonaparte - Akhenaton - Tutanchamon - Ramsete II - Ciro il Grande - Chandragupta Maurya - Qin Shi Huang - Federico I Barbarossa - Kanishka I - Costantino - Eraclio - Songtsen Gampo - Ottone I - Basilio II - Federico II di Svevia - Kubilay Khan - Tamerlano - Ivan IV di Russia - Francesco Giuseppe I - Shamshi Adad I - Assurbanipal - Menes - Cheope - Chefren - Pericle - Re egizi del periodo predinastico - Annibale - Davide - Salomone -
I PIU' ANTICHI (oltre il 1000 aC)
Re egiziani del periodo predinastico - 3900/3060 aC
Menes - ......./3125 aC
Cheope - ....../2566 aC
Chefren ....../2532
Gilgames - prime iscrizioni nel 2500 aC
Sargon - 2335/2279 aC
Shamshi Adad I - 1813/1781 aC
Hammurabi - 1792/1750 aC
Akhenaton - 1375/1333 aC
Tutanchamon - 1341/1323 aC
Ramsete II - 1303/1213 aC
Davide- 1040/970aC
Salomone
Salomone (1011 a.C. ca – Gerusalemme, 931 a.C. ca) è stato, secondo la Bibbia, il terzo re d'Israele, successore e figlio di Davide. Il suo regno è datato circa dal 970 al 930 a.C. e fu l'ultimo dei re del regno unificato di Giuda e Israele. Secondo il racconto biblico era figlio di Davide e Betsabea. Gli succedette il figlio Roboamo, che Salomone aveva avuto dalla moglie ammonita Naama, ma solo sul regno di Giuda. Il suo regno viene considerato dagli ebrei come un'età ideale, simile a quella del periodo augusteo a Roma. La sua saggezza, descritta nella Bibbia, è considerata proverbiale. Durante la sua reggenza venne costruito il tempio di Salomone, che divenne leggendario per le sue molteplici valenze simboliche. Particolari su vita, opere e saggezza di Salomone sono narrati anche nel Kebra Nagast (testo etiope redatto tra il IV e il VI secolo d.C., ma nella sua versione definitiva nel XII secolo). Il suo nome divenne sinonimo di sapienza, soprattutto nel Medioevo, quando si pensava che a ogni generazione si attuasse una sorta di degenerazione; in virtù di questa idea Adamo era considerato l'uomo perfetto, in quanto figlio diretto di Dio, e Salomone era considerato l'uomo saggio, in quanto la sua saggezza era direttamente opera divina. Giova notare che mentre esiostono testimonianze dei re egizi del periodo predinastico, non si hanno testimonianze archeologiche di Salomone vissuto 3000 anni dopo.
Di Salomone non esistono fonti documentali coeve, oltre ai Libri dei Re (vedi sotto) e ai Libri delle Cronache, (vedi sotto) e mentre alcuni studiosi ne sostengono la storicità, pur non concordando sulle dimensioni del suo regno, altri dubitano della sua esistenza storica.
Del periodo precedente la sua incoronazione le scritture non dicono nulla.
Salomone divenne re per designazione divina (1Cr. 22,9), e la congiura di Adonia, suo fratellastro, accelerò solo i tempi. Il primo atto della reggenza di Salomone fu la messa a morte del fratello Adonia e di Joab, generale di Davide, per la congiura; condannò a morte anche Shimei per essere venuto meno al giuramento di residenza a Gerusalemme dopo che gli era stata condonata la vita per aver offeso Davide. Importante fu anche la destituzione dalla carica di sommo sacerdote di Abiatar a favore di Tsadok.
Il punto di snodo del regno di Salomone fu la richiesta a Dio di dargli il discernimento tramite il dono della sapienza, necessario secondo lui per governare un popolo. Dopo questo fatto la sua potenza e ricchezza divennero leggendarie. L'argento di Re Salomone proveniva da Sardegna e Spagna, portato in oriente dalla flotta di Tartesso, ovvero l'Isola di Sardegna.
Alla metà del X secolo a.C. iniziò la costruzione del tempio che terminò in circa sette anni (1Re. 6,38). Questo dato è importante per capire la grandezza di Salomone, poiché Erode impiegò ben quarantasei anni per ampliare il secondo tempio (Gv. 2,19), probabilmente senza riuscire a riportarlo allo stato originario.
Il Tempio di Salomone ha provocato numerosi dibattiti tra gli studiosi: gli studiosi di scuola minimalista ritengono infatti che il Tempio in realtà sarebbe stato edificato molto tempo dopo da re Giosia, che l'avrebbe retrodatato ai tempi di Salomone per motivi nazionalistici; a questa tesi si oppongono gli studiosi della scuola massimalista e "centrista", che ritengono che il Tempio sia stato effettivamente costruito da Salomone, nonostante i testi biblici contengano senza dubbio delle esagerazioni.
Ad esempio, le descrizioni bibliche del Tempio e del suo palazzo reale - dei quali, nonostante ripetute ricerche archeologiche, non sono state trovate tracce - sono incompatibili con il periodo salomonico e lo storico ed archeologo Mario Liverani sottolinea come "questi edifici, nelle dimensioni riportate dal testo biblico, superano di molto lo spazio disponibile nella piccola Gerusalemme che l'archeologia consente di assegnare al X secolo (cioè la sola «città di David»). Si tratta di progetti di età persiana, proiettati indietro al tempo di Salomone per conferir loro un valore fondante", e anche la Bibbia Edizioni Paoline evidenzia che "l’amplificata descrizione della fabbrica del tempio e del suo mobilio armonizza i dati del tempio di Salomone con quelli dell’epoca post-esilica".
Va comunque rilevato come le cifre indicate nella Bibbia, in riferimento a Salomone, siano a volte sproporzionate e in contraddizione tra loro e la sua figura, soprattutto nei Libri delle Cronache, venga spesso idealizzata. Anche "le entrate di Salomone sono descritte in termini favolosi" e le quantità d'oro riportate nel testo biblico del tutto inverosimili, mentre storicamente "non esiste neanche un singolo testo egiziano fra quelli noti che nomini David o Salomone per la loro ricchezza e la loro potenza".
Le storie dell'amore tra Salomone e la regina di Saba, Makeda, e della nascita del loro figlio primogenito, Menelik, sono narrate con ricchezza di particolari nel libro sacro Kebra Nagast, il libro della Gloria dei Re. Questo antico testo sostiene anche che «un tempo tutto il mondo fu composto da tre regni (…) guidati da tre Re, i tre figli di Salomone», e che ci fu un lungo periodo in cui «i Re di tutto il mondo discendevano dalla stirpe di Sem».
Salomone e la regina di Saba, di Konrad Witz (1434-35)
Come ogni altro re di quel periodo, Salomone prese a circondarsi di mogli straniere (Moabite, Ammonite, Idumee, Sidonie, Ittite), sia per motivi politici (poteva così stringere alleanze coi popoli vicini) sia per dimostrare il proprio potere. Ma per questa via attuò anche una decadenza spirituale all'interno d'Israele, dato che ogni nuova moglie adorava diverse divinità e pure Salomone si lasciò corrompere dall'idolatria.
Oltre alla figlia del faraone, Salomone aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine. Quando fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dèi stranieri. Seguì Astarte, divinità dei Sidoni, e Milcom, divinità degli Ammoniti. Fu allora che costruì, sul monte che sta di fronte a Gerusalemme, un alto luogo per Chemosh, la divinità di Moab, e per Moloch, la divinità dei figli di Ammon. Fece così per tutte le sue donne straniere, le quali offrivano profumi e sacrifici ai loro dèi. Il Signore gli era apparso due volte e gli aveva comandato di non seguire altri dèi, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato.
Il fatto di aver infranto il primo e più importante dei Dieci comandamenti, quello che vieta l'idolatria, portò alla decisione divina di dividere il regno in due parti, ma solo dopo la morte di Salomone: una parte a Roboamo, discendente legittimo, che regnò sulle tribù di Giuda e Beniamino e l'altra parte a Geroboamo, che regnò su tutte le altre, creando il regno di Israele. Il profeta Achia di Silo, sdegnato, gli predisse questo scisma politico e religioso dopo la sua morte, ungendo re delle tribù del nord il suo generale Geroboamo. Salomone tentò di ucciderlo, ma egli si rifugiò in Egitto.
Secondo la tradizione ebraica, l'Arca Santa si trova invece ancora in uno dei meandri sotterranei del tempio di Gerusalemme: questi furono costruiti appositamente in previsione della futura distruzione del tempio. A ogni modo, l'Arca non è più menzionata nella Bibbia dopo l'incontro di Salomone con la regina di Saba descritto anche nell'Antico Testamento in: 1 Re 10; 2 Cr 9.
Il primo Libro dei Re dà un esempio significativo della sapienza di Salomone. Nel mondo antico era un fatto comune chiedere il giudizio del re, non esistendo la moderna suddivisione dei poteri: i regnanti, quindi, erano i giudici supremi a cui venivano sottoposti i casi più difficili. E quello sottoposto al re d'Israele sembrava irrisolvibile.
Due donne si presentarono da Salomone: ciascuna aveva partorito un figlio a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro ed entrambe dormivano nella stessa casa. Una notte accadde che uno dei due bambini morì e sua madre, secondo l'accusa, aveva scambiato il figlio morto con quello vivo dell'altra donna mentre questa dormiva. Salomone, dopo aver ascoltato le due donne sostenere più volte le loro tesi, fece portare una spada e ordinò che il bambino vivente fosse tagliato a metà per darne una parte a ciascuna di esse.
Allora la vera madre lo supplicò di consegnare il bimbo all'altra donna, pur di salvarlo. Salomone capì così che quella era la vera madre e le restituì il bambino. Fu così reso noto a tutti che Salomone era veramente un re buono, santo, di fede e Zaddiq.
La saggezza, la ricchezza e la grandezza del regno di Salomone, secondo la Bibbia, divennero leggendarie. Attualmente, l'archeologia, inclusa quella israeliana, molto attiva nel campo dell'archeologia biblica, ridimensiona - anche supponendo l'esistenza di re Salomone, cosa che solleva molti dubbi tra gli storici - la grandezza di tale regno e i fasti descritti per Gerusalemme: dall'inizio del XXI secolo, Gerusalemme "è stata scavata come mai prima di allora. Tuttavia, come concorderebbe la stragrande maggioranza degli archeologi [...] la capitale di un regno unificato di Davide e Salomone non è stata trovata" e, in merito alle miniere di Salomone - che furono associate, dagli anni Trenta, all'area della valle del Timna - "nessun archeologo serio oggi pensa che se anche fosse esistito re Salomone, il suo dominio arrivasse fino a Timna nel sud".
Le notizie su Salomone, secondo il testo biblico, si diffusero in Oriente, tanto che molti "potenti" di allora vollero metterlo alla prova, facendogli visita e portandogli doni. Nella Bibbia ci viene proposto l'incontro con la regina di Sheba (o Saba), molto probabilmente dell'antico regno sabeo, nella zona dell'attuale Etiopia, la cui mitica ricchezza era ben nota alla cultura biblica, che dei Sabei parla nel "Libro dei Popoli". Il libro sacro dell'Etiopia intitolato Kebra Nagast narra dettagliatamente del loro incontro, del loro figlio Menyelek (o Menelik) e dello spostamento dell'Arca dell'Alleanza: secondo la tradizione etiope, seguendo la linea monarchica di discendenza diretta, il duecentoventicinquesimo erede del trono di Salomone è Ras Tafari Makonnen, il negus, ultimo Re dei Re, incoronato Imperatore il 2 novembre 1930 col nome di Haile Selassie I, letteralmente Potere della Santa Trinità. Per questa ragione il re Salomone è tenuto in particolare considerazione anche dai credenti della livity (filosofia di vita) rastafari.
La visita della regina di Saba a Salomone, secondo gli studiosi del Nuovo Grande Commentario Biblico, è "una leggenda popolare, ma può avere un nocciolo storico in una visita da parte di una delegazione commerciale araba"; secondo il racconto biblico, tra i doni che la regina portò a Salomone vi furono centoventi talenti d'oro, ovvero ben oltre le due tonnellate di oro, una quantità inverosimile.
A Salomone vengono attribuiti due salmi, la maggior parte del libro dei Proverbi e due libri del canone. Visto che non c'è accordo tra gli studiosi liberali e quelli di orientamento conservatore, in linea di massima si può dire che i primi negano la paternità al re d'Israele di queste opere, mentre i secondi gliele attribuiscono.
Attualmente, comunque, anche la più autorevole esegesi cristiana riconosce come a Salomone non si possano attribuire libri biblici. Gli esegeti del Nuovo Grande Commentario Biblico ritengono, infatti, che "c'è un ampio accordo tra gli studiosi sul fatto che il contesto della composizione della letteratura sapienziale non vada collocato durante la vita di Salomone. La sua grande fama di saggio è senza alcun dubbio la ragione della sua «paternità» di tre libri sapienziali, ma nessuno dei tre [Proverbi, Qoelèt, Sapienza] può a buon diritto reclamarlo come autore […] Non c'è dubbio: l'attribuzione di questi libri a Salomone serviva ad accrescere la loro autorità"; anche gli studiosi dell'interconfessionale Bibbia TOB sottolineano come per il Cantico dei Cantici "l'autore non è certamente Salomone: come è accaduto per Proverbi, Qoelèt, Sapienza, il Cantico gli è stato attribuito" e quelli della Bibbia (Edizioni Paoline) - concordemente agli esegeti dell'École biblique et archéologique française (i curatori della Bibbia di Gerusalemme) - evidenziano che nel Cantico dei Cantici "l'attribuzione a Salomone è quindi fittizia (come in Qohèlet e Sapienza) ed è indice che il redattore ha inteso collocare il suo libro nell'alveo della corrente sapienzale, di cui Salomone era l'alto patrono". Anche la paternità dei due salmi 72 e 127 non sembra attribuibile a Salomone: nei Salmi - il cui testo ci è, peraltro, giunto con numerosi casi di corruzione testuale - l'attribuzione nel titolo del salmo è spesso un'aggiunta successiva, che oltretutto non intendeva forse neppure riferirsi all'autore.
Le opere a cui ci si riferisce sono:
L'Ecclesiaste o Qoelet;
Il Cantico dei Cantici;
I Proverbi
....Pr 1-22:16;
....Pr 25-29, probabilmente raccolti al tempo del re Ezechia;
I salmi 72 e 127;
Sapienza.
In un periodo imprecisato il re Salomone viene considerato un medium e un esorcista: un'opera importante che ci dà testimonianza di ciò è il testamento di Salomone, in cui si narra come il re eserciti il suo potere magico sui demoni per costringerli a costruire il tempio di Gerusalemme..
Al re d'Israele è stata attribuita la stesura della Chiave di Salomone, contenente preghiere ebraiche rivolte a Dio.
È stato ipotizzato che già al suo tempo fosse conosciuto il valore del pi greco, noto ai Babilonesi del XX secolo a.C. e poi impiegato dagli Egizi nel XVII secolo, entrambi popoli confinanti coi primi israeliti vissuti nella Mezzaluna Fertile.
Al pi greco fu attribuito un potere magico-spirituale anche nei secoli successivi, le cui proprietà furono codificate dalla geometria sacra dei pitagorica nel VI secolo.
Salomone è citato cinque volte nel Corano come profeta saggio ed in possesso della conoscenza di molteplici scienze tradizionali. A questo re sono inoltre legate numerose storie riportate da commentatori coranici antichi e da storici musulmani riguardo al suo rapporto con i jinn, che si dice fossero totalmente al suo servizio. Importante episodio coranico legato alla figura di Salomone è la storia (già presente nella Bibbia) del suo incontro con Bilqis, la regina di Saba, episodio narrato con minuzia di particolari nel libro sacro della Gloria dei Re, ovvero il Kebra Nagast.
Salomone è anche ricordato come grande costruttore di edifici, strade e canalizzazioni. A tale proposito lo storico omanita al-‘Awtabi (secoli XI-XII) attribuisce a Salomone e ai suoi jinn lo scavo e la costruzione di 1000 canali, che costituiscono l'antico sistema irriguo ancora oggi in funzione in gran parte dell'Oman.
Cor 34:11-13 si riferisce al dono divino ricevuto da Salomone di essere trasportato dal vento a una velocità che aveva del miracoloso, peculiarità ripresa da alcuni storici arabi fra cui si può ricordare ?abari, che parla di un viaggio fra la Siria e Istakhr, in Iran, e al-‘Awtabi che parla di un viaggio fra Istakhr e Gerusalemme durante il quale sorvolò l'Oman dove vide a Salut, sito posto nella zona di Nizwa, un palazzo che sembrava appena terminato e abitato da un'aquila la quale, interrogata dal profeta, riferì di essere arrivata in quel luogo 800 anni prima e di avervi trovato già il palazzo disabitato ma in ottimo stato.
Salomone in tarda età portato all'idolatria dalle mogli, di Giovanni Venanzi di Pesaro
Frasi famose
«Nel molto parlare non manca la colpa, chi frena le labbra è prudente».
«Il buon nome vale più di grandi ricchezze; la stima, più che l'oro e l'argento».
Esegesi ebraica
Nel testo "Il Midrash racconta. Libro Bemidbar. Parte I" si riporta:
«Che cosa significa il versetto: "Ecco il giaciglio di Shelomò, 60 prodi lo circondano, tra i prodi di Israele. Tutti armati di spada, esperti nell'arte della guerra; ciascuno con la spada al fianco, per il terrore notturno"? Queste parole si riferiscono ad un episodio accaduto, in tarda età, a re Shelomò. Quando non riuscì a controllare a sufficienza le sue mogli per impedire loro di praticare idolatria, Hashem lo lasciò in potere dello shed Eshmadai. Shelomò fu terrorizzato da questo potente shed per il resto della sua esistenza. (Targum Yonatan, Qoelet). Accadde quanto segue...»
Shelomò è in realtà re Salomone. Si racconta che re Salomone aveva incatenato il re degli shedim Eshmade con una collana sulla quale era il Nome di Dio Onnipotente; esso rese notevoli servizi quando re Salomone aveva costruito il tempio di Gerusalemme. Un giorno re Salomone gli chiese sul motivo per cui Dio si fosse servito degli shedim per punire gli egizi come si era servito di angeli a favore del popolo ebraico, volendo sapere in che modo uno shed (il testo afferma che gli shedim dimorano sulla Terra e sanno volare) è superiore a un angelo; lo shed gli chiese il suo (di re Salomone) anello con il tetragramma biblico e di slegarlo (lo shed). Re Salomone lo fece e subito si sentì afferrare dallo shed e scagliato a una distanza di 400 parsa. Lo shed si sedette sul trono di re Salomone; lontano il re, trovandosi in un villaggio, chiese aiuto svelando chi era, ma non gli credettero sino a quando giunse al Sinedrio che, interrogato il suo consigliere, capì. Chiesero alle donne di controllare i piedi qualora il re Salomone fosse andato presso di loro perché il piede di uno shed assomiglia a quello di un gallo (Dio non terminò infatti queste creature perché stava giungendo lo Shabbat durante la Creazione); poi seppero che re Salomone copriva i suoi piedi. Lo accompagnarono al palazzo facendogli riavere la collana e l'anello e, quando entrò nella sala del trono, quando vide cosa aveva tra le mani Eshmade fu colto da terrore e volò via; da quel momento re Salomone fece circondare il proprio letto da 60 prodi, sapienti di Torah esperti di essa tutta e contro lo Yetzer ha-ra: ciascuno padroneggiava una particolare Massekhet (trattato del Talmud).
I libri dei re
I libri dei Re sono due testi contenuti nella Bibbia ebraica (Tanakh, dove sono contati come un testo unico) e cristiana.
Sono scritti in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la loro redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata al VI-V secolo a.C. in Giudea, sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte, in particolare della cosiddetta fonte deuteronomista del VII secolo a.C. (vedi Ipotesi documentale), integrata da tradizioni successive.
Il primo libro è composto da 22 capitoli descriventi la morte di Davide, Salomone, la scissione del Regno di Israele dal Regno di Giuda, il ministero del profeta Elia (nel nord) e i vari re di Israele e Giuda, eventi datati attorno al 970-850 a.C.
Il secondo libro è composto da 25 capitoli descriventi il ministero dei profeti Eliseo (nel nord) e Isaia (nel sud), vari re di Israele e Giuda, la distruzione e deportazione del Regno di Israele e del Regno di Giuda, eventi datati attorno all'850-587 a.C.
Il Primo e il Secondo libro dei Re originariamente formavano un unico libro. Essi fanno parte dei Libri storici per il canone cristiano e dei profeti anteriori per il canone ebraico. Nella versione greca dei Settanta essi costituiscono il III e IV libro dei Regni (Basileion) e nella Vulgata il III e IV libro dei Re dopo i libri di Samuele, in essa indicati come I e II libro dei Re.
La redazione finale è collocata dalla maggior parte degli studiosi intorno al VI secolo a.C. L'autore biblico appartiene all'ambito religioso che ha prodotto il libro del Deuteronomio; per questo lo si definisce autore Deuteronomista.
Per ricostruire le vicende dei due regni di Israele, egli attinge a materiali d'archivio oggi non più in nostro possesso, tra cui il perduto Libro degli Annali dei Re di Giuda, oltre alle tradizioni orali e alla memoria storica del suo popolo.
Gli esegeti cristiani ritengono che "anche se questi libri sono pieni di dati storici, non sono innanzi tutto libri di storia. Il loro contenuto li qualifica piuttosto come una riflessione teologica su quel periodo della storia d'Israele nel quale questo popolo era governato da re e infatti "la diversità di fonti e lo scopo teologico a cui sono assoggettati persino i materiali d'archivio consigliano di andar cauti in qualunque tentativo di ricavare dati storici dai libri dei Re".
Una delle caratteristiche dell'autore Deuteronomista è il continuo ricorso a formule fisse per delineare i regni dei vari sovrani che, dalla successione al trono di Davide fino alla distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei Babilonesi di Nabucodonosor e quindi dalla vecchiaia di Davide fino a Sedecia, si sono succeduti sul trono di Giuda e sul regno settentrionale d'Israele.
Gli esegeti dell'interconfessionale Bibbia TOB precisano, in merito alla cronologia dei re, come questa "presenta grossissimi problemi", in quanto "le date dei regni di Giuda in questi libri sono sempre offerte in riferimento a quelle dei re d'Israele e viceversa, cosa che comporta un certo numero di imprecisioni. Inoltre, alcuni errori di copisti (inversioni o confusioni di cifre) hanno introdotto qua e là del disordine in questa cronologia. [...] Si ottengono così tre risultati differenti a seconda che, per un determinato periodo, si addizionino i dati biblici circa i regni di Giuda o quelli d'Israele o i dati forniti dai sincronismi".
Il primo libro dei Re rappresenta la continuazione ideale dei due Libri di Samuele, descrivendo la vicenda del popolo ebraico dal X alla metà del IX secolo a.C., cioè dalla fine del regno di Davide (circa 970 a.C.) fino al termine del regno di Acab nell'852 a.C.
In tutto comprende 22 capitoli che si possono suddividere in diverse parti:
La successione a Davide 1-2
Il regno di Salomone con la costruzione e dedicazione del Tempio di Gerusalemme 3-10
I peccati di Salomone e la sua morte 11
Lo scisma e la nascita dei due stati di Giuda e di Israele 12-13
La storia dei due regni fino al ciclo del profeta Elia 14-16
Il ciclo del profeta Elia 17-22, che continua poi nel secondo libro dei Re.
Eventi più importanti
Il libro si apre con la difficile successione al trono di Davide, che vede imporsi la grande figura di suo figlio Salomone. Questi si sbarazza in modo spiccio del fratello Adonia, che mirava contemporaneamente al trono avendo sposato l'ultima concubina del padre, Abisag di Sunem; successivamente però ottiene da JHWH la Sapienza in un dialogo notturno divenuto giustamente celeberrimo. Egli dà prova di grande giustizia (vedi l'episodio del figlio conteso dalle due donne, tanto che persino la mitica regina di Saba giunge dal suo paese per interrogarlo (si discute ancor oggi se Saba fosse posta in Arabia o in Etiopia; a tal proposito, il negus Menelik II asseriva di discendere da Salomone e dalla mitologica regina).
Il punto di svolta del libro è rappresentato dalla netta frattura causata, alla morte di Salomone, dall'inettitudine del suo successore Roboamo, il quale attizza le mai sopite tensioni tribali tra il nord e il sud, imponendo tasse gravosissime:
« Mio padre vi ha imposto un giogo pesante; io renderò ancora più grave il vostro giogo. Mio padre vi ha castigati con fruste, io vi castigherò con flagelli! ».
La rivolta che ne scaturisce costringe Roboamo a fuggire ignominiosamente sopra un carro verso Gerusalemme.
Questo episodio è stato reso celebre da Dante Alighieri nel suo Purgatorio:
«O Roboàm, già non par che minacci
quivi 'l tuo segno; ma pien di spavento
nel porta un carro, sanza ch'altri il cacci.»
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio XII, 46-48)
Le vicende dei Re dei due stati, narrate parallelamente da qui in poi, sono interrotte da quelle che un biblista ha definito delle "oasi letterarie", cioè inserti narrativi di particolare bellezza, tra cui spicca il grande ciclo del profeta Elia.
Successione dei Re di Giuda nel primo libro
Roboamo (930-913 a.C.)
Abia (913-911 a.C.)
Asa (911-870 a.C.)
Giosafat (870-849 a.C.)
Successione dei Re di Israele nel primo libro
Geroboamo I (930-910 a.C.)
Nadab (910-909 a.C.)
Baasa (909-886 a.C.)
Ela (886-885 a.C.)
Zimri (885 a.C.)
Omri (882-874 a.C.)
Acab (874-852 a.C.)
Storicità del primo libro
La "Successione al Trono di Davide"
Si ritiene che i capitoli 19-20 del Secondo libro di Samuele ed i primi due capitoli del Primo libro dei Re formassero in origine un'opera unitaria più antica della stesura definitiva dei libri biblici. Questo testo è stato definito dagli studiosi Successione al Trono di Davide, ed è considerata uno degli esempi più antichi di storiografia, antecedente di ben cinque secoli agli scritti di Senofonte. In essa, infatti, l'autore non si limita a riportare i singoli eventi, ma cerca di evidenziare per la prima volta le connessioni tra le varie vicende ed il loro svolgersi. Naturalmente il primo protagonista della storia è Dio stesso, che guida con occhio provvidente gli avvenimenti umani.
Gli "Annali dei Re di Giuda"
A partire dal capitolo 11, con la narrazione del peccato di Salomone, che si lasciò indurre all'idolatria dalle sue mogli pagane, il clima cambia totalmente. Proprio quella che a prima vista parrebbe la parte più propriamente "storica" del libro, cioè la successione dei re giudaici ed israelitici, è proprio quella che più si allontana dalla "storiografia" nel senso moderno del termine. Infatti qui l'autore Deuteronomista interviene di continuo a ripensare la storia del suo popolo, ordinando ed interpretando gli eventi in chiave religiosa. Un sovrano è giudicato positivamente in base a tre criteri:
Inevitabilmente il giudizio dell'autore diventa severissimo nei confronti della maggior parte dei sovrani, soprattutto contro quelli del Regno Settentrionale, colpevoli di aver posto due vitelli d'oro nei santuari di Betel e Dan (1 Re, 12,26-31), alle due estremità opposte del regno, onde impedire i pellegrinaggi delle 10 tribù settentrionali a Gerusalemme, e quindi il loro ritorno nella sfera d'influenza giudaica. Questi sovrani sono esclusi dalla promessa divina di un Regno Eterno fatta alla dinastia davidica proprio in virtù di questo peccato d'idolatria.
Il faraone Sisach
Importante, dal punto di vista storico, è la menzione del sovrano egizio Sisach in 1 Re 14,25, ben noto anche al di fuori del testo biblico. Nelle fonti egizie egli è chiamato Sheshonq I; regnò dal 945 al 924 a.C. e fondò la XXII dinastia. Con la sua campagna in Palestina egli tentò di riaffermare il predominio egiziano su questa regione, dopo i fasti del regno di Ramses II e la successiva decadenza. Il testo biblico dice che egli si impossessò degli arredi d'oro del Tempio di Salomone; evidentemente ciò significa che egli sottopose il Regno di Giuda a un pesante tributo.
Samaria
Uno degli atti politici più importanti del re Omri fu quello di fondare la nuova capitale, Samaria (1 Re 16,24). Gli scavi archeologici condotti sul posto hanno confermato che essa sorse effettivamente nel IX secolo a.C. Sono stati riportati alla luce il palazzo reale di Samaria e le mura di fortificazione, ma anche diversi ostraka, tavolette di argilla incise, che forniscono ragguagli di tipo amministrativo ed economico.
La città fu conquistata e distrutta dagli Assiri di Sargon II nel 721 a.C., e per una seconda volta da Giovanni Ircano nel 107 a.C., ma Erode la riedificò sontuosamente e la rinominò Sebaste (in greco Augusto), in onore dell'imperatore romano Ottaviano Augusto, che lo aveva confermato sul trono.
Il Secondo libro dei Re rappresenta la continuazione ideale del Primo, descrivendo la vicenda del popolo ebraico dal IX al VI secolo a.C., cioè dalla fine del regno di Acazia (circa 852 a.C.) fino alla distruzione del regno di Giuda nel 587 a.C.
In tutto comprende 25 capitoli che si possono suddividere in diverse parti:
Il rapimento in Cielo di Elia, su un carro di fuoco
Il rapimento in Cielo di Elia 1-2
Il ciclo del profeta Eliseo 3-13, comprendente la misera fine di Gezabele 9 e la vicenda dell'usurpatrice Atalia 11
La decadenza e la fine del Regno d'Israele 14-18
Il ciclo del profeta Isaia e i regni di Ezechia e Manasse 19-21
La riforma religiosa di re Giosia 22-23
Le invasioni dei Caldei e la fine del regno di Giuda 24-25.
Eventi più importanti
Quattro sono gli eventi più importanti descritti da questo libro.
Il primo è certamente la caduta di Samaria in mani assire, dopo un lungo periodo di decadenza del regno settentrionale, segnato dal turbinoso susseguirsi di cinque re in quattordici anni, tutti morti ammazzati in seguito a congiure. Le dieci tribù settentrionali vengono di conseguenza deportate dai vincitori, com'era loro costume per sradicare i popoli e sottometterli meglio, e sostituite da altri popoli pagani, a loro volta deportati da altri angoli del vasto impero. Ha così origine la stirpe dei Samaritani, che si convertono al culto di JHWH, ma realizzano un sincretismo pagano-giudaico ed adorano Dio sul monte Garizim anziché a Gerusalemme. Ciò spiega l'odio razziale manifestato dai Giudei nei loro confronti, e testimoniato ancora dal Vangelo di Giovanni:
« I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. » ( Giovanni 4,9, su laparola.net.)
Nasce così anche il mito delle Tribù Perdute d'Israele, che storici di ogni tempo hanno voluto fantasiosamente identificare con vari popoli, perfino con i Maya.
Il secondo episodio è la riforma religiosa voluta da re Giosia, dopo aver rinvenuto il « Libro della Legge » durante lavori di restauro del Tempio di Salomone (2 Re 22,8-13). Questo testo è stato identificato dai biblisti con la prima stesura del Deuteronomio, o meglio della sua parte normativa (i capitoli dal 12 al 26), perché, leggendola, il re si straccia le vesti e decide di tornare alla purezza del culto di JHWH, eliminando ogni traccia di paganesimo. Per questo Giosia è particolarmente lodato nella Bibbia.
Lo stesso re è protagonista subito dopo la battaglia di Megiddo (609 a.C.). Il re dei Medi Ciassare ed i re di Babilonia Nabupolassar nel 612 a.C. avevano espugnato Ninive, e così il faraone Necao, volendo contrastare il dominio babilonese sulla Mesopotamia, che avrebbe minacciato anche l'Egitto, entra in guerra contro di loro. Per raggiungere la Mesopotamia deve attraversare il regno di Giuda, ma Giosia gli sbarra il passo con le sue truppe. Il re di Giuda non sa fare calcoli politici, per lui gli Assiri sono nemici mortali, e gli amici dei suoi nemici sono suoi nemici. Giosia è ucciso in battaglia presso Megiddo e quel luogo diventa simbolo di sconfitta rovinosa per il Popolo di Dio; infatti nell'Apocalisse il luogo dello scontro escatologico tra Bene e Male è detto "Armageddon", in ebraico la montagna di Megiddo. Necao sarà comunque definitivamente sconfitto da Nabucodonosor presso Karkemish, in Siria, nel 605 a.C.
Infine, il libro si chiude con la duplice invasione del regno di Giuda da parte dello stesso Nabucodonosor. La prima ha luogo nel 597 a.C., e re Ioiakim è sul suo letto di morte mentre le truppe straniere assediano la città; Nabucodonosor depone allora suo figlio Ioiachin dopo appena tre mesi di regno, e lo sostituisce con suo zio Mattania, cui cambia nome in Sedecia: un nome ironico, perché significa giustizia di JHWH, mentre il potere decisionale l'aveva il re caldeo. Sedecia tuttavia ignora gli avvertimenti del profeta Geremia e cerca di stringere alleanza con l'Egitto contro i Caldei. Nabucodonosor non glielo perdona, nel 587 a.C. Gerusalemme è conquistata e rasa al suolo, e i maggiorenti della nazione giudaica deportati a Babilonia. Sedecia fa una brutta fine: prima è costretto ad assistere all'esecuzione dei suoi figli, poi è accecato. Questa è la fine del glorioso Tempio di Salomone e dell'antico Regno d'Israele fondato da Saul e Davide. Al ritorno da Babilonia nel 539 a.C., i Giudei non parleranno più ebraico ma aramaico.
Successione dei Re di Giuda nel secondo libro
Joram (849-843 a.C.)
Atalia, usurpatrice (843-838 a.C.)
Ioas (838-800 a.C.)
Amazia (800-783 a.C.)
Azaria (783-742 a.C.)
Iotam (742-735 a.C.)
Acaz (735-716 a.C.)
Ezechia (716-687 a.C.)
Manasse (687-642 a.C.)
Amon (642-640 a.C.)
Giosia (640-609 a.C.)
Ioacaz (609 a.C.)
Ioiakim (609-598 a.C.)
Ioiachin (598-597 a.C.)
Sedecia (597-587 a.C.)
Successione dei Re di Israele nel secondo libro
Acazia (852-851 a.C.)
Ioram (851-843 a.C.)
Ieu (843-816 a.C.)
Ioacaz (816-801 a.C.)
Ioas (801-786 a.C.)
Geroboamo II (786-746 a.C.)
Zaccaria (746 a.C.)
Sallum (746 a.C.)
Menachem (745-737 a.C.)
Pekachia (737-736 a.C.)
Pekach (736-732 a.C.)
Osea (732-722 a.C.)
Storicità del secondo libro
La "guerra Siro-efraimitica"
Importante, dal punto di vista storico, è la cosiddetta Guerra Siro-Efraimitica, citata in 2 Re 16,5-9, ma anche in Isaia 7,1-17, dove è spiegata con maggior ampiezza. Al tempo di Iotam re di Giuda si formò una lega anti-assira voluta da Pekach, re d'Israele, e da Rezin, re di Aram, cioè di Siria. Tale lega era sostenuta dall'Egitto, che così sperava di riconquistare l'egemonia nella regione siropalestinese, perduta a vantaggio degli Assiri.
Ora, Acaz, re di Giuda e figlio di Iotam, rifiutò di prendere parte a questa lega, e così i re di Aram, di Israele e dell'Idumea decisero di unire le proprie forze per conquistare il regno di Giuda ed imporvi un sovrano a loro gradito, che si unisse loro nella lotta agli odiati Assiri. Questa guerra viene detta " Siro-Efraimitica perché il regno d'Israele era noto anche come regno di Efraim, dal nome della tribù più importante (Efraim era il secondogenito di Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe-Israele), e si svolse negli anni 734-732 a.C.
Acaz si rivolse allora al re assiro Tiglat-Pileser III, dichiarandosi "suo figlio" e "suo servo"; il sovrano mesopotamico intervenne prontamente, sbaragliò l'esercito dei re coalizzati contro Acaz e ricevette l'atto di sottomissione di quest'ultimo. Le tavolette di Nimrud confermano la storicità di quest'episodio e contengono la lista completa dei diversi re che divennero tributari di Tiglat-Pileser III dopo la conquista di Damasco nel 732 a.C.
La campagna di Sennacherib
Anche quest'operazione militare (18,13-16) avvenuta nel 701 a.C. è confermata da un prisma di terracotta riportato alla luce nel 1952 e conosciuto come "prisma di Taylor", dal nome del suo acquirente. In esso si legge:
«Quanto ad Ezechia di Giuda, egli non si era assoggettato al mio giogo. Io assediai quarantasei delle sue piazzeforti cinte di mura. Mi impadronii anche dei piccoli villaggi che stavano attorno ad esse, per mezzo di terrapieni, di colpi d'ariete, di brecce e di lavori di scavo. Vi feci uscire 200.150 persone (...) Rinchiusi Ezechia stesso in Gerusalemme, sua residenza, come un uccello in gabbia. Innalzai contro di lui un vallo e feci pagare il suo misfatto a chiunque uscisse dalle porte della città.»
Come si vede, Sennacherib afferma di avere vinto la guerra, mentre il Secondo libro dei Re afferma che un Angelo di Dio, presumibilmente sotto forma di una pestilenza, liberò Gerusalemme dall'assedio. Non bisogna però dimenticare che, nell'antichità, le iscrizioni reali celebravano tutte le gesta del signore come se fossero delle vittorie.
Anche l'assedio della piazzaforte giudea di Lachis, descritto in 2 Re (18,14) ed avvenuto durante la suddetta campagna, è stato confermato dall'archeologia moderna, grazie alla scoperta dei maestosi bassorilievi ritrovati nel palazzo reale di Ninive, in cui è testimoniata la tecnica di guerra degli Assiri, basata su macchine belliche. Lachis è stata riportata alla luce sotto l'attuale Tell ed-Duweir, in posizione strategica a circa 40 chilometri da Gerusalemme.
Il giudizio di Salomone, di Giambattista Tiepolo.
I libri delle cronache
I due libri delle Cronache sono due testi contenuti nella Bibbia ebraica (Tanakh, dove sono contati come un testo unico) e cristiana.
Sono scritti in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la loro redazione definitiva, a opera di autori ignoti, è collocata attorno al 330-250 a.C. in Giudea. Rappresentano una rielaborazione della storia degli Ebrei già narrata negli altri testi storici.
Il primo libro è composto da 29 capitoli contenenti varie genealogie da Adamo a Davide e la descrizione del suo regno (fino al 970 a.C. circa). Il secondo libro è composto da 36 capitoli descriventi il regno di Salomone e la storia del regno di Giuda, la sua distruzione, l'esilio babilonese e il ritorno (dal 970 a.C. circa al 538 a.C.)
Il Cronista
I due Libri delle Cronache ripropongono molte delle vicende già narrate nei due Libri di Samuele e nei due Libri dei Re. Ma non si tratta di una pura e semplice riedizione, come potrebbe apparire a prima vista. Quei libri appartengono infatti alla tradizione deuteronomistica, mentre l'autore di questi due libri, definito il Cronista, appartiene alla cosiddetta Tradizione Sacerdotale, la stessa del primo capitolo della Genesi. Tale tradizione sorge a Babilonia durante l'Esilio; a differenza del Deuteronomista, essa ha chiaro alla mente un preciso progetto che non è solo storico, ma anche e soprattutto religioso.
Infatti il Cronista non si limita a esporre fatti, come fa il Deuteronomista nella famosa "Successione al Trono di Davide". Egli seleziona e rielabora i dati allo scopo di esaltare principalmente il Tempio ed il Culto in Gerusalemme, intesa come il cuore stesso della fede e dell'identità di Israele come popolo. Non a caso, sui 19 capitoli dedicati dal Primo Libro al Regno di Davide, ben 10 sono dedicati al trasporto dell'Arca dell'Alleanza in Gerusalemme ed alle disposizioni del re a proposito della costruzione del Tempio, come se a suo figlio Salomone non fosse rimasto che mettere in atto le disposizioni paterne. Altri 8 capitoli del Secondo Libro sono poi dedicati all'effettiva costruzione di quella che fu definita l'ottava meraviglia del mondo antico. La storia narrata dal Cronista è dunque in realtà una Storia Sacra, una storia che ruota attorno al Tempio.
L'attendibilità storica dei Libri delle Cronache è spesso problematica e, come osservano gli studiosi della Bibbia Edizioni Paoline, il redattore "esclude tutto ciò che può offuscare la gloria di Davide e di Salomone, sorvola su tutta la storia del Regno del Nord. Quando si tratta dei leviti, ardisce introdurre delle sconvolgenti correzioni e modifiche nelle fonti, idealizza le figure di Davide e Salomone, applica in tutti i casi e in forma molto rigida il principio del contrappasso, crea i discorsi religiosi e polemici dei re, inventa oracoli di profeti, maggiora i numeri, non rifugge dagli anacronismi, sottolinea i diretti interventi di Dio in favore dei Giudei. Il Cronista ci fornisce una storia midrascica, cioè una riflessione immaginativa ed uno sviluppo di dati storici, a partire dalla S. Scrittura nel senso della Tradizione"; inoltre, come evidenziano gli esegeti dell'interconfessionale Bibbia TOB, il testo, al pari degli altri libri biblici, ha anche risentito di errori di trasmissione in quanto "il Cronista ha conosciuto il testo ebraico di Samuele-Re in uno stato più antico di quello che attualmente possediamo, e sia Samuele-Re che Cronache hanno subito l'inevitabile manomissione dei copisti". Notano gli stessi esegeti, come tra gli esempi di incongruenze storiche vi sia l'episodio in 1Cro5,2, relativo alla deportazione, in cui " il Cronista, per il quale gli avvenimenti ricordati sono lontani, confonde le due deportazioni menzionate nel libro dei Re (2Re15,29 e 17,3-6): la prima nel 734 riguardò la Transgiordania, la seconda nel 721 investì la Samaria e il regno d'Israele; inoltre, egli accenna a due re d'Assiria, Pul e Tiglat-Pilezer, ma questi due nomi si riferiscono allo stesso personaggio, mentre la seconda deportazione fu portata a termine da Salmassar e Sargon"; un altro esempio di anacronismo si trova in 1Cro16,27 dove "il Cronista, che fa cantare il salmo al tempo di Davide, non poteva parlare del tempio che ancora non esisteva".
Esilio e dominazione persiana
I Libri delle Cronache sarebbero stati redatti da gruppi di israeliti di stirpe sacerdotale levitica nella provincia di Jehud, ex colonia babilonese che assunse il nome di Yehud Medinata a seguito del trasferimento alla regola dei Persiani, in un tempo in cui la comunità ebraica avvertiva particolarmente il contrasto fra l'ordine sociale del periodo del Primo e del Secondo Tempio e quello imposto della dominazione dei Persiani. L'identità e il fattore unificante del popolo ebraico sono rappresentati dall'elemento religioso e non più da quello storico. La maggior parte dei commentatori fissava l'intervallo di datazione fra la fine della cattività babilonese e l'inizio dell'età ellenistica, scelta come limite superiore per la totale assenza di un qualsiasi influsso della teologia ellenistica e del greco ellenistico.
Secondo il teologo protestante svizzero Thomas Willi, durante l'esilio babilonese gli Ebrei avrebbero continuato a praticare i sacrifici come accadeva al tempo del Primo Tempio di Gerusalemme. Caduto il Regno di Giuda, venne meno la continuità liturgica e istituzionale che non si erano interrotte fra il Primo Tempio e l'esilio: se il Secondo Tempio fu percepito dagli Ebrei ancora come la dimora di JHWH, tuttavia esso non si identificava più con la dimora del re e del suo Dio, ma come la dimora di un Dio universale che non era più vistp come un elemento unificante del popolo ebraico. La tendenza universalistica della nuova religiosità ebraica del Secondo Tempio favorì successivamente l'assorbimento delle comunità ebraiche all'interno della cultura religiosa dell'Impero Persiano. Malgrado l'indipendenza proclamata dalla provincia di Jehud, agli Ebrei non fu più possibile continuare a sviluppare le proprie tradizioni descritte nel Pentateuco e nella storia del Deuteronomio.
Si ebbe quindi una fase di riappropriazione della propria identità storica con i Libri dell Cronache e l'esegesi dei testi antichi, seguita da una fase di integrazione con i Persiani, nella nuova consapevolezza di appartenere ad un'umanità universale.
Secondil Willi, i figli di Davide non si opposero all'instaurazione di un monarca non israelita che era devoto al culto di divinità pagane, bensì riuscirono a integrarsi in un nuovo ordine sociale multireligioso, multietnico e tollerante che lasciò loro il diritto di celebrare la Pasqua Ebraica nelle date e nei modi prescritti dal Pentateuco: una prova determinante sarebbe la lettera pasquale indirizzata dal re Dario II alla comunità ebraica di Elefantina, datata all'anno 419 a.C.
Datazione
In 1 Cr 29,7 si dice che i capofamiglia delle Tribù d'Israele offrirono tra l'altro « diecimila darici » per la costruzione del Tempio di Salomone. Ma si tratta di un evidente anacronismo: come dice il nome, queste monete furono fatte coniare dall'imperatore persiano Dario I (522-486 a.C.), del quale portavano l'effigie. Al tempo di Davide e di Salomone le monete non erano neppure in uso; evidentemente il Cronista trasporta al tempo dei Re un'abitudine corrente alla sua epoca. Questo è uno dei più validi argomenti usato da chi data i Libri delle Cronache al V secolo a.C.
Il secondo argomento si collega a quanto detto nel paragrafo precedente: il Tempio di Gerusalemme è centrale nel libro proprio perché viene additato dal Cronista come simbolo di speranza e di fiducia per gli Ebrei ritornati in Palestina dopo l'esilio, e costretti a vivere tra mille difficoltà materiali e morali.
Ma ci viene in aiuto anche la più vistosa differenza tra il Cronista e il Deuteronomista, e cioè il fatto che il primo ignora totalmente le vicende del Regno Settentrionale, come se non valesse la pena di spendere parole per degli "eretici" che avevano abbandonato la purezza del culto nel Santo dei Santi di Gerusalemme. È probabile che dietro questa scelta ci sia un ben preciso intento polemico: nel IV secolo a.C. i Giudei gerosolimitani erano in forte contrasto con i Samaritani, insediati dagli Assiri nei territori che erano appartenuti al Regno del Nord.
Fonti
Il Cronista attinge spesso dai Libri di Samuele e dei Re (ciò dimostra che essi sono antecedenti al suo lavoro), talvolta riprendendo alcuni passi quasi alla lettera, ma in 1 Cr 29,29 sono citate anche le presunte fonti utilizzate dal Cronista per redigere il suo primo libro: gli Atti del Veggente Samuele, gli Atti del Profeta Natan e gli Atti del Veggente Gad. Bisogna far notare che i Profeti d'Israele si dividono in due gruppi, i "profeti scrittori" e i "non scrittori". Dei primi ci sono pervenuti lunghi testi: è il caso di Isaia, Geremia ed Ezechiele. Dei secondi invece non ci è pervenuto nulla: Samuele, Natan, Elia ed Eliseo sono tra questi.
Naturalmente nulla vieta che anche Samuele e Natan abbiano scritto dei propri libri di visioni, che non ci sono pervenuti, ma bisogna ricordare che Samuele morì prima che Davide salisse al trono, ed è dunque assai improbabile che possa aver scritto degli atti del "re Davide". A quei tempi poi la scrittura era assai meno diffusa di quanto non sarebbe stato all'epoca dei profeti scrittori; considerando anche l'assoluta mancanza di altri riferimenti a questi scritti, è più probabile che si tratti di un espediente letterario del Cronista, che ha voluto dare al proprio scritto un'autorevolezza pari a quella di altri scritti biblici. Allo stesso modo i Proverbi o il Qoelet sono posti sotto l'egida di re Salomone per accrescerne il valore e la sacralità, un po' come Alessandro Manzoni sostenne di aver tratto i suoi Promessi Sposi dalla famosa pergamena seicentesca.
Questo naturalmente non significa che il Cronista abbia inventato di sana pianta tutto ciò che racconta; egli poteva sicuramente consultare ottime fonti documentarie per noi perdute, in parte diverse da quelle dei Libri dei Re.
Contenuto
- Suddivisione del testo
Il Primo Libro delle Cronache descrive le vicende del popolo ebraico dalle origini leggendarie fino all'XI secolo a.C. attraverso delle genealogie, e poi dei re Saul e Davide in forma narrativa; il Secondo Libro parla solo in forma narrativa, parte dalla morte di Davide (circa 970 a.C.) e giunge fino alla distruzione del regno di Giuda nel 587 a.C.
In tutto i due libri comprendono 65 capitoli (29 nel primo e 36 nel secondo) che si possono suddividere in diverse parti:
La storia genealogica del Popolo Eletto (1 Cr 1-9);
Il regno di Davide (1 Cr 9-21), comprendente sua ascesa al regno (1 Cr 9-12) e le sue imprese vittoriose (1 Cr 13-21);
I preparativi per la costruzione del Tempio (1 Cr 22-28);
Il regno di Salomone (1 Cr 29-2 Cr 9);
La storia del regno meridionale (2 Cr 10-36), comprendente in particolare i regni di Giosafat (2 Cr 17-20), Ioas (2 Cr 23-24), Ezechia (2 Cr 29-32) e Giosia (2 Cr 35-36), cui il Cronista dedica ampio spazio perché riformatori del culto e nemici dell'idolatria.
- Le Genealogie
Come si è detto, a differenza dei Libri di Samuele e dei Re, eminentemente narrativi, i Libri delle Cronache si aprono con 9 capitoli di genealogie nude e crude. Il primo versetto del Primo Libro comincia addirittura ex abrupto con una lista di tredici nomi: Adamo, Set, Enos, Kenan, Maalaleel, Iared, Enoch, Matusalemme, Lamech, Noè, Sem, Cam e Jafet. Sono i nomi dei patriarchi antidiluviani tratti dal capitolo 5 della Genesi, come ad indicare che il Cronista vuole ritornare alle origini più remote della storia, a partire dallo stesso primo uomo (anche il Vangelo di Luca, capitolo 3, riporterà la genealogia di Gesù fino ad Adamo).
In pratica, con nove capitoli di genealogie, tra le quali si rintracciano praticamente tutti i protagonisti del Pentateuco, il Cronista intende riassumere l'intera vicenda storico-religiosa di Israele antecedente all'era monarchica. Un procedimento analogo sarà adottato anche nel Nuovo Testamento da Matteo e Luca, che presenteranno delle genealogie di Gesù per ricollegarlo a tutta la Storia della Salvezza a Lui precedente. I due evangelisti hanno tra l'altro attinto copiosamente agli elenchi del Cronista per compilare le loro genealogie.
Quello genealogico era un vero e proprio genere letterario, in voga presso vari popoli dell'Oriente Antico, seppure con minore frequenza che nell'Antico Testamento. Le genealogie servono a far riscoprire l'identità stessa di un popolo come nazione, ma anche a legittimare l'accesso a determinate posizioni sociali. Ad esempio, chi voleva essere sacerdote in Israele doveva poter dimostrare, elenchi genealogici alla mano, di discendere da Levi, figlio di Giacobbe e fondatore della tribù sacerdotale. Questo aspetto divenne particolarmente importante nell'era postesilica, a cui abbiamo detto risalire il lavoro del Cronista, quando i Giudei tentavano di ritrovare la loro stessa identità culturale e religiosa dopo lo choc di aver vissuto settant'anni nel bel mezzo del sincretismo e del cosmopolitismo babilonese.
Nelle genealogie e negli elenchi riportati dal Cronista si riscontrano parecchie incongruenze dovute sia al sommarsi di vari strati redazionali che all'uso di differenti fonti in contraddizione, oltre che a varianti dovute ai copisti. Gli esegeti cristiani notano, ad esempio, come "la lista dei figli di Manasse è data dai vv. 14-19, che pongono parecchi e difficili problemi. [...] È difficile trovare una spiegazione soddisfacente a tutte queste difficoltà, e ogni tentativo di affrontarle correggendo il testo rimane semplicemente congetturale" e - in merito agli elenchi di sacerdoti, discendenti di Levi, cantori e residenze dei figli Aronne, presentate in 1Cro5,27-6,66 - osservano che "questi lunghi elenchi sono per la maggior parte aggiunte composte a partire da dati biblici, da fonti non verificabili e da combinazioni arbitrarie"; anche tra i discendenti di Giuda e Beniamino vi sono importanti discrepanze: "le informazioni sulla discendenza di Beniamino nel c. 8, sono di genere diverso e a volte difficile a comprendersi. Esse ripetono altre liste che si trovano in 7,6-12 o in 9,35-4, ma con delle varianti", mentre "nella sezione di Giuda si notano una sequenza caotica e delle ripetizioni, risultanti dal mantenimento di notizie che riguardano la presenza di tribù non israelitiche, come Ieracmel e perfino Caino, tra i progenitori di Davide. [...] Viene dunque mantenuta non soltanto la genealogia effettiva, ma anche una variante nella quale sono inseriti degli antenati non edificanti, con il risultato che un fratello diventa zio o persino padre" e "questo lungo brano è in realtà un coacervo di documenti riguardanti Giuda e Davide, radunati in maniera tale da tradire l'intenzione dell'autore [...] Così troviamo una prima lista di discendenti al c.2, una seconda lista in 4,1-23 e un brano centrale sui discendenti di Davide al c. 3".
- Da Dan a Bersabea
Quest'espressione è usata in 1 Cr 21,2 per indicare la totalità del territorio di Israele, secondo un procedimento tipico delle culture semitiche e detto di « inclusione »: indicare le due estremità di una realtà significa indicarla nella sua interezza. Dan (oggi Tel Dan), in ebraico "giudizio", si trova all'estremità settentrionale della Terra di Canaan, presso la sorgente del fiume Giordano, mentre Bersabea (oggi Tel Be'er Sheva), in ebraico "pozzo del giuramento", si trova all'estremità meridionale della Giudea. È un luogo rinomato nell'Antico Testamento, essendo teatro di vari eventi all'epoca dei patriarchi (vedi Gen 21). Da notare che anche nell'Apocalisse Cristo definisce sé stesso « l'Alfa e l'Omega »: un evidente esempio di inclusione, giacché questa espressione viene ad indicare l'intero alfabeto greco, e quindi la totalità del Creato.
Eugenio Caruso
- 10-03-2022