Dario il Grande, seguace del zoroartrismo


GRANDI PERSONAGGI STORICI - Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. Gli imperatori romani figurano in un'altra sezione.

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I PIU' ANTICHI (oltre il 1000 aC)
Re egiziani del periodo predinastico - 3900/3060 aC
Menes - ......./3125 aC
Cheope - ....../2566 aC
Chefren ....../2532
Gilgames - prime iscrizioni nel 2500 aC
Sargon - 2335/2279 aC
Shamshi Adad I - 1813/1781 aC
Hammurabi - 1792/1750 aC
Akhenaton - 1375/1333 aC
Tutanchamon - 1341/1323 aC
Ramsete II - 1303/1213 aC
Davide- 1040/970aC

Dario I

Dario I di Persia (detto il Grande) in persiano antico: : "Colui che possiede il bene" - 550 a.C. – 486 a.C., figlio di Istaspe, fu re di Persia dal 522 a.C. al 486 a.C.. Dario I cinse anche la corona d'Egitto con il nome di Stutra. Fece spostare la capitale da Pasargade a Persepoli, abbellendola e arricchendola con giardini e palazzi, tanto che diventò una stupenda città d'arte.
La dinastia di Dario, chiamata Achemenide, era parte della nobiltà persiana. Quando egli salì al trono, alla morte di Cambise II (522 a.C.), tentò probabilmente di creare un collegamento diretto tra la sua famiglia e i Teispidi, ovvero la dinastia d'origine di Ciro il Grande e Cambise.

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Rilievo raffigurante Dario I assiso sul trono rinvenuto presso Persepoli


Quest'ultimo morì cadendo da cavallo, sulla via di ritorno dall'Egitto; quando la notizia giunse a Persepoli, il fratello del re, Bardiya, tentò di salire al trono. Un'altra versione vuole che il mago Gaumata abbia fatto assassinare Bardiya (meglio conosciuto come Smerdi) e governato sotto le sue mentite spoglie. Dario ebbe l'opportunità di intervenire e, con l'appoggio dell'aristocrazia, riuscì ad eliminare gli usurpatori.
In quel momento Dario ricopriva il ruolo di ufficiale negli Immortali, la famosa guardia imperiale persiana, e fu anche grazie all'appoggio di alcuni commilitoni (dei quali Erodoto ci riporta i nomi: Otane, Aspatine, Gobria, Intafrene, Megabizo e Idarne) che riuscì a uccidere l'usurpatore nel settembre del 522 a.C.. Nelle iscrizioni di Bisotun, fatta incidere da Dario stesso, si dice che, con l'aiuto di Ahura Mazda e di sei altri nobili, sorprese Gaumata in una delle sue fortezze, in Media. Per consolidare le sue pretese al trono sposò Atossa, figlia di re Ciro II, sorella di Cambise e vedova di Gaumata. Da questa unione nacquero: Serse I, successore di Dario, e Achemene, penultimo satrapo d'Egitto. Questi convulsi rivolgimenti nel potere centrale furono interpretati dai governanti delle province più esterne dell'impero come segnali della possibilità di riottenere la propria indipendenza. In Susiana, Babilonia, Media, e Margiana comparvero nuovi usurpatori che pretendendo di appartenere alla discendenza reale, riunirono intorno a sè grandi eserciti. Nella stessa Persia, un certo Vahyazdata imitò Gaumata e gran parte del popolo lo credette il vero Bardiya. Dario, malgrado disponesse solamente di un piccolo esercito composto da Persiani e Medi, al comando di un ristretto numero di generali fedeli, riuscì a superare tutte le difficoltà. Tra il 520 a.C. ed il 519 a.C. tutte le ribellioni furono sedate e Dario ristabilì la sua autorità su tutto l'impero.
Dario, che nelle sue iscrizioni appare come un fervente seguace della religione monoteistica di Zaratustra, tentò di imporre il zoroartrismo come unica fede, ma la casta sacerdotale lo ostacolò, fu un valente statista che riorganizzò profondamente il sistema di amministrazione dell'impero ponendo mano anche ai codici delle leggi civili e penali. Le sue modifiche riguardarono, in modo particolare, il commercio degli schiavi, le leggi sulle testimonianze, i prestiti, la corruzione e il diritto di faida. L'amministrazione dell'impero subì notevoli innovazioni con la definizione rigorosa delle province e dell'entità dei tributi che ciascuna di esse doveva versare all'erario centrale. Dario divise l'impero in venti province ciascuna sotto la guida di un governatore, o satrapo la cui posizione era usualmente ereditaria e dotata di grande autonomia, permettendo a ciascuna provincia di possedere leggi proprie, tradizioni e una nobiltà locale. Fece costruire la Via Reale di Persia conosciuta anche con il nome di Via Daria. Questa strada collegava la Turchia con Susa e successivamente a Persepoli. Il tributo all'erario era pagato in oro o argento e questo prelievo fu spesso la causa del declino economico di regioni precedentemente fiorenti come la Babilonia. Ciascuna satrapia possedeva anche un funzionario addetto al controllo delle finanze e un supervisore militare i quali, come il satrapo, controllavano l'amministrazione. Tutte e tre queste figure facevano capo direttamente al re. Questa struttura di ripartizione del potere nelle satrapie era volta a ridurre il rischio di rivolte. Dario espanse anche la burocrazia imperiale aumentando il numero degli scribi addetti alla registrazione delle questioni amministrative. In campo militare il tempo delle conquiste era ormai giunto al termine e le guerre combattute da Dario ebbero solamente lo scopo di garantire la stabilità dei confini dell'impero. Per tali motivi soggiogò le popolazioni barbariche delle zone montuose del Ponto e dell'Armenia, estese il controllo persiano fino al Caucaso, combatté contro i Saka e le altre tribù iraniche che vivevano oltre il fiume Oxus. Anche in campo militare Dario svolse una profonda azione di rinnovamento introducendo la coscrizione obbligatoria, la paga per i soldati, forme codificate di addestramento e rinnovando l'organizzazione dell'esercito e della marina.
Grandi furono i progetti che presero vita durante il regno di Dario I, primo tra tutti la costruzione della nuova capitale: Persepoli. Pasargade, la precedente capitale, era fortemente legata alla memoria della dinastia di Ciro il Grande e del figlio Cambise II e pertanto il nuovo re volle erigere una nuova città che sottolineasse l'avvento della nuova dinastia. Persepoli, che ebbe mura alte 20 metri e larghe 11, rappresentò un enorme sforzo ingegneristico. La stessa tomba di Dario fu scavata in una parete rocciosa non lontano dalla città. Anche le varie province videro un'intensa attività edilizia rivolta soprattutto alla realizzazione di strade e altre vie di traffico.

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Persepoli, resti del palazzo di Dario I


In Egitto, Dario portò a compimento il progetto, iniziato sotto Necho II, di ampliamento del canale navigabile tra il Nilo e il Mar Rosso; un'iscrizione geroglifica ricorda come le navi del re navigarono dal Nilo fino alla mitica Saba passando per il Mar Rosso. 2500 anni prima della costruzione del canale di Suez, i persiani già navigavano tra il Mediterraneo e il mar Rosso. Alcune tavolette cuneiformi provenienti da Persepoli ricordano la costruzione delle strade tra Susa e Persepoli e tra Sardi e Susa. Queste strade erano dotate di stazioni di posta e locande ed erano sorvegliate da guarnigioni militari per rendere sicuro il traffico.
Tra le realizzazioni di Dario in questo campo va anche ricordata la grande iscrizione di Behistun incisa sulle rocce nei pressi della città omonima e dedicata a tramandare ai posteri l'ascesa al trono del re e i suoi legittimi diritti sul trono stesso. Dario I è spesso ricordato per il grande impulso che dette al commercio. Fissò il valore, in peso, delle monete e introdusse la coniazione del Darico aureo allo scopo di fornire un sistema uniforme per le transazioni commerciali all'interno dell'impero. Nell'ambito dello sviluppo delle vie commerciali inviò spedizioni lungo i fiumi Kabul e Indo guidate da un ufficiale cario, Scylax, che esplorarono l'Oceano Indiano dalle foci dell'Indo fino a Suez. Anche l'adozione di unità di misura standardizzate (come il cubito reale) fu una misura per favorire lo sviluppo dei commerci. È possibile che, sotto Dario, l'impero persiano abbia avuto contatti con Cartagine (forse la Karka dell'iscrizione di Nakshi Rustam), la Sicilia e l'Italia.
In campo religioso proseguì nella politica di tolleranza dei suoi predecessori e, anche allo scopo di prevenire le rivolte delle nazioni conquistate, Dario favorì il permanere dei culti locali proteggendone i templi e i sacerdoti. Permise agli Ebrei di riedificare il Tempio di Gerusalemme e in Egitto il suo nome appare nei templi che fece costruire a Menfi ed a Edfu. Sempre in Egitto permise la riapertura della Casa della vita di Sais.
Intorno al 514 a.C. Dario diede il via alla guerra contro gli Sciti. Un grande esercito attraversò il Bosforo, soggiogò la Tracia orientale e attraversò il Danubio. Lo scopo di questa guerra era di prendere alle spalle le tribù nomadi che minacciavano i confini dell'impero rendendo questi maggiormente sicuri. L'intero piano era basato su una ipotesi geografica errata, comune in quell'epoca e che ingannerà, in seguito, anche Alessandro I di Macedonia; si credeva, infatti, che un fiume noto come Indo Caucasico, nascente dalla catena dello Indo Kush, e lo Iaxartes, conosciuto ora come Syr Darya, fossero prossimi al Mar Nero. La spedizione fu un fallimento: dopo essere avanzato per alcune settimane nelle steppe della Ucraina Dario diede l'ordine di fermata presso le rive del fiume Oarus e ordinò il ritorno senza aver raggiunto gli obiettivi prefissati, ma dopo aver fatto costruire ottanta forti a ottanta miglia di distanza uno dall'altro. L'affermazione di Erodoto secondo cui la spedizione avrebbe raggiunto e attraversato il Volga non ha trovato conferme. In ogni caso, durante la ritirata gli Sciti con i loro alleati, in particolare i Sarmati, tentarono di distruggere l'esercito nemico, arrivando prima di loro presso il ponte di barche sul fiume Istro. Ma l'armate del sarmata Scopase fu sconfitta del presidio di Ioni che controllava il ponte, permettendo a Dario e al suo esercito di rientrare in Persia. Benché con la spedizione non si conseguirono gli obiettivi prefissati, l'armata persiana riuscì ad assoggettare e consolidare il controllo della costa della Tracia fino al fiume Strimone.
Benché la Grecia europea fosse culturalmente ed economicamente connessa con le città greche della costa dell'Asia Minore, vassalle dell'impero persiano, Dario non cercò lo scontro con le prime. Le guerre persiane furono la conseguenza del supporto dato da Atene ed Eretria alla ribellione delle città ionie e carie. La prima spedizione persiana, guidata da Mardonio, fallì presso il promontorio del Monte Athos nel 492 a.C., con la disfatta della flotta persiana distrutta da una tempesta. L'esercito penetrato in Attica, sotto il comando di Dati e di Artaferne, fu sconfitto nella battaglia di Maratona del 490 a.C. Nel 486 a.C. Dario venne distolto dalla preparazione della terza spedizione contro la Grecia da una ribellione in Egitto. Poco dopo Dario morì al termine di un regno durato trentasei anni.

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Il rilievo rupestre di Dario a Behistun (Iran)


Figli
Dalla figlia di Gobyras:
- Artabazanes
- Ariabignes
Da Atossa:
- Serse
- Achemene
- Hystaspes
- Masistes
- Mandane
Da Artystone:
- Arsames
- Gubaru
- Artozostra
Da Parmys, figlia di Smerdis:
-Ariomardus
Da Phratagune:
- Abrocomes
- Hyperanthes
Da Phaedymia, figlia di Otanes
- sconosciuto
- DB
Da una donna ignota:
- Ariamene
- Arsamene
- sconosciuta (moglie di Artoce)
- sconosciuta (moglie di Daurise)
- sconosciuta (moglie di Himea)
- Sandauce
- Istin
- Pandušašša
Dario I visitò l'Egitto una sola volta, nel 517 a.C. La sua politica verso la più ricca delle province dell'impero persiano fu più illuminata di quella del suo predecessore. Uno dei primi atti del nuovo re fu quello di ordinare la raccolta di tutte le leggi e i documenti storici disponibili, dimostrando così attenzione e rispetto per la tradizione egizia. Dario rimosse, e fece giustiziare, Aryandes, satrapo sotto Cambise II, a causa dell'atteggiamento di questi verso gli egizi ma anche intravedendo nelle sue azioni l'intenzione di fare dell'Egitto una possibile base di partenza per tentare la scalata al trono achemenide. Malgrado l'atteggiamento del re, dopo la sconfitta di Maratona, 490 a.C., si ebbero numerose rivolte in tutto l'Egitto e nel 486 a.C., poco prima della morte di Dario I, tutto il delta del Nilo si ribellò. L'egittologo Eugène Cruz-Uribe ritiene che uno dei protagonisti della rivolta si sia proclamato sovrano con il nome di Psammetico IV, con un possibile riferimento all'ultimo sovrano della XXVI dinastia egizia, Psammetico III, che vide il proprio regno soccombere alla potenza persiana. Gli storiografi della Grecia antica hanno sempre, giustamente, celebrato la vittoria sui persiani, ma sottovalutato l'importanza e la valenza culturale che, all'epoca, aveva l'impero persiano.

Zarathuštra

Zarathuštra, italianizzato in Zaratustra o, anche Zoroastro – Balkh, IX-VIII secolo a.C., è stato un profeta e mistico iranico, fondatore dello Zoroastrismo e autore delle cinque gatha (Con il termine avestico gatha, lett. "canto religioso", si indicano i cinque "canti religiosi" che risultano essere la parte più antica dell'Avesta, probabilmente risalenti almeno agli inizi del primo millennio a.C., e che vengono direttamente attribuiti a Zarathuštra) raccolte nell'Avesta (L'Avesta è il nome sotto il quale si colloca l’insieme dei libri sacri appartenenti alla religione mazdea).
Non si conosce con precisione in quale periodo sia vissuto, ma gli studiosi collocano il personaggio storico Zarathuštra tra l'XI e il VII secolo a.C. Ipotesi più recenti, attestate da una verifica filologica e archeologica, ritengono tuttavia più plausibile una sua collocazione nell'Età del Bronzo tra il XVIII secolo a.C e il XV secolo a.C. L'area geografica in cui si ritiene possa aver vissuto e predicato il profeta iranico è compresa tra gli odierni Afghanistan e Turkmenistan.

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Tempio zoroastriano a Yazd in Iran


Zarathuštra nella tradizione mazdaica
Le leggende intorno alla vita di Zarathuštra in ambito mazdaico nacquero presto e furono trasmesse per tradizione orale. Una prima raccolta biografica del profeta si trova nel capitolo VII del testo pahlavico del IX secolo il Denkart (anche Denkard, "Opera della religione"). Ma per arrivare ad una biografia completa, seppur leggendaria, che raccogliesse le fonti tradizionali occorre tuttavia aspettare il XIII secolo d.C., con l'opera di Zarathushti Bahrâm-î-Pazdû, poeta di fede mazdeista originario della città santa mazdeista di Rage (oggi Rey o Shahr-e-Rey nella Regione di Teheran), lo Zarâthusht-nâma (Il libro di Zarathuštra) redatto in lingua persiana. Secondo tali opere, prima della comparsa del profeta iranico gli uomini erano soggiogati da Angra Mainyu (Ahriman, Spirito del male). Ahura Mazda (il dio creatore di ogni cosa e sommo bene) decise quindi di inviare loro un profeta che li guidasse e li salvasse dalla malvagità che avvolgeva il mondo. Così nacque Zarathuštra, terzo dei cinque figli di Dughdova ("Giovane del latte"), che lo concepì immersa nella luce, e di Pourušaspa ("Possessore di cavalli pezzati") un uomo religioso e colto appartenente alla famiglia degli Spitama ("Determinazione radiosa"). A Zarathuštra Ahura Mazda affidò la "rivelazione" (den anche nel significato più ampio di "religione"), in un progetto di salvezza voluto dal Dio unico. Lo stesso angelo "custode" (fravašay, spirito guida) di Zarathuštra fu creato da Ahura Mazda millenni prima della nascita del profeta. Prima di Zarathuštra, Ahura Mazda aveva affidato parti, ma solo parti, della "rivelazione" al "primo uomo" (Gayomard), alla prima coppia (Masya e Masyana) e al primo re (Yima). La rivelazione completa consiste tuttavia nell'intero Avesta, rivelato a Zarathuštra, e il considerare le gatha come l'esclusiva rivelazione zarathuštriana è definito "eresia". Zarathuštra possiede dunque per la tradizione mazdeista un ruolo centrale nella salvezza dell'umanità, è stato lui a pronunciare per primo l'inno dell'Ahuna Vairya (Yatha ahu vairyo) che fece fuggire i demòni dalla terra dove prima si aggiravano liberamente. La tradizione mazdaica assegna alla vita di Zarathuštra numerosi episodi miracolosi, fin dal concepimento, quando la madre Dughdova, ricevendo lo Xvarenah di Zarathuštra, fu immersa in una luce sovrannaturale e le mura della casa furono incandescenti per tre notti, e con la gravidanza, quando i demòni del mondo furono presi dal terrore prevedendo la loro fine. Zarathuštra nacque ridendo. Il suo corpo, la sua anima, il suo spirito e la sua gloria furono infatti tutti trasmessi da Ahura Mazda, il Dio unico. L'incontro con Dio avvenne a trent'anni, quando Zarathuštra bagnandosi nel mezzo del fiume Daitya (il fiume Amu Darya) per le purificazioni rituali del mattino prima del sacrificio dell'Haoma, risalendo sulla riva incontrò una figura luminosa che si presentò a lui come Vohu Manah (il "Buon Pensiero", l'Ameša Spenta, l'angelo o l'arcangelo, di Ahura Mazda) che quindi lo rapì portandolo nel cielo al cospetto del Dio unico. Sette saranno gli incontri tra il profeta e il suo Dio, il quale gli consegnò la "rivelazione" ordinandogli di diffonderla nel mondo. Ma nel mondo Zarathuštra incontrò l'ostilità dei sacerdoti (i malvagi karapan, i mormoratori, e gli usig i sacrificatori) di quella che da quel momento egli considerò la vecchia e falsa religione. Gli Dèì di essa, i Daeva, non erano altro per Zarathuštra che demòni, seguaci dello spirito del Male, Angra Mainyu. Così il profeta fu costretto a fuggire dalla sua terra natale e a trovare rifugio presso il kavi Vištaspa ("Colui che possiede cavalli veloci"), uno dei principi (o il re) della Battriana. Qui, dopo alcune peripezie, il profeta all'età di quarant'anni convertì il principe alla "nuova" fede religiosa. Quest'ultimo divenne il suo protettore. All'età di 77 anni, secondo alcuni racconti, Zarathuštra fu assassinato mentre pregava da un uomo malvagio, un karapan di un clan turanico, di cui conosciamo il nome in pahlavico, Tur I Bradres, salendo dopo la morte direttamente in cielo. Sempre secondo le tradizioni, oggi il suo seme è raccolto nel lago di Kansaoya e quando gli esseri malvagi saranno separati da quelli buoni, una vergine si bagnerà nel lago rimanendo incinta e partorirà il (o i) saošyant (lett. il "salvatore") che sovrintenderà alla fine dei tempi e al rinnovamento del mondo. Secondo le fonti tradizionali Zarathuštra sarebbe vissuto "258 anni prima di Alessandro" quindi tra il 628 a.C. e il 551 a.C..

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Immagine rinvenuta a Doura Europos (Siria), risalente al III secolo d.C., che, comunemente, viene intesa come quella di Zarathustra


Zarathuštra nel mondo classico
È opinione comune che sia stato Xanto di Lidia a citare per primo, nel V secolo a.C., il profeta iranico nel mondo greco. Utilizzando il nome Zoroástres derivato da un'alterazione del nome originario. Arnobio sostenne che Ctesia di Cnido indicò in Zoroástres un re della Bactriana. Platone, in un dialogo ritenuto spurio dalla maggioranza degli studiosi, dice che in Persia:
«A quattordici anni il ragazzo viene affidato ai cosiddetti pedagoghi reali: essi vengono scelti tra i quattro Persiani, nel fiore dell'età, considerati migliori, per sapienza, giustizia, temperanza, coraggio. Di questi, il primo gli insegna la magia di Zoroastro, figlio di Oromasdo (ossia il culto degli dèi) e l'arte di regnare»
(Platone. Alcibiade maggiore, 121e-122a.)
Plinio sostenne che il discepolo di Platone, Eudosso di Cnido, erudito e geografo, descriveva la dottrina di Zoroástres come fondata sulla morale, precedente a quella degli Egizi, e che tale personaggio visse seimila anni prima di Platone. Per Antonino Pagliaro queste citazioni non ci consentono però di stabilire che Platone abbia avuto notizie precise su Zarathustra, ma è certo che tra i suoi diretti discepoli nell'Antica Accademia di Atene la figura di Zarathuštra godette di ampia stima al punto da creare un legame tra il profeta iranico e lo stesso Platone. Sempre secondo Pagliaro, la datazione a seimila anni prima di Platone possiede un profondo connotato dottrinale in quanto rifletterebbe la cosmologia iranica nell'ambiente dell'Accademia di Atene, il dato di "seimila" anni significherebbe infatti che Platone è collocato all'inizio della seconda metà dell'eone (eone è un'unità geocronologica utilizzata in geologia) e Zarathuštra al suo principio. Tale apprezzamento è presente anche in Aristotele il quale pone i Magi, i sacerdoti mazdei, tra le figure che precedettero Platone nello stabilire l'origine delle cose:
«... e, infatti, quei pensatori come Ferecide e alcuni altri, pur mescolati tra i teologi, non si espressero in linguaggio esclusivamente mitico, identificando il primo principio della generazione delle cose col sommo bene, e così la pensano i Magi e alcuni fra i sapienti più recenti, quali Empedocle e Anassagora, l'uno considerando l'Amicizia come elemento, l'altro considerando l'Intelletto come principio»(Aristotele. Metafisica XIV (N) 1091a-1091b. Traduzione di Antonio Russo in Aristotele. Opere vol.I. Milano, Mondadori, 2008, pag.1087)
La figura di Zarathuštra fu tuttavia, a partire dal mondo classico, soggetta a diverse interpretazioni indotte da due fondamentali elementi: l'accostamento dell'antica figura del profeta iranico ai contemporanei sacerdoti Magi, di origine meda, i quali adattarono le dottrine di Zarathuštra a loro credenze precedenti, soprattutto di carattere astrologico, acquisite dopo la conquista da parte di Ciro (VI secolo a.C.) della Babilonia; l'adattamento del nome avestico Zarathuštra nel greco Zoroástres, dove il termine avestico zara (dorato) viene reso come zorós ("puro", "non mischiato") mentre l'avestico uštra (luce) come ástra (stella), quindi Zoroástres "Pura Stella". Per queste ragioni per Luciano di Samosata (II secolo d.C.), Porfirio e Ammiano Marcellino, Zoroastro fu un astrologo babilonese maestro di Pitagora. Mentre Plinio, Porfirio e Clemente di Alessandria distinsero lo Zarathuštra persiano, da loro ritenuto molto più antico, da una figura nuova, Zaratus, medo. Ancora nel 1909 il teosofo Rudolf Steiner affermava che Zaratus di Caldea fosse il maestro di Pitagora nonché reincarnazione del primo Zoroastro.

Zarathuštra negli studi contemporanei
Secondo gli studiosi la biografia mazdaica di Zarathuštra è un mito che, seppur utile a ricostruire le credenze zoroastriane, poco ci dice sulla "storicità" del profeta iranico. La figura storica e religiosa di Zarathuštra è certamente collegata al testo sacro mazdaico l'Avesta, il quale viene tradizionalmente attribuito per intero alla sua opera. Solo a partire dal XIX secolo, e grazie all'orientalista tedesco Martin Haug, gli studiosi iniziarono tuttavia a comprendere come tale testo sacro raccogliesse in realtà opere differenti, scritte in periodi storici distanti tra loro. La parte più antica dell'Avesta risulta quindi essere composta solo dalle cinque gatha (canto religioso) redatte in una lingua arcaica indicata come "antico avestico". La maggior parte degli studiosi partendo dai testi a lui attribuiti, ovvero da queste gatha contenute nell'Avesta, sostiene che Zarathuštra sia a tutti gli effetti una figura storica e autore delle gatha, altri formulano invece dei dubbi al riguardo. Così Gherardo Gnoli riassume le ragioni dell'attribuzione al profeta iranico delle gatha e quindi l'esistenza storica del loro autore :
«Non si hanno ragioni sufficienti per negare l'autenticità dell'attribuzione delle Gatha a Zoroastro nonostante i pareri di alcuni studiosi autorevoli [...] fatta eccezione per la quinta (Yasna 53), verosimilmente posteriore. Le Gatha hanno infatti una evidente ispirazione unitaria e sono composte in uno stile originale e caratteristico che le contraddistingue nettamente dalle altre parti dell'Avesta» (Gherardo Gnoli. Le religioni dell'antico Iran e Zoroastro in Giovanni Filoramo (a cura di) Storia delle religioni vol.1 Le Religioni antiche. Bari, Laterza, 1994 pag.471)
Anche per Arnaldo Alberti:
«Le gatha, in definitiva, sono i canti del santo profeta Zarathuštra Spitama e contengono il messaggio che egli, ispirato da Ahura Mazda, rivolge agli Arii dell'Iran affinché non dimentichino e non tradiscano mai la loro fede monoteista»
(Arnaldo Alberti Introduzione in Avesta. Torino, UTET, 2006)
Se sull'attribuzione delle gatha a Zarathuštra, per quanto pur con alcune autorevoli distinzioni e con un dubbio generale sul LIII Yasna, e quindi sull'esistenza storica del loro autore vi è sufficiente concordia tra gli studiosi, più difficile è trovare una posizione univoca tra gli stessi rispetto alla loro datazione e quindi al periodo, e il luogo, in cui sarebbe vissuto il profeta iranico. Per quanto attiene al periodo in cui egli può essere vissuto, Jamsheed K. Choksy considerando che l'antico avestico utilizzato nelle gatha è comunque successivo alla differenziazione nelle lingue indoeuropee tra proto-iraniano e proto-indiano, quindi successivo al XVIII secolo a.C. ma precedente all'introduzione delle stesse gatha nel canone avestico quando l'antico avestico cadde in disuso tra il X e il VI secolo a.C., incrociando tali dati filologici con la descrizione della vita rappresentata nelle gatha e le risultanze archeologiche dell'Età del Bronzo nell'Asia centrale (intendendo con questa l'area compresa tra il Mar Caspio, la Transoxania e l'Afghanistan) conclude che Zarathuštra con ogni probabilità deve essere vissuto tra il XVIII e il XV secolo a.C..
Per Arnaldo Alberti invece:
«La datazione della nascita dell'Avesta (e di conseguenza quella del profeta Zarathuštra) si va così a collocare, a ragion veduta, in un'epoca più vicina al secolo IX che al VII, meno che meno nel VI secolo a.C. come paiono volere non pochi validi iranisti.»
(Arnaldo Alberti, Op.cit., pagg. 14-5)
Per Paul Du Breuil Zarathuštra sarebbe vissuto durante o dopo la grande siccità verificatasi nell'Asia centrale intorno al IX secolo a.C..
Per Gherardo Gnoli:
«Per quanto riguarda l'epoca, le teorie più attendibili sono quelle che collocano Zoroastro nella prima meta del I millennio a.C. tra il VII e il VI secolo a.C. o tra il X e il IX secolo a.C.»
(Gherardo Gnoli. Op.cit., pagg. 14-5)
Sempre per lo Gnoli, la patria di Zarathuštra:
«In conclusione mentre per la data resta incerta una scelta da farsi nell'arco di tempo che coincide con la prima metà del I millennio a.C., per la patria di Zoroastro l'incertezza riguarda, in sostanza, l'intero orizzonte iranico orientale riflesso nella geografia storia dell'Avesta, incluse le sue regioni a sud dell'Hindukuš, l'odierno Sistan irano-afgano, cioè le antiche terre di Drangiana e Aracosia»
(Gherardo Gnoli. Op.cit., pagg. 473-4)

Jacques Duchesne-Guillemin identifica nella Corasmia, nella Battriana e nel Sistan l'area in cui sarebbe vissuto Zarathuštra ricordando che:
«Gli scavi della Corasmia e della Battriana hanno rivelato l'esistenza in queste regioni, fin dalla prima meta del I millennio a.C., di una civiltà urbana. Ne consegue che Zarathustra, il quale ignora una civiltà di questo tipo, se è vissuto in quella zona è vissuto al più tardi nei primissimi secoli di questo millennio.»
(Jacques Duchesne-Guillemin. L'Iran antico e Zoroastro in Storia delle religioni vol.2, pag.140)
Di analogo avviso è Albert de Jong il quale sostiene che Zarathuštra è probabilmente vissuto agli inizi del primo millennio a.C. in un'area oggi compresa tra l'Afghanistan e il Turkmenistan. Le gatha di Zarathuštra delineano il profeta iranico come un uomo, un sacerdote (zaotar), che, ad un certo punto della sua esistenza, ricevette delle rivelazioni dal dio Ahura Mazda che si presentò a lui come l'unico dio e che gli comandò di diffonderle al mondo. Ma il mondo di Zarathuštra, ovvero la comunità presso cui viveva, rifiutò di accogliere tali rivelazioni, costringendo il profeta a fuggire con la sua famiglia.
«In quale paese fuggire? Dove potrò trovare protezione? Sono stato cacciato dalla mia famiglia e dal mio clan: il villaggio e i capi malvagi del mio paese non mi sono favorevoli. Come posso esaudire Ahura Mazda»
(Avesta, Yasna. XLVI,1)
Le antiche gatha ci dicono anche che Zarathuštra operò un profondo capovolgimento religioso, ad esempio dopo la rivelazione ricevuta egli condannò i sacrifici animali così come venivano eseguiti dalla sua comunità..

Le gatha e il pensiero religioso di Zarathuštra
Il pensiero religioso di Zarathuštra è dunque riportato nelle gatha dell'Avesta. In queste gatha, Ahura Mazda è presentato come l'inizio e la fine di ogni cosa, il Signore della vita:
«Riconosco, o Mazda, nel mio pensiero, che tu sei il Primo e anche l'Ultimo, l'Alfa e l'Omega; che tu sei Padre di Vohu Manah, perché io ti ho fermato nel mio occhio, Tu sei il vero creatore di Aša, e tu sei il Signore dell'esistenza e delle azioni della vita attraverso il tuo operare»
(Avesta, Yasna. XXXI,8. Traduzione di Arnaldo Alberti.)
Due Spiriti primi sono il Bene e il Male, la Verità e la Menzogna: ai seguaci del primo toccherà in sorte la Vita e la Migliore Esistenza mentre i seguaci del secondo otterranno la Non-Vita e la Peggiore Esistenza:
«I due Spiriti primordiali, che (sono) gemelli, (mi) sono stati rivelati (come) dotati di propria (autonoma) volontà. I loro due modi di pensare, di parlare e di agire sono (rispettivamente) il migliore e il cattivo. E tra questi due (modi) i benevoli discernono correttamente, non i malevoli. Allora, il fatto che questi due Spiriti si confrontino, determina, all'inizio, la vita e la non vitalità, in modo che, alla fine, l'Esistenza Pessima sia dei seguaci della Menzogna, ma al seguace della Verità (sia) l'Ottimo Pensiero»
(Avesta, Yasna. XXX,3-4. Traduzione di Gherardo Gnoli)
I due Spiriti sono opposti e nulla li concilia:
«Sì ora parlerò dei due Spiriti dell'esistenza all'inizio del mondo, quando il virtuoso si è rivolto al malvagio: "Nulla tra di noi due concorda: né il pensiero, né l'insegnamento, né la volontà, né la fede, né le parole, né le azioni, né le concezioni del mondo, né le nostre anime stesse"»
(Avesta, Yasna. XLV,2. Traduzione di Arnaldo Alberti)
Ahura Mazda è chiaramente il Padre dello Spirito della Verità, dello Spirito Santo (Spenta Mainyu):
«Tu sei il santo Padre di questo Spirito che ha creato per noi la Vacca che porta gioia al mondo, e per il suo pascolo, per darle pace, hai creato Armaiti, dopo aver preso consiglio, o Mazda, con Vohu Manah»
(Avesta, Yasna. XLVII,3. Traduzione di Arnaldo Alberti)
Essendo i due spiriti, quello Santo del Bene e quello Malefico della Menzogna, "gemelli", ciò fa presumere che Ahura Mazda sia il Padre anche dello Spirito Malefico, lo Spirito della Menzogna (Angra Mainyu). Ma
«La paternità del Signore Saggio non entra in causa come quella di un padre colpevole di aver generato un figlio malvagio: la responsabilità etica è solo di chi compie la sua libera scelta»
(Gherardo Gnoli. Op. cit., 482)
«La teologia di Zarathustra non è 'dualista' in senso stretto, poiché Ahura Mazda non è messo a confronto con un 'anti-dio'; l'opposizione si esplicita, all'origine tra i due Spiriti. D'altra parte è più volte sottintesa l'unità tra Ahura Mazda e lo Spirito Santo. Insomma il Bene e il Male, il santo e il demone procedono entrambi da Ahura Mazda, ma poiché Angra Mainyu ha scelto liberamente la sua natura e la sua vocazione malefica, il Signore non può essere considerato responsabile della comparsa del Male.»
(Mircea Eliade.)
«Non è necessario attribuire ad Ahura Mazda la paternità dello Spirito Distruttore. Come ha suggerito Gershevitch, basta pensare che il Signore Saggio abbia generato lo Spirito, probabilmente sotto forma di due Spiriti (diremmo noi); ma questi si sono differenziati soltanto- e qui sta il punto fondamentale- per loro libera scelta»
(Jacques Duchesne-Guillemin.)
Dopo un'attenta esegesi dei testi e un richiamo alle differenti posizioni degli iranisti, così Arnaldo Alberti conclude:
«Noi vediamo, invece nell'Avesta la presenza del più puro, logico, consequenziale monoteismo, almeno nel Mazdaismo zarathuštriano (non parliamo delle successive degenerazioni). Alla radice del Mazdaismo c'è solo Mazda, Dio unico creatore del Bene e del Male. Se davvero si vuole parlare di dualismo nel Mazdaismo originario, allora si dovrebbe fare la stessa distinzione (dualismo etico e dualismo teologico) anche, per esempio, nel Cristianesimo dove l'esistenza umana è anche qui concepita come una lotta senza quartiere tra due poteri spirituali contrapposti.»
(Arnaldo Alberti)
«Come si è detto, è certamente il dualismo -un dualismo eminentemente etico- il tratto più caratteristico ed originale del pensiero di Zoroastro. Esso ne completa, quasi giustificandola sul piano logico, la visione tendenzialmente monoteistica. [...] In realtà l'insegnamento gathico dev'essere propriamente definito dualistico nella sua ispirazione di fondo: esso si presenta come un "monoteismo dualistico" in cui il potere divino è limitato, per così dire, dalla presenza del Male su un piano che precede e trascende quello della vita materiale, che da tale presenza è a sua volta pesantemente e drammaticamente condizionata.»
(Gherardo Gnoli)
Per Jamsheed K. Choksy il messaggio di Zarathuštra fu quello di stabilire una netta differenza tra il bene e il male, ciò che era giusto da quello sbagliato, l'ordine dal disordine. "Bene", "giusto" e "ordine" furono stabiliti dalla "saggezza" (mazda) e dall'ordinatore primordiale dell'universo spirituale e fisico, Ahura Mazda; mentre il "male", l'"errore" e il "disordine" erano frutto di un'altra entità primordiale, Angra Mainyu.
Theodore M. Ludwig ascrive l'insegnamento storico di Zarathuštra nell'alveo del monoteismo anche se con un dualismo etico di fondo in una prospettiva escatologica decisamente monoteistica.


Eugenio Caruso - 15-03-2022

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