Minosse, tracce di verità nella mitologia.


GRANDI PERSONAGGI STORICI - Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. Gli imperatori romani figurano in un'altra sezione.

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I PIU' ANTICHI (oltre il 1000 aC)
Re egiziani del periodo predinastico - 3900/3060 aC
Menes - ......./3125 aC
Cheope - ....../2566 aC
Chefren ....../2532
Gilgames - prime iscrizioni nel 2500 aC
Sargon - 2335/2279 aC
Minosse e la civiltà minoica - 2000aC
Shamshi Adad I - 1813/1781 aC
Hammurabi - 1792/1750 aC
Akhenaton - 1375/1333 aC
Tutanchamon - 1341/1323 aC
Ramsete II - 1303/1213 aC
Davide- 1040/970aC

Minosse

Minosse (in greco antico: Mínos) è un personaggio della mitologia greca. Figlio di Zeus e di Europa, come i due fratelli Sarpedonte e Radamanto fu adottato da Asterio, colui che sposò la madre. Dalla moglie Pasifae ebbe otto figli: Androgeo, Arianna, Acacallide, Catreo, Deucalione, Fedra, Glauco e Senodice; ebbe inoltre Eussantio da Dessitea, mentre dalla ninfa Paria ebbe Fiolao, Crise, Eurimedonte e Nefalione. Ad un certo punto però Pasifae si unì con un toro che si generò dalle acque del mare, dando vita al Minotauro, creatura metà uomo e metà toro.
Mitologia
Secondo i principali miti Minosse fu un re giusto di Creta: per questo motivo, dopo la sua morte cruenta, divenne uno dei giudici degli inferi insieme a Eaco e Radamanto. Nei miti attici invece viene dipinto come estremamente tirannico e crudele. In seguito alla morte del re Asterio, suo padre adottivo, Minosse costruì un altare in onore di Poseidone in riva al mare per dimostrare il suo diritto al trono; Minosse pregò il dio di inviargli un toro da immolare ma, pur venendo esaudito, alla fine non sacrificò l'animale poiché dotato di grande bellezza: Poseidone, adirato, fece allora innamorare del toro Pasifae, la moglie di Minosse, e da questa unione nacque il mostruoso Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro. Minosse incaricò dunque Dedalo di costruire un labirinto in cui nasconderlo.
Il regno di Minosse fu caratterizzato da ampi scontri con i popoli vicini, che riuscì ad assoggettare; combatté anche contro Niso, re di Megara, che aveva un capello d'oro a cui era legata la sorte della sua vita e della sua potenza. La figlia di Niso, Scilla, si innamorò al primo istante di Minosse e non indugiò ad introdursi nottetempo nella camera del padre per tagliargli il capello d'oro; in seguito si recò da Minosse offrendogli le chiavi di Megara e chiedendogli di sposarla. Minosse conquistò Megara ma rifiutò di portare con sé a Creta la parricida che, presa dallo sconforto, si gettò in mare e annegò.
Minosse attaccò anche Atene, in seguito all'assassinio del figlio Androgeo ad opera del re Egeo; sconfitti gli ateniesi, Minosse impose un tributo di sangue: la consegna, ogni nove anni, di sette fanciulli e sette fanciulle da dare in pasto al Minotauro. Tale sacrificio cessò solo grazie all'intervento di Teseo, che con l'aiuto di Arianna riuscì ad uccidere il mostro.

Per conciliare gli aspetti contraddittori del suo carattere, nonché per spiegare come Minosse abbia governato Creta per un periodo di così tante generazioni, alcuni mitografi successivi, tra cui Diodoro Siculo e Plutarco, hanno ipotizzato l'esistenza di due differenti re con lo stesso nome. Secondo questa visione, il primo re Minosse era figlio di Zeus ed Europa e fratello di Radamanto e Sarpedonte. Sarebbe il Minosse identificato con le qualità positive del personaggio, tenuto in tale stima dagli dei dell'Olimpo che, dopo la sua morte, fu nominato uno dei tre 'Giudici dei Morti'. Questo Minosse I avrebbe avuto un solo figlio di nome Licasto, suo successore come re di Creta. Il figlio di Licasto sarebbe stato il secondo Minosse ovvero il "cattivo" Minosse, a cui sarebbero collegati i miti di Teseo, Pasifae, il Minotauro, Dedalo, Glauco e Niso. A differenza di Minosse I, Minosse II generò numerosi figli, tra cui Androgeo, Catreo, Deucalione, Arianna, Fedra e Glauco, tutti nati da sua moglie Pasifae. Attraverso Deucalione, Minosse II era il nonno del re Idomeneo, che guidò i Cretesi alla guerra di Troia.

Secondo il mito, riportato nelle opere storiografiche di alcuni autori antichi, Minosse morì per mano delle figlie di Kokalos, a Kamikos, ove giunse per catturare Dedalo, fuggito da Creta. Dopo la sua morte, le sue ossa furono consegnate ai cretesi giunti in Sicilia al suo seguito, che edificarono la tomba nel territorio della futura Akragas:
«I compagni della spedizione, allora, seppellirono il corpo con ogni magnificenza e per lui erigono un sepolcro doppio: nella parte più interna ripongono le ossa, quella anteriore la dedicano quale tempio di Afrodite, che per molto tempo fu venerato e onorato dagli abitanti del luogo, che vi compirono sacrifici.»
(Diodoro Siculo, Bibliotheca historica, IV,79,3)

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Minosse, nell'interpretazione di Michelangelo Buonarroti, dal particolare del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, rappresentato come il giudice infernale della Divina Commedia


Storicità di Minosse
Il palazzo di Cnosso testimonia l'esistena di un re che visse nel periodo aureo della civiltà minoica attorno al 2000 aC. e tutto porta a pensare che tale personaggio fosse Minosse. A questo titolo va messo in rilievo che Tucidide, nella sua «Archaiologia», affrontando il tema del mito, sostiene che la narrazione mitica, tramandata oralmente, è, a suo modo, storia, indizio di realtà non altrimenti conoscibili. Sempre per Tucidide la tradizione mitica, accanto ai dati materiali, «archeologici», è uno degli strumenti di cui chi si occupa di storia può avvalersi per ricostruire epoche per le quali non esistono testimonianze scritte. Va inoltre ricordato che per Erodoto, Diodoro Siculo nonché Aristotele, la storicità di Minosse non è posta minimamente in dubbio.

Così lo storico Tucidide descrive Minosse nella sua Guerra del Peloponneso.
«Minosse, infatti, fu il più antico di quanti conosciamo per tradizione ad avere una flotta e dominare per la maggior estensione il mare ora greco, a signoreggiare sulle isole Cicladi e colonizzarne le terre dopo aver scacciato da esse i Cari ed avervi stabilito i suoi figli come signori. Eliminò per quanto poté la pirateria del mare, come è naturale, perché meglio gli giungessero i tributi.»
(Tucidide, Guerra del Peloponneso I, 4 - L'opera è un profondo e analitico resoconto cronologico del conflitto che oppose fra il 431 a.C. e il 404 a.C. Sparta e Atene per il predominio sulla Grecia).
«Pirati erano soprattutto gli isolani, che erano Cari e Fenici, ma al crearsi della flotta di Minosse, la navigazione tra un popolo e l'altro si sviluppò (i pirati furono da Minosse scacciati dalle isole, tutte le volte che lui ne colonizzava gran parte)»
(Tucidide, Guerra del Peloponneso I, 8)

Gli amori di Minosse

Secondo il mito, Minosse avrebbe avuto molteplici avventure amorose, sia con ragazzi che con ragazze. Infatti, si dice che proprio lui (e non Giove) avrebbe rapito Ganimede; fu anche amante di Teseo e, dopo il rapimento di Arianna, si sarebbe riconciliato con lui e gli avrebbe concesso come sposa sua figlia Fedra.
Poi si innamorò anche della giovane Britomarti, la quale si nascose in un boschetto per nove mesi per sfuggire a Minosse che la cercava ma, ormai sfinita, si gettò in mare per non cedergli; altro amore fu Peribea, una delle fanciulle che fu portata da Atene per il tributo. Per la gelosia nei confronti di Minosse, si racconta che Pasifae fece un’opera di magia; infatti, ogni volta che egli giaceva con altre donne, esse morivano, poiché spandeva in loro non seme, ma millepiedi, scorpioni e serpenti.
Solo Procri, figlia di Eretteo, re di Atene, recatasi a Creta, riuscì a liberarlo dal sortilegio. Infatti, Procri era stata lasciata dal marito Cefalo a causa dell’amore di Eos. Dopo un po’ di tempo, fu costretta a lasciare Atene a trasferirsi a Creta; Minosse la sedusse offrendole “un cane da caccia che non mancava mai la preda e una freccia che non mancava mai il bersaglio”. Procri accettò, ma chiese, come condizione a Minosse, di bere un decotto fatto di radici magiche per evitare che lui la uccidesse con ciò che usciva dal suo corpo. Il farmaco funzionò e liberò Minosse dal maleficio, ma Procrì fuggì velocemente ad Atene per paura che Pasifae trovasse un altro modo per vendicarsi.
Altro amore del re di Creta fu Scilla. Minosse, dopo l’uccisione del figlio Androgeo da parte degli Ateniesi, per vendicarsi navigò per l’Egeo raccogliendo navi e alleati. Giunto a Nisa (successivamente denominata Megara), governata da Niso, l’assediò. Il re Niso aveva una figlia di nome Scilla, la quale era solita stare lunghe ore su una torre al centro della città e far cadere dei sassolini su una pietra che risuonava come una lira; Apollo, infatti, vi aveva deposto la sua. Anche durante la guerra, ella saliva sulla torre per osservare il combattimento; così si innamorò di Minosse, estasiata dalla sua bellezza. Tuttavia, questo amore per il re di Creta fu per lei così perverso da portarla alla rovina. Infatti, Scilla, recatasi nella stanza di suo padre, gli tagliò la ciocca dorata a cui erano legati il suo regno e la sua stessa vita. Si recò allora da Minosse e gli offrì la ciocca in cambio del suo amore. Minosse accettò di buon grado e, dopo aver conquistato la città, giacque con Scilla. Tuttavia, il re decise di non portare con sé la fanciulla fino a Creta, poiché provava molto ribrezzo per il parricidio perpetrato da Scilla. Salpò allora alla volta di Creta, ma Scilla inseguì a nuoto la nave e si aggrappò al timone; l’ombra del padre, però, la attaccò in forma di aquila marina e Scilla, mollata la presa, annegò. Si racconta che la sua anima fu trasformata in un uccello ciris, mentre secondo un’altra versione si trasformò in pesce ciris.

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Bacco e Arianna, Guido Reni


Minosse nell'Ade

Già Omero lo aveva posto come giudice delle anime nell'Ade, ma Dante trasse la figura di Minosse da Virgilio:
«Queste dimore infernali non sono state assegnate
senza giudizio e giudice: Minosse inquisitore
scuote l'urna dei fati, convoca l'assemblea
dei morti silenziosi, li interroga, ne apprende
i delitti e la vita»

(Virgilio, Eneide, VI,431-433, trad. C. Vivaldi)

Figura poi ripresa da Claudiano:
«L'Erebo mitiga spontaneamente
la sua desolazione e concede che l'eterna notte si diradi
né l'urna di Minosse volge le incerte sorti»

(Claudio Claudiano, De raptu Proserpinae, II,330-332)

Nell'Inferno, Minosse si trova all'entrata del Cerchio II perché le anime del Limbo (Cerchio I) non hanno peccati da confessare e non vengono giudicate. Nella mitologia dantesca, a Minosse è dato il compito di ascoltare i peccati delle anime, le quali nulla nascondono al demone. Uditi i peccati Minosse comunica loro la destinazione all'interno dell'inferno, arrotolando la sua coda di serpente di tante spire quanti sono i cerchi di destinazione. Scorto Dante, Minosse interrompe il giudizio per rivolgergli un avvertimento: il poeta deve guardarsi dal venire con eccessiva sicurezza, poiché la facilità del viaggio fin lì compiuto (Dante è infatti, per il momento, solo passato al di là dell'Acheronte e ha incontrato solo i non battezzati, che non sono veri peccatori) potrebbero illuderlo che il viaggio intero sia semplice: il resto del viaggio infatti sarà molto più arduo. Tuttavia Virgilio, con le stesse parole usate prima per Caronte, lo ammonisce a non ostacolare un viaggio voluto dal cielo.
«Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia.


Dico che quando l'anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d'inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.»
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, V,4-12)

CNOSSO (Creta)

Cnosso (in greco antico: Knosós, greco miceneo ko-no-so, minoico ku-ni-su) è il più importante sito archeologico dell'età del bronzo di Creta. Sorge nella parte centrale dell'isola di Creta, a 6 km dal mare e a 5 km da Heraklion, sul fiume Katsaba (antico Kairatos). Fu un importante centro della civiltà minoica (la civiltà cretese dell'età del bronzo). Il palazzo di Cnosso è legato ad antichi miti della Grecia classica, come Minosse e il labirinto costruito da Dedalo, e quello di Teseo e il Minotauro. Abitato già nel neolitico, divenne un florido centro della civiltà minoica verso il 2000 a.C., epoca della costruzione del grande palazzo che, privo di mura difensive, era simbolo dell'egemonia cretese sul mar Egeo. In questo periodo gli abitanti di Cnosso cominciarono ad avere rapporti commerciali con la civiltà egizia dalla quale appresero le tecniche per realizzare gli straordinari affreschi rinvenuti. Verso il 1700 a.C. un cataclisma, forse un terremoto provocato dall'eruzione del vulcano dell'isola di Thera (l'odierna Santorini), distrusse tutti i palazzi dell'isola, incluso quello di Cnosso. Durante il periodo neopalaziale (1700 a.C.-1400 a.C.) il palazzo venne ricostruito ancora più sontuoso di quello di epoca palaziale, ancora una volta privo di mura difensive, cosa che testimonia la totale assenza di invasioni da parte di altri popoli. Verso il 1450 a.C. Cnosso fu devastata dai micenei, popolazione proveniente dal Peloponneso, come testimoniano i testi in lineare B rinvenuti nel palazzo, finché verso la metà del XIV secolo a.C. la città decadde completamente. Vi sono infine fonti che indicano la presenza di artigiani cretesi nelle città micenee dove veniva apprezzata la loro alta conoscenza nel campo dell'oreficeria.
Storia degli scavi archeologici a Cnosso
Da molti anni era noto che in quest'area si dovesse trovare una città di nome Cnosso. Infatti gli abitanti della regione, coltivando i loro campi, trovavano spesso degli oggetti antichi. Il primo a intraprendere gli scavi fu Minos Kalokairinos, un antiquario, commerciante di Iraklion, che nel 1878 scoprì due dei magazzini del palazzo. I turchi, padroni del terreno, lo costrinsero a fermare le ricerche. Fallirono pure i tentativi di Heinrich Schliemann nel comprare la collina di "Kefala" a causa delle eccessive pretese dei turchi. Questi ultimi, infatti, volevano vendere al ricercatore molti più olivi di quanti non ce ne fossero sulla collina, pretendendo una somma ingente che però il tedesco respinse con indignazione. La fortuna aiutò invece Sir Arthur Evans, archeologo e in quel periodo direttore dell'Ashmolean Museum di Oxford, che incominciò scavi sistematici nel 1900, seguito dal suo assistente, l'archeologo inglese Duncan Mackenzie, che teneva anche il diario di scavo, dopo la proclamazione dell'autonomia dell'isola. Verso la fine del 1903 quasi tutto il palazzo era scoperto e la ricerca procedette nei dintorni. Evans continuò così fino al 1931, con un'interruzione durante la prima guerra mondiale. Più tardi pubblicò la sua opera "The Palace of Minos at Knossos", in quattro volumi.
Fin dall'inizio i monumenti scoperti avevano bisogno di restauro. Così certe parti del palazzo sono state ricostruite secondo l'interpretazione di Evans e in questi lavori fu usato cemento armato in abbondanza. Le parti che corrispondevano a costruzioni in legno furono all'inizio dipinte in giallo (oggi il colore giallo è sostituito). Inoltre, copie dei meravigliosi affreschi trovati durante gli scavi sono state collocate ai posti originali. Questo metodo di restauro è stato criticato da molti a causa dell'utilizzo di materiali estranei all'architettura minoica. Altri scienziati hanno contestato certi risultati di Evans. A parte tutto ciò, la intuizione, l'immaginazione creativa e la profonda conoscenza scientifica di Evans sono sempre state ammirate. In grandissima parte si deve a lui la scoperta dello splendore del mondo minoico, che fino alla sua epoca si rifletteva solo nella mitologia greca. Dopo la sua morte, gli scavi di Cnosso, che continuano fino a oggi, sono stati intrapresi dalla Scuola Britannica di Atene.
Il palazzo
Come gli altri palazzi di Creta, anche quello di Cnosso costituiva il centro politico, religioso ed economico dell'impero marittimo minoico e possedeva inoltre un carattere sacro. Il palazzo ricopriva una superficie di 22000 m², era a più piani e a pianta molto complessa e intricata. Pare potesse ospitare fino a 12.000 persone e conteneva 1.300 stanze, sale per il culto e per i ricevimenti, gli alloggi del re, della regina e dei funzionari dell'amministrazione. Fu edificato sopra le rovine di un più antico palazzo, costruito attorno al 2000 a.C. e distrutto probabilmente da un grande terremoto intorno al 1628 a.C., dovuto alla catastrofica eruzione vulcanica di Thera, l'odierna isola di Santorini. Il "secondo palazzo" fu costruito all'inizio del XVI secolo a.C. Il palazzo di Cnosso era costruito intorno a un cortile in terra battuta dove si esibivano dei ginnasti che volteggiavano sui tori, animale sacro per i cretesi, sfidando la morte come i gladiatori del Colosseo. Il palazzo era così grande e la trama era così complessa che viene menzionato come labirinto nel mito del Minotauro e del filo di Arianna. Infatti nel mito si dice che il palazzo era stato progettato dall'architetto ateniese Dedalo aiutato dal figlio Icaro (mito di Dedalo e Icaro). Vi è inoltre un riferimento anche morfologico lessicale che riconduce al famigerato labirinto: il simbolo del palazzo era l'ascia bipenne, in greco antico: ??ß???, labrys, da cui, con il suffisso -into, a indicare il luogo, labyrinthos. Particolare del palazzo sono i famosi bagni degli appartamenti della regina che, secondo studi approfonditi, sarebbero i più avanzati di tutta l'antichità, con canalizzazioni sotterranee, fogne, canali di scarico, acqua calda sempre disponibile... un miracolo della tecnica cretese. Infine si pensa che il palazzo di Cnosso sia stato ubicato proprio in quella posizione perché nei pressi del monte Ida, il luogo dove era vissuto Zeus e probabilmente Poseidone. Gli affreschi di Cnosso Affresco del palazzo di Cnosso - particolare di un corridoio, la scena del toro e i ginnasti A Cnosso vi era una fiorita cultura degli affreschi. I cretesi dipingevano sulle pareti del palazzo di Cnosso opere eccezionali con la classica visione di profilo tipica dell'arte egizia. Il motivo di questa particolare tecnica rappresentativa è la causa dei continui scambi commerciali e culturali tra la civiltà cretese e quella egizia. Al museo archeologico di Candia sono conservati notevoli affreschi ancora ben conservati che rappresentano scene di giochi con i tori (taurocatapsia), processioni, ecc. I muri erano ricoperti da intonaci affrescati con soggetti marini, combattimenti con tori e motivi geometrici. Per la prima volta le immagini non erano usate per rappresentare concetti e simboli come nell'arte egizia, ma per abbellire i luoghi di vita. Il rapporto dei cretesi con la natura, specie quella marina, è testimoniato dalla pittura e dall'arte scultorea. La religione cretese infatti attribuiva caratteri divini ad alcuni animali, come il toro e il serpente, che costituivano perciò il soggetto privilegiato delle pitture.

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Il cosiddetto palazzo di Minosse



Eugenio Caruso - 23-03-2022

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