Universo: novità teoriche e sperimentali
Una nuova teoria cosmologica indica un universo finito più piccolo e più semplice
"""L'inflazione eterna è un modello di inflazione cosmologica dell'universo prevista da alcune estensioni della teoria del Big Bang e del modello standard della cosmologia. Il modello originale di Alan Guth di inflazione includeva una fase di "falso vuoto" con energia del vuoto positiva. Parti dell'universo in quella fase si espandono inflativamente e solo occasionalmente decadono a uno stato di energia minore, non inflazionario, chiamato anche stato fondamentale. Nelle teorie dell'inflazione eterna la fase di espansione accelerata dell'universo dovuta all'inflazione continua per sempre, almeno in alcune regioni. Dato che queste regioni si espandono a tassi esponenziali, l'intero volume dell'universo cresce indefinitamente fino alla riproduzione di un nuovo universo. L'inflazione eterna è prevista da molti modelli differenti di inflazione cosmica. La teoria comprende anche la cosiddetta variante dell'inflazione caotica o teoria delle bolle (in inglese Bubble Theory), un modello di cosmologia frattale proposto da Andrej Linde. Secondo Linde, l'inflazione caotica implicherebbe l'effettiva e reale esistenza di un multiverso, nel caso un universo inflazionario infinito, di cui l'universo osservabile scaturito dal Big Bang è solo una parte. Andrej Linde chiama il suo modello, scherzosamente, "universo a coppa di champagne". Ogni universo di questo multiverso è infatti visto come una piccola bolla di anidride carbonica in una calice di vino frizzante."""
AI CONFINI DELL'UNIVERSO Le immagini dell’ammasso SMACS 0723 mostrate dal telescopio spaziale James Webb della NASA – lanciato il 25 dicembre 2021 su un razzo Ariane 5 dallo spazioporto europeo nella Guyana francese, in collaborazione con ESA Agenzia spaziale europea e CSA Agenzia spaziale canadese, rappresentano un enigma anche per gli scienziati che, a partire da questa tecnologia, potranno spingersi a osservare e a interpretare un po’ più in là, quella minima parte che ci è concessa di vedere. Questa immagine mostra l'ammasso di galassie SMACS 0723 come appariva 4,6 miliardi di anni fa. Alcune stelle appaiono distorte dalla gravità dell'ammasso galattico al centro. Altre sono a 13 miliardi di anni luce da noi. NASA, ESA, CSA, STScI Questo paesaggio di “montagne” e “valli” punteggiato di stelle scintillanti è in realtà il confine di una vicina, giovane regione di formazione stellare chiamata NGC 3324 nella Nebulosa Carina. Catturata alla luce infrarossa dal nuovo telescopio spaziale James Webb della NASA, questa immagine rivela per la prima volta aree precedentemente invisibili relative alla nascita delle stelle. Chiamate “scogliere cosmiche”, l’immagine apparentemente tridimensionale di Webb sembra riprendere montagne scoscese in una sera illuminata dalla luna. In realtà, è il bordo della gigantesca cavità gassosa all’interno di NGC 3324 e i “picchi” più alti in questa immagine sono alti circa 7 anni luce. L’area cavernosa è stata scavata dalla nebulosa dall’intensa radiazione ultravioletta e dai venti stellari di giovani stelle estremamente massicce, calde, situate al centro della bolla, sopra l’area mostrata in questa immagine.
Stephan’s Quintet è un raggruppamento visivo di cinque galassie, noto soprattutto per essere stato protagonista del film “It’s a Wonderful Life”. Oggi, il telescopio spaziale James Webb della NASA rivela il Quintetto sotto una nuova luce. Questo enorme mosaico è l’immagine più grande di Webb fino a oggi. Contiene oltre 150 milioni di pixel ed è composto da quasi 1.000 file immagine separati, fornendo nuove informazioni su come le interazioni galattiche potrebbero aver guidato l’evoluzione delle galassie nell’universo primordiale. Con la sua potente visione a infrarossi e una risoluzione spaziale estremamente elevata, Webb mostra dettagli mai visti prima in questo gruppo di galassie. Ammassi scintillanti di milioni di giovani stelle e regioni stellari di nuove nascite di stelle abbelliscono l’immagine. Le ampie code di gas, polvere e stelle vengono estratte da molte delle galassie a causa delle interazioni gravitazionali. Più drammaticamente, Webb cattura enormi onde d’urto mentre una delle galassie, NGC 7318B, si schianta attraverso l’ammasso.
La stella più fioca al centro di questa scena ha emesso anelli di gas e polvere per migliaia di anni in tutte le direzioni e il telescopio spaziale James Webb della NASA ha rivelato per la prima volta che questa stella è ammantata di polvere. Due telecamere a bordo di Webb hanno catturato l’ultima immagine di questa nebulosa planetaria, catalogata come NGC 3132 e conosciuta come la Nebulosa dell’Anello Meridionale. Dista circa 2.500 anni luce. Webb consentirà agli astronomi di approfondire molti più dettagli sulle nebulose planetarie come questa: nubi di gas e polvere espulse dalle stelle morenti. Capire quali molecole sono presenti e dove si trovano nei gusci di gas e polvere aiuterà i ricercatori ad affinare la loro conoscenza di questi oggetti. Questa osservazione mostra la Nebulosa Anello Meridionale quasi di fronte, ma se potessimo ruotarla per vederla di taglio, la sua forma tridimensionale sembrerebbe più chiaramente simile a due ciotole poste insieme nella parte inferiore, che si aprono l’una dall’altra con un grande foro al centro. Defonizione di unoiverso osservabile Immaginate una sfera centrata su un osservatore: l’universo osservabile è quella regione che effettivamente si riesce aindividuare. Dunque questa sfera è centrata sul nostro pianeta ma è bene precisare che ogni posizione nello spazio possiede il suo universo osservabile. L’Universo è in espansione (come provato da Hubble) e quindi le sorgenti di luce, come le stelle o meglio le galassie, si stanno allontanando dal nostro punto di osservazione. Se così non fosse il raggio dell’universo osservabile sarebbe pari a 13,8 miliardi di anni luce circa, ovvero la distanza percorsa dalla luce dall’inizio dell’Universo (dal Big Bang). Ma poiché si sta espandendo, la distanza dell’orizzonte è molto più grande: una radiazione elettromagnetica partita 13,8 miliardi di anni fa che giungesse ora a un osservatore sarebbe relativa a una sorgente che si è allontanata dall’osservatore stesso. Le ultime stime ipotizzano che lo spazio si potrebbe essere espanso per circa 4,7×10esp23 km ovvero 46,5 miliardi di anni luce. Dunque il diametro della sfera sarebbe pari proprio a 93 miliardi di anni luce. Il volume sferico risulterebbe essere circa 5×10esp32 anni luce cubi capace di contenere circa 7×10e4sp22 stelle, raggruppate in circa 2×10esp12 galassie che vanno a formare gruppi e ammassi e superammassi di galassie (secondo le ultime stime del Telescopio Spaziale Hubble il numero di galassie sarebbe sottostimato). 7 galassie dal confine dell'universo Con i parametri utilizzati oggi la costante di Hubble risulta dal rapporto tra km/s e Megaparsec. Le galassie si allontanano con una velocità proporzionale alla distanza, quindi più una galassia è lontana e più si allontana velocemente. z = Λ / Λ0 dove il dividendo è lo spostamento di lunghezza d'onda di una certa riga spettrale ed il divisore è la lunghezza d'onda della stessa riga osservata in laboratorio, e quindi a distanza fissa e nota. z = (662,9 - 656,3) / 656,3 = 0,010. Per le galassie più vicine, dove z è molto minore di 1, la velocità di movimento può essere calcolata tramite la formula v = c z dove c è la velocità della luce, pari a 3x108ms. Ne segue che, per la galassia con redshift 0x010, la velocità di allontanamento è pari a 3000 km/s.
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