Evoluzione dell'impresa. L'impresa eccellente. Capitolo 3Ci vuole tutta una vita per imparare a vivere Seneca 1. L'impresa eccellente
Seguito di "Evoluzione dell'impresa - Capitolo 2" Per andare al Capitolo 4 clicca qui. Negli anni novanta, il sistema economico giapponese, per contrastare i contrattacchi statunitensi alle proprie strategie di espansione, lancia due progetti, il Manufacturing 21st e l'Ims, con i seguenti obiettivi.
Gli studi condotti nell'ambito dei due progetti hanno fatto emergere un modello organizzativo d'impresa chiamato "Sistema produttivo autonomo distribuito". Per essere in grado di dare una risposta tempestiva alla sfida giapponese, sempre negli anni novanta, negli Usa, allo scopo di conseguire obiettivi analoghi a quelli citati per il sistema giapponese, vengono lanciati il progetto di ricerca strategica Agile Enterprise, e i progetti di divulgazione e sostegno Consortium for advanced manufacturing, American association for manufacturing excellence e National centre for manufacturing science. Gli studi americani conducono a un modello di impresa chiamato "Impresa a sistema aperto". 1.1 L'impresa olonico-virtualeEntrambi i modelli d'impresa, succitati, sono basati su un'organizzazione olonica (1), un sistema a rete che «mobilita l'intelligenza decentrata e la sua creatività, predisponendo le forme necessarie affinché un progetto, nato in un punto qualunque della rete possa rapidamente ed efficacemente ordinare intorno a sé, e integrare a sistema, tutte le risorse e le intelligenze diffuse nella rete complessiva» (Merli, 1994). I singoli nodi della rete sono autonomi e in grado di realizzare un'attività integrata nel sistema, generalmente pilotata da un nodo centrale. Questo modello avanzato di impresa può essere chiamato olonico-virtuale e la definizione data da Merli, è la seguente: «L'impresa olonico-virtuale è un insieme di unità operative autonome, che agiscono in modo integrato e organico, nell'ambito di un sistema a rete di tipo olonico, per configurarsi, ogni volta al meglio, come catena del valore più adatta per perseguire le opportunità di business che il mercato presenta….. Le unità operative autonome possono essere piccole imprese o parti di grandi imprese». Gli elementi costitutivi di un sistema-olonico virtuale sono:
La base strutturale del modello sarà, quindi, costituita da reti di piccole unità operative autonome e disperse sul territorio in grado di collegarsi rapidamente, grazie ad adeguati sistemi informatici, a sistemi manageriali armonizzati e a valori condivisi. «Il mercato tenderà ad assumere i contorni di una grande rete alla quale si collegheranno di volta in volta sistemi più o meno complessi di imprese. Tale situazione viene negli Usa individuata con il termine plug & run market (mercato del collegati e vai) » (Merli, 1994). Un'organizzazione sistemica di massima, ma non vincolante, di un'impresa olonica, con compiti distribuiti tra i vari soggetti della rete, prevede l'articolazione in:
Per le grandi imprese, oggi integrate verticalmente, questo nuovo modello di impresa è la naturale evoluzione dell'organizzazione per celle strategich e (2), dapprima confinata all'interno del singolo stabilimento, ora decentrata su un determinato territorio. Se ci troviamo di fronte ad un'impresa virtuale anche il suo "prodotto" è virtuale; si tratta, infatti, di un prodotto o di un servizio che non esiste fisicamente fino a quando non si sposa con un bisogno espresso da un cliente. Il prodotto virtuale è un'entità potenziale capace di materializzarsi in svariate combinazioni, in funzione di una specifica richiesta da parte di uno specifico cliente. I vantaggi di questo modello di impresa sono mostrati nel riquadro.
Mentre Giappone e Usa teorizzavano nuovi modelli d'impresa basati sulla costituzione di piccole unità produttive legate da processi auto-organizzativi, l'Europa, e l'Italia in particolare, non facevano nulla. Questa, nello scenario economico di inizio del nuovo millennio, può essere definita come la configurazione organizzativa che è riuscita a rompere le barriere più resistenti, quelle interaziendali. In Italia la grande esperienza dei distretti industriali potrebbe trovare nuova linfa se, a esempio, si abbattessero le barriere tra i vari distretti e tra questi si creassero i legami necessari per realizzare sistemi olonico virtuali tra imprese già abituate ad operare nella logica della rete.
1.1.1 La produzione autonoma distribuitaProduzione autonoma distribuita significa che i processi di trasformazione fisica dei prodotti sono distribuiti geograficamente in modo tale da aver luogo il più vicino possibile al mercato di utilizzo.
L'organizzazione del sistema olonico-virtuale consente che ciascun nucleo della rete, sia che appartenga a una grande impresa, oppure che sia un'impresa indipendente, possa godere delle seguenti caratteristiche.
Da quanto detto, si può affermare che i principi fondamentali che sottendono questo modello di impresa sono.
1.1.2 Alcuni esempi di sistema olonicoGià da qualche anno Percy Barnevick, presidente dell'Abb, ha annunciato che, gradualmente, il suo gruppo, che è in una fase di forte espansione dimensionale, si disaggregherà in migliaia di piccole business units, legate da una rete informatica e capaci di operare autonomamente. 1.1.3 Caratteristiche dell'organizzazione olonico-virtualeIn sintesi, l'impresa olonico-virtuale va vista come l'evoluzione di alcuni modelli di impresa moderna già analizzati nel primo e secondo capitolo di questa serie di articoli sull’evoluzione dell’impresa..
Le strategie organizzative e competitive devono adeguarsi a questo modello di impresa; nella tabella che segue sono mostrati i trend di cambiamento di tali strategie tra l'impresa di ieri, quella di oggi e quella di domani.
Con il modello olonico-virtuale, sia pure in modo sintetico ed essenziale, è stato descritto un sistema organizzativo adeguato per raggiungere l'eccellenza. Il modello è in fase di sperimentazione da parte di grandi imprese che stanno adottando la strategia della disarticolazione in tante piccole business unit. D'altra parte, indipendentemente dal modello organizzativo adottato, si ritiene che la strada per l'eccellenza debba essere riconosciuta per alcune caratteristiche, indicate nei prossimi paragrafi. Il dettaglio sembra eccessivo, ma è voluto, in modo che ogni impresa ritrovi i propri caratteri distintivi di eccellenza (Caruso, 2000). 1.2 L'impresa eccellente è prosumer orientedL'impresa dovrà sapersi attivare in modo da mettere il cliente nelle condizioni di partecipare, sia pure virtualmente, alla progettazione del prodotto o del servizio; l'impresa si caratterizza come uno stakeholdership diffuso, dove la logica dell'integrazione è realizzata a livello di sistema. E', spesso, proprio il prosumer che fornisce i maggiori stimoli all'operatività dell'impresa. 1.3 L'impresa eccellente è time basedIl fattore tempo ha iniziato a caratterizzare la strategia competitiva dell'impresa moderna già negli anni '80. Le aziende time based di prima generazione hanno introdotto il parametro tempo nei processi logistici e produttivi e nell'erogazione dei servizi; con esse nascono il lead time, il setup time e infine il just in time e la lean production.
Con le aziende time based della terza generazione, l'impresa concentra i propri sforzi su obiettivi realmente posti dal mercato, cosicché tempi e velocità di risposte sono market driven; il parametro tempo è utilizzato per generare vantaggi competitivi sostenibili, perché in sincronia con le richieste del mercato. Con l'impresa a rete l'azione strategica si sposta dalla capacità con cui l'impresa è in grado di utilizzare il parametro tempo per la difesa di vantaggi competitivi, alla capacità di tarare tempi e rapidità di risposte con il valore tempo percepito dal sistema degli stakeholder. Se uno di questi non si preoccupa che tutto il sistema corra con lo stesso passo lo stakeholdership tenderà a sfaldarsi. 1.4 L'impresa eccellente è agileL'impresa eccellente è in grado di autoespandere o autoridurre la capacità dei processi operativi, in funzione dell'andamento della domanda, ed è in grado di automodificarsi, anche fisicamente (lay-out dei reparti, configurazione delle macchine, struttura organizzativa), in funzione di nuove esigenze operative. Questa caratteristica, normalmente, comporta investimenti in impianti più elevati al confronto con le imprese più rigide, ma il vantaggio della flessibilità e, quindi, della potenzialità in termini di "prodotto virtuale" e di rapide risposte alle richieste del mercato ripaga abbondantemente in termini di roi. 1.5 L'impresa eccellente è value drivenL' eccellente è un sistema aperto nel quale gli stakeholder lavorano insieme per produrre valore.
1.6 L'impresa eccellente si basa sulla conoscenzaIl know-how dell'impresa eccellente è il know-how del sistema degli stakeholder; compito dell'impresa sarà quello di realizzare e sviluppare relazioni che consentano il trasferimento della conoscenza in modo rapido e trasparente. Più numerose sono le relazioni che l'impresa realizza con il mondo esterno maggiore sarà il tasso di conoscenza di cui l'impresa potrà disporre, senza la necessità di effettuare investimenti esorbitanti; inoltre più fitta è la rete delle relazioni, maggiore è il valore che l'impresa può realizzare. Taylor soleva affermare che la rivoluzione industriale della fine ottocento aveva sostituito l'uomo con il sistema (il sistema organizzativo) come elemento centrale delle aziende, oggi, parafrasando Taylor possiamo affermare che l'impresa moderna ha sostituito il sistema con la conoscenza. 1.7 L'impresa eccellente è in armonia con l'ambiente esterno.Le attività svolte dall'impresa eccellente sono vincolate all'obiettivo della neutralità rispetto all'ambiente fisico e sociale. Le alterazioni, in senso peggiorativo, che un'impresa procura all'ambiente esterno sono indicatori dell'inefficacia complessiva dell'azione di quell'impresa. Una delle caratteristiche dell'impresa eccellente è «la capacità di generare sistemi a economia circolare: tutto ciò che si produce è già pensato per essere smontato e riutilizzato per nuove lavorazioni» (Merli, 1994). Un obiettivo futuro dell'impresa eccellente è quello di arrivare ad un consumo nullo di materia prima secondo lo slogan «L'eccellente non produce per vendere, ma per mettere a disposizione qualcosa, che successivamente rientrerà nel proprio ciclo di produzione»; naturalmente anche questa impostazione eco-armonica deve creare valore. 1.8 L'impresa eccellente procede per breakthroughs.La strategia del miglioramento continuo o kaizen (kaizen è il miglioramento ottenuto con il coinvolgimento di tutto il personale e si realizza per piccoli passi. Richiede grande impegno da parte del personale e modesti investimenti.) viene affiancata dal modello dei miglioramenti drastici, i breakthroughs (salti in avanti, letteralmente penetrazione nell'incognita del futuro), che, creando forti discontinuità con il passato, fanno fare salti qualitativi e quantitativi all'impresa, la tengono, costantemente, in posizione di first mover, restringono, quindi, il campo di competizione ai followers. Si tratta di saldare i principi della qualità totale, che prevede, appunto, il modello del miglioramento continuo, con la cultura dei cambiamenti focalizzati all'innovazione di business, di prodotto, di mercato o di marketing. 1.9 Il modello efqm per l'eccellenzaL'european foundation for quality management (efqm - Si veda il sito http//www.efqm.org/) è un'organizzazione no profit, che annovera più di 750 aziende, la cui missione è quella di promuovere in Europa l'eccellenza sostenibile; per conseguire questo obiettivo ha dato vita ad un modello efqm per l'eccellenza. I fattori
I risultati
Come più volte affermato, promotore dell'eccellenza di un'impresa è la leadership (Hinterhuber, 99), sulla quale, come già detto, si è rivolta, anche, l'attenzione degli estensori delle ultime normative Vision 2000 (Marcantoni, 2000); pertanto nel prossimo capitolo di questa seriedi monografiesull’evoluzione dell’impresa verrà analizzata tale figura. NOTE Eugenio Caruso Caruso E., L'eccellenza nelle imprese, FrancoAngeli, 2000.
Per una panoramica più ampia sull'impresa moderna si rimanda a E. Caruso, L’impresa in un mercato che cambia Tecniche Nuove 2003 |
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