«Eh caro! chi è il pazzo di noi due? Eh lo so: io dico TU! e tu col dito indichi me. Va là che, a tu per tu, ci conosciamo bene noi due. Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri non ti vedono... Tu per gli altri diventi un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? senza badare al fantasma che portano con sé, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! e credono che sia una cosa diversa.»
Pirandello. Così è (se vi pare).
GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni.
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Thomas Stearns Eliot
Thomas Stearns Eliot, noto come T. S. Eliot (Saint Louis, 26 settembre 1888 – Londra, 4 gennaio 1965), è stato un poeta, saggista, critico letterario e drammaturgo statunitense naturalizzato britannico.
remiato nel 1948 con il Nobel per la letteratura, “per il suo notevole e pionieristico contributo alla poesia contemporanea” è stato autore di diversi poemi, alcuni dei quali destinati al teatro:- Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock, - La terra desolata,- Gli uomini vuoti, - Ash Wednesday, - Quattro quartetti, - Assassinio nella cattedrale e Cocktail Party. È stato autore inoltre del saggio Tradition and the Individual Talent.
Nato in una famiglia altolocata statunitense, è stato il settimo figlio dopo cinque sorelle e un fratello di Henry Ware Eliot (morto nel 1919) e di Charlotte Champe Stearns.
Eliot si appassionò alla letteratura già durante l'infanzia. Ciò fu dovuto in parte anche al fatto che da bambino ebbe dei problemi fisici. A causa di una doppia ernia inguinale congenita, non poteva infatti partecipare a molte attività fisiche e quindi socializzare con i coetanei. Essendo spesso isolato, sviluppò un grande amore per la letteratura. Una volta imparato a leggere, divenne subito ossessionato dai libri, prediligendo i racconti di vita selvaggia, come ad esempio il Tom Sawyer di Mark Twain.
Dal 1898 al 1905, Eliot frequentò una scuola di preparazione al college dell'Università di Washington, dove i suoi studi comprendevano latino, greco antico, francese e tedesco. A 14 anni iniziò a scrivere poesie sotto l'influenza della traduzione di Edward Fitzgerald del Rubaiyat di Umar Khayyam. La sua prima poesia pubblicata, "A Fable For Feasters", fu scritta come esercizio scolastico e fu pubblicata su una rivista nel 1905. Nel 1905 pubblicò anche tre racconti, "Birds of Prey", "A Tale of a Whale" e "The Man Who Was King". L'ultimo racconto citato rifletteva il suo interesse per le popolazioni indigene, precedendo quindi gli studi antropologici ad Harvard, università che frequentò dall'ottobre del 1906 e dove ebbe come compagni di studi il coetaneo e futuro poeta Alan Seeger e Conrad Aiken.
Ad Harvard la sua cultura si arricchì di una notevole conoscenza della letteratura europea. Studiò l'italiano leggendo Dante, poeta da lui molto ammirato, a cui successivamente dedicò uno dei suoi più famosi saggi. Nel 1910 si trasferì a Parigi e poté così studiare alla Sorbona, dove frequentò le lezioni di Henri Bergson ed entrò in contatto col simbolismo francese (suo tutore era Alain-Fournier, che lo presentò al cognato, Jacques Rivière). Più tardi, nel 1911, fece ritorno ad Harvard dove conseguì una laurea in filosofia. Nel 1914 vinse una borsa di studio per studiare al Merton College dell'università di Oxford, trasferendosi quindi nel Regno Unito.
Allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferì a Londra, dove nel 1917 trovò lavoro come impiegato presso la Lloyd's Bank e cominciò a pubblicare le prime poesie. L'anno successivo sposò la ballerina Vivienne Haigh-Wood, nonostante le preoccupazioni dei genitori dovute all'instabilità mentale della donna. A Londra era anche in stretti rapporti con Ezra Pound, al quale è debitore dell'inserimento all'interno dei circoli artistici della capitale.
Dopo essere diventato direttore della casa editrice Faber and Gwyer (più tardi Faber and Faber), con la quale pubblicò lavori di giovani artisti quali Ezra Pound, Wystan Hugh Auden, Stephen Spender e Ted Hughes, passò un periodo di tempo in una clinica svizzera per sottoporsi a una cura psicologica e qui terminò la sua opera La terra desolata, che pubblicò nel 1922. La poesia era rimasta la sua unica opportunità di fuga dalla vita familiare. In quello stesso anno, da ottobre, diede vita al periodico trimestrale The Criterion (uscito sino al gennaio del 1939), al quale collaboreranno, tra gli atri, Pirandello, Yeats, Auden e Proust; negli anni dal 1936 al 1939, la rivista appoggiò la causa dei repubblicani spagnoli.
Maturò intanto una sua conversione alla religione cristiana, già evidente in alcuni passi de La terra desolata. Nel 1927 divenne suddito britannico e si definì un "classicista in letteratura, monarchico in politica, anglo-cattolico in religione". Infatti quell'anno aveva cominciato a frequentare la Chiesa anglicana, convertendosi poi all'anglicanesimo e professando idee conservatrici, cosa che lo allontanò ideologicamente dall'amico Ezra Pound, rivoluzionario, anti-monarchico e filo-fascista al tempo stesso, oltre che di tendenze religiose pagano-orientaleggianti (viceversa, Eliot è associato al filone politico-culturale del conservatorismo tradizionalista). La conversione alla confessione anglicana fu molto importante nella sua vita e influì notevolmente sulla sua produzione letteraria, che divenne più attenta ai temi religiosi e di intonazione meno amara e pessimista. Nel 1939 pubblicò uno dei suoi più importanti volumi di saggi, filosofici, dal titolo The Idea of a Christian Society, ove è formulato l'auspicio dell'avvento di una nuova società europea liberal-democratica ispirata al Vangelo.
Dopo una travagliata riflessione, Eliot decise di separarsi dalla moglie facendola ricoverare in un istituto per malati mentali, dove ella morì nel 1947. La morte della moglie lasciò per sempre un senso di colpa nell'animo del poeta, anche se nel 1957 si risposò. Tra gli anni trenta e gli anni quaranta Eliot si concentrò maggiormente sui problemi etici e filosofici della società moderna.
Nel 1948 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura "per il suo eccezionale e pionieristico contributo alla poesia contemporanea". Ammiratore di Groucho Marx, con il quale intrattenne un'affettuosa amicizia epistolare, lo ospitò a cena durante il soggiorno di questi a Londra nel 1964. Il 14 settembre 1964 venne insignito della Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente Usa Lyndon B. Johnson. Morì di enfisema a Londra.
Firma autografa
Eliot e il modernismo
L'opera di Eliot appartiene al contesto del cosiddetto modernismo, movimento sviluppatosi fra il 1912 e la seconda guerra mondiale che comprese e rivoluzionò tutte le arti. I modernisti (tra i più noti, James Joyce, Virginia Woolf, lo stesso Eliot ed Ezra Pound) denunciarono:
la crisi della cultura occidentale,
l'alienazione e il senso di solitudine dell'artista in un mondo scientifico,
il rifiuto del passato e la rottura con la tradizione.
Il nome modernismo è legato particolarmente alla novità delle tecniche letterarie degli scrittori che ne facevano parte; tutti gli autori modernisti sono accomunati dal rifiuto della tradizione letteraria vittoriana (derivazione indebolita della letteratura romantica) e dal recupero della poesia del Seicento inglese (John Donne e i poeti metafisici).
Al centro della pratica letteraria modernista c'è il particolare uso dell'immagine (derivato in parte dal precedente movimento letterario, durato pochi anni, dell'imagismo, di cui aveva fatto parte Ezra Pound assieme al poeta inglese Thomas Ernest Hulme); per i modernisti l'immagine viene intesa non più come simbolo nel senso medioevale, romantico o simbolista, ma come correlativo oggettivo, trasposizione di significati concettuali astratti in un'immagine oggettuale priva di dirette e logiche connessioni con essi, ma capace di suggerirli emotivamente.
Teorizzata da Eliot, questa tecnica diviene l'unico modo di esprimere emozioni: "una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi che saranno la formula di quella emozione particolare; tali che quando i fatti esterni, che devono terminare in esperienza sensibile, siano dati, venga immediatamente evocata l'emozione". Una sorta di parallelismo può essere istituito, nella letteratura italiana, con la cosiddetta linea della "poetica dell'oggetto", che fa capo a Pascoli, Gozzano, Sbarbaro e Montale. La poesia modernista è una poesia di immagini, temi, frammenti, segni evidenti della crisi cosmica del poeta moderno: il linguaggio discorsivo è soppresso.
Opere
L'opera di Eliot viene generalmente suddivisa in due fasi. La prima, più pessimista, è identificata dalle poesie contenute nella raccolta Prufrock and Other Observations (1917) e dai poemi The Waste Land (La terra desolata, 1922) e The Hollow Men (1925). Una seconda fase, caratterizzata da toni di speranza e marcatamente religiosa, viene fatta iniziare dal poema The Journey of the Magi scritto nel 1927, anno della conversione di Eliot al cristianesimo, e comprende il poema Ash Wednesday (Mercoledì delle ceneri, 1929), la raccolta Four Quartets (Quattro quartetti, 1936-1942) e il dramma Murder in the Cathedral (Assassinio nella cattedrale, 1935).
Caratteristiche della poesia eliotiana
Sin dalle prime poesie, Eliot accosta una critica alla vacuità e alla frivolezza della società di Boston e di Londra a visioni di lirica bellezza: il bello è abbinato allo squallido. Il disinganno politico di cui è infusa la sua poesia è da relazionarsi con lo stato di shock in cui si trovava quella generazione che aveva sprecato la propria giovinezza nella prima guerra mondiale.
I contrasti tra le leggende e i miti classici, i rituali, le bellezze antiche e lo squallore delle osterie è proposto senza alcun commento, ma con versi taglienti e duri, attraverso un'alternanza di termini aulici e colloquiali. La sua poesia propone una partecipazione dinamica e attiva, in quanto l'utilizzo dell'apparato mitologico, le citazioni da testi classici, l'uso di svariate lingue si appellano al lettore, il quale è chiamato a completare l'opera con la propria esperienza; un meccanismo, questo, che si trova anche nelle contemporanee opere di James Joyce. Eliot usa un metalinguaggio, cercando di proporre nuovi valori in un mondo in cui di fatto i criteri di credenza universalmente accettati si sono dissolti. La poesia di Eliot è modernista: non presenta, cioè, un'ordinata sequenza di pensieri o uno sviluppo logico, quanto piuttosto una serie di "fotogrammi", di frammenti non collegati l'un l'altro da connessioni logiche.
Il clima culturale in cui si inserisce l'opera eliotiana è di profonda crisi esistenziale; sono ad essa contemporanee varie espressioni della condizione dell'uomo: espressionismo, cubismo, surrealismo, dadaismo, astrattismo, futurismo, esistenzialismo, relativismo in campo scientifico, sviluppo della psicoanalisi, la scoperta della divisibilità dell'atomo. In poche parole,
(EN)
«Where is the wisdom we have lost in knowledge?
Where is the knowledge we have lost in information?»
(IT)
«Dov'è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza?
Dov'è la conoscenza che abbiamo perso nell'informazione?»
(T.S. Eliot, The Rock, 1934)
Il risultato è un senso di isolamento che sfocia nella definizione di Wystan Hugh Auden The Age of Anxiety.
Il metodo mitico
Il "mythical method" è un metodo con cui Eliot evidenzia il contrasto tra la fecondità di un mitico passato e la spirituale sterilità del mondo presente, caratterizzato dall'alienazione dell'uomo. Per Eliot i vecchi miti, pur essendo presenti, nella società moderna hanno perso il loro profondo significato, tanto che attraverso le mitiche allusioni appare il contrasto tra passato e presente. Eliot pone in contrasto l'insignificanza della vita con allusioni a vari miti del passato quali la leggenda di re Artù, la ricerca del santo Graal, metafora della ricerca della salvezza spirituale da parte dell'uomo. L'autore fa riferimento alle festività di Maggio che celebravano la rinascita della natura in primavera, ai miti dei Celti (in particolare quelli legati alla fertilità), alla leggenda del Re Pescatore nonché alla tradizione classica greca come in Waste Land dove, nel Sermone del fuoco, s'incontra la figura del vate tebano Tiresia.
Nel saggio Ulyxes, Order and Myth (1923) Eliot scrive che il "mythical method" "è semplicemente un modo di controllare, di ordinare, di dare una forma e un significato all'immenso panorama di vanità e anarchia che è la storia contemporanea".
Eliot saggista
In After Strange Gods e Notes Towards the Definition of Culture Eliot difende una tradizione che è necessario restaurare se non, addirittura, reinventare. Egli critica severamente la sua società, che continua ad inebriarsi di parole che illudono l'uomo e lo trascinano sempre più lontano da una perfetta organizzazione del mondo. Quest'ultima è vista da Eliot come definita attraverso una rigida organizzazione gerarchica delle classi guidate da un'élite teologica, una comunità di Cristiani che crei un sistema educativo comune capace di guidare l'intera umanità verso il perseguimento di valori veramente universali. In questo contesto si inquadra la polemica contro i "free-thinkers jews" evocati in After Strange Gods, che minerebbero la coesione della società. Secondo quanti ritengono Eliot un antisemita, questa affermazione non sarebbe che la continuazione in chiave politica di una polemica antiebraica da lui già condotta con gli strumenti della poesia, ritraendo (eminentemente in Gerontion e Burbank with a Baedeker: Bleistein with a cigar) figure di ebrei sordide e profittatrici. Nondimeno, Eliot rifiuta le visioni politiche liberali e democratiche: quelle liberali perché hanno portato a una società in cui l'uso delle risorse naturali e umane si è trasformato in loro sfruttamento per il vantaggio egoistico di pochi; quelle democratiche perché "una marmaglia non cesserà di essere marmaglia perché è ben nutrita, ben vestita, ben alloggiata e ben disciplinata".
In Tradition and the Individual Talent Eliot esprime due importanti concetti per la sua critica letteraria.
Il poeta non ha una personalità da esprimere: la poesia è solo un mezzo, per cui le liriche romantiche sono rifiutate e abbandonate
Le rivoluzioni si compiono con l'apporto di molteplici modificazioni minime alle opere del passato: "nessun poeta, nessun artista di nessuna arte contiene un completo significato da solo. Il suo senso, la sua comprensione è la comprensione del suo rapporto con i poeti ed artisti morti", poiché il poeta deve collocarsi all'interno del proprio tempo storico con la consapevolezza che il suo passato, "tutta la letteratura d'Europa sin da Omero", è altrettanto presente quanto ciò che sta avvenendo nello stesso ambito culturale nel tempo che gli è contemporaneo.
Eliot critico del giallo
T.S. Eliot fu anche un lettore e un critico attento del romanzo giallo, nonchè grande appassionato. In un breve saggio apparso sulla sua rivista letteraria The Criterion, descrisse le sue cinque regole per scrivere una buona detective story:
"La storia non deve basarsi su travestimenti elaborati e incredibili".
Le motivazioni del criminale dovrebbero essere abbastanza prevedibili. "Nessun furto, ad esempio, dovrebbe essere dovuto alla cleptomania (sempre che esista una cosa del genere)".
La soluzione non dovrebbe coinvolgere il soprannaturale o "misteriose e assurde scoperte fatte da scienziati solitari".
"Meccanismi elaborati e bizzarri sono irrilevanti. Scrittori investigativi di tendenze austere e classiche lo aborriranno".
"Il detective dovrebbe essere altamente intelligente ma non sovrumano. Dovremmo essere in grado di seguire le sue deduzioni e quasi, ma non del tutto, farle con lui".
"Recent Detective Fiction"
Nel breve saggio "Recent Detective Fiction" (1927) Eliot recensisce sedici volumi dedicati ai temi del crimine e dell'investigazione, che divide in tre gruppi. Il primo gruppo comprende romanzi che, a suo avviso, appartengono alla detective fiction vera e propria; il secondo gruppo include quelle che secondo Eliot si possono definire mystery tales; il terzo gruppo invece tratta di crimini reali e non di finzione.. Eliot effettua quindi una chiara distinzione tra detective fiction e mystery tale, sottolineando comunque come i due generi siano intrecciati e che la differenza risiede soprattutto nella predominanza di uno o dell’altro genere all'interno di uno stesso testo. Secondo Eliot, nella detective story vera e propria non dovrebbe accadere nulla: il crimine ha già avuto luogo e il resto del racconto consiste in un raccogliere, selezionare e ricombinare gli indizi; nella mystery tale, invece, il lettore è guidato di avventura in avventura. Per il poeta si possono spesso individuare elementi della mystery tale nella detective fiction, ma questi restano subordinati all’interesse primario che è l’investigazione.
Analizzando Problems of Modern American Crime, Eliot giunge alla conclusione che nella reale attività della polizia ci sia poco spazio per l'abilità dell'investigatore così come viene descritta nella detective fiction: i crimini avvengono per lo più di fronte a testimoni e il racconto dell'inchiesta può concentrarsi solo sul processo penale. Secondo Eliot, l’unica figura reale nella quale si potrebbero individuare degli elementi di eroismo è quella della guardia carceraria. Eliot ritiene quindi che Problems of Modern American Crime dimostri quanto la detective fiction abbia ben poco a che fare con vera realtà della criminalità.
Il saggio prosegue illustrando le preferenze di Eliot per quanto riguarda le opere letterarie analizzate nel saggio, a partire da Lo strana morte del Signor Benson di S.S. Van Dine, che egli ritiene il migliore di questi romanzi. Delle opere di Van Dine Eliot sottolinea due idee innovative: in primo luogo, il protagonista non è uno scienziato o un avvocato, bensì un intenditore d’arte che applica all'investigazione dei crimini gli stessi principi che Bernard Berenson applicava all'attribuzione delle opere pittoriche; in secondo luogo, il movente del criminale non è un indizio determinante per risolvere il caso, poiché validi motivi per commettere l’omicidio sono attribuiti a tre o quattro dei personaggi diversi. L'autore passa quindi a discutere The Crime at Diana's Pool di Victor L. Whitechurch e The Three Taps di Ronald Knox, fra i quali sostiene di preferire il primo in quanto "più serio", mentre il secondo rischia di essere rovinato a causa dell'utilizzo di un elemento fantastico inadatto al genere. Allo stesso modo Eliot critica i personaggi di Know in quanto comici e quindi anch'essi fuori luogo in un romanzo poliziesco. Fra le opere che giudica di qualità inferiore, Eliot critica in particolare la struttura episodica di Mr. Fortune Please di H.C. Bailey, a suo avviso funzionale all'epoca di Arthur Conan Doyle ma ormai sorpassata. Eliot si rivela infine deluso da The Mortover Grange Mystery e The Green Rope di J. S. Fletcher nelle quali, sostiene, è assente un qualsiasi personaggio interessante. In generale, della moderna detective fiction l’autore lamenta l’assenza di austerità e puro piacere intellettuale che si trova nelle opere di Edgar Allan Poe e la mancanza della pienezza e abbondanza di vita che si riscontra nei romanzi di Wilkie Collins. Per Eliot il lettore desidererebbe che la narrazione sia interamente dedicata all'intreccio poliziesco o, viceversa, che maggior spazio fosse dedicato all'elaborazione dei personaggi e del contesto in cui essi vivono.
Eliot e S. S. Van Dine
Eliot considera S. S. Van Dine uno dei migliori esponenti del genere poliziesco. Il più grande pregio dei suoi romanzi, secondo il poeta, è la dimensione ludica del racconto che coinvolge pienamente il lettore nella sua dinamica. Ciò nonostante, Eliot critica i romanzi di Van Dine per l'eccessiva complicatezza degli espedienti narrativi che utilizza, i quali a suo avviso si allontanano dallo scopo del genere, che consisterebbe nel parlare della natura umana. Eliot considera Van Dine inferiore ad altri autori di gialli come Richard Austin Freeman e Freeman Wills Crofts, ma allo stesso livello di Lynn Brock e J. J. Connington. Il poeta afferma, inoltre, che i tanti pregi del detective Philo Vance portino a un'eccessiva complicazione delle trame per poterne giustificare l'intelligenza.
In una recensione de La canarina assassinata, Eliot giudica il secondo lavoro dello scrittore americano altrettanto valido quanto il suo esordio, La strana morte del signor Benson. Il poeta individua nel romanzo una specifica debolezza, ovvero l'eccessiva complessità della trama da cui deriva a suo avviso una soluzione troppo meccanica dell'intreccio. Secondo Eliot questa caratteristica dei romanzi di Van Dine è tipica della scuola americana del romanzo poliziesco e ne rappresenta il limite, poiché a suo avviso i crimini al centro della narrazione andrebbero costruiti a partire dalla natura umana piuttosto che intorno espedienti ingegnosi e improbabili. A conferma della sua teoria, Eliot elogia la risoluzione del delitto descritta ne La canarina assassinata attraverso il racconto dell'episodio della partita di poker, che egli ritiene il più grande contributo di Van Dine all’arte del romanzo poliziesco.
In una recensione non firmata a La fine dei Greene Eliot nota un’evoluzione dello stille dell'autore rispetto ai suoi primi romanzi polizieschi. Secondo il poeta, tuttavia, Van Dine continua ad elaborare troppo le sue trame, rischiando così di cadere nello stereotipo del poliziesco americano. Anche qui il metodo resta infatti lo stesso: lo scrittore costruisce un caso contro una mezza dozzina di sospettati e le complicazioni delle vicenda sono tali da dover essere risolte da uno stratagemma meccanico, la cui unica giustificazione appare l'esigenza di mettere in risalto l’intelligenza del detective. Nonostante i suoi limiti, Van Dine resta secondo Eliot il miglior autore di romanzi polizieschi.
Manoscritto del XIII secolo in cui viene riprodotto l'assassinio di Becket
Assassinio nella Cattedrale
Il contesto della contrapposizione fra potere civile e potere spirituale è stato posto dalla critica come piano essenziale di lettura del dramma teatrale.
L'azione del dramma si sviluppa tra il 2 dicembre e il 29 dicembre 1170, registrando cronologicamente gli eventi dei giorni che portarono al martirio di Thomas Becket, dopo la sua assenza durata per i sette anni precedenti trascorsi in Francia.
L'opera teatrale è divisa in due parti separate da un interludio. La prima parte è ambientata nella sala dell'arcivescovo e ha inizio il 2 dicembre 1170. Si apre con un coro cantante premonitore di eventi violenti. Il coro svolge, sullo stile del coro del teatro greco antico, un ruolo chiave all'interno del dramma, e muta durante lo svolgimento del dramma, in maniera tale da sottolinearne e giuntarne le differenti fasi.
Tre sacerdoti irrompono in scena riflettendo sull'assenza di Becket e sul pericolo derivante dalla crescita del potere temporale della monarchia mentre un araldo annuncia l'arrivo di Becket. L'arcivescovo svolge a sua volta una riflessione sul martirio al quale sa di andare incontro, che accetta con fatale rassegnazione. Sulla scena fanno quindi la loro comparsa i tentatori, figure demoniache che rammentano quelle che tentarono il Cristo, pronti a lasciargli suggerimenti su come resistere al potere del re e salvarsi, sia pure dalla gloria del martirio. L'atto chiude sulla risposta di diniego di Becket il quale sa ormai quale sia la strada da percorrere.
Assassinio di Tommaso Becket, prima metà del XIII secolo, Pavia, Chiesa di San Lanfranco
L'interludio è costituito da un sermone dell'arcivescovo tenuto la mattina di Natale dell'anno 1170. È un discorso erudito sul valore spirituale di questo giorno, di gioia e tristezza insieme che la cristianità dedica ai suoi martiri. Ripropone, quindi, attraverso il gesto scenico, le considerazioni di Becket riguardo al martirio. In fine di sermone, annuncia ai fedeli, con parole di fatalità, che entro breve tempo essi potrebbero averne uno in più da ricordare.
La seconda parte del dramma ha luogo sia nella sala dell'arcivescovo che nella cattedrale. È il 29 dicembre 1170. L'atto è maggiormente realistico, rispetto al primo, riguardo dettagli e parte dialogata e può essere visto come un dramma di stile moderno.
Quattro cavalieri giungono con informazioni urgenti da parte del re. I cavalieri hanno udito il re esprimere il suo disappunto rispetto a Becket, interpretando tale disappunto come un ordine per ucciderlo. Lo accusano di tradimento, ma egli dichiara la propria lealtà e richiede di essere accusato pubblicamente. Becket viene sottratto alla furia dei cavalieri dai sacerdoti che gli suggeriscono di fuggire e mettersi in salvo. Becket rifiuta.
Alla partenza dei cavalieri, Becket ribadisce di essere disposto a morire. Il coro accompagna con il suo mesto canto la scena, preannunciando il tragico finale. Becket è nella cattedrale quando i cavalieri vi fanno irruzione e lo uccidono. Il dramma si chiude sui versi in cui i cavalieri giustificano il proprio operato sostenendone la "giusta" necessità per impedire alla Chiesa di minare la stabilità del potere dello Stato.
Ricordo di aver visto un bel film del dramma di Eliot, se non sbaglio di una regista austriaca.
AUDIO
14 maggio 2023 - Eugenio Caruso