La poesia ricrea l’universo dopo che esso è stato distrutto nelle nostre menti.
Essa giustifica l’audace e vera affermazione del Tasso:
Non merita nome di creatore se non Iddio e il Poeta.
Shelley
GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i più grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi personaggi una nuova stella che nasce nell'universo.
I BRITANNICI
Beckett - Blake - Byron - Chaucer - Coleridge - Dickens - Donne - Dryden - Eliot - Kipling - Marlowe - Milton - Russell - Scott - Shakespeare - Shaw - Shelley - Wilde - Yeats -
Sir Walter Scott, 1° baronetto (Edimburgo, 15 agosto 1771 – Abbotsford House, 21 settembre 1832) è stato uno scrittore, poeta e romanziere scozzese, considerato il padre del moderno romanzo storico. Nacque il 15 agosto 1771 a Edimburgo da una famiglia di antiche tradizioni scozzesi; il padre, Walter, pur esercitando la professione di avvocato, si dedicava saltuariamente a studi storici e teologici; la madre, Anne Rutherford, colta e raffinata, era figlia primogenita di un professore di medicina dell'Università di Edimburgo.
Nel 1772 il piccolo Walter si ammalò di poliomielite, malattia che lo rese claudicante. Data la sua salute cagionevole, il giovane Scott trascorse i suoi primi anni di vita nella fattoria paterna di Sandyknowe, villaggio ubicato in una zona conosciuta come Border, al confine tra Inghilterra e Scozia. Si trattava di un'area piuttosto isolata, ma ricca di un grande repertorio di leggende e racconti di avventure, che suscitarono una vivissima impressione sull'animo del giovane. Inoltre, la fattoria sorgeva non lontano dalle rovine di Smailholm Tower, l'antica residenza paterna. Questi anni di vita trascorsi a contatto con la tradizione locale avrebbero esercitato una profonda influenza sulla sua produzione successiva, sia quella di ambito poetico che quella di genere prosastico. In particolare, lo scrittore fu fortemente colpito dai racconti dell'ultima insurrezione scozzese, la battaglia di Culloden del 1746, e delle dure conseguenze che essa ebbe sia sugli stessi combattenti, sia sugli animi della popolazione locale.
Dipinto di Henry Raeburn, "Sir Walter Scott (1822)"; olio su tela, 76.2×63.5 cm, National Gallery of Scotland, Edimburgo
Nel 1775 poté fare ritorno ad Edimburgo e di lì si trasferì a Bath, dove iniziò cure presso le fonti termali. Tornato ad Edimburgo, nel 1778 il padre gli affiancò alcuni precettori perché lo preparassero agli studi imminenti: nel 1779 iniziò infatti a frequentare la prestigiosa Royal High School di Edimburgo. Con il migliorare delle sue condizioni di salute, aumentò anche la sua passione per lo studio: il giovane Walter, pur non rivelandosi uno studente particolarmente promettente, divorava romanzi, resoconti di viaggio, poemi e libri storici. Il suo insegnante, James Mitchell, gli trasmise i rudimenti dell'aritmetica e della storia della Chiesa di Scozia, con particolare attenzione al fenomeno dei Covenanters. Conclusi gli studi, Scott si trasferì presso una zia a Kelso, dove frequentò la locale Scuola di Grammatica: qui conobbe James Ballantyne, che in seguito avrebbe illustrato alcuni dei suoi libri.
La casa a Edimburgo dove Walter Scott visse dai quattro ai ventisei anni (tra il 1775 e il 1797)
Essendo il padre un affermato avvocato, Walter fu indirizzato agli studi di diritto e iniziato alla professione forense. Pur non rispecchiando il suo vero interesse, la giurisprudenza sarà un aspetto preponderante nella sua produzione letteraria; nel mutamento delle leggi Scott vide il cambiamento sociale avvenuto nel corso dei secoli, il passaggio da una società arcaica ad una moderna. Fu nel 1783 che Scott, alla precoce età di dodici anni, iniziò a frequentare i corsi di legge presso l'università di Edimburgo; nel 1786, invece, entrò nello studio legale del padre, mentre nel 1792 conseguì la laurea e cominciò ad esercitare la professione in tribunale. Malgrado i successi nella carriera forense, che gli avevano fruttato nel 1799 la carica di sceriffo di Selkirk e nel 1806 quella di cancelliere di corte di giustizia, Scott preferiva dedicarsi agli studi letterari, con una predilezione particolare per la tradizione storica e mitologica per la Scozia. Nelle pagine della sua Autobiografia leggiamo infatti:
«Durante le nostre passeggiate, John Irving ed io ci raccontavamo leggende nelle quali predominavano le battaglie e gli eventi miracolosi. Questo passatempo ci teneva occupati durante le vacanze e credo di dovere ad esso la propensione immaginaria per la poesia e la prosa di stampo romantico e cavalleresco»
(Walter Scott, Ivanhoe, p. 563)
Scott, in particolare, concepì un ardente entusiasmo per Shakespeare, Spenser e Ossian, che ben presto abbandonò in favore di Thomas Percy, autore di una Reliques of Ancient poetry che lasciò tracce profonde sulla sua fantasia. Furono proprio i testi di Percy a ispirargli le sue primissime esperienze letterarie, per lo più traduzioni di ballate tedesche: nel 1795 tradusse la Lenore e Der Wilde Jäger ("Il cacciatore selvaggio") di Bürger e nel 1799 il Götz von Berlichingen di Goethe. Intanto, Scott decise di approfondire la propria conoscenza del folclore scozzese compiendo frequenti viaggi che non di rado lo portarono ad esplorare terre remote e poco visitate: si recò nelle Highlands e nel Lake District, dove conobbe Charlotte Genevieve Charpentier, una giovane fanciulla figlia di un rifugiato francese con la quale si sposò il 24 dicembre 1797. Da questa relazione, piuttosto felice, nacquero cinque figli.
Dipinto di William Allan, "Sir Walter Scott, 1771 - 1832. Novelist and poet (1844 )", National Gallery of Scotland, Edimburgo.
Nel 1802 Scott pubblicò i due volumi delle Border Ballads (accresciuti a tre nel 1803), dove incluse anche poesie di sua mano, come Glenfillas, scritta nel 1799. La popolarità di queste composizioni spinse lo scrittore a scrivere nel 1805 The Lay of the Last Minstrel, un lungo romanzo in versi di argomento scozzese che ebbe un grande successo. Questo decollo letterario fu prontamente seguito dalla pubblicazione di altri poemi caratterizzati dal medesimo stile, quali Marmion nel 1808, The Lady of the Lake nel 1810, The Vision of Don Roderick nel 1811, Rokeby e The Bridal of Triermain nel 1813, The Lord of the Isles nel 1815.
L'incessante operosità di Scott non si limitò al solo piano letterario e giuridico. Oltre a continuare le ricerche che portarono alla gestazione delle Border Ballads, dedicò molto tempo anche al lavoro militare, assumendo anche un comando nel reggimento di cavalleria leggera di Edimburgo; dal 1808 iniziò a collaborare con la Quarterly Review, una rivista politico-letteraria di orientamento conservatore. Nel 1805, inoltre, Scott entrò a far parte di una tipografia fondata dall'amico Ballantyne; quando quest'ultima fallì nel 1812 si accordò con la società rivale di Constable, che basò la propria fortuna proprio sui suoi scritti. In questo modo Scott poté accumulare una notevole fortuna, con la quale poté coronare le proprie ambizioni di proprietario terriero: nel 1811 acquistò per quattromila sterline il castello di Abbotsford, possedimento che sarebbe stata la sua dimora fino alla fine dei suoi giorni.
Furono questi per lui anni di grande attività letteraria. Dopo aver constatato il declino della fortuna dei suoi romanzi poetici, genere nel quale signoreggiava lord Byron, Scott si cimentò nella composizione di romanzi storici, per i quali ben presto rivelò una particolare vocazione. Nel 1814 pubblicò Waverley, insieme a Ivanhoe oggi riconosciuto come il capostipite dei romanzi storici: il testo, che miscela il tema del romanzo gotico alle vicende storiche nazionali, conobbe una grandissima popolarità di critica e di pubblico. Fu questo solo l'inizio di un'incalzante serie di successi letterari: Guy Mannering fu pubblicato nel 1815; The Antiquary, The Black Dwarf e Old Mortality nel 1816; The Heart of Midlothian e Rob Roy nel 1818; The Bride of Lammermoor e The Legend of Montrose nel 1819; Ivanhoe, The Abbot e The Monastery nel 1820; Kenilworth nel 1821; The Pirate, The Fortunes of Nigel e Peveril of the Peak nel 1822; Quentin Durward nel 1823; St. Ronan's Well e Redgauntlet nel 1824; The Betrothed e The Talisman nel 1825; Woodstock nel 1826. Tra il 1827 e il 1830 pubblica 4 volumi di Tales of a Grandfather, serie di racconti destinati ai ragazzi sulla cultura e la storia della Scozia.
Statua di Walter Scott collocata sulla sommità del monumento a lui intitolato a Glasgow.
Tra i testi appena elencati, speciale menzione merita Ivanhoe: quest'opera, che ricostruisce l'epoca delle crociate e di Riccardo Cuor di Leone, ebbe una grandissima eco negli ambienti romantici e sancì la fortuna del «romanzo storico» in tutta Europa, ispirando anche Alessandro Manzoni nella stesura de I promessi sposi.
Poco prima della pubblicazione del Woodstock, le finanze di Scott subirono un tracollo. A causa del fallimento di Hurst e Blackett, agenti londinesi del Constable, si venne a formare un passivo di 117.000 sterline. Nonostante sia oggi difficile accertarne le effettive responsabilità, il dissesto finanziario era certamente dovuto anche alla cattiva amministrazione di Scott che, dando per scontata la stabilità finanziaria della società, aveva trascurato le questioni economiche, lasciandole al Ballantyne e ad altri che non disponevano di un'esperienza amministrativa pari alla sua.
Per nulla scoraggiato, lo scrittore si addossò tutto il debito e cercò di pagarlo autonomamente, senza aiuto alcuno: sebbene funestato dal lutto della moglie, scomparsa nel 1826, preso da una sorta di furor scriptorius, scrisse in questo periodo un gran numero di romanzi e di biografie, tra cui una Life of Napoleon. Ciò, tuttavia, non bastò: in due anni, infatti, i creditori riscossero solo 40.000 sterline.
Questo sforzo fu fatale per la sua salute. Colto nel 1830 da un insulto apoplettico, ne ebbe uno ancora più grave nell'aprile seguente: sperando che un clima più caldo potesse giovargli, nel settembre dello stesso anno si trasferì in Italia viaggiando su un incrociatore messogli a disposizione dal governo britannico. Ritornato in patria nella primavera del 1832, morì di tifo il 21 settembre 1832 nella propria dimora di Abbotsford. Il debito, che dopo la sua morte ammontava a 54.000 sterline, fu onorato vendendo la proprietà di Abbotsford e cedendo ai creditori i diritti d'autore delle sue opere.
Sebbene immensamente popolari alla loro pubblicazione, i romanzi in versi di Scott esercitarono un'influenza trascurabile sulla letteratura inglese. Pur rivelando doti narrative notevoli, Scott non fu altrettanto abile nell'approfondimento psicologico e nell'intensità poetica: lacune, queste, che erano compensate da una fervida immaginazione e da un'inesauribile fantasia, che erano in grado di dare vita a descrizioni particolarmente efficaci. Per l'analisi del suo stile poetico si veda il commento di Ernest de Sélincourt:
«Il suo verso, scritto rapidamente e con poche correzioni (molta parte del Marmion fu composta a cavallo), è spesso prolisso e non cesellato; e il metro, che risentiva molto della Christabel di Coleridge (non ancora pubblicata, ma già nota allo S[cott] nel manoscritto), non ha nulla della musica sottile e variata di quello del Coleridge o del suo fraseggiare incantevole. Eppure il suo stile, per quanto privo di finezze, sempre schietto, vigoroso e pieno di movimento, e i suoi romanzi dànno una sensazione di aria libera, di luce solare, di salute e di allegria»
Rilevando che il romanzo in versi non era in grado di esprimere appieno le sue potenzialità, Scott si rivolse allora al genere del romanzo storico, per il quale scoprì di avere una vera e propria vocazione. Già altri scrittori, in precedenza, avevano composto romanzi che, seppure anticipando per certi versi il modello scottiano, non disponevano di altrettanta verosimiglianza o di uno sfondo storico ben definito, come nel caso di The Castle of Otranto o The Mysteries of Udolfo. Scott, al contrario, era in grado di produrre opere in cui la vicenda narrata, pur contenendo elementi d'invenzione, era ambientata nel passato, in un'epoca ben definita e facilmente riconoscibile, della quale venivano ricostruite con fedeltà la vita e le consuetudini. Nelle sue opere egli aveva saputo miscelare abilmente invenzione e storia, fondando la vicenda narrata non sugli avvenimenti storici, bensì sugli interessi e sulle passioni pubbliche più che su quelle private (grandi personalità come Giacomo I e Luigi XI, Elisabetta e Maria regina di Scozia, Claverhouse e Montrose costituiscono solo lo sfondo dei suoi racconti).
«Lo S[cott] si muove a suo agio da una battaglia o da una camera di consiglio a una locanda, alla casetta o alla strada, cosicché assistiamo agli effetti dei grandi eventi storici sul destino di tutti i suoi personaggi, da quelli che più influiscono sull'intreccio ai più umili soldati o contadini, e la sua opera si avvantaggia in ampiezza e realtà del contrasto drammatico così presentato»
(Ernest de Sélincourt)
Malgrado continuasse a godere di una grande popolarità sia in patria che all'estero, la produzione letteraria di Scott subì dure critiche da parte degli scrittori della fine dell'Ottocento che, essendo traghettati dalla temperie romantica a quella realista, lo consideravano uno scrittore per l'infanzia. Queste ostilità crebbero ancor di più poi nel Novecento: a titolo di esempio, nei suoi Aspetti del romanzo, E. M. Forster criticò aspramente lo stile di Scott, a suo giudizio maldestro e abborracciato, ridicolizzando le trame dei suoi romanzi (che giudicò essere troppo povere) e insistendo sulla piattezza dei suoi personaggi.
Malgrado ciò, Scott continuò ad essere riconosciuto come l'ideatore del moderno romanzo storico, con il quale esercitò un'influenza più che significativa sia in patria che in tutta Europa: tra i più sensibili alla sua produzione letteraria fu lo stesso Alessandro Manzoni, che dalla lettura di Ivanhoe fu indotto a scrivere un romanzo storico sulla società milanese del Seicento, a suo giudizio caratterizzata da «passioni, anarchia, disordine, follia, ridicolaggini».
Passando al XX secolo, il culto di Scott si ravvivò solo a partire dagli anni 1960, con la ricezione delle prime istanze postmoderniste. Fu proprio in questo periodo, infatti, che Scott fu oggetto di una grande riscoperta da parte della scena letteraria mondiale, e che fu decretato definitivamente quale uno dei massimi romanzieri scozzesi, in virtù del suo contributo alla letteratura con l'ideazione del moderno romanzo storico.
Walter Scott è uno dei tanti scrittori cui viene attribuito il celebre Canadian Boat-Song.
IVANHOE
Ivanhoe è un romanzo ambientato in Inghilterra intorno al 1194. Il romanzo è considerato dagli studiosi come il primo vero esempio di genere storico insieme a Waverley (sempre di Scott).
Frontespizio della prima edizione dell'Ivanhoe
La vicenda del romanzo si svolge nell'Inghilterra centrale, di cui vengono citati alcuni luoghi riconoscibili. All'inizio della storia, Ivanhoe conduce in salvo l'ebreo Isacco di York presso la città di Sheffield, e viene indirizzato da Isacco stesso a un suo compatriota che abita a Leicester per ricevere l'armatura e il cavallo da guerra che gli permetteranno di partecipare al torneo di Ashby-de-la-Zouche. Altri luoghi fondamentali del romanzo (la dimora di Cedric, il castello di Torquilstone, la precettoria di Templestowe) non hanno una collocazione riconoscibile. Scott nutriva qualche preoccupazione a proposito dell'ambientazione inglese della storia; il pubblico aveva accolto con favore alcuni suoi precedenti romanzi ambientati in Scozia (a partire da Waverley, del 1814), ma avrebbe mostrato lo stesso favore nei confronti di una vicenda collocata in Inghilterra? Scott era talmente tormentato da questo dubbio che diede alle stampe il nuovo romanzo sotto lo pseudonimo di Laurence Templeton; in un'introduzione al romanzo, scritta sotto forma di lettera di Templeton stesso, l'autore illustrava le proprie preoccupazioni quanto alla possibilità di ispirarsi ai romanzi storici ambientati in Scozia (come Waverley) per scriverne uno ambientato in Inghilterra: gli Inglesi – diceva – sono troppo civilizzati per poter credere che nel loro passato ci siano situazioni così strane e "primitive" come quelle descritte in un romanzo storico di ambientazione medievale.
Visto il successo immediato del romanzo, tuttavia, gli editori vollero che l'autore non si nascondesse più sotto lo pseudonimo di Laurence Templeton, cosicché le successive edizioni rivelarono che si trattava ... dell'"autore di Waverley": Scott infatti non presentò mai i suoi romanzi con il proprio nome (sebbene l'anonimato fosse solo formale), vista la disistima culturale che accompagnava questo genere letterario e l'approvazione che, viceversa, egli aveva ottenuto con le sue precedenti produzioni poetiche (a partire dalla raccolta di ballate The Minstrelsy of the Scottish Border - Canti giullareschi della frontiera scozzese, del 1802). Anche il titolo di baronetto, conferitogli nel 1820, fu motivato ufficialmente dai meriti letterari della sua produzione poetica, benché sostanzialmente dovuto al successo dei suoi romanzi, formalmente anonimi.
All'inizio della vicenda, Scott dice che essa si colloca "verso la fine del regno di Riccardo I"; poiché Riccardo stesso compare nel romanzo, di ritorno in Inghilterra dalla Terza Crociata dopo la prigionia passata "in potere del perfido e crudele duca d'Austria" (cap. 7), i fatti raccontati possono collocarsi verso il 1194. La durata della vicenda non è chiaramente definita, ma si può immaginare che tra la cena nel palazzo di Cedric e lo scontro finale tra Ivanhoe e Bois-Guilbert passino circa due settimane.
Le vicende narrate si proiettano sullo sfondo della contrapposizione tra Sassoni e Normanni, vinti e vincitori separati anche dall'uso di due lingue diverse, destinate solo in seguito a fondersi nell'inglese. Wilfred di Ivanhoe, il protagonista, è un sassone, figlio di Cedric, un acceso patriota, al limite del fanatismo, che ha giurato di non fare più di tre passi incontro a un ospite che si presentasse alla sua porta, a meno che non si trattasse di un discendente dei re sassoni di un tempo. Egli ha diseredato il figlio Wilfred perché quest'ultimo, invece di impegnarsi per la rinascita della nazione sassone, ha seguito il re normanno Riccardo d'Inghilterra nella Terza Crociata. Inoltre Wilfred si era innamorato, ricambiato, di Rowena, un'orfana adottata da Cedric, sulla quale però l'anziano sassone aveva altri progetti: ella era infatti una discendente dell'ultimo re sassone, e Cedric riteneva che un suo matrimonio con un altro nobile sassone, Athelstane di Coningsburgh, avrebbe riunito le varie fazioni sassoni in un unico grande partito, capace forse di ribellarsi con successo alla dominazione normanna. Le nozze finali di Wilfred e di Rowena simboleggiano la fusione di Sassoni e Normanni nell'unico popolo inglese.
Trama
La vicenda si articola in quattro sezioni, corrispondenti a quattro luoghi.
Nel palazzo di Cedric
Una sera a Rotherwood, nel castello di Cedric, un nobile sassone, si presentano alcuni ospiti che cercano rifugio da una tempesta. Si tratta del priore Aymer e del cavaliere templare Brian de Bois-Guilbert, entrambi normanni, in viaggio verso Ashby, dove si sarebbe tenuto un importante torneo. Essi si erano precedentemente imbattuti nel porcaro Gurth e nel buffone Wamba, servi di Cedric, i quali avevano dato loro indicazioni sbagliate, ma a guidarli sulla strada giusta era poi stato un pellegrino di ritorno dalla Terra Santa, in realtà Ivanhoe. Durante il banchetto con il quale il padrone di casa accoglie gli ospiti, si presenta a chiedere ospitalità per la notte anche Isaac di York, un ebreo famoso per la sua ricchezza e la sua avarizia. A un certo punto si unisce al banchetto anche la splendida Lady Rowena, un'orfana adottata da Cedric, sulla quale il priore Aymer, evidentemente esperto in materia, aveva scommesso con Brian de Bois-Guilbert che quest'ultimo l'avrebbe giudicata la più bella donna che avesse mai visto, mettendo in palio una collana d'oro contro alcune botti di vino di Chio: appena vista la donna, Brian de Bois-Guilbert si dichiara perdente. Durante la cena, il discorso cade sulla guerra in Palestina, e il pellegrino racconta dello scontro vittorioso, in un torneo, di re Riccardo e di alcuni cavalieri del suo seguito contro dei cavalieri templari; egli ricorda i nomi di tutti i vincitori tranne uno, Ivanhoe, che è però pronunciato da Bois-Guilbert, che da quel cavaliere era stato sconfitto. Bois-Guilbert, ancora furioso per quella sconfitta, sfida Ivanhoe, "assente" a un nuovo scontro: sia il pellegrino sia Rowena, chiaramente innamorata di Ivanhoe, si rendono garanti che il cavaliere "assente" non sfuggirà allo scontro. Quando, finita la cena, gli ospiti si ritirano nelle stanze loro assegnate, Lady Rowena chiede al pellegrino ulteriori notizie di Ivanhoe e questi le fa comprendere che il giovane sarebbe presto tornato in Inghilterra. All'alba del giorno seguente il pellegrino salva Isaac di York dall'agguato che gli era stato organizzato da Bois-Guilbert e dai suoi servi saraceni, e l'ebreo decide a sua volta di aiutare il pellegrino, nel quale ha riconosciuto un cavaliere, a procurarsi un cavallo e un'armatura per il torneo di Ashby-de-la-Zouche.
Il torneo di Ashby-de-la-Zouche
Esso si svolge alla presenza del principe Giovanni, che sta esercitando il potere in assenza di re Riccardo, ma che sta anche progettando di usurpare il trono. La prima giornata prevede lo scontro tra alcuni campioni e tutti i cavalieri che intenderanno sfidarli, a loro scelta con armi letali o con armi dette “di cortesia”, le cui punte sono protette, onde evitare gravi danni ai contendenti. Tra i campioni, oltre a Bois-Guilbert, spiccano in particolar modo Reginaldo Front-de-Boeuf e Filippo de Malvoisin. Prima dell'inizio dei giochi il principe Giovanni rimane colpito dalla bellezza di Rebecca, figlia di Isaac di York, il quale viene insultato da un altro spettatore per la sua origine ebrea. L'insulto rischia di creare una situazione imbarazzante, visto che Giovanni intende sostenere Isaac, dai cui prestiti dipendono le sue ambizioni di potere, mentre la folla è ovviamente ostile tanto all'ebreo quanto a sua figlia; la situazione viene risolta da Wamba, il giullare, che allontana Isaac minacciandolo con un prosciutto che teneva sotto la veste.
Il torneo inizia e Bois de-Guilbert, Malvoisin e Front-de-Boeuf sconfiggono tutti i cavalieri che li sfidano ad un combattimento con le armi di cortesia. Intanto il principe Giovanni chiede ai suoi consiglieri di scegliere come dama del giorno la bellissima Rebecca. Sia i consiglieri sia gli spettatori non sono d'accordo con l'idea del principe Giovanni perché si tratta di un'ebrea. Allora si decide che sarà il vincitore del torneo ad avere l'onore di scegliere la dama.
Poiché non vi sono più cavalieri che osino affrontare i campioni, il principe sta per concedere la vittoria a Bois-Guilbert, quando sopraggiunge Ivanhoe, con il volto coperto dall'elmo e quindi irriconoscibile. Il cavaliere misterioso decide di rimanere nell'anonimato e gli spettatori gli attribuiscono il nome di “Diseredato”, visto che sullo scudo vi è l'effigie spagnola “Desdichado”. Questi con la punta della lancia, simbolo di una sfida con armi mortali, tocca lo scudo di Bois-Guilbert; con somma meraviglia degli spettatori, il cavaliere Diseredato riesce a disarcionare Bois-Guilbert; il templare, furibondo, vuole proseguire lo scontro, che però viene interrotto dai giudici di gara, che dichiarano come vincitore il cavaliere Diseredato. Egli poi sfida e sconfigge, con armi di cortesia, tutti gli altri campioni.
Come vincitore, il cavaliere Diseredato sceglie come dama del torneo lady Rowena. Tutti gli scudieri dei cavalieri sconfitti si presentano poi da lui offrendogli l'armatura e il destriero dei loro padroni. Il cavaliere Diseredato si accontenta di un riscatto in denaro, ma rifiuta l'offerta di Bois-Guilbert, affermando che il loro scontro mortale, non ancora concluso, impedisce questi gesti di cortesia. Cala la notte e Gurth, che funge da scudiero di Ivanhoe, si reca da Isaac per restituirgli il cavallo e pagare l'armatura. Gurth riesce a risparmiare una parte della somma datagli da Ivanhoe, ma non riceve da Isaac neppure una moneta per ricompensa. Tuttavia Rebecca, che era a conoscenza di tutto, restituisce a Gurth la somma versata a Isaac, a cui ne aggiunge un'altra per lui. Purtroppo sulla via del ritorno Gurth viene assalito da un gruppo di banditi che vogliono rubargli tutto il denaro che porta con sé. Gurth tenta di liberarsi e potrebbe fuggire, se non cercasse di recuperare il denaro del suo padrone. Ammirato del suo coraggio, il capo dei banditi gli concede un duello con uno dei suoi compagni: se vincerà, potrà andarsene con il denaro. Armato di bastone, Gurth riesce a battere il brigante e a tornare dal suo padrone per raccontargli la sua avventura notturna.
Il giorno successivo, tutti i cavalieri si dividono in due gruppi: uno è capeggiato da Brian de Bois-Guilbert, fiancheggiato da Athelstane e da Front-de-Boeuf, l'altro è guidato da Diseredato assieme ad un gigantesco guerriero in armatura nera che il popolo chiama “Cavaliere Nero”. Lo scontro è assai violento; alla fine, il cavaliere Diseredato viene attaccato contemporaneamente da Front-de-Boeuf, Bois-Guilbert e Athelstane. Questi stanno per avere la meglio, quando il Cavaliere Nero, che per tutta la durata dello sconto era rimasto in disparte, tanto che gli spettatori gli avevano attribuito il soprannome di “Noir Fainéant” (Nero Fannullone), si scaglia su Athelstane e Front de Boeuf, disarcionandoli ambedue; allora il templare non riesce a resistere all'ultima carica di Diseredato, che lo disarciona. Il principe vuole dichiarare vincitore del torneo il Cavaliere Nero, che però si è già allontanato, così il premio viene consegnato al cavaliere Diseredato che nomina Lady Rowena come donna più bella e ferito, non riesce a evitare che gli venga tolto l'elmo, rivelandosi essere Wilfred di Ivanhoe. La cosa suscita l'ammirazione degli spettatori ma non del padre Cedric, che prova disprezzo per il figlio. Ivanhoe, che ha subito diverse ferite durante lo scontro, sviene ai piedi di Rowena e successivamente viene portato in una tenda per ricevere cure mediche. Poco dopo la fine del torneo, il principe Giovanni riceve un messaggio che gli comunica che suo fratello era stato liberato dalla sua prigionia. Terrorizzato, Giovanni decide di anticipare la gara di tiro con l'arco in cui egli spera che Locksley, un arciere che gli ha tenuto testa già prima, sia sconfitto dal suo guardiacaccia Hubert. Locksley però ha la meglio, ma cavallerescamente lascia al suo avversario il premio che Giovanni è costretto a dargli. Dopo il torneo Giovanni dà una festa al castello di Ashby, dove invita sia nobili sassoni sia nobili normanni. Durante il banchetto i partecipanti discutono vivamente toccando diversi temi, tra cui la grande vittoria di Ivanhoe che viene disprezzato dal padre Cedric ospite di Giovanni. Il nobile sassone ritiene che suo figlio avrebbe dovuto restare in Inghilterra per mantenere salda la stirpe, invece di seguire Riccardo per le crociate. Nel corso del banchetto la tensione tra normanni e sassoni cresce, tanto che sia Cedric sia Athelstane (quest'ultimo felice per la quantità di cibo offerta), decidono di abbandonare la festa, offesi dagli insulti dei normanni, tra cui primeggia il principe Giovanni.
Nel castello di Torquilstone
Dopo il banchetto che conclude il torneo, vari personaggi prendono strade diverse, che sono però destinate a incrociarsi entro breve tempo:
- Rebecca trasporta Ivanhoe nella casa presso Ashby dove sta alloggiando con suo padre, si prende cura di lui con le sue capacità mediche e si innamora di lui. Il giorno dopo parte verso York insieme al padre e al ferito;
- Cedric, Athelstane e Rowena appena abbandonato il banchetto di Giovanni partono per le loro dimore, ma si fermano a cenare e a pernottare in un convento lungo la strada;
- Maurice De Bracy, capo di una banda di mercenari al soldo del principe Giovanni, progetta di rapire Rowena insieme agli uomini di Bois-Guilbert, tutti travestiti da fuorilegge sassoni, per poi liberarla nelle sue vesti di cavaliere, per farla così innamorare e sposarla. Waldemar Fitzurse, consigliere del principe, gli insinua però il dubbio che Bois-Guilbert possa approfittare della donna, nel momento in cui resterà in suo potere, prima della "liberazione";
- il Cavaliere Nero vaga per la foresta e chiede ospitalità a un eremita, il "chierico di Copmanhurst", che prima gli offre acqua e legumi crudi, per poi tirar fuori selvaggina e vino con cui i due banchettano e cantano tutta la notte.
La comitiva di Cedric si riunisce poi a quella di Isaac, e insieme vengono quindi assaliti dai falsi briganti di De Bracy e tutti catturati, tranne Wamba e Gurth. I due si imbattono in Locksley, che raduna velocemente la sua banda, compreso Fra Tuck, cioè l'eremita presso cui si trovava il Cavaliere Nero. Quest'ultimo decide quindi di collaborare con gli uomini di Locksley e con i contadini delle terre di Cedric per liberare i prigionieri, e durante la battaglia userà uno scudo che gli varrà il nuovo nome di Cavaliere del Lucchetto.
I reclusi, intanto, stanno subendo diverse vicissitudini: Cedric e Athelstane sono chiusi in una sala dove viene portato loro del cibo (poco e di cattiva qualità, secondo Athelstane) e viene annunciata la richiesta di un riscatto per la loro liberazione. Isaac viene minacciato di tortura da Front-de-Boeuf per estorcergli del denaro, ma, quando viene a sapere che sua figlia Rebecca è stata donata a Bois-Guilbert, si dichiara disposto ad affrontare la morte.
Rowena e Rebecca affrontano il colloquio con i rispettivi pretendenti, De Bracy e Bois-Guilbert, e resistono ciascuna secondo il suo carattere: Rowena si mette a piangere, Rebecca minaccia di gettarsi dalla torre. A questo punto arriva la comunicazione che il castello è circondato e la richiesta di liberare i prigionieri. I rapitori rifiutano, e chiedono anzi che venga inviato un prete per confessare i prigionieri, che stanno per essere giustiziati. Loro intenzione è di affidare poi a questo prete una richiesta di rinforzi, ma il religioso che si presenta al castello è Wamba, che poi si sostituisce a Cedric nella prigionia. Uscendo dal castello, travestito da religioso, Cedric accoglie la confessione della vecchia Urfrida: essa è in realtà Ulrica, figlia dell'antico proprietario sassone del castello, Torquil Wolfganger, ucciso dal padre di Front-de-Boeuf; Ulrica, giovane e bella, era stata presa come amante dal conquistatore, ma aveva poi sedotto suo figlio e l'aveva convinto ad uccidere il padre, in seguito il giovane De Boeuf voleva violentarla, cosa che causò in lei la pazzia. Uscito Cedric dal castello, ha inizio l'assalto, che Rebecca descrive ad Ivanhoe e che ha successo anche perché Ulrica appicca un incendio. Il Cavaliere del Lucchetto cattura De Bracy e porta in salvo Ivanhoe ferito, mentre Bois-Guilbert riesce a fuggire portando con sé Rebecca ed abbattendo Athelstane che cercava di fermarlo. Ulrica muore nel rogo gettandosi da un'alta torre del castello.
Il castello di Coningsburgh e la precettoria di Templestowe
Dopo la conquista del castello, i vincitori si rifugiano nella foresta e, sotto una grande quercia, viene spartito il bottino. Tutti sono festanti ma Cedric, ancora attonito per la morte di Athelstane, che sperava sarebbe stato il “salvatore” della dinastia sassone, si congeda rapidamente, insieme a Rowena, per recarsi a Coningsburgh, il castello di Athelstane, per organizzare i funerali. Prima della partenza De Bracy, fatto prigioniero, avvicinatosi a Rowena le chiede perdono per il suo comportamento. Poco dopo anche il Cavaliere del Lucchetto e Ivanhoe decidono di partire, dopo aver liberato con un atto di generosità De Bracy; prima però che si mettano in viaggio, Locksley dona al Cavaliere del Lucchetto il corno da caccia decorato d'argento che aveva vinto nella gara con l'arco al torneo di Ashby, e lo invita a suonarlo in caso di necessità. Intanto giunge nel luogo di ritrovo anche fra Tuck, che conduce come suo prigioniero Isaac e subito dopo arrivano anche due arcieri che conducono il priore Aymer. Gli arcieri, dopo molte discussioni sulle modalità del riscatto di entrambi i prigionieri, decidono di far stabilire a Isaac il riscatto di Aymer e viceversa. In questa circostanza i presenti vengono a conoscenza del fatto che Rebecca è stata condotta via da Bois-Guilbert; Locksley, commosso dal dolore di Isaac per la sorte della figlia, acconsente alla diminuzione del suo riscatto affinché possa pagarne un altro al Templare per la liberazione della figlia. A tale scopo viene imposto al priore di scrivere una lettera a Bois-Guilbert per indurlo a liberare, dietro compenso, la bella ebrea.
Intanto il principe Giovanni e Fitzurse vengono informati, a York, della conquista del castello di Front-de-Boeuf. I sospetti sul ritorno in Inghilterra di re Riccardo diventano certezza quando arriva De Bracy, al quale il Cavaliere del Lucchetto aveva rivelato di essere in realtà re Riccardo. Giovanni, colto impreparato, ordisce un'imboscata contro Riccardo, di cui Fitzurse decide di mettersi a capo.
Isaac, nel frattempo, ha raggiunto la sede dei Templari nella precettoria di Templestowe per recapitare a Bois-Guilbert la lettera scritta dal priore Aymer. In quel periodo però è in visita alla precettoria il Gran Maestro dei Templari, Lucas De Beaumanoir, che intercetta il messaggio recato da Isaac e viene così a conoscenza dello sconveniente rapporto di Bois-Guilbert con un'infedele. Alberto de Malvoisin, precettore di Templestowe, riesce a convincere Beaumanoir a non punire Bois-Guilbert, suo grande amico, facendogli credere che sia stato stregato da qualche sortilegio di Rebecca. Viene quindi istituito un processo contro la “strega”, e Bois-Guilbert si serve di questa circostanza per tentare ancora di convincere Rebecca ad accettare il suo amore, almeno per sfuggire alla morte, ma invano. Durante il processo Rebecca riceve un foglio anonimo con cui le viene ricordato il suo diritto a appellarsi a un paladino che combatta per lei in un “giudizio di Dio”; Luca De Beaumanoir, colpito dal comportamento coraggioso e dall'aspetto della giovine, acconsente a rispettare questo diritto. Rebecca scrive una lettera da consegnare al padre, dove esplicita la necessità che le sia trovato entro tre giorni un paladino; un invalido, che lei aveva in precedenza curato, e la cui testimonianza era stata usata per provare le accuse di stregoneria, si incarica di recapitarla. Per sua fortuna, il povero messaggero non deve giungere fino a York, perché a poca distanza dalla precettoria trova proprio Isaac che, non ancora scoraggiato e venuto a sapere del processo, non si era allontanato da Templestowe. L'ebreo parte quindi a cercare l'eroe Ivanhoe.
Intanto, lasciato Ivanhoe presso il convento di San Botolph, il Cavaliere del Lucchetto si è avviato con Wamba verso Coningsburgh per i funerali di Athelstane. Ivanhoe però, contravvenendo agli ordini del re, riprende il viaggio, animato dalla sensazione dell'incombere di un pericolo. Infatti durante il viaggio Re Riccardo e Wamba vengono assaliti da Fitzurse, ma il giullare, con il corno da caccia, chiama gli arcieri di Locksley, con l'aiuto dei quali i nemici vengono sconfitti. A quel punto, il Cavaliere del Lucchetto rivela di essere re Riccardo e Locksley confessa di essere Robin Hood, il capo dei banditi che però promettono ora di tornare a essere onesti cittadini. Arriva poi sul luogo anche Ivanhoe che insieme a Riccardo e a Wamba riprende il viaggio verso Coningsburgh. Giunti al castello, Riccardo rivela la sua identità anche a Cedric e ottiene che lui perdoni ed accolga di nuovo il figlio, il cui amore per Rowena non trova più ostacolo nella preferenza di Cedric per Athelstane, ormai morto. Ma ecco che proprio in quel momento appare quello che tutti ritengono essere lo spettro del morto! Si tratta invece del vero Athlestane, in carne ed ossa, il quale racconta ciò che era successo: i monaci ai quali era stato affidato, avendo visto che il colpo di Bois Guilbert non gli era stato fatale, lo avevano nascosto facendolo credere morto per garantirsi i ricchi donativi di sua madre. Reduce da questa brutta avventura, Athelstane dice chiaramente a Cedric che i suoi progetti di un suo matrimonio con Rowena e di una riscossa del popolo sassone contro i Normanni non gli interessano affatto, tant'è vero che egli giura fedeltà a Riccardo e riconosce che Rowena ama Ivanhoe, il quale però, nel frattempo, si è dileguato; infatti era giunto Isaac e Ivanhoe era subito partito per combattere, benché ancora debole, in difesa della donna che lo aveva curato ed assistito. Si svolge così finalmente lo scontro decisivo con Bois-Guilbert, dove il Templare, che ha appena tentato di convincere ancora Rebecca a fuggire con lui, soccombe non per le ferite riportate, ma per un infarto, procurato dai sentimenti troppo forti e contrastanti che provava.
Il romanzo si conclude con le nozze tra il valoroso Ivanhoe e la bella Rowena, celebrate nella cattedrale di York alla presenza della nobiltà sia sassone sia normanna. Dopo le nozze Rebecca va a salutare Rowena, le lascia i ringraziamenti per Ivanhoe e le comunica la decisione di partire con il padre per la Spagna, dove nel sultanato di Granada i sovrani musulmani rispettano gli Ebrei più di quanto facciano i re cristiani d'Inghilterra; dice inoltre di voler diventare l'equivalente ebraico di una suora cristiana, e regala a Rowena una collana e degli orecchini di diamanti.
Riccardo Cuor di Leone e fra Tuck.
Personaggi principali
- Sir Wilfred di Ivanhoe è coraggioso, non ha l'alterigia dei feudatari medievali. Tutto ciò ne fa un personaggio simpatico, un eroe positivo anche se non di spiccata personalità.
- Cedric di Rotherwood, detto il Sassone, è un piccolo nobile sassone, è di statura media, ma è molto robusto. Ha un carattere impetuoso, collerico e bellicoso, ma è un uomo molto audace.
- Lady Rowena è una donna di straordinaria bellezza. Ha un carattere fiero e dignitoso.
- Gurth è il porcaro di Cedric, come Wamba è molto fedele al suo padrone e vuole bene a Ivanhoe. Cedric lo libera dalla sua condizione di schiavitù in seguito all'assalto al castello di Front-De-Boeuf
- Wamba, buffone della corte di Cedric, è folle e non riesce mai a star tranquillo, però è molto fedele al suo padrone. Figlio di Witless, è servo di Cedric di Rotherwood. È un uomo di una decina d’anni più giovane e vestito con abiti stravaganti. La giubba era di un vivido color porpora con alcune grottesche decorazioni. Indossava una corta mantella di stoffa cremisi, bordata di un giallo sgargiante. Portava sottili braccialetti d’argento e un collare dello stesso metallo. Indossava anche un copricapo con tanti campanelli tutto intorno. Intorno al bordo del copricapo era attaccata una fascia di cuoio rigido. Portava una bisaccia appesa alla cintura, non aveva né il corno nè il coltello ma era fornito di una spada di legno.
- Athelstane di Coningsburgh, nobile sassone di sangue reale.
- Isaac di York è un ricchissimo ebreo che presta il suo denaro con un alto tasso di interesse.
- Rebecca è la figlia di Isaac di York, giudea, che fa innamorare Bois-Guilbert, fedele alla sua religione ed esperta di medicina orientale. Ha un fortissimo senso dell'onore e della dignità, è disposta al sacrificio della vita pur di non venir meno ai suoi ideali.
- Locksley o Robin Hood possiede una straordinaria abilità nel tiro con l'arco ed una perfetta conoscenza del bosco in cui vive. Ha spesso atteggiamento insolente verso i prepotenti ma generoso verso i buoni e quindi è ben visto dal popolo.
- Riccardo Cuor di Leone si spaccia per cavaliere errante, facendosi conoscere come il Cavaliere Nero. È alto, forte, valoroso, allegro e sempre disponibile allo scherzo, per nulla altezzoso, degno sovrano d'Inghilterra.
- Giovanni, detto Senzaterra, fratello di Re Riccardo, usurpatore del trono.
- Brian de Bois Guilbert, cavaliere templare, non è particolarmente ligio alle regole del suo ordine, ma è un cavaliere di massimo prestigio. È duro, altezzoso e feroce.
- Reginald Front-De-Boeuf, Maurice De Bracy, Waldemar Fitzurse, cavalieri normanni.
- Priore Aymer, amico del principe Giovanni.
22 novembre 2023 - Eugenio Caruso
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