E' recessione profonda La Banca d'Italia nel Bollettino Economico di gennaio stima una contrazione del Pil del 2% quest'anno dopo che il 2008 si è chiuso, secondo le previsioni di via Nazionale, con un calo medio del -0,5%. Le stime sono state anticipate dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che le ha definite realistiche, invitando però a non dargli troppo peso, in quanto previsioni. Una ripresa è possibile secondo via Nazionale dal 2010 con un incremento del prodotto stimato nello 0,5% rispetto a quest'anno. La previsione «tiene conto della caduta, superiore alle attese, della produzione industriale nello scorcio del 2008, in particolare il dato di novembre». Le previsioni per il quarto trimestre 2008 - stima Banca d'Italia - sono di un calo del 6%. Se la stima fosse confermata ci troveremmo di fronte a «uno dei peggiori risultati del secondo dopoguerra con un «calo per intensità paragonabile a quello registrato nel corso della crisi del 1974-75». Il quadro di previsione poi è soggetto a rischi di ulteriore peggioramento dovuti all'effettiva profondità della crisi in quelle economie emergenti che ancora sostengono gli scambi internazionali. Rischi che solo in parte sono controbilanciati dalla possibilità che lo scenario per quest'anno non sia così cupo come appare oggi. Intanto la BCE ha oggi abbassato il tasso di interesse di 50 punti base, portandolo al 2%, anche in considerazione del notevole rallentamento dell'inflazione. Ma il presidente Trichet si dice molto preoccupato. Gli ultimi dati disponibili relativi ai mesi di novembre e dicembre indicano un "ulteriore peggioramento dell'economia di Eurolandia dovuto ad una intensificazione dell'instabilità finanziaria; e ciò durerà per un periodo piuttosto lungo, d'altra parte, le tensioni inflazionistiche continuano ad allentarsi." 15 gennaio 2008 VEDI: Come si è arrivati alla grande crisi del 2008 La posizione della Confesercenti. Dopo l'avvio positivo dei saldi nelle prime due settimane dell'anno, a partire dalla seconda metà di gennaio si avverte "una marcata recessione su tutto il fronte dei consumi": lo segnala la Confesercenti secondo la quale i settori più colpiti sono quelli di auto, alimentari, tessile, tabacchi. Stando alle stime, sono i consumatori ad aver cambiato comportamento di spesa con risparmi anche del 20%. A esempio, le schede telefoniche da 5-10 euro vengono privilegiate rispetto a quelle di maggiore entità. E si acquistano più pacchetti di sigarette da 10 a discapito di quelli da 20. Secondo l'associazione, "la spesa delle famiglie nel 2009 si ridurrà di un ulteriore 0,5%, dopo il calo dello 0,6-0,7 punti percentuali stimato nel 2008". Per la Confesercenti, la crisi dei consumi impatta "immediatamente" sulle vendite del commercio: la spesa delle famiglie è influenzata cioè dalla "diffusa incertezza sulla durata della fase recessiva", dalle "crescenti preoccupazioni sull'evoluzione del mercato del lavoro", dal "forte aumento dell'inflazione al consumo", dalle "conseguenze sulla ricchezza delle famiglie condizionata dalle vicende finanziarie e di borsa". La riduzione dei consumi ha già avuto conseguenze molto negative per il commercio, ricorda Confesercenti: il 2008 si è chiuso con un saldo negativo di poco meno di 40.000 imprese nell'intero comparto del commercio (dettaglio e ingrosso). In termini occupazionali, "ciò sta a significare circa 120-130.000 posti di lavoro in meno, tra titolari, collaboratori e dipendenti. E' facile ipotizzare che anche nel 2009 dovremo registrare un volume di chiusure almeno pari a quello del 2008, se non leggermente superiore, intorno alle 50.000 imprese". Quanto agli interventi messi in campo per fronteggiare la recessione, per Confesercenti "l'ammontare delle risorse previste è insufficiente per sostenere la ripresa dei consumi e dell'attività produttiva". Anche perché la pressione fiscale rimarrà ancorata, per i prossimi 5 anni, ad un livello "anche superiore al 43%". "Come Confesercenti - si legge nella nota diffusa dall'associazione - chiediamo che per i ricavi del 2008 e del 2009 sia ridotta la soglia almeno del 5%, per tener conto degli effetti della crisi, percentuale che richiama il calo medio delle vendite delle piccole superfici commerciali nel 2008 al netto dell'inflazione". Aggiornamento del 9 febbraio 2009 Per un approfondimento su come l'Italia sia arrivata al limite del baratro si rimanda a |
www.impresaoggi.com |