Il boom dell'energia eolica


E' vecchio chi non ha progetti.
Anonimo


Tra i vari settori produttivi quello eolico non ha sentito e non sente la crisi economica, anzi da essa trae opportunità mai viste prima.
Negli Usa, a esempio, nel 2008 sono stati installati 8.358 megawatt eolici, portando il totale dell’energia eolica ivi prodotta  a 25.170 megawatt, che vale agli Usa il primato al mondo, scavalcando la Germania che, fino al 2006, aveva la leadership assoluta.
La “Giornata mondiale del vento”  tenutasi il 15 giugno 2009 è stata l’occasione per trarre un bilancio sullo stato dell’arte dell’energia eolica nel pianeta.

In quasi tutti i paesi, durante il 2008, si è assistito a una crescita sensibile degli impianti elettrici a energia eolica. Il motivo è, ovviamente, di carattere economico. Infatti, l’energia eolica è l’unica fonte rinnovabile (esclusa quella idroelettrica) competitiva con i costi di produzione del chilowattora da fonti fossili. Installare una centrale eolica ha, circa, gli stessi costi di una centrale termica, ma ha il vantaggio che durante la sua vita di funzionamento i costi di produzione non dipendono dalle bizze del costo del combustibile. Gli investimenti non solo elevati (un campo eolico da 100 MW costa circa 150 milioni di euro) e il ritorno economico è rapido.
Non è quindi un caso che nell’UE l’eolico copra il 4,2% della domanda elettrica  e che, nel 2008, la potenza eolica installata è cresciuta del 15% portandosi a un totale di 64.948 MW, più di tutte le altre forme di produzione dell’energia, inclusi, gas, carbone e nucleare.
Se Germania e Spagna, nel 2008, hanno rallentato il tasso di crescita a causa del taglio degli incentivi, diversamente è andata in Francia, GB e Italia  che hanno accelerato.
In Italia, nel 2008, sono stati installati 1,010 MW portando il totale a 3.736 MW, che consolida il terzo posto nello scenario europeo.
Grazie allo sviluppo dell’eolico, nell’UE sono stati creati oltre 12.000 posti di lavoro all’anno, negli ultimi cinque anni e i tassi di crescita del settore fanno prevedere che si passerà dai 154.000 addetti del 2007 ai 325.000 nel 2020.
Considerando, inoltre, i dati, altrettanto incoraggianti provenienti dall’Asia, si rafforza l’idea  espressa dal Global Wind Energy Council, che, entro il 2020 l’eolico possa coprire il 12% del fabbisogno energetico mondiale; d’altra parte, negli ultimi anni i tassi di crescita di questa forma di energia ha sempre superato le stime degli esperti internazionali.
Giova notare che in Italia nelle regioni a più alta ventosità come Sardegna, Sicilia, Marche, Abruzzo e Calabria molti progetti sono bloccati da anni per motivi di impatto ecologico; non riteniamo che sia la sede per entrare in questa polemica, ma il nostro parere è che spesso la tecnologia non sia vista anche dal suo lato estetico.

Giova fare una sintesi di alcuni dati.
L’Italia importa il 13% dell’energia elettrica che consuma.
L’Italia importa l’80% della materia prima necessaria per il proprio fabbisogno energetico.
La classifica dei produttori di energia eolica in Europa è la seguente.
- Germania 23.903 MW
- Spagna 16.741 MW
- Italia 3.736 MW
- Francia 3.404 MW
- GB 3.288 MW
L’Italia pur essendo al terzo posto è ancora molto staccata da Germania e Spagna tant’è che il paese è esportatore di aerogeneratori, essendo la domanda interna inferiore alla capacità produttiva. La potenzialità teorica di sfruttamento del vento è, in Italia, molto elevata.
Nel resto del mondo.
- Usa 25.170 MW
- Cina 12.210 MW
- India 9.587 MW
- Canada 2.369 MW
- Giappone 1.880 MW.

Incentivi all'energia eolica.

La Legge Finanziaria 2008 (Legge 24 dicembre 2007 n. 244) e il Collegato alla finanziaria (Legge 29 novembre 2007, n. 222) introducono alcune modifiche riguardo all’incentivazione dell’energia prodotta da impianti a fonte rinnovabile, sinteticamente elencate di seguito.

  • il periodo di incentivazione mediante rilascio di certificati verdi ha una durata di quindici anni;
  • a partire dal 2008 i certificati verdi hanno un valore unitario pari ad 1 MWh e sono emessi dal GSE in numero pari al prodotto della produzione netta di energia moltiplicata nel caso dell’eolico per un coefficiente unitario per impianti eolici di taglia superiore a 200 kW e per un coefficiente pari a 1,1 per impianti offshore.
  • su richiesta del produttore e per gli impianti eolici di potenza nominale media annua non superiore a 200kW, può essere concessa esclusivamente all’energia elettrica netta immessa nel sistema elettrico, in alternativa ai certificati verdi, l’incentivazione tramite una tariffa fissa onnicomprensiva pari a 0,30 €/kWh, per un periodo di quindici anni.

Al termine dei quindici anni l’energia elettrica è remunerata, con le medesime modalità, alle condizioni economiche previste dall’articolo 13 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387. Oltre a quanto sopra esposto, la Legge Finanziaria 2008 stabilisce che la produzione di energia elettrica da impianti entrati in esercizio dopo il 31/12/2008 ha diritto all’accesso all’incentivazione tramite certificati verdi o tariffa onnicomprensiva, a condizione che i medesimi impianti non beneficino di altri incentivi pubblici di natura nazionale, regionale, locale o comunitaria in conto energia, in conto capitale o in conto interessi con capitalizzazione anticipata. Per poter accedere ai certificati verdi o alla tariffa onnicomprensiva è necessario prima richiedere al GSE il riconoscimento della qualifica di impianto alimentato da fonti rinnovabili (IAFR), che viene rilasciata una volta accertati i requisiti previsti dal decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003, che fornisce precisazioni per la regolamentazione della produzione da fonti rinnovabili e del relativo sistema di promozione ed incentivazione con Certificati Verdi, e dal decreto MAP 24/10/2005 recante "Aggiornamento delle direttive per l'incentivazione dell'energia prodotta da fonti rinnovabili ai sensi dell'articolo 11, comma 5 del Decreto Legislativo 16 Marzo 1999, n. 79” La tariffa onnicomprensiva ed il valore del coefficiente moltiplicativo possono essere variati ogni tre anni con decreto del Ministro dello sviluppo economico assicurando la congruità della remunerazione ai fini dell’incentivazione delle fonti energetiche rinnovabili. I certificati verdi sono collocati sul mercato ad un prezzo riferito al MWh elettrico, pari alla differenza tra il valore di riferimento, fissato in sede di prima applicazione in 180€/MWh, ed il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica definito da AEEG in attuazione dell’articolo 13, comma 3, del Dlgs. 387/03, registrato nell’anno precedente e comunicato da AEEG entro il 31 gennaio di ogni anno a decorrere dal 2008. Nel 2009 il GSE offre sul mercato i Certificati Verdi nella propria disponibilità al prezzo pari a 88,66€ per MWh, al netto di IVA.

Discussione tra chi è favorevole e chi contrario all'eolico
L'eolico torna a far discutere. Coldiretti organizza insieme ad altre associazioni una conferenza per dimostrare la nocività dell'eolico sull'avifana e sugli ecosistemi. Gli rispondono Legambiente e Greenpeace, che sottolineano l'importanza dell'eolico come alternativa a carbone e nucleare e smentiscono alcuni dati diffusi da Coldiretti.
Coldiretti: La speculazione dell’eolico - palazzinari dell’energia. Lo sviluppo dell’energia eolica ha già trasformato in deserto un territorio grande quanto una autostrada di oltre 10mila chilometri inibito alla coltivazione e al pascolo per far spazio alle aree di rispetto di piu’ di 3600 torri eoliche presenti in Italia, che si è classificata nel 2008 al sesto posto nel mondo con una potenza eolica istallata di 3750 MW in aumento del 35 per cento in un anno. E’ quanto ha reso noto la Coldiretti nel corso dell’incontro “La speculazione dell’eolico - palazzinari dell’energia” promosso insieme al Comitato per il Paesaggio, agli Amici della terra e alle altre associazioni ambientaliste per far luce sui danni irreversibili provocati della crescita vertiginosa dell’eolico sul paesaggio naturale, culturale e agricolo nazionale ma anche sulle speculazioni e sullo spreco di denaro degli utenti per installazioni che non potranno fornire alcun contributo risolutivo al fabbisogno dell’energia. Le torri eoliche sono alte fino a 100 metri con pale di 30 metri ed in grado di erogare una potenza fino a 1 MW con un area di assoggettamento per ognuna calcolata in 400 metri che significa la perdita ad oggi di 25.000 ettari di territorio ma con effetti paesaggistici, ambientali ed economici che si estendono in una area molto piu’ vasta e che potrebbero presto moltiplicare visto che i dati previsionali parlano di 10.000 MW di energia eolica già autorizzata più altri 42.000 MW in istruttoria. La crescita dell’eolico in Italia - sottolinea la Coldiretti - è stata certamente favorita da una forte incentivazione finanziaria con contributi pubblici che sono stati erogati in modo squilibrato rispetto alle altre forme di energia rinnovabili come ad esempio il solare e le biomasse che presentano in Italia maggiori potenzialità. Dai dati della Commissione europea che ha posto a confronto le rendite dell’eolico (incentivo + prezzo di vendita, sottraendo i costi) nei diversi paesi europei emerge che il livello della rendita dei produttori è massimo per l’Italia fra tutti i paesi dell’Unione con circa 100 euro/MWh per un sito eolico di media produttività, dieci volte superiore a quella della Germania (10 euro/MWh) e cinque volte quella della Spagna (20 euro/MWh). Questo spiega perché - sottolinea la Coldiretti - in Italia si è avuto uno sviluppo dell’eolico a scapito delle altre rinnovabili più adatte al nostro paese come il solare e le biomasse. Secondo i dati Eurobserver la Germania al 2008 ha istallato 5.351 MW di fotovoltaico oltre quindici volte superiore all’Italia che ha istallato 317,5 MW nonostante potenziali solari doppi o tripli rispetto a quelli tedeschi. La preoccupazione di Coldiretti circa una diffusione indiscriminata sul territorio degli impianti eolici di grossa taglia scaturisce dalla valutazione che, nel promuovere questi impianti, non si stia tenendo nella giusta considerazione le necessarie garanzie in termini di valutazione degli impatti sul paesaggio e sulle attività economiche che hanno fatto del territorio un vero e proprio fattore produttivo, legando a esso le produzioni tipiche e di qualità e le attività turistiche ed agrituristiche che ne garantiscono la vitalità. Queste considerazioni - precisa la Coldiretti - si amplificano per la mancanza di procedure di approvazione sociale per queste opere con un adeguato coinvolgimento delle comunità residenti nel territorio interessato dalla localizzazione di questi impianti In particolare si ritiene importante, nella valutazione di impatto delle torri eoliche, un’analisi circostanziata dei costi-benefici che tenga in debito conto quale reale valore abbia l’integrità territoriale e paesaggistica per le imprese agricole ed agrituristiche. Le Linee guida richieste dalla normativa di settore, da emanarsi in Conferenza unificata di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro per i beni e le attività culturali, volte a disciplinare i procedimenti autorizzativi per gli impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili e assicurarne un corretto inserimento nel paesaggio, devono, quindi, rappresentare - sostiene la Coldiretti - uno strumento fondamentale per la programmazione territoriale. In attuazione di tali linee guida, infatti, le Regioni possono procedere alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti. Nella versione predisposta è omesso, invece, qualsiasi riferimento all’impatto sulle componenti agricole del paesaggio e della biodiversità. Diverso il discorso - conclude la Coldiretti - per gli impianti eolici rientranti nella definizione di microgenerazione (con potenze generative inferiori ai 50kW) che, invece, si ritiene di dover diffondere e sostenere in quanto in grado di favorire la fornitura elettrica in aree difficilmente raggiungibili dalla rete (utenze isolate), l’alimentazione di piccole reti (sistemi di pompaggio e recinzioni elettrificate), ma sempre attraverso il minore impatto ambientale e paesaggistico possibile.
Legambiente critica Coldiretti ricordando che l'eolico è una delle principali alternative a nucleare e carbone. La risposta di Legambiente “Coloro che boicottano lo sviluppo dell’eolico non fanno l’interesse del Paese né quello dell’ambiente. Piuttosto sembrano agire per quello delle lobby del carbone e del nucleare, fonti che non aiuteranno certo l’Italia a ridurre inquinamento e CO2 e a rispettare gli impegni presi nello lotta al mutamento climatico”. Legambiente replica così alle accuse mosse da alcune associazioni nel corso di una conferenza stampa organizzata per ribadire che l’energia eolica rappresenta un elemento di devastazione del paesaggio nazionale. “E’ stupefacente che, mentre in tutto il mondo ci si confronta sui cambiamenti climatici per capire le conseguenze di un aumento delle temperature dovuto alla crescita dei gas serra e si cerca di trovare un accordo internazionale che impegni i Governi a ridurre le emissioni e a condividere tecnologie e soluzioni – prosegue Legambiente – qualcuno in Italia faccia la guerra all’eolico, praticamente la fonte che a livello mondiale è in maggiore e costante crescita (+22% di crescita annua) e che in molti Paesi europei è già un pezzo importante degli approvvigionamenti elettrici come in Danimarca ( 20%), Spagna (12%), Portogallo (9%) e Germania (7%)”. A chi sostiene che l’eolico non serve perché produce poca energia Legambiente ricorda che secondo l’ultimo rapporto di Terna nel mese di maggio la produzione di energia elettrica dall’eolico in Italia è aumentata del 12,3% rispetto al 2008 e che ha oramai ampiamente superato quella da geotermia. Invece per il leitmotiv secondo il quale “l’eolico devasta il paesaggio italiano” l’associazione ambientalista replica che le norme regionali già in vigore impediscono la realizzazione d’impianti eolici in larga parte delle aree vincolate cosa che non viene fatta con altrettanta attenzione nel caso di progetti di autostrade, centrali elettriche da fonti fossili, consumo di suolo e cave. Tra l’altro, sottolinea Legambiente, non esiste alcuna indagine internazionale che mostri evidenza delle accuse fatte sulla messa a rischio delle aquile e in generale dell’avifauna. “Invitiamo queste persone – continua la nota di Legambiente - sicuramente disinformate e con un evidente strabismo rispetto alla situazione ambientale del Paese, a leggersi i nostri ultimi rapporti sulle Ecomafie e sull’abusivismo costiero, sulle 6mila attive e 10mila abbandonate cave in Italia e ad andarsi a fare un giro per i cantieri autostradali nel Nord Italia e nelle periferie delle città italiane: 3 milioni di alloggi costruiti negli ultimi 10 anni di cui il 10% abusivi. Forse capirebbero qualcosa dei veri problemi del paesaggio italiano e supererebbero un approccio snobistico e superficiale a questioni vere”. Legambiente continuerà il suo impegno a favore dell’eolico in ogni sede, anche in tribunale come è successo a Scansano in Toscana e di una sua forte diffusione compatibile con l’ambiente e il paesaggio italiano. “Intanto – conclude l’associazione - festeggiamo una notizia arrivata proprio in questi giorni: in Italia si è superata la soglia di 4000 MW, sono esattamente 4067, in circa 250 Comuni italiani su 8 mila”.
Greenpeace contesta i dati che vedrebbero l'eolico come un produttore marginale di energia. Greenpeace: chi attacca l'eolico non vuole salvare il clima. In relazione alla conferenza stampa indetta da alcune associazioni che attaccano in modo pretestuoso e privo di fondamento l'energia eolica, Greenpeace Italia, ISES Italia e Kyoto Club vogliono precisare quanto segue. Per il settore elettrico italiano, dire che l'eolico produca “briciole di energia” è del tutto sbagliato. Gli obiettivi europei al 2020 prevedono, per il settore elettrico in Italia, un incremento della produzione da fonti rinnovabili di 50-54 TWh (miliardi di kWh). Il potenziale dell'eolico al 2020, limitato dai criteri ambientali definiti da un protocollo tra produttori e associazioni ambientaliste, è di 16 GW per una produzione totale di 27 TWh. In sostanza, circa metà dell'obiettivo al 2020 si può coprire con l'eolico. Il resto può venire dal solare fotovoltaico, dall'uso sostenibile delle biomasse, dal geotermoelettrico, dall'espansione del mini-idroelettrico. Nessuna fonte energetica rinnovabile da sola è decisiva: la strategia deve necessariaente comporre un mosaico di fonti, e l'eolico è proprio la fonte che da sola può dare le maggiori quantità di elettricità senza emissioni di CO2. "L'eolico non produce emissioni, non produce scorie e non determina modifiche irreversibili del paesaggio. Attaccare l'eolico significa di fatto attaccare gli obiettivi europei e non aver capito che il cambiamento del clima è l'emergenza ambientale del secolo", ha dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia. “L'atteggiamento antieolico preconcetto e infondato è ambientalmente inaccettabile – continua Onufrio - mentre la casa brucia, a causa del riscaldamento globale, qualcuno anziché portare l'acqua per spegnere il fuoco si preoccupa se qualche goccia casca sul tappeto.
Per G.B. Zorzoli, Presidente di ISES Italia, "In Italia gli impianti eolici sono sottoposti a una stringente disciplina che in più di un caso ne ha rallentato la diffusione, nonostante il raggiungimento di elevati standard energetico-ambientali e le intese con le principali associazioni ambientaliste per l'individuazione dei criteri per la scelta dei siti. Se a ciò si aggiunge la vigilanza delle Regioni per mezzo delle procedure di valutazione di impatto ambientale e di tutela del paesaggio, risultano inconcepibili e inaccettabili posizioni che tendono a demonizzare l'eolico e mistificano la realtà negando che tale fonte di energia pulita sia oggi al primo posto nella generazione di energia da nuove fonti rinnovabili e che sarà determinante per raggiungere al 2020 gli obiettivi che l'Unione Europea ci ha posto".
Per Gianni Silvestrini, Direttore scientifico del Kyoto Club, “puntare sull’eolico in Italia è anche una straordinaria occasione per le imprese nazionali e per tutta la filiera; significa creare nuova occupazione nella green economy, oggi la più concreta strategia contro la recessione. Secondo uno studio GSE-IEFE Bocconi il solo comparto eolico ha un potenziale in Italia al 2020 di circa 78mila unità, il 31% sul totale di tutta l’occupazione nelle fonti rinnovabili”. “Le installazioni eoliche in Italia sono realizzate soprattutto in aree rurali e montane, spesso abbandonate e non utilizzate né a fini agricoli né per il pascolo. L’eolico consente invece una ricaduta positiva in termini occupazionali ed economici, impensabile con altre opzioni economiche ed energetiche, e senza danni per il turismo”, dice il direttore scientifico del Kyoto Club. “Sempre in termini di sviluppo economico - conclude Silvestrini - va ricordata l’esperienza di centinaia di migliaia di agricoltori danesi e tedeschi che traggono parte del loro reddito proprio dalla produzione di elettricità da fonte eolica”.

Elsa Cariello
26 giugno 2009

Revisione del 15 luglio 2009

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