Come difendersi dall'Escherichia coli

Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogni viltà convien che qui sia morta
Dante


L'Escherichia Coli è una specie di batterio con diverse varianti. Normalmente vive nell'intestino dell'uomo e degli animali e non dà fastidi. Alcuni ceppi invece, per scambio di materiale genetico, hanno acquisito capacità di causare infezioni e dare origine a forme di diarrea. Questo Escherichia coli (E. coli) è indicato col numero 104. In Italia non l'abbiamo mai visto, in Europa ha pochi precedenti. È capace di procurare malattia perché produce una potente tossina chiamata Vero-citotossina (Vtec): questa sostanza agisce come un veleno. Si sviluppa nell'intestino poi, attraverso la mucosa, passa nel sangue e colpisce il rene provocando una complicanza molto grave: la sindrome emolitico uremica. La conseguenza peggiore è l'insufficienza renale acuta che richiede la dialisi.
Massima allerta nell'igiene e nell'alimentazione. Lavarsi spesso le mani, niente carne cruda, abolire il latte non pastorizzato a partire dai bambini, verdure lavate e rilavate e sbucciate se hanno la buccia. «Queste infezioni normalmente sono a trasmissione orofecale e non passano per le vie respiratorie: il batterio bisogna "mangiarselo". In ogni caso le buone norme d'igiene possono bastare per evitare il passaggio interpersonale». Alfredo Caprioli è l'esperto di zoonosi che all'Iss, (Istituto superiore di sanità) sta seguendo per conto della Ue l'evoluzione dell'Escherica coli 104 che nella sua forma mutante nessuno al mondo è riuscito finora a catturare. Al laboratorio dell'Iss è stato affidato il compito di mettere a punto i metodi di rilevazione del batterio negli alimenti, mentre la parte medica è stata affidata a Copenhagen. Ieri, anticipa Caprioli, è stata rilasciata la versione definitiva del metodo dell'Iss: «La storia dei cetrioli è nata perché i tedeschi avevano trovato alcuni campioni sospetti positivi che poi non sono stati in grado di confermare. Il nostro metodo aiuta ad evitare questi errori». Non c'è neppure la prova che il fattore di rischio possano essere le verdure crude». Possono essere allora tutti gli alimenti il fattore contaminante? «In teoria, in quella zona della Germania potrebbe essere anche l'acqua. Non possiamo escludere niente al momento in quell'area, dobbiamo solo aspettare che i colleghi tedeschi ne vengano a capo». Di qui, appunto, le istruzioni di prevenzione che suggerisce Caprioli. Va evitata in maniera assoluta la carne cruda. Lo stesso vale per il latte non pastorizzato (a cominciare da quello dei distributori automatici) che «soprattutto i bambini non devono neppure vedere». Altro segnale importante: «Nel caso tedesco sono coinvolte molte donne. In cucina bisogna stare molto attenti quando si manipolano alimenti crudi, come la carne, che hanno alta probabilità di portare i germi patogeni». E ancora, aggiunge, va evitata la «contaminazione crociata» degli alimenti crudi: come un pollo che può contaminare il tagliere, che se non lavato a sua volta potrebbe contaminare l'insalata, la cipolla o il pomodoro poi lavorati sul tagliere stesso. In Italia finora non è stato segnalato nessun caso, conferma Caprioli: «Il ministero ha allertato tutte le divisioni di nefrologia degli ospedali, non ci sono state segnalazioni. La complicanza renale con i ceppi comuni che conosciamo avviene soltanto nei bambini, mentre questo ceppo colpisce gli adultii e i giovani». Giova notare che, al di là dell'attuale rischio di epidemia, il ceppo più frequente, l'E. coli enteroemmoragico, provoca nei soli Usa circa 80.000 casi di infezione e 800 morti all'anno. La mia esperienza professionale mi porta ad affermare che, spesso, nelle mense aziendali, ospedaliere, scolastiche e in molti bar e caffetterie che offrono spuntini veloci, il personale di mensa adotta procedure spesso discutibili dal punto di vista dell'igiene. I responsabili facciano molta attenzione a questi comportamenti. Ogni anno muoiono migliaia di persona a causa di infezioni da batteri rersistenti agli antibiotici; nella sola Ue, informa l'Oms, i morti ogni anno sono 25.000 e questo numero è in crescita.
Così come era già successo per il cetriolo, anche per i germogli di soia si profila un'assoluzione. I primi test di laboratorio in Germania hanno decretato che non siano loro i responsabili del batterio che ha portato alla grave epidemia di e.coli nel Paese. A riferirlo sono state fonti ufficiali sulla base delle analisi condotte su 23 dei 40 campioni sequestrati nell'azienda del villaggio di Bienenbuettel. La ricerca della fonte dell'epidemia che ha fatto almeno 22 morti, secondo quanto ha riferito il ministro dell'Agricoltura della Bassa Sassonia, si sta dimostrando «molto difficile». Le indagini delle autorità tuttavia continuano. Nel frattempo, è stato deciso che i ministri europei dell'Agricoltura e della Sicurezza alimentare si riuniscano martedì alle 14 a Lussemburgo. Sono stati convocati anche i commissari europei all'Agricoltura, Dacian Ciolos, e alla Sanità, John Dalli. Esamineranno la situazione dal punto di vista del mercato (delle verdure), ma anche della sicurezza alimentare», ha sottolineato un portavoce della Ue. La data del 17 giugno era stata indicata in un primo tempo per questa riunione straordinaria che è stata così anticipata. Prima ancora che fossero noti i risultati dei primi test sulla soia, il ministro italiano ella salute Ferruccio Fazio aveva invitato a indagare non tanto su «singoli vegetali» quanto su più ampie situazioni. Per il ministro della Salute, le analisi alla ricerca delle origini dell'epidemia di Escherichia Coli 0104:H4 dovrebbero concentrarsi più «sulle situazioni locali», ovvero sui punti critici e sui processi attraverso cui avviene la contaminazione degli alimenti, che non «sui singoli vegetali», indicati di volta in volta, anche a torto, come «colpevoli». Per Fazio occorre puntare l'attenzione proprio sulle situazioni locali di produzione ma anche di confezionamento. Secondo il ministro, la contaminazione potrebbe essere avvenuta anche in modo «trasversale», visto che «sono stati accusati prima i cetrioli, poi i pomodori e ora i germogli di soia». Aggiornamento del 14 giugno. Un bambino di due anni è morto a causa del batterio killer in un ospedale della Bassa Sassonia, facendo salire a 38 il numero dei decessi legati all'infezione provocata dall'E.coli. Si tratta della più giovane vittima fin qui registrata. Il piccolo è morto nella notte all'ospedale di Hannover, nel nord della Germania, ha precisato un portavoce delle autorità locali. I familiari, a loro volta contagiati dal batterio, sono invece guariti.

Eugenio Caruso

23 maggio 2011


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